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  1. #121
    brescianofobo
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    Forse le tue rudimentali cognizioni di diritto non ti permettono di sapere che dopo un tot di anni la giustizia perdona i reati e dice che non sei più punibile, l'istituto si chiama prescrizione, è quella cosa che i tuoi colleghi bananas vogliono sempre rendere più corto così certa gente loro amica non va in galera.

    Se vuoi abolire la prescrizione per mandare in galera i tipi come andreotti proponi di abolire la prescrizione, non prendertela con i giudici che applicano la legge.

    Curiosità: ma sta benedetta sentenza, le hai dato uno sguardo o no? Sono stufo di perdere tempo con gli avvocati d'ufficio di Andreotti senza laurea in giurisprudenza.

  2. #122
    brescianofobo
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    Citazione da Intervento Principale di by brunik
    Il contenzioso tra Prodi e Rutelli

    Le divisioni che non pagano
    di Brunik.

    Berlusconi chiede il partito unico, Prodi il listone unico.A Berlusconi la Lega ha subito risposto di no, e giovedì Fini gli ha risposto che ci vorrà tempo (un no larvato). Eppure Berlusconi sorride, non se la prende, e gronda fiducia. A Rutelli, due anni fa, Prodi ha chiesto di fare un modesto "sacrificio" (chiede di andare unito, insielme al listone, una volta su dieci, o poco più) e Rutelli fa la faccia feroce e grida al «comunismo ». Se lui lo dice, comunismo è (per l’opinione pubblica).
    Ma lo è davvero? Prodi è è stato richiamato da Bruxelles con due idee fisse in testa. La prima è che «uniti si vince» (se no, si perde); la seconda è che per durare al governo per cinque anni occorre «Bertinotti al governo» (se no Bertinotti lo fa cascare). La prima formula si vende bene. Gli italiani sono arcistufi di un gioco politico danzato tra una quindicina di partiti, e quindi ne chiedono una drastica semplificazione. Invece la seconda formula è difficile da vendere. Ma lo vedremo in altra occasione.
    Uniti si vince. Sì, ma uniti male forse non si vince. E divisi si perde di sicuro, come avvenne nel 1994 e nel 2001.

    Qui stiamo parlando di una unione elettorale nel contesto di un particolare sistema elettorale «misto»—il Mattarellum— che prevede per un quarto (che diventa un ottavo, i l 12,5%, nel contesto complessivo delle due Camere) un sistema proporzionale. Volendo fare le cose bene, occorreva cominciare dal rifare il sistema elettorale. Ma Rutelli ha apoditticamente decretato che la Margherita «non si tocca». E allora se la goda. Scenda dal piedistallo delle sue idee fisse e si degni di fare i conti su come conviene gestire il voto maggioritario.
    Rutelli non può non sapere — tutti gli addetti ai lavori lo sanno—che col sistema maggioritario l’unione fa la forza e semmai non fa perdere voti. Anche ammettendo che i partiti divisi al proporzionale (che, come già detto, vale il 12,5% ei seggi) prendano anche un 2-3% in più, quanti sarebberi i deputati guadagnati? Due? Tre? Sarebbero più o meno di quelli persi al maggioritario per colpa dei voltafaccia di Rutelli che indeboliscono il prestigio del candidato Premier e danno un'immagine di disunità?

    Però, però. L’altra faccia della medaglia è che lo smottamento del voto berlusconiano è in atto, che al centro i voti in palio e in possibile uscita sono al minimissimo un 10%, e che questi voti li intercetta meglio una Margherita votabile a sé che non una Margherita annegata nel mare reso rossiccio da Bertinotti.

    Rimane il fatto che per intercettare questi voti è necessario che vadano all'Unione, non alla Margherita, perchè, come si sa, al senato e alla camera i seggi li decide il maggioritario, non il proporzionale, che come mi pare di aver già detto conta solo per il 12,5% dei seggi, e il 10% del 12,5% fa l'1,25%, cioè sei (6) deputati in più se il 10% di Forza Italia passasse per ipotesi tutto quanto alla Margherita.

    Al momento quasi tutti bacchettano Prodi. Ma Rutelli se l’è chiamata. Da sempre «bulleggia » la Margherita e ora il suo smisurato orgoglio ferito trasforma una tempesta in un bicchiere d’acqua (torno a ricordare che stiamo parlando solo del 12,5% del voto complessivo) in uno tsunami. Lo strappo di Rutelli è suicida se viene preso sottogamba. Ma altrimenti può essere utile per liberarsi di Rutelli.

