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    Post Perche’l’idea Viva!

    Riprendendo il titolo di un articolo di fondo di Concetto Pettinato, apparso il 21 giugno 1944 sul quotidiano torinese “La Stampa” (il cui motto era, fino a qualche tempo fa: “Frangar non Flectar”) articolo che suscitò nella Repubblica Sociale Italiana grande impressione, evochiamo il fantasma del Movimento Sociale Italiano, invitandolo a dare un tangibile segno della sua presenza.
    In effetti, dobbiamo costatare che da ormai troppo tempo i dirigenti del M.S.I. hanno dimostrato di voler relegare il Partito nel dimenticatoio della vita politica nazionale.
    Questa situazione è andata via via aggravandosi dopo il VII° Congresso Nazionale: le beghe interne, dovute a calcoli personalistici ed elettorali, hanno “congelato” completamente ogni attività. Le Federazioni sono state abbandonate completamente a se stesse; attivisti, iscritti, simpatizzanti, sono rimasti nell’immobilità assoluta in attesa che a Roma si mettessero d’accordo. Le poche residue speranze di un effettivo “Rinnovamento” del Partito, riposte in Almirante, sono cadute.
    Dobbiamo disilludere i nostri camerati: a Roma si patteggiano unicamente le poltrone della Direzione e del Comitato Centrale del Partito, o le possibilità di essere eletti alle prossime elezioni.
    Michelini ha dovuto ricredersi, a causa del completo fallimento della sua politica di “inserimento democratico” e, a quanto pare, questo basta al “rivoluzionario” Almirante.
    A nostro modo di vedere, non si tratta più di decidere quale linea politica sia meglio seguire, ma di scegliere soltanto di quale morte si deve perire. Se, a detta di Pacciardi, Moro ha un piede in sagrestia e l’altro in casino, Michelini ha un piede in parlamento e l’altro nella fossa.
    L’ultima volta che ci fu data la possibilità di guardare con relativa fiducia al futuro del Partito, fu in occasione del raduno di Predappio. Da tutta Italia affluirono decine di migliaia di fedeli, e constatammo quanto coraggio e quanta dedizione si possa ancora trovare nelle nostre file; nel cuore della Romagna rossa, i nostri avversari di ieri e di sempre, di fronte alla nostra decisione e compattezza, nulla riuscirono a contrapporre: fino a quando le nostre colonne incrociarono nella zona, i nostri avversari, completamente paralizzati, non dettero alcun segno di vita.
    Per contro, il mancato Congresso del Partito a Genova, nel luglio 1960, ove di fronte all’imposizione della piazza scatenata dai comunisti, i capi responsabili del M.S.I. subirono la provocazione e non ebbero il coraggio di far affluire a Genova le forze nazionali per affiancare e coadiuvare le forze dell’ordine e i camerati della Liguria, confermò i nostri gravi dubbi sull’efficienza dell’organizzazione. Un’altra prova dell’inefficienza del Partito è data dal non essersi mai impegnati in una prova di forza, sia pure a carattere locale ed elettorale, nella provincia di Cuneo. Una delle poche occasioni in cui si è avuto modo di constatare cosa possa il coraggio e la volontà di operare concretamente, c’è stata data dal convegno interregionale del M.S.I., svoltosi a Massa il 28 ottobre 1963: nonostante l’ostinata opposizione degli eredi del ciellenismo e di una ben orchestrata campagna di stampa, ingenti forze conversero dalla Liguria, dall’Emilia, dalla Toscana. La celebrazione in programma fu tenuta regolarmente.
    Ma un episodio sporadico come questo, il cui merito è da attribuirsi essenzialmente agli organizzatori locali, non può presumere di salvare dal naufragio il M.S.I.: la conferma ai nostri dubbi è venuta proprio da Massa, a proposito della mancata manifestazione (proibita…dai ciellenisti locali!) organizzata per il 26 gennaio scorso.
