Era tanto che desideravo rispondere ad alcune obiezioni di Napoleon su quanto scritto da ITALIANO. Adesso ecco qui la mia risposta.
Chiedo perdono per la lunghezza del testo, ma visti gli argomenti, è stato necessario.
Lefebvre è stato scomunicato nell'88. Non era più nella Chiesa, e non era più cattolico. I Vescovi pure. I preti, tutti sospesi, celebrano illegittimamente, compiendo delitti dal punto di vista canonico. […]
Ho letto i libri di Amerio, e le sue conclusioni sono errate. […]Dire che il concilio è sostanzialmente un errore (di opportunità, e fonte delle deviazioni), come fa in Iota Unum, è una idiozia, oltre che una cosa inconcepibile per un cattolico. […]
Propongo lettura di "La bella la bestia e il cavaliere" di Giacomo Biffi, che da una visione cattolica di quello che è il concilio e di quello che è il post-concilio. Almeno lui non è nè eretico, nè scismatico, nè scomunicato. Già meglio.
Innanzitutto non si capisce cosa c’entra la storia di Lefebvre con l’etichetta “lefebvriani” dalle quale ci difendiamo noi tradizionalisti…
Le etichette indicano l’affiliazione e la condivisione di una determinata dottrina, sia essa politica, morale, religiosa o altro. Così i “luterani” sono coloro che aderiscono all’eretica dottrina di Lutero; i “musulmani” coloro che aderiscono alla falsa dottrina di Maometto…e così via dicendo.
Ma, per quanto riguarda Lefebvre, non mi pare che abbia fondato e ideato una nuova dottrina o religione… ha solo continuato a credere e a fare tutto ciò che aveva sempre creduto e fatto per più di sessant’anni al servizio della Chiesa Cattolica…. Dunque non si possono definire “lefebvriani” i tradizionalisti in quanto non sono seguaci di Lefebvre , ma di Cristo! Si provi altrimenti il contrario… e cioè si provi che Lefebvre ha ideato una nuova dottrina o religione… è impossibile!
Gli è stato insegnato il Catechismo di San Pio X e lo stesso Catechismo lui ha continuato a insegnare per tutta la sua vita…; gli è stato insegnato che la Messa è un Sacrificio e gli è stato insegnato il modo di celebrare questo Sacrificio… e gli stessi identici insegnamenti ha trasmesso in tutta la sua vita, e in tutta la sua vita ha continuato a celebrare quella Messa con cui Santa Romana Chiesa lo aveva ordinato… Perché, dunque, quella Messa che egli celebrava e quel Catechismo che egli insegnava, prima del Concilio Vaticano II andavano bene e dopo non vanno più bene? E’ forse cambiata la Dottrina Cattolica…?
E se si afferma che quella Messa e quel Catechismo non sono più nello “spirito” del Concilio Vaticano II, si dovrebbe allora ammettere che questo “spirito conciliare” si è discostato dall’insegnamento bimillenario della Chiesa, racchiuso e insegnato dal Catechismo di San Pio X , e che la Messa promulgata dal Concilio Vaticano II ha uno spirito diverso dall’irreformabilie Messa di San Pio V, promulgata dal dogmatico Concilio di Trento (Bolla dogmatica del Papa San Pio V, Quo primum tempore: perciò… ORDINIAMO che… in avvenire e senza limiti di tempo, la Messa… non potrà essere cantata o recitata, in altro modo da quello prescritto dall’ordinamento del Messale da noi pubblicato; … con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo…, STABILIAMO E COMANDIAMO sotto pena della nostra indignazione, che a questo Nostro Messale… nulla mai possa venire aggiunto, detratto, cambiato), e, qualora si ammettesse tutto ciò, si cadrebbe nell’eresia modernista già condannata da San Pio X che prevede l’ “aggiornamento” della dottrina cattolica e il suo adattamento ai tempi…
Ma… parlerò più avanti del Concilio…
Sempre per rimanere in tema con Lefebvre, mi preme correggere due errori che, da teologo, hai commesso piuttosto superficialmente: hai affermato che
a) “Lefebvre […] non era più cattolico”
b) “Almeno lui [Biffi, in contrapposizione con Lefebvre, evidentemente] non è…eretico”
In quanto alla prima proposizione, “Lefebvre […] non era più cattolico”, per quanto già detto sopra, essa non regge perché Lefebvre ha sempre continuato a professare la Santa Religione Cattolica così come a lui era stata trasmessa ed insegnata.
Dunque la domanda ancora una volta è: in quale punto Lefebvre si è discostato dalla dottrina cattolica? O il suo discostarsi consiste nel rifiuto di certe “dichiarazioni” conciliari…?! Perché, se così fosse, considerato che Lefebvre non si è mai discostato dalla dottrina cattolica a lui trasmessa da Santa Romana Chiesa (si provi altrimenti il contrario…), si dovrebbe ammettere che se ne è discostato [da tale dottrina] il Concilio… e la non-cattolicità di Lefebvre, consisterebbe nel suo rifiuto ad aderire alla eventuale nuova dottrina del Concilio…
Dunque l’affermazione ““Lefebvre […] non era più cattolico” è infondata e indimostrata!
