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  1. #11
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    Predefinito

    Per Jan Hus: Le tue obiezioni sono in generale pertinenti, ma credo di poter rispondere in modo soddisfacente alla maggior parte, e, credimi, sono una persona molto pragmatica (anche per lavoro) e poco orientata alle prese di posizione preconcette. Però, a parte che ora sto lavorando e non ho tempo fino a stasera tardi, credo che sia meglio portare questo discorso su un altro forum, liberando questo 3d e lasciandolo al suo topic. Se sei d'accordo apriamo un 3d sul forum movimento dei movimenti. Così l'affrontiamo meglio e con più calma. Credo che sia interessante in generale, perchè quanto dici non investe solo AI, ma in generale tutte le organizzazioni che affrontano questi aspetti.
    Fammi sapere.

  2. #12
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    Predefinito Amnesty International

    In origine postato da Jan Hus
    Io non ho detto che i rapporti di AI non siano "attendibili". Il tono è molto asettico: è forse riportata in termini falsi la vicenda della "Cap Anamur"? No di certo. E' falso che ci sia un processo per maltrattamenti che si sarebbero verificati in un CPT? No, neanche questo lo è. E' falso che l'Italia non abbia approvato una legge sul diritto d'asilo? Sebbene non sia un esperto della materia, non credo che lo sia. Del resto, si può essere attendibilissimi e parzialissimi: nella scelta delle tematiche da trattare, di cosa dire e di cosa omettere, di cosa sottolineare e cosa no.

    Io ho detto un'altra cosa, senza entrare nel merito di quanto affermato sull'Italia dal Rapporto di AI: ho detto che AI non è un'organizzazione imparziale, e di conseguenza contesto qualsiasi particolare autorevolezza alle valutazioni espresse da AI. Sono valutazioni che posso condividere oppure no, nel merito; tuttavia, non considero AI un'organizzazione autorevole, e tanto meno imparziale, in materia di difesa dei diritti umani.

    Su cosa baso la mia convinzione (che non è solo la mia, perché conosco altri ex membri di AI)?

    Come certamente saprai, AI ha subito un'evoluzione nel corso degli anni che l'ha portata ad ampliare gradualmente il suo "mandato", cioè, in parole povere, le materie delle quali si ritiene investita. AI era nata come una sorta di "Croce Rossa" dei diritti umani: non pronunciava giudizi in merito alle leggi dei vari paesi, non entrava in giudizi di merito sui singoli sistemi politici; si limitava a cercare di fare in modo che l'opinione pubblica premesse sui governi dei singoli paesi perché liberasse dei "prigionieri di coscienza", o sottoponesse i "prigionieri politici" ad un processo equo. Inoltre, per evitare di essere tacciata di essere parziale, cercava di scegliere i suoi casi in base ad un criterio di bilanciamento geografico.

    Con il passare degli anni, ed in concomitanza con il crollo del blocco sovietico, quest'approccio è gradualmente venuto meno. AI ha cominciato a pronunciare giudizi sulle legislazioni; ad intervenire in settori che possono essere solo con un'interpretazione molto estensiva essere considerati pertinenti ai diritti umani, come il commercio delle armi; ha assunto gradualmente posizioni sempre più "politiche", anche se velatamente tali, e sempre di un certo segno. In effetti, i giudizi sulle legislazioni tendono ad essere piuttosto espliciti quando riguardano i paesi "occidentali"; tendono ad essere assai più sfumati quando i paesi oggetto dell'esame sono quelli espressione di ideologie "antioccidentali". All'approccio tradizionale si è sovrapposto un approccio "sistemico".

    La crescente (e palese) parzialità di Amnesty International è evidente soprattutto in due casi. Il primo è stato il lancio di una campagna avente ad oggetto la situazione dei diritti umani negli Stati Uniti (se non erro era il 1997). Ora, a me pare evidente che, per quanto negli Stati Uniti ci siano senz'altro abusi commessi dalla polizia, processi in cui non si rispettano totalmente le garanzie degli imputati etc. etc. il lancio di una campagna sui diritti umani negli Stati Uniti sia semplicemente privo di senso. Mi pare del tutto assurdo mobilitare le risorse di un'associazione su un paese che non presenta di certo una situazione emergenziale in tema di diritti umani. Che dire, allora, della Libia, dell'Afganistan (in cui all'epoca governavano i taliban), della Bielorussia, dell'Iran, della Cina, dell'Arabia Saudita? Direi che, prima di lanciare una campagna "Stati Uniti", sarebbe il caso di lanciare campagne almeno su questi paesi fino a quando la situazione dei diritti umani non migliori almeno al livello degli Stati Uniti. Tuttavia, quando si considerino le simpatie politiche della maggior parte dell'organizzazione (almeno per quanto riguarda militanti e quadri, sui dirigenti non potrei giurarci), la cosa appare facilmente spiegabile.