    24 maggio 2005
    da: corriere.it
    Amici, segnalo questo interessante articolo del prof. D'Alimonte che concorda perfettamente col Prof. Brunik e dice che il prof. Sartori ha scritto un mucchio di scemenze.

    Da far leggere attentamente agli strateghi della Margherita, prima di buttare nel cesso l'Ulivo.

    Due a Uno e palla al centro.


    OSSERVATORIO POLITICO a cura di Roberto D'Alimonte

    PIÙ PARTITI- PIÙ VOTI? CALCOLO ERRATO


    All'indomani delle elezioni europee dello scorso anno abbiamo pubblicato sul «Sole-24 Ore» una analisi del rendimento della lista Uniti nell'Ulivo. Per orientarsi nelle polemiche di questi giorni conviene ripartire da lì. Anche perché in questi giorni si sono lette analisi (Giovanni Sartori sul «Corriere della Sera» del 24 maggio) fondate su dati discutibili.

    La nostra analisi realizzava quasi un esperimento di laboratorio, cosa rarissima nelle scienze sociali, grazie alla contestualità delle elezioni europee e di quelle provinciali. Alle europee era presente in tutte le regioni la lista Uniti nell'Ulivo, alle provinciali ognuno dei quattro partiti della federazione aveva presentato una propria lista. Abbiamo così potuto calcolare quanti fra gli elettori che hanno votato una delle quattro liste nella provincia hanno votato anche la lista unitaria alle europee.

    Il risultato è stato chiaro: la lista unitaria ha preso più voti dei quattro partiti divisi nelle province del Nord mentre al Sud è stato esattamente l'opposto. In particolare, al Nord la lista unitaria è andata bene in 15 province su 21, al Sud solo in una provincia su 22. In Lombardia ha preso ben 234.000 voti in più rispetto alle liste di partito. È un risultato che non sorprende perché sappiamo da tanti dati di sondaggio che al Nord esiste un elettorato "unionista", al Sud no. Al Sud contano le liste, I candidati, le preferenze. Al Nord conta la coalizione. Non è vera quindi la tesi di chi sostiene che l'unione non paga mai.

    Questi dati sono scientificamente molto più attendibili di quelli ripresi da Sartori che mettono a confronto le regionali del 2005 con le elezioni europee del 2004 e le politiche del 2001. È un confronto fuorviante. Tanto per indicare un problema fra i tanti: come si fa a tener conto delle tante liste personali presenti nelle regionali del 2005 e non nelle europee del 2004? Eppure la differenza Nord-Sud si intravede comunque anche nel caso di confronti di questo tipo quando sono fatti con la dovuta accortezza.

    Sulla base di questa differenza, dunque, la scelta di presentarsi alle regionali con il "listone" al Nord e con le liste di partito in quasi tutte le regioni del Sud ha avuto una sua logica. Soprattutto in considerazione del sistema elettorale delle regionali, per il quale il voto dato alle liste si trasferisce automaticamente ai candidati-presidenti. Quindi: al Sud più liste, più preferenze, più voti al candidato-presidente, più chance di vittoria per la coalizione. Questo ragionamento però non torna se applicato alle elezioni politiche: in questo caso il voto alla lista non viene trasferito automaticamente al candidato di collegio collegato alla lista; non esiste un voto di preferenza nella parte proporzionale che possa servire a mobilitare voti clientelari; la quota proporzionale vale solo un quarto dei seggi, per cui se la Margherita ottenesse anche il 4% in più di voti grazie alla presenza di una propria lista questo si tradurrebbe in pochi seggi; il vantaggio di presentarsi divisi al Sud rischia di essere pagato con defezioni al Nord. Conclusione: quello che andava bene alle regionali o alle comunali non va bene alle politiche. , Il sospetto, allora, è che dietro la decisione della Margherita non ci siano solo ragioni elettorali ma anche una diversa valutazione del progetto della federazione. Insomma, che cosa è questa benedetta federazione? E il primo passo verso il partito riformista? È uno strumento per stabilizzare le relazioni tra i due maggiori partiti del centro-sinistra sterilizzando la competizione tra di loro? Oppure è più semplicemente un patto per gestire insieme alcune decisioni nei periodi inter-elettorali lasciando liberi i contraenti di competere tra loro al momento delle elezioni?

