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    Predefinito Dalla «Preghiera al Cuore di Maria» di Egberto di Schönau

    Testi mariani del secondo millennio, Vol. 3, pag. 406

    Parlerò al tuo Cuore, o Maria; parlerò al tuo Cuore immacolato, o Signora del mondo, e adorerò il tempio santo di Dio (cf. Sal 5, 8) dalla più profonda intimità della mia anima. Dal profondo che è in me saluterò il tuo Cuore immacolato, il primo sotto il sole che fu trovato degno di ospitare il Figlio di Dio, disceso dal seno del Padre.
    Salve, o cella odorosa del celeste profumiere, che possiede tutte le virtù e che abbonda delle più belle qualità di grazie. Salve, o paradiso vespertino, nel quale l'astuto seduttore di Eva mai pretese di insinuarsi. Salve, o fonte sigillata (Ct 4, 22) , i cui segreti mai furono gustati dal violatore dei cuori neppure con una piccola degustazione. A chi paragonerò o assimilerò la beatitudine del tuo Cuore, o Maria? Con quali parole saluterò degnamente il dolce cuore che sta nel tuo petto pudico?
    Vivi, vivi, e godi in eterno, o Cuore santo e amantissimo, nel quale ebbe inizio la salvezza del mondo e la divinità, che portando pace al mondo, ha baciato l'umanità. Sii piena di eterno giubilo tu, conchiglia di smeraldo, il cui colore verdeggiante non impallidì mai; che al Re superno, assetato della nostra salvezza, hai propinato il dolce calice di una fede a tutta prova, nell'ora in cui, rispondendo al saluto dell'arcangelo, hai proferito una buona parola (cf. Sal 44, 2) dicendo: «Ecco la serva del Signore; mi avvenga secondo la tua parola» (Lc 1, 38).
    Allora hai recato diletto e hai inebriato il suo Cuore, al punto che da quel momento, esclamando ormai dal suo cielo, disse: «La mia delizia consiste nello stare con i figli degli uomini» (Prov 8, 31). Ogni anima ti magnifichi, o madre di dolcezza, e ogni lingua di genti pie esalti nei secoli eterni la beatitudine del tuo Cuore, dal quale scaturì la nostra salvezza.

  2. #12
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    Predefinito

    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, 1008-1011

    22 AGOSTO

    FESTA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

    La devozione al Cuore Immacolato.


    La divozione al Cuore Immacolato di Maria è antica come il Cristianesimo. Lo Spirito Santo l'insegnò per mezzo di san Luca, l'evangelista dell'infanzia del Salvatore: "Maria conservava nel suo Cuore e meditava tutte queste cose". "E la Madre di Gesù conservava tutte queste cose nel suo Cuore" (Lc 2,19;51). La divozione, che porta i fedeli a rendere a Maria l'onore e l'amore che a Lei si devono, ha qui la sua origine. I più grandi Dottori della Chiesa cantarono le perfezioni del suo Cuore: sant'Ambrogio, sant'Agostino, san Giovanni Crisostomo, san Leone, san Bernardo, san Bonaventura, san Bernardino da Siena, le due grandi monache sante, Gertrude e Metilde... Nel secolo XVII, san Giovanni Eudes "padre, dottore e apostolo del culto al Sacro Cuore" (Bolla di Canonizzazione) si fece dottore e apostolo del culto al Cuore purissimo di Maria e dal dominio della pietà privata, lo introdusse nella Liturgia cattolica.

    Oggetto della divozione.

    Di questa divozione egli ci dice: "Nel Cuore santissimo della prediletta Madre di Dio, noi intendiamo e desideriamo soprattutto venerare e onorare la facoltà e capacità naturale e soprannaturale di amare che la Madre dell'amore tutta impegnò nell'amare Dio e il prossimo. Poiché sia che il cuore rappresenti il cuore materiale che portiamo in petto, organo e simbolo dell'amore, o piuttosto la memoria, la facoltà d'intendere con cui meditiamo, la volontà, che è radice del bene e del male, la finezza dell'anima per la quale si fa la contemplazione, in breve, tutto l'interno dell'uomo (noi non escludiamo alcuno di questi sensi) intendiamo e vogliamo soprattutto venerare e onorare prima di ogni cosa e sopra ogni cosa, tutto l'amore e tutta la carità della Madre del Salvatore verso di Dio e verso di noi" (Divozione al Sacro Cuore di Maria, Caen, 1650, p. 38 e Cuore ammirabile, l. i, c. 2).

    La cosa più dolce per un figlio è onorare la madre e pensare all'amore di cui è stato oggetto. San Bernardo, parlando del Cuore di Gesù, ci dice: "Il suo Cuore è con me. Il Cristo è mio capo. Come potrebbe non essere mio tutto quello che appartiene alla mia testa? Gli occhi della mia testa sono miei e allo stesso modo questo cuore spirituale è veramente mio cuore. È veramente mio e io possiedo il mio cuore con Gesù" (Vigna mistica, c. 3). Possiamo dire allo stesso modo del Cuore di Maria. Una madre è tutta di suo figlio e gli appartiene con i suoi beni, il suo amore, la sua vita stessa. Un figlio può sempre contare sul cuore della madre.

    Noi tutti siamo figli della Santa Vergine, che ci accolse con Gesù nel suo seno nel giorno dell'Incarnazione. Ci generò nel dolore sul Calvario e ci ama in proporzione di quanto a Lei siamo costati. Essa ha offerto al Padre, per noi, quanto aveva di più caro, Gesù, ha detto il suo fiat per l'immolazione, lo ha dato a noi e come l'avrebbe dato senza dare se stessa?

    Confidenza nel Cuore Immacolato.

    Maria ridice a noi le parole di Gesù: Venite a me voi tutti e vi consolerò... Ci sorride e ci chiama come a Lourdes e nessuno, per la sua indegnità, ha motivo di starne lontano. Il Cuore di Maria fu sede della Sapienza, dimora per nove mesi del Verbo fatto carne, formò il Cuore stesso di Gesù e gli insegnò la misericordia verso gli uomini, pulsò all'unisono col Cuore di Gesù e per quel cuore fu ornato dei più preziosi doni di grazia, Cuore materno per eccellenza, resta il rifugio dei poveri peccatori. Per questo fu fatto immacolato e ne sgorgò soltanto sangue purissimo, il sangue dato a Gesù, perché lo versasse per la nostra salvezza. È il Cuore depositario e custode delle grazie meritate dal Signore con la sua vita e con la sua morte e sappiamo che Dio non distribuì mai, né distribuirà grazie ad alcuno se non per le mani e il Cuore di Colei, che è tesoriera e dispensatrice di tutti i doni. È il Cuore, infine, che ci è stato dato con quello di Gesù, "non solo per modello, ma perché sia il nostro, perché, essendo membra di Gesù e figli di Maria, dobbiamo avere con il nostro Capo e con la nostra Madre un solo cuore e dobbiamo compiere tutte le nostre azioni con il Cuore di Gesù e di Maria" (San Giovanni Eudes, Cuore ammirabile, l. xi, c. 2).

    Consacrazione al Cuore Immacolato.

    Se la consacrazione individuale di un'anima a Maria le assicura le grazie più grandi, quali frutti non potremo attendere dalla consacrazione del genere umano fatta dal Sommo Pontefice? La Vergine stessa si degnò farci sapere che desiderava tale consacrazione e, rispondendo al desiderio della Madonna di Fatima, S. S. Pio XII, il giorno otto dicembre 1942, pieno di confidenza nell'intercessione della Regina della pace, solennemente consacrò il genere umano al Cuore Immacolato di Maria. Le nazioni cattoliche si sono unite al supremo Pastore.

    MESSA.

    La festa del Cuore di Maria era stata concessa a parecchie diocesi e a quasi tutte le Congregazioni religiose, che la celebravano in date differenti. S. S. Pio XII l'estese a tutta la Chiesa e la fissò al giorno 22 Agosto.

    VANGELO (Gv 19,25-27). - In quel tempo: Stavano vicino alla croce di Gesù la sua madre, la sorella della sua madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo la sua Madre e il discepolo ch'egli prediligeva, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco la tua Madre. E da quel momento il discepolo la prese con sé.

    La maternità di Maria data dall'Incarnazione, ma fu proclamata in modo solenne sul Calvario da Gesù morente. Dandoci sua madre, Gesù ci diede la prova più grande del suo amore e Maria, accettando di divenirlo, ci mostrò quanto il suo cuore possedesse di tenerezza e di misericordia. Maria non si sentì mai madre come in quel momento in cui vedeva il Figlio soffrire e morire in croce, intendeva che ci confidava e ci donava a Lei, e accettò di estendere l'affetto che nutrì in vita per Gesù, non solo su san Giovanni, ma su noi tutti, sui carnefici del suo Figlio, su tutti quelli, che erano stati causa della morte di Lui.

    Quando il centurione venne ad aprire il cuore di Gesù già morto, la spada predetta dal vecchio Simeone penetrò nell'anima, nel Cuore di Maria e produsse una ferita che, come quella del Salvatore, resterà sempre aperta.

    Preghiera al Cuore Immacolato di Maria.

