L'accusa: «Progettavno attentati»
Cellule islamiche, retata in Lombardia
Eseguiti dodici arresti. Perquisita anche la casa dell'Imam di MIlano. Il gruppo, in gran parte tunisini, operava tra il '97 e il 2001


MILANO - Vasta operazione anti-terrorismo in Lombardia. Dodici le ordinanze di custodia cautelare in carcere, oltre a un divieto di dimora, emesse dalla magistratura milanese, a conclusione di un'indagine condotta su un gruppo islamico radicale, operativo nella regione lombarda fra il 1997 e il 2001.

Le ipotesi di reato contestate sono l'associazione per delinquere semplice, non essendo ancora in vigore all'epoca dei fatti la normativa antiterrorismo, il falso documentale, la falsificazione e lo smercio di banconote e altri reati, con l'aggravante di aver commesso i fatti con la finalità di terrorismo internazionale

Le 12 ordinanze di custodia sono tutte nei confronti di stranieri, per lo più di origine tunisina: alcuni sono da tempo irreperibili, in quanto sarebbero - secondo la polizia - andati verso l'Algeria o l'Iraq per unirsi a gruppi islamici combattenti; altri sono già detenuti per altre vicende; altri sono ricercati soprattutto in Svizzera. Fra coloro ai quali sono state notificate in carcere le nuove misure cautelari ci sono i tunisini Sherif Said Ben Abdelhakim e Essid Sami Ben Kemais, quest'ultimo ritenuto il capo della cellula italiana di reclutamento dei mujahedin afghani, smantellata con la prima fase dell'operazione Al Muhajiroun, il 4 aprile del 2001.

Il divieto di dimora nelle province di Milano e Como è stato invece adottato nei confronti di Hassine Ben Mohamed Snoussi, espulso verso la Tunisia con provvedimento del ministro dell'Interno, nell'agosto 2004, per motivi di ordine e sicurezza pubblica. Nel corso dell'operazione, la polizia ha eseguito diverse perquisizioni domiciliari: una ha riguardato l'egiziano Arman Ahmed El Hissiny Helmy, noto come Abu Imad, imam della moschea milanese di viale Jenner, dove pure è stata fatta una perquisizione, limitatamente agli uffici di Abu Imad, che figura fra gli indagati.

L'indagine ha avuto un «significativo impulso» dalle dichiarazioni fatte ai magistrati milanesi da un collaborante tunisino, arrestato nel 2001 e successivamente condannato come appartenente ad un gruppo estremistico di matrice islamica.
18 maggio 2005