    La maggioranza dei Ds punta alla prima. Prodi pensa forse alla seconda. Alla Margherita piace la terza. Ciascuna ipotesi comporta strategie elettorali diverse. Nel caso delle prime due non esistono ragioni elettorali forti perché i partiti della federazione si presentino separati alle elezioni. Solo la terza ipotesi è compatibile con gli attuali disegni della Margherita. Ma in questo caso "competition is competition", sembra dire Prodi con la scelta di ieri di farsi promotore di una lista dell'Ulivo, con tutte le conseguenze del caso.

    a cura di Roberto D'Alimonte

    Il Sole 24 ore 25-5-2005




  3. #123
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    Predefinito i miei colleghi bananas

    hanno predisposto una legge a cui i tuoi colleghi saggi e morali si sono opposti, dove si depenalizzano i reati privati amministrativi per aggravare quelli di associazione criminale. SALVANO PREVITI E FOTTONO DELL'UTRI, guarda un po! Nel caso dell'associazione mafiosa, ti ripeto, c'è una legislazione particolare, che so bene che voi non volete, per cui se la cassazione avesse riconosciuto questa incombenza, il reato ad andreotti non sarebbe stato prescritto. Ma se tu fai la fatica di leggere tutta la sentenza vedrai una parolina che dice "alla rubrica" che intende per l'appunto come la cassazione in terza istanza, abbia accettato la parte non conflittuale del giudizio di secondo grado, nonostante fosse un giudizio ridicolo e persino contraddittorio oltre che falsato dalla responsabilità ambientale, ispirato da quel kapataz di Castelli. Perchè se andreotti fosse stato riconosciuto associato alla mafia, non ci sarebbe stata prescrizione. Ma come te lo devo dire? Vai a studiarti le leggi della repubblica.

  4. #124
    brescianofobo
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    E vabbè, Andreotti non è stato prescritto, allora spiegami con parole tue cosa dice sta sentenza resa definitiva dalla cassazione.

    Ma sei l'avvocato di Andreotti che ti accalori tanto per una sentenza così pacifica, oppure sei il nemico giurato di Caselli e vuoi avvalorare la leggenda metropolitana che era un comunista al soldo di un partito che ha ingiustamente perseguitato un santarellino per far trionfare la dittatura del proletariato?



    In definitiva, la Corte ritiene che sia ravvisabile il reato di partecipazione alla associazione per delinquere nella condotta di un eminentissimo personaggio politico nazionale, di spiccatissima influenza nella politica generale del Paese ed estraneo all’ambiente siciliano, il quale, nell’arco di un congruo lasso di tempo, anche al di fuori di una esplicitata negoziazione di appoggi elettorali in cambio di propri interventi in favore di una organizzazione mafiosa di rilevantissimo radicamento territoriale nell’Isola:

    a) chieda ed ottenga, per conto di suoi sodali, ad esponenti di spicco della associazione interventi para-legali, ancorché per finalità non riprovevoli;

    b) incontri ripetutamente esponenti di vertice della stessa associazione;

    c) intrattenga con gli stessi relazioni amichevoli, rafforzandone la influenza anche rispetto ad altre componenti dello stesso sodalizio tagliate fuori da tali rapporti;

    d) appalesi autentico interessamento in relazione a vicende particolarmente delicate per la vita del sodalizio mafioso;

    e) indichi ai mafiosi, in relazione a tali vicende, le strade da seguire e discuta con i medesimi anche di fatti criminali gravissimi da loro perpetrati in connessione con le medesime vicende, senza destare in essi la preoccupazione di venire denunciati;

    f) ometta di denunciare elementi utili a far luce su fatti di particolarissima gravità, di cui sia venuto a conoscenza in dipendenza di diretti contatti con i mafiosi;

    g) dia, in buona sostanza, a detti esponenti mafiosi segni autentici – e non meramente fittizi – di amichevole disponibilità, idonei, anche al di fuori della messa in atto di specifici ed effettivi interventi agevolativi, a contribuire al rafforzamento della organizzazione criminale, inducendo negli affiliati, anche per la sua autorevolezza politica, il sentimento di essere protetti al più alto livello del potere legale.

    Alla stregua dell’esposto convincimento, si deve concludere che ricorrono le condizioni per ribaltare, sia pure nei limiti del periodo in considerazione, il giudizio negativo espresso dal Tribunale in ordine alla sussistenza del reato e che, conseguentemente, siano nel merito fondate le censure dei PM appellanti.
    Non resta, allora, che confermare, anche sotto il profilo considerato, il già precisato orientamento ed emettere, pertanto, la statuizione di non luogo a procedere per essere il reato concretamente ravvisabile a carico del sen. Andreotti estinto per prescrizione.