    Sia ben chiaro che noi non possiamo e non dobbiamo accettare imposizioni da alcuno, che c’impediscano di parlare, o di tenere una qualsivoglia manifestazione, quando e dove vogliamo!
    D’altra parte non chiediamo niente che non sia concesso e dovuto dall’attuale Costituzione: se dobbiamo continuare ad essere considerati dei cittadini di secondo ordine, allora si abbia finalmente il coraggio, definitivo, di sconfessare apertamente questo “sistema”, abbandonando tutte quelle cariche che questo sistema convalidano. Per chi non vuole capire, saremo più espliciti: si abbandonino le poltrone a Montecitorio, a Palazzo Madama, in tutti i Consigli Comunali e Provinciali, cessi qualsiasi collaborazione col “sistema”, si faciliti l’allargamento delle falle che ogni giorno di più minacciano il Regime.
    Se è vero che molti aspetti della crisi del M.S.I. sono da imputarsi ai dirigenti, all’organizzazione ed alla dissoluzione dei quadri, è pure vero che al M.S.I. è mancato un coordinamento nella propaganda, nella stampa, nelle manifestazioni esterne: se oggi non troviamo la dovuta affermazione in seno alle masse, è dovuto al fatto che queste non sanno di noi quel che dovrebbero.
    Ogni giorno siamo tacciati di essere dei nazionalisti “sorpassati” in quanto non sappiamo guardare al di là delle nostre frontiere: questo è falso, noi lo sappiamo, ma non lo sa chi dovrebbe.
    Chi si è battuto a fondo, nel M.S.I., per l’Europa?
    Gli uomini del M.S.I., in merito, non hanno meno remore di quante ne possono avere i liberali, i monarchici o i democristiani.
    Tutti si sforzano di cattivarsi le simpatie della Chiesa, e questa avalla l’alleanza della D.C. con i socialisti; tutti si sforzano di dichiararsi filo U.S.A. e filo N.A.T.O., e nessuno si batte per una forza europea.
    Quando, nella battaglia quotidiana, parliamo di come dovrebbe realizzarsi un effettivo inserimento delle categorie produttrici della Nazione nella direzione dello Stato, parliamo delle fasi tramite le quali vogliamo giungere alla socializzazione delle imprese: partecipazione agli utili, cogestione delle aziende, comproprietà delle aziende, capitale e lavoro nelle stesse mani; parliamo della “democrazia verticale”, di una struttura gerarchica delle rappresentanze dei lavoratori e degli imprenditori nelle Corporazioni.
    Ebbene, signori dirigenti del M.S.I., quasi sempre troviamo comprensione e adesione ai principi che noi illustriamo, ma a questo punto i nostri interlocutori manifestano dei dubbi cui non possiamo e non sappiamo rispondere; quasi sempre ci viene detto: “Non è vero che voi vi battete per questi scopi, e lo dimostra il fatto che i responsabili del vostro partito non ne parlano: né sui giornali, né in Parlamento, alla radio o alla televisione”.
    D’altra parte la SOCIALIZZAZIONE e lo STATO NAZIONALE DEL LAVORO sono parte integrante, diremmo essenziale, del nostro Credo politico: è la giustificazione stessa della nostra presenza. E’ per questo motivo che non possiamo tollerare che il Vice-Segretario del Partito, Romualdi, possa affermare (in un recente “rapporto” alla Federazione di Torino) che lui, oggi come oggi, non ritiene più validi i principi di cui sopra…!
    A questo punto non resta che fare una considerazione: se Romualdi, e quelli che la pensano come lui, non vogliono la Socializzazione perché sono più a destra, ebbene si battano per i liberali, i massoni, i capitalisti.

