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  1. #1
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    Predefinito La magia dell’anamorfosi

    "...Perchè l'occhio del dolore, lucido di lacrime accecanti,
    divide una cosa intera in tanti oggetti,
    come le prospettive che, guardate a modo giusto,
    mostrano nient'altro che confusione e, guardate di sbieco,
    distinguono la forma..."


    ...così, nel 1593, si esprime William Shakespeare nel 'Riccardo III' (atto II, scena 2) riguardo quelle curiose deformazioni prospettiche che vengono definite anamorfosi. Il grande drammaturgo faceva, all'epoca, parte della compagnia teatrale "Lord Strange's Men" che, a Withehall Palace, aveva rappresentato sei opere teatrali tra il 27 Dicembre 1591 e l'8 Febbraio 1592. E' quindi più che plausibile ipotizzare che egli, nell'opera citata, intendesse riferirsi ad un bizzarro dipinto anamorfico - eseguito nel 1546 - del re Edoardo VI, conservato proprio in quell'edificio e osservato appena un anno prima della pubblicazione del citato dramma storico. Il ritratto rivelava le esatte proporzioni del viso del sovrano soltanto se veniva osservato, di sbieco, attraverso una piccola apertura laterale praticata in un coperchio che ne celava a tutti la vista. L'opera, un elegante esempio di anamorfosi, riportava l'iscrizione Guilielmus pinxit e se ne attribuì la paternità a Williams Scrot.



  2. #2
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    Ma come nasce l'idea di deformare oltre ogni limite un'immagine affinchè non sia percepibile ad un esame superficiale, a chi non conosca il 'trucco', l'esatto punto del dipinto da cui osservare la scena raffigurata? Nasce dal concetto stesso di prospettiva, essa stessa un artificio, una 'manipolazione' della realtà necessaria a restituire in un dipinto - per sua natura bidimensionale - la terza dimensione, la profondità, lo 'spessore'. Essendo un artificio, però, la prospettiva può - diciamo così - rivolgersi contro se stessa, utilizzare le sue stesse leggi per ottenere effetti apparentemente aberranti, mostruosi. Esamineremo più avanti l'ipotesi che alcuni dipinti e disegni 'anamorfici' ebbero, forse, lo scopo di 'trasmettere' informazioni solo a chi ne conoscesse la giusta chiave di lettura, similmente a tantissime simboliche raffigurazioni 'alchemiche': limitiamoci per ora a identificarne la genesi e ad esaminarne la storia in un rapidissimo excursus. Jurgis Baltrušaitis, profondo studioso del simbolismo nella produzione artistica, affermò che, relativamente al concetto di prospettiva, l'anamorfosi "...ne inverte elementi e princìpi: essa dilata e proietta le forme fuori di sè stesse invece di ridurle progressivamente ai loro limiti visibili, e le disgrega perchè si ricompongano in un secondo tempo, quando siano viste da un punto determinato...". Probabilmente il primo artista che applicò - forse senza volerlo e solo embrionalmente – i principi dell'anamorfosi fu Leonardo da Vinci: "...E se dipingerai ciò su un muro davanti al quale potrai spostarti liberamente, ti sembrerebbe sproporzionato... E se tu volessi, ciò nonostante, dipingerla bisognerebbe che la tua prospettiva sia vista attraverso un solo foro..." Abbiamo testimonianza di queste idee di Leonardo sulle deformazioni prospettiche nel Codice Atlantico (Milano, Biblioteca Ambriosana), in cui il genio vinciano disegnò il viso di in bambino e un occhio deformati e visibili nelle loro reali proporzioni solo osservandoli con l'usuale tecnica necessaria con i dipinti anamorfici.

    Roberto Volterri su Hera n° 30 – giugno 2002




  3. #3
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    Ecco un esempio di vexierbild, ovvero di 'quadro con segreto'. In questa incisione realizzata tra il 1531 e il 1534 da Erhard Schön - allievo di Albrecht Dürer - l'osservazione frontale fa percepire soltanto quattro zone trapezoidali in cui le uniche cose direttamente percepibili sono alcune piccole figure di uomini e animali. Però, osservando di lato l'incisione, tenendo l'occhio molto vicino al foglio, emergono, come dal nulla, quattro teste sovrapposte: quelle di Carlo V, Ferdinando I, Clemente VII e Francesco I, insieme ad alcune iscrizioni in latino e in tedesco che identificano i personaggi citati.