  5. #125
    brescianofobo
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    Citazione da Intervento Principale di by brunik
    Amici, segnalo questo interessante articolo del prof. D'Alimonte che concorda perfettamente col Prof. Brunik e dice che il prof. Sartori ha scritto un mucchio di scemenze.

    Da far leggere attentamente agli strateghi della Margherita, prima di buttare nel cesso l'Ulivo.

    Due a Uno e palla al centro.


    OSSERVATORIO POLITICO a cura di Roberto D'Alimonte

    PIÙ PARTITI- PIÙ VOTI? CALCOLO ERRATO


    All'indomani delle elezioni europee dello scorso anno abbiamo pubblicato sul «Sole-24 Ore» una analisi del rendimento della lista Uniti nell'Ulivo. Per orientarsi nelle polemiche di questi giorni conviene ripartire da lì. Anche perché in questi giorni si sono lette analisi (Giovanni Sartori sul «Corriere della Sera» del 24 maggio) fondate su dati discutibili.

    La nostra analisi realizzava quasi un esperimento di laboratorio, cosa rarissima nelle scienze sociali, grazie alla contestualità delle elezioni europee e di quelle provinciali. Alle europee era presente in tutte le regioni la lista Uniti nell'Ulivo, alle provinciali ognuno dei quattro partiti della federazione aveva presentato una propria lista. Abbiamo così potuto calcolare quanti fra gli elettori che hanno votato una delle quattro liste nella provincia hanno votato anche la lista unitaria alle europee.

    Il risultato è stato chiaro: la lista unitaria ha preso più voti dei quattro partiti divisi nelle province del Nord mentre al Sud è stato esattamente l'opposto. In particolare, al Nord la lista unitaria è andata bene in 15 province su 21, al Sud solo in una provincia su 22. In Lombardia ha preso ben 234.000 voti in più rispetto alle liste di partito. È un risultato che non sorprende perché sappiamo da tanti dati di sondaggio che al Nord esiste un elettorato "unionista", al Sud no. Al Sud contano le liste, I candidati, le preferenze. Al Nord conta la coalizione. Non è vera quindi la tesi di chi sostiene che l'unione non paga mai.

    Questi dati sono scientificamente molto più attendibili di quelli ripresi da Sartori che mettono a confronto le regionali del 2005 con le elezioni europee del 2004 e le politiche del 2001. È un confronto fuorviante. Tanto per indicare un problema fra i tanti: come si fa a tener conto delle tante liste personali presenti nelle regionali del 2005 e non nelle europee del 2004? Eppure la differenza Nord-Sud si intravede comunque anche nel caso di confronti di questo tipo quando sono fatti con la dovuta accortezza.

    Sulla base di questa differenza, dunque, la scelta di presentarsi alle regionali con il "listone" al Nord e con le liste di partito in quasi tutte le regioni del Sud ha avuto una sua logica. Soprattutto in considerazione del sistema elettorale delle regionali, per il quale il voto dato alle liste si trasferisce automaticamente ai candidati-presidenti. Quindi: al Sud più liste, più preferenze, più voti al candidato-presidente, più chance di vittoria per la coalizione. Questo ragionamento però non torna se applicato alle elezioni politiche: in questo caso il voto alla lista non viene trasferito automaticamente al candidato di collegio collegato alla lista; non esiste un voto di preferenza nella parte proporzionale che possa servire a mobilitare voti clientelari; la quota proporzionale vale solo un quarto dei seggi, per cui se la Margherita ottenesse anche il 4% in più di voti grazie alla presenza di una propria lista questo si tradurrebbe in pochi seggi; il vantaggio di presentarsi divisi al Sud rischia di essere pagato con defezioni al Nord. Conclusione: quello che andava bene alle regionali o alle comunali non va bene alle politiche. , Il sospetto, allora, è che dietro la decisione della Margherita non ci siano solo ragioni elettorali ma anche una diversa valutazione del progetto della federazione. Insomma, che cosa è questa benedetta federazione? E il primo passo verso il partito riformista? È uno strumento per stabilizzare le relazioni tra i due maggiori partiti del centro-sinistra sterilizzando la competizione tra di loro? Oppure è più semplicemente un patto per gestire insieme alcune decisioni nei periodi inter-elettorali lasciando liberi i contraenti di competere tra loro al momento delle elezioni?

