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Discussione: Smemorati...

  1. #1
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    Talking Smemorati...

    Consigliato a tutti, per ridere un po' dei proclami tanto seriosi di certi politicanti...

    Smemorati (15 marzo 2005)
    Non votare si può. Parola di Fassino

    di Pierluigi Fornari

    Se astenersi era legittimo allora, «perché non dovrebbe esserlo oggi?». Con questa domanda retorica Piero Fassino invitava a non votare nel referendum del 15-16 giugno del 2003, voluto da Rifondazione comunista per estendere le garanzie dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori anche alle piccole aziende. Il Prc accusava il segretario ds di scarso senso civico? La risposta del Botteghino era pronta: «Bertinotti che critica la scelta di non votare, invitò al non voto in occasione del referendum che riguardava l’abolizione del proporzionale». Il messaggio dunque era chiaro: se astenersi era legittimo allora, «perché non dovrebbe esserlo oggi?».
    Con il senno del poi si direbbe, però, che il linguaggio del segretario dei Ds è molto autoreferenziale. Sembra quello dell’uovo parlante di "Attraverso lo specchio, e quel che Alice vi trovò" di Lewis Carroll, che decideva volta per volta, autonomamente, quale significato dare ai termini del discorso. «Quando io mi servo di una parola quella parola significa quello che pare e piace a me, né più né meno», discettava Coccobello (Humpty Dumpty).
    Difatti quello che era un comportamento in armonia con la Costituzione nell’oggi di Fassino non lo è più nel nostro.

    E dire che quella del successore di Walter Veltroni non era una voce dal sen fuggita, ma una posizione meditata, argomentata, propagandata in un’intervista a l’Unità proprio alla vigilia del voto. La convalida in sede postuma di un errore e un errore confermato, enfatizzava l’ossuto segretario, «equivale a due errori». «Se un referendum è sbagliato bisogna ridurne i danni – spiegava –, far mancare il quorum in modo da non pregiudicare misure legislative che affrontino la materia». Astenersi dal voto, quindi. Perché «anche questo atteggiamento esprime una volontà precisa prevista dalla Costituzione», che, infatti, «richiede un quorum per rendere efficace il referendum». L’astensione, quindi, non rappresenta la rinuncia all’esercizio di un diritto, né «l’invito qualunquistico ad andare al mare». È «una posizione che si va diffondendo», insisteva Fassino in un’altra occasione, additando l’esempio di «un appello di eminenti personalità del sindacalismo italiano che vanno nella stessa direzione». Si abbandonava perfino a una creatività linguistica, un po’ insolita in un compassato torinese, coniando per l’occasione il termine «astensione attiva».

    C’è da augurarsi, almeno, che nelle sue acrobazie verbali il leader della Quercia si sia attenuto alle regole contrattuali rispettate da Coccobello: «Quando faccio fare tanto lavoro a una parola glielo pago a parte», assicurava il singolare personaggio di Lewis Carroll. Perché di ginnastica lessicale nel quartier generale dei Ds ne hanno fatta tanta. Infatti quella che era allora una scelta legittima interpretata come «una astensione attiva» è diventata oggi «un equivoco», «un sotterfugio», «una patologia».

    Il 25 febbraio infatti il parlamentino della Quercia, di cui Fassino è ancora il capo in testa, si è assunto il ruolo di censore a proposito della lealtà costituzionale del "non voto". «Il Consiglio nazionale – sentenziava l’ordine del giorno – denuncia l’equivocità di una scelta come quella propugnata da tutte quelle forze che, mentre per un verso proclamano di voler difendere la legge 40 in nome di alti principi morali, per l’altro ricorrono al sotterfugio di unire l’astensionismo attivo di una minoranza di cittadini a quello passivo e patologico di un’altra parte di elettori, per far fallire il ricorso al referendum richiesto da centinaia di migliaia di cittadini nell’esercizio di un loro preciso diritto costituzionale».

    E pensare che nel giugno del 2003 il top della Quercia, per giustificare l’«astensione attiva», aveva formulato argomentazioni analoghe a quelle che consigliano ora di non andare a votare per il referendum contro la legge sulla procreazione assistita: «Ridurre i danni del referendum», ordinava Fassino, sulla base della tesi che «le leggi trovano le soluzioni adatte per i problemi complessi».