    "Quali cose grandi e ricche di gloria bisogna dire e pensare del tuo amabile Cuore, o Madre degna di ogni ammirazione! Lo Spirito Santo dice che tu sei un abisso di prodigi e noi diremo, senza ingannarci, che il tuo Cuore è un mondo di meraviglie. L'umiltà del tuo Cuore ti ha innalzata al più alto trono di gloria e di grandezza, che possa essere occupato da una creatura. L'umiltà, la purezza e l'amore del tuo Cuore ti resero degna di essere Madre di Dio e di possedere per conseguenza tutte le perfezioni, tutti i privilegi, tutte le grandezze, che sono dovute a tale dignità. Per questo io ammiro, saluto e onoro il tuo Cuore verginale come un mare di grazia, un miracolo d'amore, uno specchio di carità, un abisso di umiltà, come il trono della misericordia, il regno della divina volontà, il santuario dell'amore divino, come il primo oggetto dell'amore della Santissima Trinità" (San Giovanni Eudes, Cuore ammirabile, l. ix, c. 14).

    "Apri, o Madre di misericordia, apri la porta del tuo Cuore benignissimo alle preghiere che noi facciamo sospirando e gemendo. Tu non rigetti il peccatore, non lo disprezzi, anche se è al colmo della corruzione e del delitto, purché sospiri a te, purché implori con cuore contrito e penitente la tua intercessione" (San Bernardo, Preghiera alla Vergine).

    "Sia sempre benedetto, o Madre, il tuo nobilissimo Cuore, onorato di tutti i doni della divina Sapienza e infiammato dagli ardori della carità. Sia benedetto il Cuore nel quale meditasti e conservasti con tanta diligenza e fedeltà i sacri misteri della Redenzione, per rivelarceli nel momento opportuno. A te la lode, a te l'amore, o Cuore amantissimo, a te l'onore, a te la gloria da parte di tutte le creature, per tutti i secoli dei secoli. Così sia" (Nicola de Saussay, Antidotario dell'anima, Parigi, 1495).

  3. #13

  4. #14
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    Per noi ortodossi questi culti sono privi di senso.
    Adorare gli organi di Dio-Cristo è vietato dall'altichità
    Anche adorare separatamente e specificatamente gli organi dei santi e troppo per noi.
    In compenso abbiamo molto viva la venerazione delle reliquie dei santi anche se con questo si vuole unirsi al santo e all Spirito santificante che lo ha deificato per contatto. Un po' come accadde con Eliseo e il morto che resuscitò al contatto con le sue ossa...

  5. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da Mario S.
    Per noi ortodossi questi culti sono privi di senso.
    Adorare gli organi di Dio-Cristo è vietato dall'altichità
    Anche adorare separatamente e specificatamente gli organi dei santi e troppo per noi.
    In compenso abbiamo molto viva la venerazione delle reliquie dei santi anche se con questo si vuole unirsi al santo e all Spirito santificante che lo ha deificato per contatto. Un po' come accadde con Eliseo e il morto che resuscitò al contatto con le sue ossa...
    Non si adorano "separatamente" gli organi. Il cuore è una parte per il tutto. Così noi adoriamo nel Cuore di Cristo l'intera persona di Cristo e nel Cuore di Maria veneriamo l'intera persona della Madre del Verbo.

  6. #16
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    Trascrizione dell’omelia del Servo di Dio p. Tomas Tyn

    IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA


    Secondo il calendario antico oggi, 22 di Agosto, non solo è sabato, vedete la bella e dolce coincidenza, non solo è sabato, miei cari fratelli, ma è anche la festa del Cuore Immacolato di Maria Santissima nostra regina, nostra madre e nostra avvocata presso il Signore.

    Come è bello dunque in questa festa del Cuore Immacolato di Maria, di quel Cuore che ci ha dato a Fatima quella bella, quella stupenda promessa del suo trionfo, come è bello cantare le lodi della Santa Vergine in questa grande e bella festività. Ecco, cari fratelli, che cosa significa la festa del S. Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, giacché i due cuori sono inseparabilmente legati l’uno all’altro, come la madre assieme al Figlio è vincitrice di Satana, del grande avversario di Dio ed omicida delle anime umane. Vedete, cari fratelli, sempre la madre associata ai trionfi del Figlio suo.

    Il Cuore di Maria è pieno di Gesù, il Cuore di Maria che ha meritato di concepire in sé tramite la fede così esemplare il Verbo eterno del Padre prima che lo concepisse nel suo grembo verginale. Ecco, cari fratelli, quale è il significato, voi lo sapete già bene, ma repetita iuvant, come si suole dire, quale è il significato della celebrazione e della commemorazione del SS. Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria. Vedete il cuore significa la sede, questa è cosa già accertata, significa la sede dei sentimenti umani. Aristotele innanzitutto per un intuito che scientificamente si è dimostrato inattendibile, ma che misticamente ha un grande significato, Aristotele notando che c’era un legame fra quello che lui chiamava pathos, la passione in italiano, quando c’è una passione, una emozione, ebbene allora il cuore si muove più velocemente o meno velocemente e via dicendo, allora da quale acuto osservatore che era collegava le sensazioni dell’anima, le passioni, gli affetti ecc. ai movimenti del cuore. Ecco perché giustamente il cuore diventa, ovviamente per metonimia, il cuore divenne la sede degli affetti e dei sentimenti, ma non solo, scusate questa pretesa un pochino domenicana intellettualistica, senza voler escludere la grandezza dell’amore e del sentimento, tuttavia il cuore è proprio la sede della saggezza, della sapienza e dell’intelletto.

    Non a caso noi invochiamo il Sacro Cuore di Gesù dicendo: oh Cuore di Gesù in cui sono nascosti tutti i tesori di scienza e di sapienza. Ricordate questa bella invocazione. Così anche il Cuore di Maria è la sedes sapientiae, la sede della divina sapienza. La differenza però, la grande differenza fra il Cuore di Gesù e quello di Maria è questa, che il Cuore di Gesù secondo il dogma della Santa Chiesa, non sono opinioni teologiche queste, sono verità di fede, imprescindibili, vedete il Signore Salvatore Gesù, in virtù del mistero della sua ipostatica unione, cioè dell’unione della natura umana con la natura divina, ebbene dal primo momento della sua esistenza, del suo concepimento nel grembo verginale di Maria per opera dello Spirito Santo, Gesù godeva della visione beata del Cielo, simulter et comprehensor, dice San Tommaso. Il Signore quando viveva in mezzo a noi su questa valle di lagrime, su questa povera terra, il Salvatore era viatore verso la patria del cielo, perché non era ancora asceso al Padre suo, ma nel contempo il Salvatore era comprehensor, cioè aveva la visione beatifica del Volto del Padre suo e della Trinità SS.

    Non mi riferisco alla scienza divina: lì è anche troppo ovvio che come il Padre conosce tutta l’essenza di Dio, così anche il Figlio e lo Spirito Santo, giacché sono consustanziali. Ma anche l’intelligenza umana del Salvatore vedeva con la più grande visione beatifica il volto di Dio, la visione essenziale facciale, quella visione promessa da Gesù Cristo in Croce come nostro premio eterno.

    Vedete dunque la differenza: Gesù non aveva fede, capite bene cari fratelli quando dico "non aveva fede " non intendo dire che non era perfetto a tale riguardo, ma non aveva la fede perché aveva eminentemente la fede, aveva più che la fede, ovvero aveva la visione. Ecco perché non si può dire correttamente che Gesù aveva la fede. Ci sono ahimè alcuni pseudoteologi che si permettono di parlare in questi termini: Gesù esempio di fede. No, è una eresia bella e buona, capite. Cerchiamo di parlare bene, stiamo nella "expositio reverenzialis", come dice S. Tommaso. Esponendo molto riverenzialmente, si potrebbe dire sì, Gesù è esempio di fede, ma non perché lui abbia avuto fede, ma perché ha avuto più della fede, ovvero la visione beatifica.

    Nella Vergine Maria invece il Cuore immacolato di Maria è veramente per noi esempio di fede, non c’era mai creatura umana che avesse fede più grande di Maria, senza eccezione. Vedete in questo la Madonna ha un primato anche rispetto a nostro Signore perché, proprio per il motivo che vi spiegai, Gesù avendo la visione beatifica, non poteva avere la fede, quindi la più grande fede, la più stupenda fede è quella della beata Vergine Maria. Notate che la santa Scrittura per bocca di Elisabetta ispirata dallo Spirito Santo canta le lodi della Vergine: beata sei tu,Vergine Maria, beata tu che hai creduto nell’adempimento della parola del Signore.

    È molto bello, cari fratelli, meditare un poco sulla Vergine Maria, quella sua fede così intelligente, così sapiente, molto bene, però sono cose molto difficili da giudicare, ma è bene meditare sulla essenza, sulla natura della fede. Vedete, i santi padri S. Agostino, S. Ambrogio tutti unanimemente dicono che la beata Vergine compì un duplice concepimento del Verbo: un concepimento per così dire corporeo, fisico nel suo grembo verginale, ma nel contempo nel suo Cuore verginale Maria, con castità spirituale perfetta, con la purezza della fede che faceva riscontro con la sua castità verginale, Maria con un cuore assolutamente puro, con il cuore celebrava le nozze mistiche solo con Dio.

    S. Tommaso nel suo trattato sulla castità allarga in qualche modo questo concetto, dice che la materia propria sono quelle passioni che riguardano la procreazione, però si può parlare di castità anche in senso più ampio, perché non c’è solo il matrimonio fra uomo e donna, c’è anche il matrimonio spirituale tra l’anima e Dio. Vedete, così come il patto nuziale deve essere esclusivo ed esige una fedeltà assoluta, completa, totale, usque ad mortem, così anche possiamo dire dell’anima con Dio: questa alleanza sancita dal Sangue di Gesù nostro Redentore, questo patto deve essere casto e puro e non c’era mai un patto nuziale fra l’anima e Dio più casto e puro di quello di Maria.