    Un caso ancora più lampante è rappresentato dal conflitto arabo-israeliano. Il capitolo su Israele e Territori Occupati è dedicato,. per la quasi totalità, ad Israele. Ben poco si dice sui gruppi armati palestinesi (un modestissimo paragrafo). Ma come, AI non ha richieste da fare all'ANP? Non si preoccupa di eventuali connivenze delle organizzazioni terroristiche con l'ANP? Non chiede che esse siano represse? E' proprio sicura che l'ANP faccia di tutto per proteggere i diritti umani? Vero, la Giudea e la Samaria sono occupate: ma Israele non è forse in guerra? Il Rapporto taccia la legge israeliana sulla cittadinanza niente meno che di "discriminazione razziale": un giudizio senza appello. Sarà anche una legge criticabile, ma per soddisfare gli ipocriti soloni di AI Israele dovrebbe sopportare la sua eutanasia demografica? Non le sanno, queste cose, gli espertoni sui diritti e rovesci umani di AI? Inoltre, il fatto che i Rapporti di AI citino insistentemente le posizioni delle organizzazioni dell'ONU, notoriamente ostili ad Israele, la dice puttosto lunga sull'atteggiamento ipocritamente ostile di AI nei riguardi di Israele.

    Prendiamo un altro esempio: la pena di morte. Anni fa (all'epoca io ero ancora socio) AI sostenne una campagna per l'abrogazione totale della pena di morte dal nostro ordinamento giudiziario. In effetti, la pena di morte era ancora prevista per alcuni reati (tipo il sabotaggio) dal Codice Penale Militare di Guerra. In tutta onestà, pur essendo contrario alla pensa di morte, mi sfugge il senso di una campagna del genere. E' evidente che quelle belliche sono circostanze estreme. Era veramente una priorità per i diritti umani abrogare la pena di morte anche in casi tanto estremi? Siamo sicuri che, dovendo fare una scelta, una società, in casi del genere, dovrebbe preferire la vita degli individui anche mettendo a rischio quella dell'intera comunità statuale?

    Ora, AI è un'organizzazione che tiene il piede in due staffe. Ha ampliato gradualmente il suo mandato (anzi, la sua "missione", come si chiama, con termine vagamente aziendalistico, sul sito della Sezione Italiana): ora "si batte per un trattato internazionale sul commercio delle armi" e anche per la "responsabilità sociale delle imprese". E a quale titolo nella missione figurano questi due punti e non, per esempio, l'"instaurazione di sistemi in cui il governo dipenda dal consenso dei governati", oppure "il rispetto della libertà di stampa"? Certo, difficile collegare tematiche simili a singoli casi di violazione (ma non sempre è difficile); ma la stessa difficoltà vale anche per il "commercio delle armi" o la "responsabilità sociale delle imprese". Qualcuno può forse contestare che queste tematiche non siano attinenti alla difesa dei diritti umani, almeno tanto quanto il commercio internazionale delle armi o la non meglio specificata "responsabilità sociale delle imprese"? (Una dizione così vaga, poi: come se la politica non si occupasse proprio della definizione del contenuto di questa "responsabilità sociale"; anzi, come se non si trattasse di una questione EMINENTEMENTE politica, che non si può certo decidere appellandosi a dichiarazioni di principio, prive di efficacia giuridica internazionale, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani). E come mai nella "missione", quindi, vengono incluse alcune tematiche e non altre? A me qualche sospetto viene.

    Questo non è il programma di un'organizzazione imparziale ed "ecumenica", che si occupa di casi singoli: è il programma di un'organizzazione politica, e che è pienamente tale. Le organizzazioni politiche devono avere il coraggio di assumere posizioni politiche e di farsi giudicare su questo terreno. Amnesty International le assume soltanto nel caso dei paesi occidentali; non li assume nel caso dei paesi non democratici.

    Il programma politico di AI, non a caso, copre soprattutto le tematiche care ad una certa sinistra vagamente antioccidentale e terzomondista (il commercio delle armi, il diritto di asilo); è molto più formalista su questioni alle quali è più sensibile la sinistra di stampo liberaldemocratico: le libertà fondamentali, la libertà di stampa, il pluralismo politico.