    Nessuna difficoltà allora per i postcomunisti nel trovarsi d’accordo con un presidente della Confindustria, per di più poco gradito a sinistra come Antonio D’Amato, che aveva dichiarato: «Il nostro è un "doppio no": "no" al merito del quesito, "no" anche a un uso strumentale del referendum».
    Del resto il responsabile economico della Quercia, Pierluigi Bersani, registrava una convergenza di giudizi e obiettivi dei Ds con esponenti del "comitato per il no" al referendum, il quale aveva indicato appunto la non partecipazione al voto «non come disimpegno, ma come scelta politica».

    Ma nella storia dei referendum non è solo il quartier generale di Via Nazionale ad aver ritenuto che il modo più chiaro per dire "no" a un quesito referendario sia non partecipare al voto. A parte lo storico invito di Bettino Craxi di andare al mare nel ’91, e analoghi e più recenti richiami di Silvio Berlusconi, la sinistra non ha mai ritenuto «un sotterfugio» l’invito a non recarsi alle urne. Per il non voto nel referendum del 2003, a parte la Cgil che indicò il "sì", si schierarono infatti le altre confederazioni e autorevoli ex sindacalisti della sinistra come Sergio Cofferati e Bruno Trentin, che tra l’altro rinfacciò a Bertinotti l’indicazione di non partecipare al voto nei confronti del referendum proposto da Pannella.


    In vista del referendum del 18 aprile del 1999 proposto dal Patto Segni per abolire il voto proporzionale della Camera, sul Manifesto quotidiano comunista, un articolo di Ida Dominijanni l’11 aprile dimostrava come «non votare è un diritto costituzionale, implicito nella stessa formulazione della norma sul referendum, che indica la soglia di validità del quorum proprio presupponendo l’eventualità che il quesito referendario possa non interessare tutto il corpo elettorale». Dunque «chi non vota compie un atto di piena cittadinanza esattamente come chi vota». Inoltre «l’astensione non è sempre riducibile a disaffezione o rigetto per la politica. Può essere una scelta franca e argomentata, e politicissima di contestazione e rifiuto del gioco, di fronte a un gioco truccato o quantomeno paradossale».

    E il 16, sempre su il Manifesto, la diessina Ersilia Salvato rincarava la dose: «La scomposta campagna dei sostenitori del referendum, che apostrofano con slogan millenaristici la possibilità che non si raggiunga il quorum, mi conferma in una decisione da tempo maturata: domenica non andrò a votare l’ennesimo referendum elettorale». E infatti quel referendum risultò non valido, in conseguenza di un uso assolutamente politico del non voto. I "no" risultarono solo l’8,5%, mentre i "sì" schizzarono a una quota inusuale per i referendum precedenti: il 91,5%. Una forbice così ampia non si poteva spiegare se non con il fatto che quasi tutti coloro che erano contrari al referendum non si erano recati alle urne.

    La stessa strategia fu sperimentata nel referendum precedente del 15 giugno del 97, e poi in quelli del 21 maggio del 2000 e del 7 ottobre del 2001, che egualmente non raggiunsero il quorum. Tale prassi si consolidò proprio nel referendum, per il quale i Ds decisero «l’astensione attiva», quello del 15-16 giugno del 2003: votarono solo il 25,7% degli italiani, i "sì" sfiorano il 90% (87,4%).

    «Il voto – così commentava i risultati il big della Quercia – conferma l’inutilità del referendum. Il mancato raggiungimento del quorum, che noi avevamo previsto e auspicato per evitare danni e divisioni, conferma che la nostra indicazione ha trovato un ampio riscontro del Paese». Fassino ribadiva che «i diritti vanno affermati attraverso la via legislativa e non con le scorciatoie referendarie».
    «Era un referendum inutile e gli italiani l’hanno capito – concordava il segretario della Cisl Savino Pezzotta – devo dire, senza grandi sforzi. Non ci aspettavamo un quorum così basso, ma una delle regole della democrazia è che i voti si contano e non si pesano».
    Che il "non voto" abbia dignità politica lo dimostra del resto il fatto che è comunemente scelto nella dialettica di aula o commissione da parlamentari che sono deputati e remunerati per svolgere attività legislativa e in base all’articolo 67 della Costituzione «rappresentano la Nazione».