    §§§§§

    A parte i fattori puramente tecnici e politici della negativa azione del Partito, occorre considerare con la massima severità gli elementi di carattere morale che condannano la linea di condotta del Movimento Sociale Italiano.
    Come già abbiamo stigmatizzato nell’articolo “E’ il meno peggio ma a noi non basta” (Cfr.: “I Quaderni Neri” n° 2-3), militanti e simpatizzanti del M.S.I. si battono coraggiosamente da diciotto anni, con fermezza spiegabile unicamente con la fedeltà all’Idea. Lottano e pagano di persona nelle officine, nelle scuole, negli uffici, sulle piazze, ovunque: pagano spiritualmente, fisicamente, materialmente in ogni dove, per tenere viva la fiaccola del loro Credo, per difendere la memoria dei Caduti per la Patria e per l’Idea. In effetti, sono essi il Partito, ne costituiscono l’ossatura poderosa: è la loro presenza che impedisce al Partito di sfasciarsi.
    Sia ben chiaro, però, che nessuno di questi uomini intende sostenere, e ancor meno rieleggere gli attuali rappresentanti, se questi non mantengono, per viltà o incapacità, gli impegni morali e politici assunti e vantati fino ad oggi.
    Questi uomini non intendono prolungare, come in buona fede hanno fatto fino ad oggi, la situazione di privilegio dei professionisti della politica, dei propri deputati e senatori, capaci solo di parole, inibiti a qualsiasi azione concreta atta ad assicurare al Partito una qualche possibilità nella lotta per il potere.
    Le finalità dell’ “inserimento democratico”, patrocinato da Michelini e dai suoi seguaci, consistono nella remota, più che remota, possibilità che la Democrazia Cristiana accetti il contributo degli uomini del M.S.I. per la formazione di un Governo di centro-destra…!
    Secondo i deviazionisti insediatisi alla direzione del M.S.I. noi dovremmo accontentarci delle briciole, dei rifiuti, delle carichette del sottobosco governativo, magari di un “Ministero delle banane”!
    Si sbagliano!
    Noi vogliamo trascinare, non essere trascinati!
    La nostra presenza sarà stata giustificata solo il giorno in cui avremo imposto il nostro Nuovo Ordine: ma questo Nuovo Ordine dovrà essere realizzato in ogni settore della Nazione, il rinnovamento dovrà essere totale, nessuno e niente dovrà sfuggire all’intensa opera di strutturazione del nuovo Stato, niente e nessuno dovrà o potrà sottrarsi ai compiti che la nuova Nazione si prefiggerà!
    Noi non avremo una vera funzione sino al giorno in cui non potremo pervenire alla guida della Nazione.
    Le condizioni in cui troveremo questa nostra Italia, rovinata dalla suicida politica statunitense, dall’opportunistica e temporale opera della Chiesa, dalla disonestà più volte comprovata della classe dirigente attuale, dall’inversione di tutti i valori morali tradizionali, quando ci troveremo a doverci impadronire del potere, saranno disperate. Mai l’Italia ha dovuto procedere al proprio risanamento da una situazione come l’attuale: il nostro bisturi dovrà operare in profondità come in estensione; con la massima attenzione, con il massimo scrupolo, ma inesorabilmente ogni organo malato dovrà essere asportato.
    Non è più tempo di medicina, ma di chirurgia: il Movimento Sociale Italiano, nei suoi limiti modesti, intende ricorrere alla medicina quando ormai la cancrena avanza senza ostacoli; noi intendiamo ricorrere alla chirurgia: è l’unica possibilità rimasta all’Italia e all’Europa per potersi salvare!
    Se i signori dirigenti del M.S.I. si sono imborghesiti, se la carriera politica ha fatto loro dimenticare ciò che significa credere e lottare, al momento opportuno saranno considerati alla stregua dei nostri avversari.
    Si ricordino, questi signori, che l’essere “arrivati” non deve essere considerato un premio, un premio che permetta il rilassamento e il godimento della sicurezza economica raggiunta: per i militanti non esistono premi, tanto meno devono esistere per gli uomini chiamati a guidarli.
    Noi non abbiamo bisogno di gerarchi, ci occorrono Capi!
    Le colpe dei nostri “gerarchi”, se non bastasse quanto fin qui detto, sono state suggellate dall’allontanamento dal partito del Maresciallo d’Italia Graziani, del Comandante Borghese, del Generale Farina, del Comandante Grossi, del Comandante Botto, del Generale Invrea, e di molti, troppi VERI combattenti della Repubblica Sociale Italiana.
    Eppure, un giorno, anche questi signori deputati e senatori hanno combattuto e sofferto: è stato il loro passato ad infondere in noi la fiducia che nel futuro si sarebbero comportati con lo stesso stile. Per questo sono stati eletti.
    Ma oggi hanno dimenticato.
    La catena delle loro colpevoli “dimenticanze” è senza fine: hanno dimenticato tutto e tutti!
    Hanno dimenticato le loro e le nostre speranze: Hanno dimenticato l’epopea di sangue dei nostri battaglioni di volontari, i martiri, i Caduti, gli assassinati, le nostre donne violentate, le sevizie, le torture alle quali fu sottoposta la nostra gente, i campi di concentramento, le galere, la disoccupazione, le epurazioni, la fame sopportata per lunghi anni.
    Hanno dimenticato le nostre famiglie orbate, le nostre vite distrutte!
    Ma ormai…si sono sistemati a Roma!
    “La Vecchia Guardia muore, non s’arrende!” si diceva un tempo: oggi invece sono i giovani “a tenere duro”; siamo noi giovani, che ancora portiamo negli occhi la visione dei nostri padri falciati dalle raffiche di mitra della “giustizia popolare”, assassinati perché Credevano, perché non erano degli imboscati, siamo noi giovani a dover dire ai signori di Roma e ai dirigenti periferici: non tradite i vostri sogni di gioventù, i nostri sogni, non tradite i camerati caduti, non arrendetevi!
    Tornate nei nostri squallidi cimiteri, soffermatevi dinanzi ai tumuli di nuda terra che ricoprono i corpi dei nostri combattenti “sconosciuti”: non si conosce il loro nome, ma sono sepolti insieme perché li accomunava una divisa, un’Idea.
    Visitate le povere case dei congiunti dei nostri morti assassinati. Rileggete le pagine delle “Lettere di Caduti della R.S.I., di Don Angelo Scarpellini, o le pagine di “Martirologio Italico della R.S.I.” di Frà Ginepro…e meditate.
    Fate un esame di coscienza, e meditate su cosa siete e cosa giuraste di essere: per voi stessi.
    …Ma, servirà a qualcosa?
    Noi non abbiamo chiesto e non chiediamo niente: solo la fedeltà al giuramento da voi prestato!

