Risposta alla "Stampa"
Basta truccare le carte
www.avvenire.it
Dino Boffo
A tutto c'è un limite. Anche all'impostura mediaticamente imbellettata con dotte citazioni. Anche alla protervia per quanto mimetizzata da afflato etico-civile. Anche all'ignoranza travestita nei panni del progressismo d'accatto. Ebbene, questo limite ieri, in una colonna almeno delle patrie gazzette, è stato superato. Ci riferiamo al fondo, sì proprio al fondo, di quello che una volta era il grande giornale della famiglia Agnelli, il prestigioso quotidiano della capitale morale di questo bellissimo e disgraziato Paese, sì: la Stampa di Torino. Dove a firma di Michele Ainis si annunciava nel titolo e si sosteneva nel corso dell'articolo che, di fronte alle convocazioni referendarie, l'astensione è un trucco. Anzi, diceva di più: «È una frode della Costituzione». Ora, siccome è di sacrosanta importanza che in democrazia sia dato spazio ad ogni parere, saremmo tentati di pazientare che nei giorni prossimi l'inclito direttore di quell'augusto giornale faccia intervenire un giurista di scuola opposta a dire il contrario. A quel punto, secondo la più squallida degenerazione cui è pervenuto il cerchiobottismo italico, dovremmo dirci tutti stupidamente felici e contenti. Un giorno si accontentano gli uni, l'altro giorno si rimedia con gli altri. Perché prendersela? La ritualità è salva. E invece no, salvo è un bel nulla. Crediamo che in ogni vera democrazia, in ogni democrazia che abbia il coraggio di se stessa, nella quale i cittadini pur mossi da idee opposte sono fieri di guardarsi negli occhi, in una democrazia insomma civilmente nutrita non tutte le opinioni abbiano la stessa dignità. Crediamo piuttosto che ce ne siano di così palesemente false, di così pacchianamente ruffiane verso il Potere mediaticamente costituito da non poter avere impunemente corso. Crediamo cioè che ci sia un livello oltre il quale vada pagato un dazio. Il dazio della gogna, quanto meno. La tesi che quel signore ieri ha sostenuto è semplicemente un'impostura. Un'impostura che si spi ega, lo sappiamo bene, con il nervosismo che egli stesso tradiva a proposito di una diffusa volontà che si registra in giro di non andare al voto: "astensionismo militante" l'ha chiamato, ed era come se dalle righe rimbalzasse una punta di ribrezzo. Ebbene, che si dia una calmata, magari prenda in mano qualche buon trattato di diritto costituzionale, di quelli aggiornati però, dal quale potrà facilmente evincere che il voto è un diritto-dovere quando a chiamare è lo Stato, e si tratta di scegliere i rappresentanti del popolo sovrano nel Parlamento o nelle assemblee regionali (provinciali e comunali). Quando a convocarci invece sono poco più di 500 mila cittadini, sui 50 milioni con diritto di voto, beh, quest'obbligo evidentemente non esiste. Posso personalmente riservare rispetto per l'opinione di questi cittadini, ma la loro iniziativa non assume per me un valore di vincolo. L'onere della prova - dimostrare cioè che si tratta di un'iniziativa condivisa - resta tutta loro. La Costituzione infatti mi dice che ho pieno diritto a non andare alle urne qualora io non condivida che venga sottoposta a tranciante giudizio una legge delicata, scrupolosamente varata dal Parlamento. Ecco, questo non è un parere, tanto più il parere infimo di chi scrive, non è un'interpretazione tra mille, tutte ugualmente valide. Questa è l'interpretazione più accreditata perché più accreditabile. E vorremmo pregare che si spostasse finalmente in là il dibattito, facendola finita con gli spartiti dell'intimidazione o, all'opposto, del camuffamento buonista. «Se passano i sì, nessuno sarà sconfitto» dice l'angioletto tenerissimo che si cela sotto le sembianze dell'onorevole Barbara Pollastrini. Nessuno? E quell'individuo di specie umana che ha cominciato a vivere al momento dell'incontro tra ovulo e spermatozoo, che lei vuol congelare, o vivisezionare, o manipolare, anche quello vince? Ecco, piantiamola davvero con i trucchi, ed entriamo civilmente nel merito.
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confermo questa lamentela....ancora incontro gente che proponendogli un dialogo sull'astensione mi dice: MA CHE SEI MATTA? NON ANDARE A VOTARE E' CONTRO LA LEGGE!!!!
Tra un mese c'è il Referendum e se questa è ancora la mentalità della gente....stamo freschi........altri poi che dicono: " io ci vado a votare perchè è un dovere cittadino...ma farò SCHEDA BIANCA...." ma come scheda bianca????
Un cristiano non cattolico ha scritto altrove: "NON andare a votare E' GIUSTO, ma consiglio di informarsi dalla televisione come stanno andando le affluenze e se il quorum è superato, allora è meglio recarsi di corsa e votare tutti no"......
Mi chiedo....quanti veramente sono a conoscienza di che cosa siano questi quesiti........leggo che tutti parlano di DIRITTI PROPRI: "io ho il diritto di avere un figlio", mi chiedo....DOVE STA SCRITTO CHE AVERE UN FIGLIO E' UN DIRITTO?
Un altro scrive: " abbiamo il dovere di MIGLIORARE IL FUTURO DELL'UMANITA'"........o mio Dio...mi ricorda tanto uno slogan di Hitler......eppure è una frase presa DAL GIORNALE L'UNITA'........
Mi chiedo veramente se e in quanti hanno capito che IL DIRITTO DELL'EMBRIONE CHE E' GIA' IL PRINCIPIO DI UNA NUOVA VITA, APPARTIENE NON ALLA MAGGIORANZA, MA ALL'INTERA COMUNITA' UMANA.........
Mi chiedo quanti hanno letto il documento della Chiesa la quale NON SI OPPONE ALLA RICERCA SCIENTIFICA MA CON L'ASTENSIONE AL REFERNDUM CHIEDE SOLO CHE IL TEMA VENGA TRATTATO NON NELLE URNE, NON IN MANO AD UN GIOCO DI VOTI POLITICI, MA NELLE SEDI COMPETENTI, FRA STUDIOSI E COMMISSIONI SCIENTIFICHE CHE OFFRANO AL PARLAMENTO TUTTO IL MATERIALE MEDITATO PER STABILIRE POI, IN UN SECONDO TEMPO, UNA LEGGE MATURA E DISCIPLINATA ALLA DIGNITA' DELLA PERSONA UMANA FIN DAL SUO CONCEPIMENTO.........
E' veramente chiedere così tanto?
Fraternamente Caterina LD