    La maggioranza dei Ds punta alla prima. Prodi pensa forse alla seconda. Alla Margherita piace la terza. Ciascuna ipotesi comporta strategie elettorali diverse. Nel caso delle prime due non esistono ragioni elettorali forti perché i partiti della federazione si presentino separati alle elezioni. Solo la terza ipotesi è compatibile con gli attuali disegni della Margherita. Ma in questo caso "competition is competition", sembra dire Prodi con la scelta di ieri di farsi promotore di una lista dell'Ulivo, con tutte le conseguenze del caso.

    a cura di Roberto D'Alimonte

    Il Sole 24 ore 25-5-2005



    Sì, amici, pero' io mi sbatto a trovare e scannerizzare gli articoli di importanza fondamentale per lo svolgimento laico, ordinato ed esaustivo del presente thread e voi, invece di dire "bravo Brunik, avevi subito intuito che Sartori sbagliava e di grosso, interessante sto articolo che dice che Rutelli racconta un sacco di fregnacce come pensavi tu, cribbio, ma allora è vero, aveva ragione Prodi, con la sua ideaccia di Rutelli vuol farci perdere le elezioni, divisi si perde, lo dicono le nude cifre, lo dice Alimonte, al Nord è un disastro perchè poi non si sa più chi votare, al sud pure perchè alle politiche non ci sono i voti di preferenza,aiuto, salvateci da questo imbecille di Rutelli", e invece niente, il gelo, il silenzio, l' antipatia, il fastidio.

    Se state facendo mobbing nei miei confronti ditemelo, che vi scateno contro l'amministrazione.

  6. #126
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    Citazione da Intervento Principale di by brunik
    Amici, segnalo questo interessante articolo del prof. D'Alimonte che concorda perfettamente col Prof. Brunik e dice che il prof. Sartori ha scritto un mucchio di scemenze.
    Ricordo quell'articolo.

    Peccato sia stato smentito dalle successive regionali, perchè la lista unitaria è andata bene proprio dove, secondo D'Alimonti, doveva andare male, e cioè nell'Italia centrale; ed è andata maluccio proprio dove sarebbe dovuta andare meglio, e cioè nell'Italia settentrionale.

    Detto questo, per i motivi che ho spiegato altrove non concordo conla tesi secondo cui la lista unitaria non farebbe guadagnare voti.

  7. #127
    brescianofobo
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    Citazione da Intervento Principale di by Jan Hus

    Detto questo, per i motivi che ho spiegato altrove non concordo conla tesi secondo cui la lista unitaria non farebbe guadagnare voti.
    E quindi concordi con me che affermo che il fatto che lo strappo della Margherita è avvenuto con una motivazione pretestuosa e nasconde quindi ben altri fini, e noi tutti da giorni siamo chiamati a cercare di interpretare i pensieri reconditi dello statista De Mita.

    Oltre all'ipotesi fantasiosa di Arsena (Margherita che vuole rompere con l'Unione per rimettersi con l'UDC e riformare la DC e poi vincere dal centro come volevano fare Segni e Martinazzoli nel 1994) io ne avrei individuata una più prosaica: questo strappo mira a mettere Prodi e i prodiani in quota DS, quando sarà il momento di stabilire le quote di poltroncine.

    Cio' significa quindi che quando si tratterà di srabilire il vicepremier o il presidente della camera, la Margherita deprodizzata potrà dire ai DS: "se è Prodi il premier, il vice deve essere dei nostri, non dei vostri".

    Per non parlare dei 40-50 collegi marginali, persi nel 2001, che voleva Prodi per i suoi uomini, che pero' alla luce dei risultati delle regionali non sono più marginali ma sicuri: l'appetito vien mangiando, secondo De Mita dovranno metterceli tutti i DS, quindi sono alcune decine di collegi in più per la Margherita, mica paglia, per salvaguardare il'identità di un partito. Lo sappiamo tutti cosa mi guadagna un deputato.

    Alla fine del discorso quindi per i demitiani, liberatisi pure dai prodiani i cui posti in quota Margherita quindi si liberano, i collegi e le poltrone si raddoppiano.

    Amici, questa è Politica con la P maiuscola, poi pero' non lamentatevi se i partiti sono all'ultimo posto delle istituzioni in ogni classifica di fiduci dei cittadini.

 

 
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