Pangrazio, il coraggio
di guardare avanti

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Oggi i funerali del vescovo che da segretario generale diede un contributo molto importante alla crescita
e allo sviluppo attuale
della Conferenza episcopale italiana
L'affettuoso ricordo dell'arcivescovo Bonicelli



Da Roma Mimmo Muolo

Un vescovo dal grande temperamento. «Una delle personalità che hanno costruito la Conferenza episcopale italiana». Un uomo «che ha servito la Chiesa disinteressatamente». Con poche ma essenziali battute, monsignor Gaetano Bonicelli disegna la personalità del vescovo Andrea Pangrazio, l'ex segretario generale della Cei, di cui per oltre cinquant'anni è stato amico. «Ho avuto modo di collaborare direttamente con lui nei primi anni '70 - ricorda l'arcivescovo emerito di Siena-Colle Val d'Elsa-Montalcino - e siamo rimasti in ottimi rapporti anche quando ha lasciato il governo della Chiesa di Porto-Santa Rufina, l'ultima sua diocesi. A monsignor Pangrazio mi legano sentimenti di affetto e di riconoscenza personale e prego davvero il Signore che gli dia il premio riservato a chi lo ha servito fedelmente per tutta la vita». La notizia della morte - avvenuta alle 12,45 di giovedì, mentre monsignor Pangrazio si trovava all'Oasi Tabor di Santa Marinella, una località del litorale laziale compresa nella diocesi portuense - ha molto rattristato chi lo conosceva direttamente. Questa mattina, ai funerali che si svolgeranno nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a La Storta e che saranno officiati dal vescovo di Porto-Santa Rufina, monsignor Gino Reali, presente anche il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, sono state invitate rappresentanze di tutte le diocesi del Lazio e delle Chiese che monsignor Pangrazio ha servito nel corso del suo lungo ministero episcopale. Nel pomeriggio, poi, la salma del presule sarà tumulata nella stessa cattedrale, durante una cerimonia che si terrà però in forma privata. «Ritengo sia il giusto omaggio a un vescovo che ha speso la sua intera esistenza al servizio del Vangelo - afferma monsignor Bonicelli -. Tra l'altro non bisogna dimenticare che fu uno dei vescovi italiani più aperti sul versante sociale, in anni in cui questa sensibilità non era molto sviluppata. E questo fa parte della sua eredità spiritu ale». Spiega a tal proposito il vescovo emerito di Siena: «Aveva una personalità forte, molto energica. E il temperamento vivace gli tornò utile negli anni in cui fu segretario generale della Cei.

Dal 1966 al 1972, infatti, anche grazie alla sua opera, la Conferenza episcopale italiana ebbe una prima ossatura organizzativa, che permise di affrontare questioni di non poco conto». Monsignor Bonicelli ricorda ad esempio i primi progetti per la riduzione del numero delle diocesi, il rinnovamento della catechesi, la traduzione dei libri liturgici in italiano. «Questo fu il suo primo titolo di merito - afferma il presule-. E il secondo fu proprio quella pastorale aperta al sociale di cui ho già detto. Monsignor Pangrazio aveva assimilato in profondità la lezione della Gaudium et spes e aveva compreso prima di altri il dovere insito nella natura stessa della pastorale di avere attenzione alle problematiche del mondo in cui viviamo». Per questo, conclude il vescovo, «la sua lezione è quanto mai attuale».



Nato a Budapest, il 1° settembre 1909; del clero di Padova.

Ordinato presbitero il 3 luglio 1932;
eletto alla Chiesa titolare di Cesarea di Tessalia e nominato coadiutore di Verona il 26 agosto 1953;
ordinato vescovo il 4 ottobre 1953;
nominato coadiutore di Livorno il 19 maggio 1955;
succede per coadiutoria a Livorno il 10 febbraio 1959;
promosso alla sede arcivescovile di Gorizia - Gradisca il 4 aprile 1962;
trasferito a Porto Santa Rufina con titolo personale di arcivescovo il 2 febbraio 1967;
divenuto emerito il 7 dicembre 1984.