    Ma pensate, cari fratelli, in fede il Verbo dell’Eterno Padre. Noi non possiamo imitare i privilegi di Maria come la sua immacolata Concezione o la sua gloriosa Assunzione, come la sua pienezza di grazie, come la sua divina Maternità, ma in questo, nella fede possiamo, almeno da lontano, imitare quella che era la fede di Maria SS. Vedete la fede di Maria, il concepimento spirituale del Verbo ci rivela in qualche modo che cosa è anche la fede nostra.

    Concepimento del Verbo (vedo qui che abbiamo poco tempo, quindi lo lancio lì per la vostra pia meditazione): pensate a questa analogia stupenda che vi è nientemeno fra l’Eterno Padre e Maria, la sua Figlia prediletta. Vedete analogia infinitamente distante in quanto ai termini, però una vera e propria analogia di proporzionalità, direbbe S. Tommaso, ovvero come il Verbo eternamente nasce, è eternamente generato dal Padre nella consustanzialità della natura e del supposto divino, anche se con la distinzione relativa delle persone, come il Verbo eternamente procede dal Padre così anche il Verbo rivestitosi della carne umana è proceduto dalla Vergine Maria. Vedete, cari fratelli, questa stupenda analogia e vedete come la divina maternità veramente fa passare Maria per partecipazione, ovviamente come creatura, ma come la creatura più divinizzata nella sfera del divino. Il ministero del Verbo, più sublime in Maria giacché era la madre del Verbo, la madre del Verbo incarnato.

    Ma, notate bene, Maria questo concepimento corporeo del Verbo nel suo grembo verginale, questo concepimento lo ha preceduto da un altro, dal concepimento di fede nel suo Cuore immacolato. Se voi ci pensate, cari fratelli, immenso è il dono della fede giacché, dice S. Tommaso di Aquino, che nella fede noi tramite le proposizioni della medesima, insisto su questo perché al giorno di oggi ci sono molti anche buoni che dicono: S. Tommaso insegna che la fede è semplicemente aderire a Dio, io aderisco a Dio e della dottrina della Chiesa non so che cosa farmene, non è questa certamente la dottrina dell’aquinate, capite bene, quindi si aderisce alla fede tramite le proposizioni della fede.

    Tanto per intenderci, cari fratelli le proposizioni sono non solo quelle, ma anche quelle elencate in quel bel libro che è appunto appunto chiamato il Denziger-Schönmetzer, ove sono raccolti tutti i dogmi più significativi della Santa Chiesa, anzi lo raccomando a voi che amate la santa tradizione e ne vale la pena perché la fede è tutta fondata sulla tradizione, se amate il magistero della Chiesa non sarebbe cosa malvagia poiché oltre tutto è scritto in un bel latino molto edificante, ebbene se vi procuraste quel libro, l’Enchiridion Symbolorum definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, detto Denziger-Schönmetzer della Santa Chiesa edito appunto da questi padri gesuiti.

    Solo tramite le proposizioni di fede ci si avvicina a che cosa ? Ci si avvicina non alla proposizione, notate bene, ma a Dio increato, la Prima Veritas, tramite le proposizioni di fede che sono come la fede, diciamo così, moltiplicata e frantumata si accede a quella pienezza dell’oggetto di fede che è Dio nel suo mistero nascosto dai secoli eterni rivelatosi in questa pienezza dei tempi in Cristo nostro Signore e Salvatore. Ecco che cosa significa fede. Allora voi capite la soprannaturalità della fede: nella fede è concepito il Verbo, perché nella intenzione della mente è accolto il Verbo sapienza increata, insisto, increata del Padre.

    È un mistero. Ci penso cari fratelli, ma non vengo a capo di nulla, perché è un mistero inesplorabile È un po’, come dice S. Paolo, che noi abbiamo dei tesori immensi, stupendi in vasi di creta. Così anche la grazia di Dio, così anche la virtù teologale fondamentale che è quella della fede perché in essa noi riceviamo, concepiamo nella nostra povera mente il Verbo dell’Eterno Padre e però lo facciamo con un atto che è creato. Vedete: possedere in una partecipazione creata Iddio increato, il Verbo increato dell’Eterno Padre. La nostra fede in qualche modo ha una grande analogia con il concepimento verginale che si compì in Maria, non solo una volta fisicamente, ma anche prima nel suo Cuore immacolato tramite la fede.

    Cari fratelli, cerchiamo di mantenere tutti, a voi è inutile che lo dica perché lo state già facendo, ma è bene fermarci sempre in questo soprattutto in questo tempo di corruzione, manteniamo verginale la nostra fede. S. Agostino insiste molto su questo concetto della purezza della fede, nella fede bisogna essere vergini, cioè bisogna allontanare ogni corruzione ereticale, bisogna essere appassionati della verità, come la Madonna che pendeva dalla bocca del Figlio suo ed ogni parola di Gesù la meditava nel suo Cuore. Vedete, miei cari, noi dobbiamo essere servitori umili e nel contempo coraggiosi, convinti della verità di Dio che non può cambiare.

    Mi piace ricordare ancora qui ad un giorno di distanza il grande Papa, il nostro particolare protettore, lo so che gli volete tanto bene, S. Pio X, il Papa difensore della verità cattolica per eccellenza. Notate, cari fratelli, l’errore più pernicioso del modernismo, al di là dell’agnosticismo e dell’immanentismo, è quello dello storicismo, cioè dello sviluppo degli uomini. Vedete, come ci sono quegli stolti, scusate la parola, veramente la mentalità antimetafisica è una mentalità di stoltezza, S. Tommaso quando parla di un materialista dice: sicut stultissime dixit. Non dice così per offenderlo, ma per affermare che la saggezza sottomette le cose infime a quelle supreme, mentre la stoltezza fa il contrario, cercando di ridurre ciò che è superiore a ciò che è inferiore, molto democraticamente, detto fra parentesi.

    Così si tende a dire che anche l’uomo, persino l’uomo, quella scintilla del divino come la chiama Platone, il grande Platone, ebbene la scintilla del divino sarebbe solo dovuta ad evoluzione. Basta avere una scimmia, lasciare la scimmia un milione di anni ed essa diventerà l’uomo. Ebbene no, senza l’intervento di Dio creatore onnipotente ciò non si verificherà perché dal meno non nasce mai il più, ex nihilo nihilum fit, già l’antico filosofo questa cosa la capì.

    Ma peggio ancora di questo nostro evoluzionismo è quell’evoluzionismo più sottile applicato ad una materia ben più delicata, quella della nostra fede. Vedete, si dice: certe verità non sono più buone per l’uomo di oggi, ma la beata Vergine quando meditava le parole del Salvatore, non gli chiedeva: tu devi applicare queste parole a questo momento concreto, perché poi non mi va più bene. No, pendeva dalle labbra di Gesù e per tutta la sua vita, per tutta la sua beata vita meditava quelle stesse parole immutabili, immutabili cari fratelli.

    Allora facciamoci sapienti, siamo grati per la parola del Signore, cerchiamo di non essere noi a cercare di imporre la nostra stolta, scusate se dico così, la nostra idiotica, di nuovo vedete è una etimologia, in greco, è una cosa stupenda il greco, è una lingua davvero bella. Il greco quando dice idiotes allude al particolarismo, gli idioti sono quelli che rimangono nel particolare, la mente si eleva all’astrazione, all’universale, all’eterno. Vedete, cari fratelli, che la battaglia della fede è una battaglia in favore dell’intelligenza e della ragione.

    Ultime cose, tracimo i limiti del tempo, ma bisogna pur dirle. La vicinanza dell’immacolato Cuore di Maria al S. Cuore del Salvatore, solo brevemente.

    Il Sacro Cuore di Gesù possiamo davvero dire che è un Cuore divino, vedete cari fratelli, questo per la famosa comunicatio idioma, come si dice in gergo teologico. Ovvero il Cuore del Salvatore è certamente un cuore umano, però appartiene a un Dio, ad una persona che umana non è, è una persona divina. Vedete, il Cuore di Gesù è ipostaticamente unito alla divinità. Il Cuore di Maria non è ipostaticamente unito alla divinità, perciò il Cuore di Maria è un cuore di una creatura puramente umana. Ma sotto a quel cuore, pensate cari fratelli, pensate questa stupenda poesia che Iddio ha voluto in qualche modo insegnarci, sotto quel Cuore di Maria, quel Cuore di Vergine e Madre, batteva il Cuore divino del Salvatore. Vedete la vicinanza dei due cuori. Il Cuore di Maria è pieno di Gesù, perciò non si può accedere a Gesù se non tramite Maria, poiché nel Cuore di Maria abita Gesù, nella fede di Maria abita Gesù, nell’amore materno di Maria abita Gesù.

    Altra cosa importante, vedete cari fratelli: Gesù non può esserci dato se non per Maria. Chi non riceve Gesù per le mani di quella umile ancella che ha meritato di essere Madre del Signore e perciò Sovrana degli Angeli e dei Santi, chi non riceve umilmente Gesù dalle mani di Maria, non può riceverlo per nulla. Perché questo? Perché Iddio stesso, non l’uomo, Iddio ha voluto che tutto il bene che abbiamo ci venisse da Maria e Gesù stesso ci venisse da Maria.