    Il rapporto annuale critica l'Italia perché rimpatria i rifugiati. Nel capitolo sulla Libia non c'è una parola sul fenomeno, arcinoto, in base al quale la Libia usa i profughi come arma di pressione politica sull'Italia, facilitando o ostacolando le partenze a seconda dei casi. E questa sarebbe un'organizzazione seria?

    Del resto, basta andare sul sito della Sezione Italiana per vedere cosa c'è in primo piano: Abu Ghraib e l'Afganistan.

    E ti pareva...
    AI è una associazione di sinistra.
    Marino.

  3. #13
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    Predefinito

    In origine postato da Nelson
    Per Jan Hus: Le tue obiezioni sono in generale pertinenti, ma credo di poter rispondere in modo soddisfacente alla maggior parte, e, credimi, sono una persona molto pragmatica (anche per lavoro) e poco orientata alle prese di posizione preconcette. Però, a parte che ora sto lavorando e non ho tempo fino a stasera tardi, credo che sia meglio portare questo discorso su un altro forum, liberando questo 3d e lasciandolo al suo topic. Se sei d'accordo apriamo un 3d sul forum movimento dei movimenti. Così l'affrontiamo meglio e con più calma. Credo che sia interessante in generale, perchè quanto dici non investe solo AI, ma in generale tutte le organizzazioni che affrontano questi aspetti.
    Fammi sapere.
    OK, ma perché spostarlo?

  4. #14
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    Predefinito Diritti umani

    In origine postato da Jan Hus
    Io non ho detto che i rapporti di AI non siano "attendibili". Il tono è molto asettico: è forse riportata in termini falsi la vicenda della "Cap Anamur"? No di certo. E' falso che ci sia un processo per maltrattamenti che si sarebbero verificati in un CPT? No, neanche questo lo è. E' falso che l'Italia non abbia approvato una legge sul diritto d'asilo? Sebbene non sia un esperto della materia, non credo che lo sia. Del resto, si può essere attendibilissimi e parzialissimi: nella scelta delle tematiche da trattare, di cosa dire e di cosa omettere, di cosa sottolineare e cosa no.

    Io ho detto un'altra cosa, senza entrare nel merito di quanto affermato sull'Italia dal Rapporto di AI: ho detto che AI non è un'organizzazione imparziale, e di conseguenza contesto qualsiasi particolare autorevolezza alle valutazioni espresse da AI. Sono valutazioni che posso condividere oppure no, nel merito; tuttavia, non considero AI un'organizzazione autorevole, e tanto meno imparziale, in materia di difesa dei diritti umani.

    Su cosa baso la mia convinzione (che non è solo la mia, perché conosco altri ex membri di AI)?

    Come certamente saprai, AI ha subito un'evoluzione nel corso degli anni che l'ha portata ad ampliare gradualmente il suo "mandato", cioè, in parole povere, le materie delle quali si ritiene investita. AI era nata come una sorta di "Croce Rossa" dei diritti umani: non pronunciava giudizi in merito alle leggi dei vari paesi, non entrava in giudizi di merito sui singoli sistemi politici; si limitava a cercare di fare in modo che l'opinione pubblica premesse sui governi dei singoli paesi perché liberasse dei "prigionieri di coscienza", o sottoponesse i "prigionieri politici" ad un processo equo. Inoltre, per evitare di essere tacciata di essere parziale, cercava di scegliere i suoi casi in base ad un criterio di bilanciamento geografico.

    Con il passare degli anni, ed in concomitanza con il crollo del blocco sovietico, quest'approccio è gradualmente venuto meno. AI ha cominciato a pronunciare giudizi sulle legislazioni; ad intervenire in settori che possono essere solo con un'interpretazione molto estensiva essere considerati pertinenti ai diritti umani, come il commercio delle armi; ha assunto gradualmente posizioni sempre più "politiche", anche se velatamente tali, e sempre di un certo segno. In effetti, i giudizi sulle legislazioni tendono ad essere piuttosto espliciti quando riguardano i paesi "occidentali"; tendono ad essere assai più sfumati quando i paesi oggetto dell'esame sono quelli espressione di ideologie "antioccidentali". All'approccio tradizionale si è sovrapposto un approccio "sistemico".