    Tra i casi recenti di "non voto" c’è quello della lista unitaria, ora Fed, che scelse tale linea sia al Senato che alla Camera nel marzo del 2004 sul rifinanziamento della missione in Iraq. La motivazione data da Fassino era l’intenzione di sottrarsi «al ricatto inaccettabile del governo».
    E il coordinatore della segreteria dei Ds, Vannino Chiti, dovette difendersi di fronte all’insinuazione de l’Unità che il "non voto" significava sottostare alla provocazione del governo. «Quando abbiamo dovuto votare sulla Cirami, sul falso in bilancio o sulla Gasparri – replicava il dirigente della Quercia – ci è stato detto: per opporsi con più forza contro un governo che calpesta le regole non partecipate al voto. In alcune occasioni avendo votato no siamo stati criticati. Non dovevate partecipare al voto, hanno detto in tanti, Girotondi compresi».

  2. #2
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    Che smemorati, all'Unità...
    Ecco in tempi recenti:

    Intervista a Sanguineti

    Sanguineti: "L'astensionismo è incivile"


    Come valuta i vari inviti all'astensione?
    «Se sono convinto delle mie idee, le devo esprimere. Se voglio, posso votare no. Ma quando la Chiesa cattolica invita la gente a disertare le urne compie un gesto incivile.


    Fassino, invece, era un eroe...

  3. #3
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    che l'astensione è legittima è una cosa risaputa, se per questo l' astensione è legittima anche per le politiche e amministrative, ma guarda caso nessuno ci invita a stare a casa quando vanno elette persone

  4. #4
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    Intervista al costituzionalista Silvestri:
    il manifesto - 15 Maggio 2005

    «Com'è scorretto l'appello al non voto»

    Ops, che ne dirà la Ida Dominijanni?

  5. #5
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    In Origine Postato da Oasis
    che l'astensione è legittima è una cosa risaputa, se per questo l' astensione è legittima anche per le politiche e amministrative, ma guarda caso nessuno ci invita a stare a casa quando vanno elette persone
    Guarda caso non esiste il quorum per le elezioni...

    C'è una bella differenza tra l'elezione dei parlamentari o degli amministratori (elezione indetta per la natura stessa della Repubblica Italiana dalle più alte istituzioni dello Stato) ed una consultazione proposta su iniziativa di privati.

  6. #6
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    prevista dal 75 dell a Cost, purtroppo per te!il quorum non esiste per lo meno così alto in nessn paese d' europa;

  7. #7
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    In Origine Postato da Oasis
    prevista dal 75 dell a Cost, purtroppo per te!
    Forse hai letto cose che io non ho mai detto...

    Scusami, dimmi quando mai ho espresso dubbi sulla liceità di proporre un referendum.
    Ho mai detto che qualsiasi referendum "non s'ha da fare né domani né mai"? No, non l'ho mai detto enemmeno lo penso!
    So benissimo che la Costituzione prevede il ricorso al referendum, e sono d'accordissimo su ciò!
    Però lo stesso articolo prevede ance l'esistenza del quorum, quindi mi garantisce la libertà di non partecipare al referendum stesso, così come garantisce al sig. Pannella (che non rappresenta un'istituzione dello Stato ma è un privato cittadino come me) la libertà di indirli.

  8. #8
    TORINO E' GRANATA
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    BOUGIA NEN autentico, cioè come per l'Esercito Piemontese, io NON ARRETRO MAI !!
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    In Origine Postato da Pierluigi
    Che smemorati, all'Unità...
    Ecco in tempi recenti:

    Intervista a Sanguineti

    Sanguineti: "L'astensionismo è incivile"


    Come valuta i vari inviti all'astensione?
    «Se sono convinto delle mie idee, le devo esprimere. Se voglio, posso votare no. Ma quando la Chiesa cattolica invita la gente a disertare le urne compie un gesto incivile.


    Fassino, invece, era un eroe...
    E CHE PRETENDETE DAL POVERO PIERO.....CHE SIA UNO CHE SI RICORDA ???
    DAI BASTA CON QUESTE "ANTIDEMOCRATICHE" CRUDELTA' !!

  9. #9
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    vorrei cederli al governo questa gente, non la pensano allo stesso modo su niente
    sarebbe il 5 governi in 4 anni della scorsa volta

  10. #10
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    Oh, l'importante è che sia chiaro che ANCHE chi adesso si sbellica per dire che l'astensione è antidemocratica, in realtà all'astensione ha fatto ricorso in passato.

 

 
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