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    Post Un "NO" al liberismo globale di Alain De Benoist

    UN ''NO'' AL LIBERISMO GLOBALE


    Ue: le posizioni francesi
    DI ALAIN DE BENOIST

    È facile dire che il "no" al referendum organizzato in Francia sul progetto di Costituzione europea sbaglia obiettivo, e che i suoi sostenitori commettono un grave errore accingendosi a "punire l’Europa" nel momento in cui vogliono punire il governo. Il punto da tenere presente va ben al di là delle conseguenze della realizzazione su scala nazionale delle politiche economiche liberali: numerosi elettori hanno ben compreso che il progetto loro proposto consiste soltanto nell’applicare quegli stessi principi su scala più grande, cosa che non eviterà di produrre risultati ancora più disastrosi.
    In altri termini, l’adesione alle norme europee è avvertita soprattutto come una tappa della standardizzazione mondiale da parte del liberalismo trionfante.

    Una Costituzione è normalmente un testo breve. Questa conta centinaia di pagine praticamente illeggibili da parte dei non-specialisti. In passato, le Costituzioni hanno sempre avuto come oggetto la definizione di un quadro istituzionale durevole nel quale era chiamato a svolgersi il gioco politico. Esse non hanno mai avuto lo scopo (con l’unica eccezione, rivelatrice, della Costituzione sovietica) di determinare gli orientamenti e il contenuto delle politiche stesse, che sono esclusivamente inerenti alle scelte del popolo sovrano.

    Il progetto attuale incide al contrario nel marmo gli orientamenti soprattutto in materia di politica economica e commerciale e di politica estera e di difesa, a cui i popoli dovranno sottomettersi, a meno che non vogliano vedere definite anticostituzionali le loro scelte democratiche. Invece di creare cooperazioni e solidarietà rinforzate, capaci di fare dell’Europa una potenza protetta in un mondo oggi sempre più instabile, il progetto di Costituzione proclama in effetti il "principio di un’economia di mercato aperta in cui la concorrenza è libera", fa riferimento alla liberalizzazione totale dei servizi e alla libertà non meno totale di circolazione dei capitali nel mondo, consacra l’indipendenza (e allo stesso tempo l’irresponsabilità politica) della Banca Centrale, decreta la soppressione progressiva di ogni restrizione agli scambi internazionali e agli investimenti stranieri. La libertà non è più il fondamento della Costituzione, essa diventa una semplice appendice del mercato.

    Alienandola alle esigenze della NATO - che il testo del Trattato costituzionale consacra come la "base della difesa collettiva degli Statimembri e l’organismo atto a realizzarla"! - così come a quelle del mercato mondiale, la Costituzione disarma l’Europa invece di rinforzarla.
    È per questo che la metà dei francesi sono ancora oggi tentati di dire "no".

    Alain de Benoist
    Fonte:Linea
    22.04.05
    Segnalato da:"AAAriannaEditrice"
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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    Angry Libero mercato

    Riccione, l’identità non ha prezzo


    roberto brusadelli
    --------------------------------------------------------------------------------
    Anche Riccione si è venduta l’anima per trenta denari: cambia pelle infatti, nel corso dell’intera estate, trasformandosi nella pubblicità vivente di un’auto della gamma Citroën, la RicC1one. L’amministrazione comunale ha pattuito e ottenuto dalla casa automobilistica francese un compenso tra l’altro modesto: centomila euro.
    Vediamo nel dettaglio l’immorale accordo. Per dare una visibilità immediata all’iniziativa si è deciso di cambiare, durante il tempo di durata della promozione, la cartellonistica stradale, creando un nome, appunto RicC1one, ibrido tra la denominazione topografica e la sigla della vettura. E non c’è chi non veda come si tratti di una scopiazzatura della sacrosanta battaglia leghista per affiancare il nome italiano dei comuni con la versione in lingua locale.
    Peccato che una lotta come questa per riaffermare, con una valenza non solo politica e culturale ma prima di tutto etica - sì, perché le mobilitazioni si possono fare sulle grandi questioni di principio anziché su lottizzazioni e poltrone - venga ora deformata e imbastardita per suonare la grancassa a un’impresa - nemmeno nazionale - che ha bisogno di vendere più auto e quindi incassare.
    L’identità significa ancoraggio forte alle proprie radici, senza il quale non si riesce a gestire il presente né a programmare il futuro. Che immagine trasmette di se stessa una comunità che si riduce a simili operazioni perverse di un business senz’arte né parte? Qualcuno dirà: ma in fondo si tratta di Riccione, una delle capitali del “divertimentificio” della Riviera romagnola. È una città che vive nella stagione calda, che deve continuamente rinnovarsi per offrire a turisti e stranieri un’immagine di allegria e spensieratezza.
    Un discorso in realtà che non convince nessuno: un conto è sfruttare le potenzialità del territorio e dell’economia con la straordinaria ricezione alberghiera e balneare; un conto, e ben diverso, è chiedere a un abitante di Riccione o comunque a un romagnolo se pensa che la sua personalità, la sua tradizione, il suo passato possano identificarsi con il portafoglio. Quello di Romagna è un popolo di grande fierezza: accetta le sollecitazioni al cambiamento, ma non ha mai dato prova di volersi farsi travolgere dai condizionamenti esterni. Al punto che è sempre all’ordine del giorno la proposta leghista di elevare la Romagna alla dignità di Regione. Questo sì è uno slogan che conta.


    [Data pubblicazione: 26/05/2005]

    Celtic , magari,tienici informati su sta vicenda cazz globalee magari facci vdere le foto di quei merdosi cartelli .Grazie.

 

 

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