    §§§§§

    Voi ormai non parlate più il nostro linguaggio: ormai avete paura di pronunciare persino il nome della Repubblica Sociale Italiana, e lo dimostra il fatto che non avete voluto figurare fra i promotori della celebrazione del suo ventennale.
    Spendete miliardi per le vostre campagne elettorali (giocando con i nostri sentimenti, con la nostra buona fede, con le nostre speranze), e lasciate a noi, senza mezzi, la cura delle tombe delle decine di migliaia di nostri Caduti.
    Vi ricordate di vivi e di morti solo quando vi mettete in lizza per la conquista di qualche inutile poltrona.
    Signori! E’ giunto per noi il momento di dirvi: BASTA!
    La vostra sorte non c’interessa: Oggi come oggi non muoveremmo un dito per sottrarvi al piombo marxista: in fondo ve lo siete voluto.
    A noi interessa solo non mollare: alla disperata!
    E non molleremo, perché nulla e nessuno ci può strappare ai nostri Ideali, perché non vogliamo che tanti ragazzi siano morti invano, perché non vogliamo che le lacrime delle nostre madri si mischino allo sterco che ci circonda!
    Signori! Continuate pure a baloccarvi come più vi aggrada!
    Ma non osate parlare ancora di Mussolini, di Repubblica Sociale, di Caduti: non li rappresentate più!
    Quanto prima ci troveremo a regolare i conti, democraticamente, come piace a voi.