    Ma voi mi direte, obbiezione, la generazione, avere una madre, certo cosa molto bella, però poi i figli camminano per conto proprio, la mamma li dà alla luce e poi loro vivono. Ebbene, biologicamente parlando è vero, ma spiritualmente parlando non è più vero. Vedete cari fratelli la bellezza dell’anima umana, il fatto che l’uomo in qualche modo è proteso verso l’eternità, si eleva al di sopra dell’idiozia del particolare e del temporale, come abbiamo detto. L’uomo è destinato a raggiungere tramite il tempo l’eternità. Quindi cala l’eterno già nel tempo, vedete cari fratelli, ecco vedete come solo nell’uomo, mentre in tutti gli altri animali i genitori insegnano quelle poche cose che si devono sapere per sopravvivere e per procacciarsi da mangiare, poi la prole si allontana, per l’uomo i genitori spiritualmente rimangono sempre un punto importante di riferimento.

    Vedete perché il matrimonio deve essere indissolubile, non è solo un capriccio dei preti, è qualcosa che è radicato profondamente nella legge naturale di Dio, nella natura spirituale dell’uomo. Ecco perché cari fratelli, nella maternità, soprattutto quella non solo fisica, non solo spirituale, ma addirittura divina e soprannaturale come la maternità divina di Maria, il legame fra figlio e madre è qualcosa che dura tutta la vita. Gesù anche quando ha abbandonato la casa della madre sua santissima, quando è andato a predicare, era sempre il Figlio di Maria, vedete, miei cari, non si può avere Gesù senza passare da Maria.

    Ultimissima cosa e con questa veramente concludo, come Maria precede Gesù, vedete non lo precede come lo precede S. Giovanni Battista che lo precede e lo indica, Maria lo precede e porta, la creatura che porta il creatore. Stupendo modo di precedere, come l’Arca mistica dell’alleanza, Colui che poi non potrà più celarsi, come il Santo dei Santi in quell’arca tutta pura, e tutta Santa. Vedete cari fratelli come Maria sempre è quella aurora, mi piace tanto quell’espressione un pochino poetica spesso ripetuta, ma quando le cose sono belle non ci si stanca mai a ripeterle, vedete Maria come quell’Arca, quell’aurora mistica che sorge sull’orizzonte dell’umanità preparando la strada a Colui che è il sole di giustizia Cristo Signore nostro.

    Così, cari fratelli, ogni venuta di Cristo è preceduta da Maria, la prima venuta secondo la carne, la seconda venuta intermedia, diciamo così, cioè la venuta mistica di Cristo. Cioè Gesù si impossessa delle anime nostre, ma come? Tramite Maria, tramite il martirio spirituale. Giustamente dicono i padri: "Colei che con gioia ha partorito Gesù, Colei ha partorito noi a Gesù con lo strazio del suo martirio dinanzi alla Croce del Figlio suo". Vedete come anche nella venuta mistica e spirituale Gesù ci è dato per Maria e forse io credo che anche l’ultima venuta del Salvatore, la venuta nella gloria dovrà essere preceduta da Maria come ci è stato annunciato a Fatima.

    Ecco che il pontefice innanzi a questo terzo millennio della cristianità, il Pontefice scrisse questa stupenda enciclica "Redemptoris Mater", la Madre del Redentore, Maria precede Gesù in tutte le sue venute. Cari fratelli, abbiamo la devozione corrispondente al messaggio di Fatima: gli errori della Russia, gli errori dell’ateismo si spargono a piene mani nel modo intero, persino nella Chiesa, come ebbe a dire Paolo VI: è entrato il fumo del demonio, lo spirito di autodemolizione. Che cosa dobbiamo fare ? Consacrarci al Cuore di Maria, dimorare nel Cuore di Maria che è la sede di Gesù, che è l’arca dell’alleanza in cui si cela il mistero di Dio. Cari fratelli, tramite la nostra consacrazione al suo Cuore immacolato, Maria sia la nostra speranza, Maria sia la nostra forza affinché Maria sia in Cielo l’eterna consolazione e l’eterna beatitudine e così sia.

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    Trascrizione dell’omelia del Servo di Dio p. Tomas Tyn

    Primo sabato del mese.

    Ancora sul Cuore Immacolato di Maria


    Era veramente doveroso dedicare questo giorno, dato che la sacra liturgia ne dà la libertà, al Cuore Immacolato di Maria, Cuore immacolato della Vergine, Vergine che ha concepito nella fede perfetta e piena e soprannaturale ed obiettiva e sicura il Figlio del Dio vivente nel suo Cuore Immacolato prima ancora che lo concepisse nel suo grembo verginale.

    Quel mistero, cari fratelli, del Cuore Immacolato di Maria, il mistero cioè di una fede integra, come di una verginità integra ed illibata. Vedete, cari fratelli, proprio in questi difficili frangenti, in queste difficili evenienze che succedono nella S. Chiesa di Dio, ebbene è cosa assolutamente necessaria richiamare alla nostra mente Colei che è la nostra speranza, Colei che è l’arca della nuova alleanza, Maria, il segno della nostra salvezza, Maria la portatrice di Cristo, Maria che ci conduce a Cristo, Maria cari fratelli che deve essere il nostro esempio, il nostro esempio sia per quanto riguarda la verginità della nostra fede, sia per quanto riguarda la pienezza della nostra carità, esempio di carità, cari fratelli.

    Entrambe queste disposizioni che così perfettamente si verificavano in quel Cuore immacolato che Iddio ha scelto come tabernacolo per il suo Figlio, verginità e carità, cari fratelli, devono essere anche le disposizioni del nostro cuore per vivere pienamente e perfettamente il mistero della Chiesa, di quella Chiesa che così lucidamente, così splendidamente ci è posta dinanzi, la Chiesa Santa di Dio nella futura splendida parusia, la Madre del Signore.

    Ecco cari come è bello leggere le letture, la prima lettura tratta dall’Ecclesiastico, il XXIV capitolo, dove appunto l’autore sacro ispirato dallo Spirito Santo di Dio profeticamente riferendosi a Maria e nel contempo alla Chiesa perché appunto Maria è il tipus Ecclesiae, come dice anche il Concilio, ebbene, cari fratelli dice appunto questo autore sacro ispirato da Dio parlando quasi per bocca di Maria: "ego quasi vitis fructificavi fructus odoris et suavitatis". "Come una vite ho portato il frutto".

    Quante volte, cari fratelli, il Signore, sia nella Scrittura dell’antica alleanza, sia nel S. Vangelo, proprio descrive la realtà del suo popolo, del popolo di sua conquista, del regale sacerdozio del popolo santo che è la Chiesa, sia quella dell’antica alleanza, sia quella secondo lo Spirito, l’Israele nuovo secondo lo Spirito Santo, che è la Chiesa della nuova ed eterna alleanza. Vedete, il mistero della Chiesa è sempre dal Signore presentato alle nostre menti, alla nostra fede proprio in questa immagine della Chiesa orante.

    È cosa molto bella vedere come anche in Maria valgono perfettamente queste parole della mistica vigna, Maria è la mistica vigna. Non a caso dice appunto quello stupendo inno della Chiesa di oriente che si chiama Akathistos: Tu sei colei, tu sei quel terreno ubertoso che coltivi il divino cultore. Vedete, cari fratelli, Maria è proprio quel terreno fecondo, verginale e fecondo nel contempo che germoglia come mistica vigna, germoglia la mistica vite.

    Chi è quella vite, miei cari fratelli? Ce lo dice S. Giovanni nel suo Vangelo: "Io sono la vite, voi i tralci". Chi è dunque che nasce da quella mistica vigna se non il Cristo? Il Cristo sia Gesù, vero Dio e vero uomo, sia poi anche il mistero di Gesù che si prolunga attraverso i secoli fino alla fine del mondo, cioè i tralci che si attaccano a quella vite, i tralci che da quella vite, dalla radice di quella vite ricevono linfa vitale, cioè la grazia di Dio, la vita partecipata nella Trinità Santissima.

    Ecco, cari fratelli, come Maria giustamente tramite questa immagine della vigna e della vite appare a noi come proprio come imago Ecclesiae, l’immagine della Chiesa. La Chiesa è una vigna, così anche Maria è una vigna, da Maria germoglia il Cristo, dalla Chiesa germoglia il Cristo nelle anime, madre è Maria, madre è la Chiesa, Vergine è Maria, vergine è la Chiesa, nello Spirito cari fratelli vergine è la Chiesa. Maria era vergine nell’anima e nel corpo, la Chiesa è vergine nell’anima, non sempre nel corpo, nella sua vita travagliata su questa terra, voi lo sapete, cari fratelli, non voglio scandalizzarvi con certe critiche, eppure anche dei Santi mariani ebbero delle parole belle, correttamente intese, sulla Chiesa paragonandola ad una persona virtuosissima, buona, innocente, però innocente dopo aver fatto penitenza.

    Non approfondisco di più questo concetto, cari fratelli, in una maniera più attenuata S. Agostino dice che la Chiesa durante la sua vita in questa terra è un corpo misto, cioè nella sua anima, questo è il mistero così difficile, ma anche così soave e bello, bisogna che chiediamo allo Spirito Santo di Dio la grazia di illuminare le nostre menti per dare più tempo al mistero della Chiesa.

    Vedete, i pagani non lo capiscono, voi ben sapete quanto il paganesimo sta dilagando in questi tristi tempi, anche dentro alla Chiesa. Sapete, ci sono i pagani i quali non capiscono questo, quando dicono: "Io credo in Dio, in nostro Signore Gesù Cristo e nei preti, nelle suore proprio non ci credo". Ora la persona del sacerdote non è certo un dogma di fede, si capisce bene, e tanto meno le virtù di persone anche consacrate. Vedete come bisogna distinguere fra la Chiesa nella santità della sua anima, perché l’anima mistica della Chiesa, invisibile, ma così forte cari fratelli, così onnipotentemente e soavemente forte l’anima della Chiesa è lo stesso Spirito Santo increato di Dio, vedete cari fratelli, allora, chi più santo dello Spirito Santo del Signore che è amore, che è purezza, che è sapienza, che è Dio stesso? Perciò nella sua anima la Chiesa è tutta santa, proprio come una sposa immacolata, senza ruga e senza macchia.