    La crescente (e palese) parzialità di Amnesty International è evidente soprattutto in due casi. Il primo è stato il lancio di una campagna avente ad oggetto la situazione dei diritti umani negli Stati Uniti (se non erro era il 1997). Ora, a me pare evidente che, per quanto negli Stati Uniti ci siano senz'altro abusi commessi dalla polizia, processi in cui non si rispettano totalmente le garanzie degli imputati etc. etc. il lancio di una campagna sui diritti umani negli Stati Uniti sia semplicemente privo di senso. Mi pare del tutto assurdo mobilitare le risorse di un'associazione su un paese che non presenta di certo una situazione emergenziale in tema di diritti umani. Che dire, allora, della Libia, dell'Afganistan (in cui all'epoca governavano i taliban), della Bielorussia, dell'Iran, della Cina, dell'Arabia Saudita? Direi che, prima di lanciare una campagna "Stati Uniti", sarebbe il caso di lanciare campagne almeno su questi paesi fino a quando la situazione dei diritti umani non migliori almeno al livello degli Stati Uniti. Tuttavia, quando si considerino le simpatie politiche della maggior parte dell'organizzazione (almeno per quanto riguarda militanti e quadri, sui dirigenti non potrei giurarci), la cosa appare facilmente spiegabile.

    Un caso ancora più lampante è rappresentato dal conflitto arabo-israeliano. Il capitolo su Israele e Territori Occupati è dedicato,. per la quasi totalità, ad Israele. Ben poco si dice sui gruppi armati palestinesi (un modestissimo paragrafo). Ma come, AI non ha richieste da fare all'ANP? Non si preoccupa di eventuali connivenze delle organizzazioni terroristiche con l'ANP? Non chiede che esse siano represse? E' proprio sicura che l'ANP faccia di tutto per proteggere i diritti umani? Vero, la Giudea e la Samaria sono occupate: ma Israele non è forse in guerra? Il Rapporto taccia la legge israeliana sulla cittadinanza niente meno che di "discriminazione razziale": un giudizio senza appello. Sarà anche una legge criticabile, ma per soddisfare gli ipocriti soloni di AI Israele dovrebbe sopportare la sua eutanasia demografica? Non le sanno, queste cose, gli espertoni sui diritti e rovesci umani di AI? Inoltre, il fatto che i Rapporti di AI citino insistentemente le posizioni delle organizzazioni dell'ONU, notoriamente ostili ad Israele, la dice puttosto lunga sull'atteggiamento ipocritamente ostile di AI nei riguardi di Israele.

    Prendiamo un altro esempio: la pena di morte. Anni fa (all'epoca io ero ancora socio) AI sostenne una campagna per l'abrogazione totale della pena di morte dal nostro ordinamento giudiziario. In effetti, la pena di morte era ancora prevista per alcuni reati (tipo il sabotaggio) dal Codice Penale Militare di Guerra. In tutta onestà, pur essendo contrario alla pensa di morte, mi sfugge il senso di una campagna del genere. E' evidente che quelle belliche sono circostanze estreme. Era veramente una priorità per i diritti umani abrogare la pena di morte anche in casi tanto estremi? Siamo sicuri che, dovendo fare una scelta, una società, in casi del genere, dovrebbe preferire la vita degli individui anche mettendo a rischio quella dell'intera comunità statuale?

    Ora, AI è un'organizzazione che tiene il piede in due staffe. Ha ampliato gradualmente il suo mandato (anzi, la sua "missione", come si chiama, con termine vagamente aziendalistico, sul sito della Sezione Italiana): ora "si batte per un trattato internazionale sul commercio delle armi" e anche per la "responsabilità sociale delle imprese". E a quale titolo nella missione figurano questi due punti e non, per esempio, l'"instaurazione di sistemi in cui il governo dipenda dal consenso dei governati", oppure "il rispetto della libertà di stampa"? Certo, difficile collegare tematiche simili a singoli casi di violazione (ma non sempre è difficile); ma la stessa difficoltà vale anche per il "commercio delle armi" o la "responsabilità sociale delle imprese". Qualcuno può forse contestare che queste tematiche non siano attinenti alla difesa dei diritti umani, almeno tanto quanto il commercio internazionale delle armi o la non meglio specificata "responsabilità sociale delle imprese"? (Una dizione così vaga, poi: come se la politica non si occupasse proprio della definizione del contenuto di questa "responsabilità sociale"; anzi, come se non si trattasse di una questione EMINENTEMENTE politica, che non si può certo decidere appellandosi a dichiarazioni di principio, prive di efficacia giuridica internazionale, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani). E come mai nella "missione", quindi, vengono incluse alcune tematiche e non altre? A me qualche sospetto viene.