    Non solo... come d'incanto, appaiono anche immagini legati alle loro vicende politiche. Alle spalle di Carlo V diventano infatti visibili alcuni cavalli e dei soldati in battaglia, dietro Ferdinando I appare l'assedio di Vienna, vicino al Papa compare una nave armata e l'Onnipotente che minaccia un cavaliere turco, mentre dietro Francesco I, per mettere in evidenza i suoi rapporti diplomatici con i Turchi, Schön nasconde personaggi in abiti orientali e un cammello.

  4. #4
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    GLI AMBASCIATORI DI HANS HOLBEIN: UN MESSAGGIO ESOTERICO?

    Una delle più conosciute pitture 'anamorfiche' è 'Gli Ambasciatori', di Hans Holbein, conservato a Londra. L'opera è del 1533 e rappresenta i due ambasciatori francesi Jean de Dinterville, signore di Polisy e Georges de Selve, vescovo di Lavour, davanti ad un tavolo coperto da una tela orientale. Sul pavimento si vede il mosaico del presbiterio di Westminster, fatto eseguire per ordine di Enrico III nel 1268. Il signore di Polisy, a sinistra, ha al collo le insegne dell'Ordine di Saint-Michel e sul pugnale che tiene nella mano destra è possibile leggere la sua età, ventinove anni. Il vescovo di Latour ha ventiquattro anni, come si legge su un libro posto vicino al suo braccio destro. Molti altri oggetti sono stati dipinti con cura da Holbein: strumenti astronomici, una meridiana, una squadra, un compasso, in liuto, 'L'arithmétiques des marchands' di Petrus Apianus e, in onore del vescovo Georges de Selve, amante della musica, il 'Gesangbuchlein' di Johann Walter, lasciato aperto sul corale di Martin Lutero. Tutto normale, quindi. Invece no: quasi sospeso sul pavimento appare una strana macchia. E' l'inquietante anamorfosi di un teschio, osservabile 'normalmente' guardando il dipinto, molto da vicino, dall'alto verso sinistra, con gli occhi all'altezza della mano sinistra del vescovo. Individuare in una pittura anamorfica l'oggetto nascosto dall'artista non è sempre facile. Innanzitutto bisogna avere quella sensibilità visiva che permette all'osservatore di percepire la presenza di qualcosa di anomalo. Poi, una volta individuata l'anomalia, bisogna trovare l'esatto punto di osservazione, altrimenti è praticamente impossibile decrittare il 'messaggio' inserito dall'artista. A meno che non vengano forniti, ad arte, utili indizi o suggerimenti inconsci.


    Il dipinto di Hans Holbein (1533, Londra, National Gallery)






    La strana macchia, quasi sospesa sul pavimento,
    si trasforma in un teschio solo se osservata
    da destra a sinistra, guardando verso il basso

    E' probabile che il dipinto di Holbein fosse stato collocato da Jean de Dinterville nel suo castello di Polisy, in una grande sala, con un ingresso principale e una porta secondaria: proprio accanto ad essa, alla sua destra, il quadro potrebbe essere stato appeso quasi a filo del pavimento, come fosse una sua continuazione, in una sorta di strano trompe-l'oeil. Immaginiamo ora un visitatore che entrasse dalla porta principale: dapprima avrebbe visto i due Ambasciatori, nei loro sontuosi abiti, come se avessero voluto accoglierlo e rendergli omaggio; poi sarebbe rimasto turbato dallo strano oggetto, dall'inquietante 'macchia' ai loro piedi. Egli, quindi, sarebbe avanzato per osservarla più da vicino, ma essa avrebbe mantenuto il suo segreto. Sconcertato e irritato dal non poter avere individuato in cosa consistesse l'oggetto deforme che sembrava sfidare la sua ragione, egli si sarebbe accinto ad uscire dalla porta secondaria, non prima, però, di aver dato un fugace sguardo di sfida al 'mistero' racchiuso nel dipinto. Ed ecco, all'improvviso, egli avrebbe visto la figura nascosta, mentre quasi sarebbe scomparsa la scena principale, i due Ambasciatori, la sontuosità dei loro vestiti, tutti i vari oggetti palesemente dipinti dall'artista. All'opulenza del mondo materiale si sarebbe sostituito in un attimo - soltanto per chi avesse saputo 'vedere' - un simbolo nato dal nulla e del nulla simbolo: il teschio. La scena che abbiamo immaginata - del tutto probabile - avrebbe così potuto avere una precisa valenza simbolica, un messaggio sulla caducità delle cose terrene. Ma, forse, non solo... Non riterrei del tutto improbabile, infatti, che in altri dipinti - soprattutto se eseguiti da artisti in qualche modo legati al mondo dell'esoterismo, della ricerca 'sapienziale', della ricerca alchemica - siano nascosti messaggi anamorfici, individuabili solo se consapevoli dell'appartenenza dell'artista ad una cerchia iniziatica, ma soprattutto solo nel caso si riesca ad individuare l'esatto punto di osservazione. Punto da cui potrebbe emergere, come dal nulla, un altro criptico ma preciso messaggio.