    §§§§§

    “Come nelle sedute spiritiche, dal buio dove annaspiamo dolorosamente da mesi, gridiamo all’Ente invocato: “Se ci sei, batti un colpo.”

    I QUADERNI NERI

    Torino, marzo 1964

    Supplemento al n° 2-3










    Camerati!
    In questi tempi, quando più grigio è il destino dell’Italia e dell’Europa, è più necessario che mai che il Movimento Sociale Italiano abbia il coraggio e la forza di ritrovare se stesso: IL RITORNO ALLE ORIGINI è condizione essenziale perché il M.S.I. ritrovi il suo impeto rivoluzionario.
    E’ necessario che il M.S.I. si purifichi dai politicanti di professione, fissi in punti inequivocabili i motivi e gli scopi della sua azione politica, economica e sociale.
    Noi, giovani del M.S.I., rimasti fedeli all’Idea che Unica ha saputo dare all’Italia il suo posto nel mondo, ci siamo ritrovati con i combattenti di tutte le guerre, e particolarmente con i volontari della Repubblica Sociale Italiana: da quest’incontro è scaturita la ferma volontà d’imporre al Movimento Sociale Italiano, con tutti i mezzi e senza possibilità di compromessi, i temi di fondo dell’azione politica, economica, sociale, che in futuro dovrà essere seguita.
    Oggi, all’interno del Movimento Sociale Italiano, è necessaria un’opera di chiarificazione: è questo, appunto, il compito che si prefigge la rivista “I Quaderni Neri”.
    “I Quaderni Neri” sono una rivista in cui sono messe a confronto le diverse tendenze attuali del Fascismo internazionale: solo questa vasta opera di “incontro” può fare in modo che tutti i gruppi, tutte le tendenze, tutti i movimenti, si possano fondere in un’unica organizzazione a struttura internazionale.
    Tutti i camerati sono pertanto invitati a farci pervenire il loro parere, ad inviarci articoli (nel limite delle nostre possibilità, retribuiti), ad appoggiarci in tutte quelle forme che loro riterranno più opportune.
    Il maggior punto di forza della rivista “I Quaderni Neri” è la sua assoluta indipendenza economica. Perché questa indipendenza possa essere mantenuta, ed è per noi condizione essenziale, tutti i camerati sono vivamente invitati a voler sottoscrivere almeno un abbonamento, e nello stesso tempo a dare la massima pubblicità alla rivista stessa.

    ITALIA - REPUBBLICA - SOCIALIZZAZIONE


    Nota: Purtroppo, al suo secondo numero, la rivista fu sequestrata su tutto il territorio nazionale. La sua pubblicazione, con sentenza della Corte d’Assise di Torino, fu proibita per un anno, caso unico in Italia nella storia del dopoguerra.
    Nella settimana precedente il sequestro, su una tiratura di complessive 5.000 copie, furono vendute nelle edicole circa 1.500 copie. Secondo Angelo Del Boca e Mario Giovana, che all’epoca pubblicarono il volume “I Figli del Sole”, indagine di quella che veniva definita “estrema destra” nel mondo, la rivista “I Quaderni Neri” era quanto di meglio quell’area politica aveva pubblicato in quel periodo. Come Direttore responsabile, Salvatore Francia, nei due procedimenti celebratisi a Torino e Cuneo, fu condannato a complessivi 27 mesi, per “Apologia di Fascismo”, “Vilipendio delle FF.AA. della Resistenza”, per diffamazione nei riguardi di Nuto Revelli.

  2. #2
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    L'articolo che hai citato di Pettinato aveva come titolo:Se ci sei batti un colpo !

    Si riferiva al " fantasma " Mussolini !

 

 

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