    Questo non è il programma di un'organizzazione imparziale ed "ecumenica", che si occupa di casi singoli: è il programma di un'organizzazione politica, e che è pienamente tale. Le organizzazioni politiche devono avere il coraggio di assumere posizioni politiche e di farsi giudicare su questo terreno. Amnesty International le assume soltanto nel caso dei paesi occidentali; non li assume nel caso dei paesi non democratici.

    Il programma politico di AI, non a caso, copre soprattutto le tematiche care ad una certa sinistra vagamente antioccidentale e terzomondista (il commercio delle armi, il diritto di asilo); è molto più formalista su questioni alle quali è più sensibile la sinistra di stampo liberaldemocratico: le libertà fondamentali, la libertà di stampa, il pluralismo politico.

    Il rapporto annuale critica l'Italia perché rimpatria i rifugiati. Nel capitolo sulla Libia non c'è una parola sul fenomeno, arcinoto, in base al quale la Libia usa i profughi come arma di pressione politica sull'Italia, facilitando o ostacolando le partenze a seconda dei casi. E questa sarebbe un'organizzazione seria?

    Del resto, basta andare sul sito della Sezione Italiana per vedere cosa c'è in primo piano: Abu Ghraib e l'Afganistan.

    E ti pareva...
    L'Italia nei confronti dei clandestini dovrebbe conportarsi come l'Australia.

    Marino.

  5. #15
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    Predefinito

    In origine postato da Jan Hus
    OK, ma perché spostarlo?
    Chiedo scusa per ricomparire solo ora. Comunque suggerivo di spstarlo perché qui dovremmo parlare del caso italiano, e in particolare degli aspetti descritti sopra, mentre il problema delle scelte sulle priorità d'intervento riguarda aspetti più generali, che sarebbero meglio ospitati sul forum che indicavo. Alcune delle cose che rilevi riguardano significativamente anche altre organizzazioni, come Human Right's Watch.
    Per quanto riguarda la composizione degli aderenti ad AI in Italia, è vero che per la maggior parte sono orientati a sinistra, ma è vero esattamente il contrario in altri paesi. Questo semmai può avere più adereza al topic di questo 3d, nel senso che, paese per paese, aderiscono ad AI gli strati di popolazione (e di conseguenza anche di elettorato) più attenta al problema dei diritti umani. A Cuba, probabilmente assisteremmo al fenomeno opposto, mentre il pendolo si sposterebbe di nuovo tra i leftist in Florida. Meno di tre anni fa sono stato alcuni mesi in Salvador, dove ho dovuto rivedere i concetti che avevo riguardo a destra e sinistra in America Latina, cosa che non mi era accaduta nella stessa misura in Sud Africa. Come si capirà dai miei post, non sono esattamente un fan dell'Opus Dei, ma ritengo che in Salvador abbia avuto un ruolo molto positivo nel processo di disarmo della destra, che, a sua volta è diversa da quella che noi cataloghiamo così. La destra di alcuni paesi Latino Americani è un concetto feudale, dai pistoleiros brasiliani allo stesso Salvador, dove 16 famiglie possedevano il paese, persone comprese. Questo è molto diverso dal concetto che abbiamo di una destra moderna, sia pure fascista. In Italia la sensibilità ai DDUU. appartiene storicamente più alla sinistra, anche se poi, frequentemente queste persone danno per scontate le categorie politiche che vivono qui anche per altre aree e hanno difficoltà ad accettare che il Vietnam sia un sistematico violatore dei DD.UU. Il rpoblema opposto accade in Finlandia. Sono rimasto un po' sorpreso dal vedere che uno dei post critici su AI (dichiarata di sinistra) viene da una persona che dichiara la Finlandia come luogo di provenienza. In Finlandia si potrebbe dire che AI è di destra, anche perché per motivi, simili ed opposti all'Italia, la porzione di popolazione più sensibile a questi temi (e che compone la maggioranza degli aderenti ad AI) è orientata a destra (destra finlandese).
    Per riprendere il topic, la situazione dei DD.UU. in Italia è indiscutibilmente aggravata, rispetto a qualche anno fa. Credo che uno dei motivi sia lo stesso dell'aggravamento dell'economia: grande superficialità ed incompetenza del governo che supplisce alla difficoltà nel gestire situazioni complesse con la scorciatoia della violazione dei diriitti umani.

 

 
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