    Ecco perché giustamente Maria con il suo Cuore immacolato, pieno di fede e di carità, perché Maria rappresenta così egregiamente la Chiesa. Ahimè, cari fratelli, mentre Maria è vergine ed illibata nell’anima e nel corpo, la Chiesa è tersa nell’anima, non sempre nel corpo. Dico "non sempre" perché il corpo sociale della Chiesa, dice S. Agostino, è misto di buoni e di cattivi, e certo la fede cattolica si impegna proprio in questo. Altrimenti saremmo luterani, che Dio ce ne guardi.

    Voi sapete che i giansenisti e poi altre eresie insegnavano che la Chiesa non c’è ancora, la Chiesa è la comunità futura, la Chiesa ci sarà alla fine dei tempi, la Chiesa, anche quella vera, quella cattolica istituita da Gesù, la Chiesa non è ancora veramente Chiesa. La Chiesa secondo questi signori è la comunità degli eletti, ebbene no, la Chiesa è certo l’assemblea trionfante nei cieli dei Santi, degli Angeli nella gioia della Trinità Santissima, ma la Chiesa è anche quel corpus permixtum che cammina qua sulla terra lontano dal Signore in un difficoltoso pellegrinaggio, cari fratelli.

    Allora vedete in questo suo corpo che è vero, non quello glorificato e risorto, ma nel suo corpo terreno, impastato da tante miserie, la Chiesa, cari fratelli, può essere ed è di fatto esposta a tante debolezze, tante fragilità, tanti peccati, se pur non è mai peccato aver il cattivo gusto dei modernisti che proprio elencano tutte le colpe della Chiesa dicendo, a differenza di quanto diciamo davanti all’Altare del Signore, si spera in buon latino: "mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa", questi tali invece dicono: "tua culpa, tua culpa", capite miei cari fratelli, le colpe sono nostre, la Chiesa di suo è santa, se poi non è santa la colpa è innanzitutto nostra, cioè di ciascuno di noi, vero cari fratelli?

    Ebbene, è cosa molto importante, proprio importante notare quale sia il legame che unisce la anime alla Chiesa. Questo legame è duplice. La nostra fede, che si appoggia sulla immutabilità della parola di Dio, su quel Cristo che è sempre lo stesso ieri, oggi e nei secoli eterni, la nostra fede invero ci dice con chiarezza che duplice è la comunione con la Chiesa: tramite la fede vera e tramite la carità.

    Ora voi sapete cari fratelli come il nostro bene amato Papa, il Papa antimodernista per eccellenza come S. Pio X ha scomunicato quella eresia che dice che ci può essere carità senza la fede. Pensateci bene, ci può essere purtroppo fede senza la carità, ma non ci può essere carità senza la fede. Perché ? perché la carità è molto più della fede, la carità è la perfezione della vita soprannaturale. Ora sarebbe ben assurdo avere il tutto senza avere la parte, ora capite quel che voglio dire, insomma alla logica tomistica e non solo tomistica, alla logica del buon senso appare alla luce, ebbene ai modernisti non appare, i nostri modernisti pretendono che ci sia quella carità senza la fede.

    Io amo, sono in comunione con tutti, ma la fede mi vacilla, capite. E no, se io sono in comunione di carità con la chiesa, lo sono prima e innanzi tutto tramite la fede. Alla fede, cari fratelli, si oppone un peccato orrendo, il peccato che S. Tommaso chiama il peccato dell’eresia, ora è interessante che S. Tommaso dica che il peccato dell’eresia è un peccato contro la fede, perché dice che l’eretico crede ciò che gli pare e piace; dei 12 o 14 articoli di fede l’eretico dice: il 50 per cento mi va, l’altro 50 per cento non mi va. Ma sarebbe lo stesso anche se fosse l’uno per cento, anche se non è così quantificabile, anche se fosse una sola piccola, minima, ma non ci sono piccole verità di fede sapete, tutte le verità sono uguali, la Trinità e l’Immacolata Concezione, tutta parola di Dio.

    Quindi se io nego anche un solo iota io ho negato tutto, cari fratelli, nella fede o si ha tutto o niente. Allora capite in questi ultimi tempi quando si scomunica latae sentetiae: io penso anche a tutti quelli che incorrono in scomuniche ereticali in cui c’è scritto "anatema sit". Vedete il concilio di Trento: "Se qualcuno dirà che la Santa Messa non è vero sacrificio incruento del nostro Signore Gesù Cristo… e via dicendo, anatema sit".

    Vedete cari fratelli, quanti sono fuori della Chiesa. Il primo legame della Chiesa è il legame della fede vera. Poi c’è l’altro legame importantissimo, quello della carità. E contro la carità si pecca con tutti i peccati, perché non c’è peccato che non sia opposto alla carità, suprema delle virtù. Però in particolare si pecca contro la carità ecclesiastica con il peccato dello scisma, dice S. Tommaso, cosa gravissima, lacerare la tunica inconsutile di Cristo.

    Vedete cari fratelli, in questo momento difficile noi che siamo cattolici e perciò amiamo la tradizione, perché per gli altri è una opzione facoltativa, il nostro amore per la tradizione e la pienezza della fede è un nostro dovere. Noi ci sentiamo proprio servi inutili, la nostra fede ce l’ha data il Signore, non è nostra, noi ne siamo servi e servi inutili. Non ce la siamo meritata quella grazia, vero cari fratelli? Ma che gioia nonostante le persecuzioni e le sofferenze, che gioia essere attaccati a tutto il magistero della Chiesa, da S. Pietro, anzi da Gesù stesso fino al nostro Papa che è Pietro attuale, Dio tra noi.

    Vedete, cari fratelli, quindi: pienezza della fede e nel contempo pienezza della carità. Guai, cari fratelli, se la fede si allontana dalla carità e la carità dalla fede, queste due cose si appartengono a vicenda, la pienezza della tradizione appartiene a Pietro e Pietro appartiene alla pienezza della tradizione, vedete cari fratelli quale è il nostro compito, arduo e difficile, amare la tradizione per godere della fede cattolica, amare il Papa per godere della carità ecclesiastica! Ecco cari fratelli, che il Signore ci aiuti. Il Cuore Immacolato della beata Vergine ci aiuti tutti a farlo. Come è bello questo, fede è carità, entrambe le cose.

    Così cari fratelli pensando alla mistica vigna, ci sono nella Scrittura questi due tipi di demolitori della vigna santa, dice infatti il salmo: "un cinghiale venne fuori per devastare la vigna del Signore", queste sono le lacerazioni esterne, che il Signore ce ne liberi. Poi dice il profeta Geremia nel suo pianto: "vulpes deambulaverunt", le volpi cammineranno per il monte santo del Signore, così, cosa interessante, anche il Cantico dei cantici, capitolo 2 versetto 15, che dice appunto: "Catturateci — dicono gli sposi del Cantico — catturateci piccole volpi che camminano per la vigna e la stanno devastando perché produce frutti velenosi".

    Vedete, cari fratelli, quindi se devasta il singularis cinghiale del bosco con devastazione appariscente, devastano anche le piccole volpi che si aggirano per la vigna e che in qualche modo mordono le radici di questa mistica vigna. Vedete, cari fratelli, c’è chi vuole operare questa modernistica separazione della fede dalle sue radici cristiche. Ecco allora: che cosa dobbiamo fare ? Non permettere né che il cinghiale del bosco, ma nemmeno che le piccole volpi, che non si vedono, devastino la mistica vigna del Signore.

    Maria Immacolata ci aiuti, cari fratelli. Proprio quando la Chiesa è travagliata, quando la vigna è invasa e dai cinghiali e dalle volpi, più dannose degli stessi cinghiali, noi che cosa facciamo? Facciamo resistenza e ai cinghiali e alle volpi! Va bene, cari fratelli? Nella speranza del Cuore Immacolato di Maria, perché in Maria, nel suo Cuore Immacolato c’è sia la pienezza della fede che la perfezione della carità.

    Così, cari fratelli, la Chiesa, noi tutti che indegnamente facciamo parte della sposa di Cristo, dobbiamo guardare a Maria, perché ciò che la Chiesa deve essere e non è ancora, ciò che la Chiesa sarà solo nel trionfo escatologico in Cielo, questo la Chiesa lo vede già realizzato in Maria. Sursum corda, fratelli cari, guardiamo al Cuore Immacolato, speranza nostra, sicurezza nostra in questi tempi burrascosi e chiediamo a Maria che ci implori a Dio, Lei onnipotente nell’intercessione che ci implori dalla Trinità Santissima il dono della fede, piena, tradizionale e non che fa differenza di tempo, ma che crede tutto in tutti i tempi, astraendo dai tempi, perché la parola di Dio non conosce mutamenti e nel contempo che ci dia la soave Madre del Signore, che ci dia la perfezione della sua materna carità, che ci dia un cuore filiale che sappia amarla e stimarla come Madre nostra e sappia riconoscere il suo volto materno anche nella nostra Chiesa, nella santa Chiesa fondata sulla roccia di Pietro e così sia.

