Un anno fa mi chiama Massimo Fini, con l’aria del monello che ha appena fatto una marachella: “Marco, ne ho combinata una delle mie: ho fatto un giornale”. Bene, dico io, allora mi assumi? “No, guarda, se ci vuoi scrivere, più che volentieri. Ma siamo quattro gatti, e poi è un mensile. Si chiama la Voce del Ribelle. Mi dai una mano sul tuo blog, o come diavolo si chiama, per farlo sapere in giro? Se non raccogliamo qualche centinaio di abbonamenti, moriamo appena partiti”. Scrivo subito un post invitando gli amici di Voglioscendere ad abbonarsi. L’ho ritrovato: “Quando nasce un nuovo giornale, specialmente in Italia, dovrebbe essere una festa per tutti. Quando poi questo giornale è diretto da un grande del giornalismo controcorrente, cioè del giornalismo e basta come Massimo Fini, la festa è almeno doppia (…). Ha fondato un piccolo giornale di battaglia, 'La Voce del Ribelle', 64 pagine. Non è ancora il quotidiano libero che molti sognano. Ma è un giornale libero, che nessuno è tenuto a condividere (di me, per esempio, nel primo numero si parla molto criticamente), ma che fa bene alla salute mentale di chi non ha ancora portato il cervello all’ammasso. Chi ha la sensazione che i quotidiani italiani tendano sempre più a essere tutti uguali (il che forse spiega il crollo delle vendite di quasi tutti in edicola), troverà nella Voce del Ribelle qualcosa di radicalmente diverso, alternativo (…)”.

Al mio appello risposero alcune migliaia di persone, e la Voce del Ribelle continua a uscire ogni mese. Quel giorno scoprii una cosa molto importante, decisiva per me, per noi: che il sogno di un quotidiano libero, senza padroni né soldi dello Stato, finanziato soltanto dagli abbonati e dai lettori, era qualcosa in più di un sogno. Infatti, quando con Padellaro andavamo in cerca di amici disposti a mettere qualche euro per la società del nuovo quotidiano, citavo sempre gli abbonati che, con un mio semplice post, si erano precipitati a sostenere la Voce del Ribelle. E ne concludevo che, a maggior ragione, ne avremmo trovati molti di più per un quotidiano. Oggi che, almeno per il momento, quella scommessa sembra vinta, considero la Voce del Ribelle la mamma del Fatto Quotidiano. E non solo perché le due testate hanno in comune Massimo Fini.

Trascorso un anno, Massimo mi ha chiesto di dedicarle un altro post. Per ricordare agli amici di Voglioscendere e del Fatto Quotidiano che il suo mensile è di nuovo in campagna abbonamenti. Chi l’ha già fatto (e spero lo voglia rinnovare) conosce la rivista. Chi ne sente parlare per la prima volta, può farsene un’idea leggendo la prima puntata di una bella inchiesta apparsa sull’ultimo numero della Voce del Ribelle sul traffico di rifiuti tossici. L’editoriale di Fini è dedicato a Francis Fukuyama a vent’anni da “La fine della Storia e l’ultimo Uomo”. Tra gli altri argomenti dell’ultimo numero: i suicidi a France Telecom; il dilagare del Superenalotto e delle altre lotterie; il Trattato di Lisbona che sancisce la perdita della sovranità nazionale dei singoli Stati e il loro asservimento agl’interessi della Bce. Per abbonarsi ex novo o rinnovare l’abbonamento, basta andare sul sito www.ilribelle.com.




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