Testi mariani del secondo millennio, Vol. 3, pag. 406
Parlerò al tuo Cuore, o Maria; parlerò al tuo Cuore immacolato, o Signora del mondo, e adorerò il tempio santo di Dio (cf. Sal 5, 8) dalla più profonda intimità della mia anima. Dal profondo che è in me saluterò il tuo Cuore immacolato, il primo sotto il sole che fu trovato degno di ospitare il Figlio di Dio, disceso dal seno del Padre.
Salve, o cella odorosa del celeste profumiere, che possiede tutte le virtù e che abbonda delle più belle qualità di grazie. Salve, o paradiso vespertino, nel quale l'astuto seduttore di Eva mai pretese di insinuarsi. Salve, o fonte sigillata (Ct 4, 22) , i cui segreti mai furono gustati dal violatore dei cuori neppure con una piccola degustazione. A chi paragonerò o assimilerò la beatitudine del tuo Cuore, o Maria? Con quali parole saluterò degnamente il dolce cuore che sta nel tuo petto pudico?
Vivi, vivi, e godi in eterno, o Cuore santo e amantissimo, nel quale ebbe inizio la salvezza del mondo e la divinità, che portando pace al mondo, ha baciato l'umanità. Sii piena di eterno giubilo tu, conchiglia di smeraldo, il cui colore verdeggiante non impallidì mai; che al Re superno, assetato della nostra salvezza, hai propinato il dolce calice di una fede a tutta prova, nell'ora in cui, rispondendo al saluto dell'arcangelo, hai proferito una buona parola (cf. Sal 44, 2) dicendo: «Ecco la serva del Signore; mi avvenga secondo la tua parola» (Lc 1, 38).
Allora hai recato diletto e hai inebriato il suo Cuore, al punto che da quel momento, esclamando ormai dal suo cielo, disse: «La mia delizia consiste nello stare con i figli degli uomini» (Prov 8, 31). Ogni anima ti magnifichi, o madre di dolcezza, e ogni lingua di genti pie esalti nei secoli eterni la beatitudine del tuo Cuore, dal quale scaturì la nostra salvezza.