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    Trascrizione dell’omelia del Servo di Dio p. Tomas Tyn sul Cuore Immacolato di Maria (la terza)

    Fratelli carissimi e benamati nel cuore di Gesù e di Maria, quest’oggi ci rallegriamo nella festa del Cuore Immacolato della gloriosa madre del Signore. Ieri la Chiesa universale ha celebrato la festa del Sacro Cuore di Gesù ed oggi ci ricordiamo del Cuore Immacolato di Maria, anche se la festa del Cuore Immacolato, come ben sapete, secondo il rito tridentino ricorre il giorno 22 di Agosto, quindi rivedremo questo bellissimo mistero del Cuore della Madre del Salvatore. Vedete miei cari fratelli, bisogna sempre pensare a Maria come l’unica via verso Gesù, per Mariam ad Jesum, non c’è altra strada, in obbedienza e con amore, miei cari fratelli, dobbiamo sottomettere la nostra dura umana cervice alla volontà del Padre nostro che è nei cieli e che tanto ci ha amato, tanto ci ha amato da dare a noi indegni, peccatori, da dare a noi il figlio suo unigenito. Iddio ha tanto amato il mondo da dare per il suo misfatto e per la sua salvezza il Figlio suo unigenito Gesù Cristo. E però, miei cari fratelli, secondo il disegno eterno di Dio il Signore non solo voleva darci il Salvatore, non solo voleva darci il dono del suo Figlio, Gesù stesso, la seconda ipostasi della Trinità Santissima, consustanzialmente unita al Padre e al Divino Spirito. Iddio non solo ci diede il dono di sé stesso nella persona del Figlio suo rivestitasi della sua umanità, ma decise pure che non solo il suo figlio, ma anche tutta l’umanità da lui redenta avesse una madre, una madre tutta Santa, una Madre tutta pura dimora della Trinità Santissima, arca della nuova alleanza, madre nostra Maria.

    Vedete cari fratelli quasi l’ansia del Signore era quella di preparare una degna dimora per il Figlio suo Gesù Cristo e in quella dimora, che era il grembo verginale di Maria tutta la cristianità trova rifugio perché il grembo verginale e però materno e fecondo di Maria Santissima è il simbolo, anzi il compendio della realtà della Chiesa, la Chiesa vergine e madre, la Chiesa che cammina nel tempo verso la patria del cielo, che purifica se stessa e purifica i suoi figli facendoli rinascere alla vita eterna, alla vita cristica del santo battesimo. Voi che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".

    Cari fratelli, per avere la vita in Cristo, la vita eterna bisogna riceverla da Colei tramite la quale Iddio ha voluto che questa vita venisse nel mondo, la strada che discese in eterno, la gloriosa Vergine Maria. Cari fratelli, repetita iuvant, come si suol dire, so bene di non insegnarvi cose nuove, e però è cosa meravigliosa, è proprio dolce e doveroso, come dice il prefazio della beata Vergine, è dolce e doveroso ricordarci sempre di Lei, madre del Salvatore e madre nostra. Il testamento di Gesù, la volontà ultima del Salvatore, Gesù stesso ci ha consegnato la sua madre Santissima perché fosse anche madre nostra, come dice il Vangelo: "accepit discipulus ille cui Jesus dicebat : accepit eam in suis". Da quell’ora in poi, da quel momento in poi il discepolo che Gesù prediligeva l’accettò, la ricevette, e qui la traduzione dice (le traduzioni non sempre sono fedeli miei cari, le traduzioni solitamente restringono il significato del testo originale) il latino dice: "accepit eam in suis", ovvero il discepolo prediletto, Giovanni, il cui nome significa " grazia di Dio" — vedete non a caso S. Giovanni è il prediletto del Signore, perché da tale grazia scaturisce la carità, l’amore soprannaturale di Dio —il discepolo prediletto che simbolicamente raffigura tutti coloro che amano il Signore, ebbene, in S. Giovanni tutti coloro che amano il Signore hanno ricevuto la Madre Santissima del Salvatore, "in suis", cioè nelle cose loro. Questa è la traduzione esatta. Infatti S. Luigi Maria Grignion de Monfort, l’apostolo del Cuore immacolato di Maria — cari fratelli non mi stancherò di raccomandare alla vostra attenzione quel bellissimo libro di S. Luigi Maria de Monfort che è stato recentemente pubblicato dalle Paoline, il Trattato della vera devozione a Maria — questo apostolo santo, il cavaliere dell’Immacolata e del Cuore di Maria, ebbene S. Luigi Maria de Monfort dice che è più esatta la traduzione: "accepit illam in sua", cioè fra le cose sue, ne fece quasi proprietà sua. Vedete cosa che potrebbe quasi lasciarci allibiti, certamente il mistero della Madre Santissima del Signore è talmente superiore alla nostra fragilità e povertà umana che sembra quasi una bestemmia dire che noi possiamo possedere Maria come qualcosa di nostro. Però noi sappiamo bene, cari fratelli, che il Signore Iddio nella sua infinita paterna bontà nei nostri riguardi ci ha dato dei beni infinitamente superiori alle nostre povere illusioni, alle povere viste della nostra umanità sulla terra. E però noi siamo davvero proprietari di cose che noi abbiamo senza poterle nominare perché sono cose superiori a noi. In questo senso il discepolo prediletto del Signore con tanta riverenza, ma anche con senso di proprietà ricevette Maria a casa sua come facente parte delle cose sue, vedete per quello che appunto S. Luigi Maria Grignion de Monfort dice con estrema chiarezza che la devozione alla beata Vergine è il segno sicuro della predestinazione, è il segno sicuro della bella religione cattolica.

    Vedete quando l’ortodossia, quando la vera fede, quella che Gesù ci ha insegnato, quella che lo Spirito Santo tuttora ci rivela, quando questa verità comincia a vacillare in tempi particolarmente difficili della storia della Chiesa, ebbene anche è come se la devozione alla beata Vergine Maria si oscurasse, e viceversa potete essere sicuri che quando si oscura la devozione alla beata Vergine ci sono fenomeni diabolici che succedono intorno a noi. Vedete, miei cari fratelli, quale deve essere la vera lettura dei così detti segni dei tempi, altro che segni di consolazione, sono segni di desolazione e noi come cristiani contenti, che gioiscono nel Signore nostra salvezza, sull’esempio di Maria Immacolata è bene che noi con cristiana fortezza dobbiamo prendere in considerazione.

    Vedete cari fratelli, Iddio, anche questo ce lo dice S. Luigi Maria Grignion de Monfort, Iddio ha creato una sola inimicizia, Iddio che è amore, Iddio la cui natura stessa è amore e misericordia, Iddio una sola inimicizia ha creato (non è poi stato Dio a crearla, incondizionatamente perché teologicamente non sarebbe esatto, perché ovviamente questa inimicizia è tutta dipendente, occasionata dal peccato degli angeli apostati, se non ci fosse l’apostasia di queste creature razionali e libere non poteva esserci nemmeno questa inimicizia). Quindi Iddio pose quella unica inimicizia, ma dopo il peccato, come conseguenza del peccato, come conseguenza del peccato degli angeli ribelli, inimicizia "ponero inter te et mulier", porrò una inimicizia tra te e la donna.

    Vedete cari fratelli tra la Vergine Maria e Satana c’è un’inimicizia che si protrarrà fino alla fine dei secoli, quando il diavolo, il serpente antico, l’omicida, il menzognero fin dall’inizio sarà precipitato nell’abisso; sino a quel momento ci sarà uno scontro puro, senza esclusione di colpi tra Satana e la Donna vestita di sole con una corona di dodici stelle attorno al suo capo, uno scontro senza esclusione di colpi, cari fratelli, e di quella inimicizia, sbarazzandoci di ogni falso pacifismo che si fa strada in questi tristi tempi, di questa inimicizia proprio per amore del Signore dobbiamo incaricarci: stare dalla parte di Maria, perché dalla parte di Maria stanno le anime rivestite di Cristo. Non si può avere Cristo, se non tramite Maria!

    Vedete cari fratelli, tutte le rivoluzioni, tutte le ribellioni sin dal primo rivoluzionario, sin da Lucifero sono rivoluzioni rivolte contro Dio ed il mistero della salvezza da lui predisposto, sono rivoluzioni dettate dalla superbia e perciò capiamo molto bene perché tali rivoluzioni, superbe come sono nella loro radice, si rivoltano anzitutto contro quelli dell’Umile per eccellenza, ed è ancora l’umile Ancella del Signore.

    Vedete, miei cari fratelli, non sorge il pericolo, teologicamente è delicata questa questione, però io quasi lo riempio in questo senso: c’è chi dice che ci fosse Maria come antagonista del demonio perché il demonio non è tanto ferito dalla grandezza di Dio, quanto piuttosto dall’umiltà di quella creatura, alla quale è assegnato il trionfo: "alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà".

    Questa, miei cari fratelli deve essere la nostra grande speranza in mezzo alla tristezza di questi tempi. A quale tristezza io mi rivolgo? Voi lo sapete, il modernismo. Che cosa è il modernismo imperversante dappertutto? È, oserei dire, la radicale protestantizzazione della Chiesa, un tentativo di sovversione dal di dentro, la protestantizzazione. Interessante, vedete: come la gnosi, lo gnosticismo dei tempi passati, è stata definita da uno studioso protestante, un certo Harmer, come un’acuta ellenizzazione del cristianesimo, un tentativo di rendere il cristianesimo salottiero per così dire, ebbene così il modernismo, la piaga dei nostri tempi, è un tentativo di protestantizzare la Chiesa dal di dentro.