    Roberto Volterri su Hera n° 30 – giugno 2002

  5. #5
    la ricerca della bellezza nascosta
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    argomento interessantissimo.
    Voglio approfondirlo appena avrò un po di tempo libero.
    Sono un appassionato di olografia per cui capirai ora la mia curiosità ........

  6. #6
    la ricerca della bellezza nascosta
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  7. #7
    la ricerca della bellezza nascosta
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    nel seguente sito:

    http://www.illuweb.it/anamorfismi/anampian.htm

    c'e una anamorfosi molto nota di una raffigurazione di S. Francesco da Paola; è un fatto curioso perchè proprio di lui abbiamo discusso qualche giorno fa .

    Dicevo anche che l'anamorfosi è argomento che interessa in qualche modo l'olografia che dà l'impressione di una terza dimensione proprio come quella dovuta all'interferenza binoculare tra i 2 occhi.
    Le informazioni visive da 2 punti di vista diversi vanno a impressionarsi su una lastra fotografica che una volta sviluppata sembra essere tridimensionale e, cosa stupefacente, se ci si mette di lato l'immagine appare diversa proprio come nell'anamorfosi.

  8. #8
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    In Origine Postato da uqbar
    nel seguente sito:

    http://www.illuweb.it/anamorfismi/anampian.htm

    c'e una anamorfosi molto nota di una raffigurazione di S. Francesco da Paola; è un fatto curioso perchè proprio di lui abbiamo discusso qualche giorno fa .
    Nella visione prospettica, che si ha all'inizio del corridoio, appare l'immagine del santo che prega. Questa però cambia via via che si avanza e, nella visione frontale, si trasforma in un paesaggio della costa calabra, dove il santo era eremita.



    Immagine frontale dell'affresco 'anamorfico'



    Dicevo anche che l'anamorfosi è argomento che interessa in qualche modo l'olografia che dà l'impressione di una terza dimensione proprio come quella dovuta all'interferenza binoculare tra i 2 occhi.
    Le informazioni visive da 2 punti di vista diversi vanno a impressionarsi su una lastra fotografica che una volta sviluppata sembra essere tridimensionale e, cosa stupefacente, se ci si mette di lato l'immagine appare diversa proprio come nell'anamorfosi.
    Grazie, uqbar. Sinceramente l’olografia nemmeno sapevo esistesse, ma sembra interessante. Approfondirò…
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 23-08-16 alle 00:00

  9. #9
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    Predefinito Le illusioni tridimensionali di Julian Beever

    Origini inglesi e un grandissimo talento: Julian Beever è uno dei massimi esponenti della cosiddetta 3D sidewalk art. Fosse stato italiano lo avrebbero chiamato "madonnaro". E, in effetti, gli strumenti di lavoro sono gli stessi: gessetti colorati, marciapiedi e fantasia. Ma Julian Beever è molto di più: è un illusionista che trasforma le sue pitture in vere e proprie creazioni in 3D. La prima cosa che salta all'occhio è l'assoluta tridimensionalità delle opere: i soggetti rappresentati sembrano reali, sembrano uscire dal marciapiede o sprofondarvi, sembrano appoggiati in mezzo alla strada, come un qualsiasi oggetto abbandonato. Basta guardarle dall'angolazione giusta: infatti gli incredibili trompe-l’oeil creati con i gessetti colorati altro non sono che una forma originalissima di anamorfismo.

    Ecco un paio di esempi: la prima immagine è stata presa da un punto di vista "sbagliato", mentre la seconda dall'angolazione "giusta" per poter essere vista in tridimensionale.



  10. #10
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    Predefinito Re: La magia dell’anamorfosi

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    Nella visione prospettica, che si ha all'inizio del corridoio, appare l'immagine del santo che prega. Questa però cambia via via che si avanza e, nella visione frontale, si trasforma in un paesaggio della costa calabra, dove il santo era eremita.



    Immagine frontale dell'affresco 'anamorfico'

 

 
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