    Terribile, vedete cari fratelli, e in che cosa si rivela proprio lo zampino del maligno? Il tentativo di oscurare la devozione a Maria. È terribile quello che si è sentito in questi ultimi tempi: bisogna tornare a Gesù, bisogna tornare all’Eucarestia, bisogna tornare alla Trinità. Allora via il culto alla Vergine ed ai Santi. È un dolore parlare di questo, è una bestemmia, quella appunto che si dice blasfemia aereticalis, ovvero l’eresia, l’apostasia dalla vera cattolica fede porta poi a pronunciare delle vere e proprie bestemmie. Ciò che Dio ha congiunto, l’uomo non osi separare e il Signore ha congiunto la Vergine santa, la dimora del Figlio suo con il Figlio, con Cristo Signore, con il Verbo Incarnato.

    Ecco cari fratelli: fatevi un vessillo, un vanto della vostra devozione a Maria. Consacratevi, vi supplico cari, consacratevi al Cuore Immacolato di Maria. In questo tempo così difficile abbiamo bisogno di un rifugio sicuro e Maria è il refugium peccatorum per eccellenza. Il Signore vuole schierare la sua schiera, la schiera di Cristo sotto lo stendardo del Salvatore, vuole schierare questa schiera dei suoi per la battaglia letale del demonio attorno a Maria, perché Maria è la condottiera di questa schiera di Cristo.

    Ecco, cari fratelli, non a caso dice appunto S. Luigi Maria de Monfort partendo da questa simbologia della sapienza in Giacobbe, vedete partendo da questo lui appunto afferma giustamente in maniera molto attendibile che Maria dimora là dove c’è la Chiesa vera, la Chiesa cattolica. Vedete Maria dimora là dove c’è la Chiesa cattolica, dove c’è la città del Cielo, la città di Dio.

    Quando invece la Chiesa nella sua esteriorità, perché il demonio non può colpirla nella sua vita interiore, però quando il volto della Chiesa sembra quasi oscurarsi tramite le eresie, ebbene ci si dimentica anche della devozione a Maria.

    Vedete io porrò la mia dimora in Giacobbe e giustamente S. Luigi ci dice che questi due figli Esaù e Giacobbe rappresentano le due città, le città escatologiche, le città degli ultimi tempi, le città eterne, la città infernale dei reprobi che è Esaù che odiava il suo fratello e Giacobbe, il mite, l’umile, il figlio della promessa, Giacobbe che ricevette la benedizione del padre, Giacobbe che raffigura simbolicamente la città celeste, il Paradiso.

    Vedete cari fratelli, per vivere già l’anticipo del Paradiso in questa terra bisogna coltivare il culto di Colei, sedes sapientiae, sede della Sapienza increata e sapienza creata Lei stessa, di Colei che ha preso la sua dimora in Giacobbe. Questo è il segno sicuro, indelebile della nostra appartenenza alla Chiesa cattolica, la nostra devozione a Maria.

    Come è bello cari fratelli vedere anche il Sommo Pontefice dichiarare questo anno un anno mariano e ci scrisse quella bella Enciclica "Redemptoris Mater"! Vedete come il cuore del Papa che ha il sostegno dello Spirito Santo si rende conto quanto bisogno c’è della devozione a Maria in tempi così difficili e pericolosi come sono i nostri.

    Bene cari fratelli facevo un buon proponimento di commentarvi anche un po’ anche la prima lettura, bisogna che lo faccia molto sinteticamente. Sono cose molto belle quelle che ci dice il capitolo 24 del Siracide nella prima lettura che abbiamo letto.

    Vedete tutto un simbolo che si estende a tutto e si applica soprattutto a Maria. Oggi questa stipula si è compiuta, pensate a Gesù, la sinagoga di Nazaret quando appunto dice a riguardo a quel brano di Isaia : lo Spirito del Signore è su di me. Ecco Gesù prende quel rotolo del Libro, lo legge, poi lo arrotola di nuovo e dice una cosa molto semplice: oggi questa parola si è compiuta. Così gli antichi, quando il saggio Siracide ispirato dallo Spirito Santo del Signore scriveva queste poetiche immagini, gli antichi non potevano ancora sapere a chi queste immagini dovevano essere applicate.

    Noi che abbiamo la pienezza della rivelazione in Cristo sappiamo che tutte queste belle, splendide immagini si realizzano perfettamente in Maria. Ebbene innanzi tutto ego sum Mater pulchrae dilectionis et timoris et annictionis et sanctae spei, "io sono la madre del bell’amore e del santo timore e della conoscenza, della vera conoscenza e della santa speranza". Vedete miei cari fratelli Maria ci insegna innanzi tutto come amare Dio, perché solo Lei, l’unica tra tutte le creature non ha conosciuto il morso dell’antico serpente, Lei sola, l’Immacolata nel suo Cuore Immacolato, cuore tutto di Dio, pieno della grazia di Dio, cuore umile, in quell’umile cuore Maria in perfetta obbedienza amava Iddio suo Signore.

    Vedete come Maria è la madre del bell’amore perché ci insegna la verità, la gioia di un amore che è puro, umile ed obbediente, perché ciò, cari fratelli, che non è puro, né umile né obbediente non è amore. Uno dei pericoli più gravi di questi tempi che stiamo vivendo, cari fratelli, è la faciloneria con cui si adopera la parola amare, voler bene, in questo caos spontaneistico, io voglio bene, anche S. Agostino diceva: ama et fac quod vis, "ama e poi fa quello che ti pare", ma S. Agostino ben sapeva che colui che ama si riveste degli stessi sentimenti del Signore, diventa quasi la legge animata di Dio e tale era l’amore di Maria e tale era anche la spontaneità di Maria.

    Vedete la sua obbedienza a differenza della nostra che siamo povere creature peccatrici, l’obbedienza di Maria non era un’obbedienza sofferta, la nostra è tanto sofferta spesso, invece quella di Maria era spontanea, perché per lei amare il Signore era fare limpidamente la sua volontà. Vedete l’obbedienza alla volontà del Signore: chi mi ama, osserva i miei comandamenti. Ebbene Maria ha adempiuto proprio questo nel suo innamorato Cuore: in me omnis gratia viae et veritatis, in me omnis spes vitae et salutis, vedete come è bello questo: viae et veritatis, vitae et virtutis, non dice ego sum via, veritas et vita, vedete come la sapienza creata, cioè Maria dice di sé stessa: in me c’è la grazia di ogni via e di ogni verità e c’è anche la speranza della vita eterna, perché in Maria e per Maria e solo per Maria noi abbiamo Gesù, Gesù la nostra via, la nostra verità e la nostra vita.

    In me gratia omnis viae et veritatis. Gesù è verità, la prima verità, la fondamentale verità per la quale tutte le cose vere sono vere, secondo la sua divinità e secondo la sua umanità assunta in unità della persona divina. Ebbene secondo la sua umanità Gesù è per noi la via, vedete via e verità e quella grazia, quella presenza del dono ineffabile del Padre, la presenza di Gesù via e verità si realizza nel grembo verginale di Maria.

    E poi c’è l’idea della speranza della vita e della virtù; vedete, quale vita? Ovviamente la vita di Cristo, la vita eterna e poi la speranza della virtù perché non si può avere la vita, la vita eterna del Paradiso senza esercitare le virtù. La speranza nostra, la speranza di essere anche noi partecipi della felicità della città celeste, ebbene tutta questa speranza riposa in Maria. Vedete allora perché Maria per la bocca della sapienza ci invita a transire ad eam, transite ad me ommnes qui concupisciste, "venite da me — ci invita Maria — venite da me voi tutti che mi desiderate", le anime sante, le anime predestinate sono tutte innamorate della bellezza spirituale di Maria e Maria invita queste anime, venite a me, transite ad me.

    Ebbene queste anime passano da Maria la quale dice loro questo: spiritus meus super et hereditas mea super eos, memoria mea in generationem seculorum, accipite Spiritus meus per me, lo Spirito del Signore, lo Spirito Santo di Dio compì in Maria sua sposa i misteri sponsali, in lei Vergine fece germogliare la vita, come dice ancora l’inno akathistos, lo Spirito Santo di Dio trovò nel grembo verginale di Maria il talamo delle nozze divine. Vedete come giustamente Maria si dice la sposa dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo in lei ha plasmato, vedete come Gesù nella sua umanità è opera dello Spirito Santo amore, lo Spirito Santo in lei, Maria, ha plasmato la natura umana del Salvatore facendo appartenere ipostaticamente alla Persona divina. Quindi giustamente miei cari fratelli, S. Luigi ancora ci ricorda un detto di un altro Santo, di S. Bernardo, il quale dice una parola quasi tremenda, perché capite è molto coraggiosa, dice S. Bernardo: Maria est quasi forma Dei, Maria è forma di Dio, non nel senso ovviamente che Dio possa avere una forma, una configurazione, ma vedete Colui che era vero Dio, cioè Gesù Cristo nella sua umanità assunse tale umanità che rivela il Volto del Padre, assunse tale umanità da Maria e secondo quella forma che è Maria. Ecco come Maria, ricettacolo dello Spirito Santo datore di vita, Maria è davvero forma di Dio. Ille natus fuit in ea, dice appunto la Sacra Scrittura interpretata S. Luigi in questo senso: Costui e Costui in alto sono ambedue nati in essa, chi è l’uno e l’altro ? L’uno, dice S.Luigi giustamente secondo le regole dell’interpretazione allegorica, l’uno è l’alto, il Cristo, l’altro sono le membra, cioè il corpo di Cristo, corpus Cristi mistici.

    Vedete come da Maria, in Maria è nato Lui e quell’altro che siamo noi, tutta la chiesa. Bene cari, scusate se a volte ho oltrepassato molto i limiti del tempo, però vedete l’eredità di Maria è dolce, vedete Maria non vuole solo essere madre per Gesù, non solo vuole averci su di sé, ma vuole comunicarci Gesù, donarci Gesù.

    Ecco, cari fratelli, cerchiamo di ricorrere sempre nella nostra vita a Colei che è la benedetta nei secoli. Noi che siamo in un cammino così burrascoso e faticoso verso la patria del cielo, mettiamo al riparo le nostre povere anime, riceviamo in noi, tamquam in sua, come le cose nostre, riceviamo come il discepolo prediletto la Madre del Signore e così diventerà anche la madre nostra, colei che ci accompagna alla gioia della vita eterna in Paradiso e così sia.

    FONTE

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    Devotion to the Immaculate Heart of Mary

    As in the article on Devotion to the Sacred Heart of Jesus, this subject will be considered under two heads:
    • the nature, and
    • the history of the devotion.

    The Nature of the Devotion

    Just as devotion to the Sacred Heart of Jesus is only a form of devotion to the adorable Person of Jesus, so also is devotion to the Holy Heart of Mary but a special form of devotion to Mary. In order that, properly speaking, there may be devotion to the Heart of Mary, the attention and the homage of the faithful must be directed to the physical heart itself. However, this in itself is not sufficient; the faithful must read therein all that the human heart of Mary suggests, all of which it is the expressive symbol and the living reminder: Mary's interior life, her joys and sorrows, her virtues and hidden perfections, and, above all, her virginal love for her God, her maternal love for her Divine Son, and her motherly and compassionate love for her sinful and miserable children here below. The consideration of Mary's interior life and the beauties of her soul, without any thought of her physical heart, does not constitute our devotion; still less does it consist in the consideration of the Heart of Mary merely as a part of her virginal body. The two elements are essential to the devotion, just as soul and body are necessary to the constitution of man.

    All this is made sufficiently clear in the explanations given elsewhere (see DEVOTION TO THE HEART OF JESUS), and, if our devotion to Mary must not be confounded with our devotion to Jesus, on the other hand, it is equally true that our veneration of the Heart of Mary is, as such, analogous to our worship of the Heart of Jesus. It is, however, necessary to indicate a few differences in this analogy, the better to explain the character of Catholic devotion to the Heart of Mary. Some of these differences are very marked, whereas others are barely perceptible. Devotion to the Heart of Jesus is especially directed to the Divine Heart as overflowing with love for men, and it presents this love to us as despised and outraged. In the devotion to the Heart of Mary, on the other hand, what seems to attract us above all else is the love of this Heart for Jesus and for God. Its love for men is not overlooked, but it is not so much in evidence nor so dominant. With this difference is linked another. The first, act of the devotion to the Heart of Jesus is the love eager to respond to love, in devotion to the Heart of Mary there is no first act so clearly indicated: in this devotion, perhaps, study and imitation hold as important a place as love. For, although this study and imitation are impregnated with filial affection, the devotion presents itself with no object sufficiently conspicuous to call forth our love, which is, on the contrary, naturally awakened and increased by the study and imitation. Hence, accurately speaking, love is more the result than the object of the devotion, the object being rather to love God, and Jesus better by uniting ourselves to Mary for this purpose and by imitating her virtues. It would also seem that, although in the devotion to the Heart of Mary the heart has an essential part as symbol and sensible object, it does not stand out as prominently as in the devotion to the Heart of Jesus; we think rather of the thing symbolized, of love, virtues, and sentiments, of Mary's interior life.

    The History of the Devotion

    The history of the devotion to the Heart of Mary is connected on many points with that to the Heart of Jesus; nevertheless, it has its own history which, although very simple, is not devoid of interest. The attention of Christians was early attracted by the love and virtues of the Heart of Mary. The Gospel itself invited this attention with exquisite discretion and delicacy. What was first excited was compassion for the Virgin Mother. It was, so to speak, at the foot of the Cross that the Christian heart first made the acquaintance of the Heart of Mary. Simeon's prophecy paved the way and furnished the devotion with one of its favourite formulae and most popular representations: the heart pierced with a sword. But Mary was not merely passive at the foot of the Cross; "she cooperated through charity", as St. Augustine says, "in the work of our redemption".

    Another Scriptural passage to help in bringing out the devotion was the twice-repeated saying of St. Luke, that Mary kept all the sayings and doings of Jesus in her heart, that there she might ponder over them and live by them. A few of the Virgin's sayings, also recorded in the Gospel, particularly the Magnificat, disclose new features in Marian psychology. Some of the Fathers also throw light upon the psychology of the Virgin, for instance, St. Ambrose, when in his commentary on St. Luke he holds Mary up as the ideal of virginity, and St. Ephrem, when he so poetically sings of the coming of the Magi and the welcome accorded them by the humble Mother. Little by little, in consequence of the application of the Canticle of the loving relations between God and the Blessed Virgin, the Heart of Mary came to be for the Christian Church the Heart of the Spouse of the Canticles as well as the Heart of the Virgin Mother. Some passages from other Sapiential Books, likewise understood as referring to Mary, in whom they personify wisdom and her gentle charms, strengthened this impression. Such are the texts in which wisdom is presented as the mother lofty love, of fear, of knowledge, and of holy hope. In the New Testament Elizabeth proclaims Mary blessed because she has believed the words of the angel; the Magnificat is an expression of her humility; and in answering the woman of the people, who in order to exalt the Son proclaimed the Mother blessed, did not Jesus himself say: "Blessed rather are they that hear the word of God and keep it", thus in a manner inviting us to seek in Mary that which had so endeared her to God and caused her to be selected as the Mother of Jesus? The Fathers understood His meaning, and found in these words a new reason for praising Mary. St. Leo says that through faith and love she conceived her Son spiritually, even before receiving Him into her womb, and St. Augustine tells us that she was more blessed in having borne Christ in her heart than in having conceived Him in the flesh.

    It is only in the twelfth, or towards the end of the eleventh century, that slight indications of a regular devotion are perceived in a sermon by St. Bernard (De duodecim stellis), from which an extract has been taken by the Church and used in the Offices of the Compassion and of the Seven Dolours. Stronger evidences are discernible in the pious meditations on the Ave Maria and the Salve Regina, usually attributed either to St. Anselm of Lucca (d. 1080) or St. Bernard; and also in the large book "De laudibus B. Mariae Virginis" (Douai, 1625) by Richard de Saint-Laurent. Penitentiary of Rouen in the thirteenth century. In St. Mechtilde (d. 1298) and St. Gertrude (d. 1302) the devotion had two earnest adherents. A little earlier it had been included by St. Thomas Becket in the devotion to the joys and sorrows of Mary, by Blessed Hermann (d. 1245), one of the first spiritual children of St. Dominic, in his other devotions to Mary, and somewhat later it appeared in St. Bridget's "Book of Revelations". Tauler (d. 1361) beholds in Mary the model of a mystical, just as St. Ambrose perceived in her the model of a virginal soul. St. Bernardine of Siena (d.1444) was more absorbed in the contemplation of the virginal heart, and it is from him that the Church has borrowed the lessons of the Second Nocturn for the feast of the Heart of Mary. St. Francis de Sales speaks of the perfections of this heart, the model of love for God, and dedicated to it his "Theotimus".

    During this same period one finds occasional mention of devotional practices to the Heart of Mary, e.g. in the "Antidotarium" of Nicolas du Saussay (d.1488), in Julius II, and in the "Pharetra" of Lanspergius. In the second half of the sixteenth century and the first half of the seventeenth, ascetic authors dwelt upon this devotion at greater length. It was, however, reserved to St. Jean Eudes (d. 1681) to propagate the devotion, to make it public, and to have a feast celebrated in honor of the Heart of Mary, first at Autun in 1648 and afterwards in a number of French dioceses. He established several religious societies interested in upholding and promoting the devotion, of which his large book on the Coeur Admirable (Admirable Heart), published in 1681, resembles a summary. Pere Eudes' efforts to secure the approval of an Office and feast failed at Rome, but, notwithstanding, this disappointment, the devotion to the Heart of Mary progressed. In 1699 Father Pinamonti (d. 1703) published in Italian his beautiful little work on the Holy Heart of Mary, and in 1725 Père de Gallifet combined the cause of the Heart of Mary with that of the Heart of Jesus in order to obtain Rome's approbation of the two devotions and the institution of the two feasts. In 1729 his project was defeated, and in 1765 the two causes were separated, to assure the success of the principal one.

    In 1799 Pius VI, then in captivity at Florence, granted the Bishop of Palermo the feast of the Most Pure Heart of Mary for some of the churches in his diocese. In 1805 Pius VII made a new concession, thanks to which the feast was soon widely observed. Such was the existing condition when a twofold movement, started in Paris, gave fresh impetus to the devotion. The two factors of this movement were first of all the revelation of the "miraculous medal" in 1830 and all the prodigies that followed, and then the establishment at Notre-Dame-des-Victoires of the Archconfraternity of the Immaculate Heart of Mary, Refuge of Sinners, which spread rapidly throughout the world and was the source of numberless graces. On 21 July, 1855, the Congregation of Rites finally approved the Office and Mass of the Most Pure Heart of Mary without, however, imposing them upon the Universal Church.

    Now there are at least three feasts of the Heart of Mary, all with different Offices:
    • that of Rome, observed in many places on the Sunday after the Octave of the Assumption and in others on the third Sunday after Pentecost or in the beginning of July;
    • that of Pere Eudes celebrated among the Eudists and in a number of communities on 8 February; and
    • that of Notre-Dame-des-Victoires, solemnized a little before Lent.

    However, no feast has as yet been granted to the entire Church.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910

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