In merito alla seconda proposizione “Almeno lui non è…eretico” dimostri di non aver studiato il Catechismo… Sì, perché si definiscono eretici “i battezzati che si ostinano a non credere qualche verità rivelata da Dio e insegnata dalla Chiesa: per esempio, i protestanti”
Domanda: quale verità rivelata da Dio ha rinnegato Lefebvre? O il pastorale Concilio Vaticano II ha definito (e dico DE-FI-NI-TO) una qualche nuova verità di Fede…?! Premesso che tornerò più avanti sulla questione del Concilio, devo concludere che l’affermazione “Almeno lui non è…eretico” è senz’altro errata!
Dire poi che le conclusioni di Romano Amerio “sono errate”, suona un po’ come una presunzione in bocca a chi sta ancora studiando teologia e che prima di esprimere giudizi, dovrebbe spiegare perché tali conclusioni “sono errate”…! E nell’affemare poi che “Dire che il concilio è sostanzialmente un errore… è… una cosa inconcepibile per un cattolico”, significa non aver capito su che cosa si fonda la legittima critica a questo Concilio… e ciò mi riporta senz’altro alle obiezioni sul Concilio…
Concordo pienamente con te quando dici “la chiesa ha potere di insegnare autenticamente la rivelazione” , “Il potere di insegnamento autentico è espletato col magistero” , “è di fede, che i vescovi che formano un corpo morale col sommo pontefice sono infallibili nel proporre la dottrina di Cristo” , e quando citi il Vaticano I “il Vat. I, insegna: "Per fede divina e cattolica si devono credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio, scritta o tramandata, e dalla Chiesa sia con giudizio solenne, CHE CON ORDINARIO ED UNIVERSALE MAGISTERO, sono proposte a credere come rivelate divinamente” e Leone XIII “ogni volta che la parola di questo magistero dichiara che tale o tal'altra verità fa parte dell'insieme della dottrina divinamente rivelata, ognuno deve credere con certezza che ciò è vero”,ti ricorderai che è di fede teologica che la chiesa ha potere di insegnare autenticamente la rivelazione. Il potere di insegnamento autentico è espletato col magistero. Esso può essere ordinario o solenne, universale o pontificio. Ora è di fede, che i vescovi che formano un corpo morale col sommo pontefice sono infallibili nel proporre la dottrina di Cristo (dal conc. di Trento DenzH 960; e Vat I DenzH 1510). In particolare il Vat. I, insegna: "Per fede divina e cattolica si devono credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio, scritta o tramandata, e dalla Chiesa sia con giudizio solenne, CHE CON ORDINARIO ED UNIVERSALE MAGISTERO, sono proposte a credere come rivelate divinamente"(Dei Filius; cfr. anche Tuas libenter).
Leone XIII, in "satis cognitum" :"ogni volta che la parola di questo magistero dichiara che tale o tal'altra verità fa parte dell'insieme della dottrina divinamente rivelata, ognuno deve credere con certezza che ciò è vero"
L'infallibilità di un concilio non avviene sempre. Se il concilio è provinciale o plenario, le proposizioni in esso contenute devono essere solennemente riconosciute dal Papa, che le fa proprie, facendole diventare così magistero pontificio solenne. Ricorderai il Concilio Cartaginese.
Il concilio ecumenico, invece è infallibile in sè, poichè implica l'unione morale di tutti i vescovi del mondo (papa compreso, benchè sia superiore al concilio, ma ne fa comunque parte: tant'è vero che un concilio, che vedesse la partecipazione di tutti i vescovi, ma non del papa, non sarebbe ecumenico). Condizione dell'infallibilità è dunque l'essere ecumenico, il che si verifica a norma canonica, quando vi partecipano i legittimati (secondo il diritto), e purchè sia:
1) convocato dal Papa
2)presieduto dal papa
3)confermato dal papa
4)promulgato dal papa.
Il concilio che soddisfa i suddetti requisiti, è ecumenico, e dunque infallibile, sia nelle sue affermazioni solenni, come possono essere le definizioni dogmatiche o le solenni condanne, come nel ordinario magistero.
Il Concilio Vaticano II, ha soddisfatto tutti i requisiti canonici sopracitati, ed è dunque ecumenico. La dottrina che insegna (di qualsiasi rango, ordinaria o solenne) è egualmente infallibile.
Oltretutto DH, presenta la sua dottrina come contenuta nella rivelazione, e quindi ulteriormente soddisfa la preposizione del Vat. I citata (DenzH 1792).
Inoltre il papa Paolo VI, ha autoritativamente dichiarato essere il magistero del concilio "Magistero supremo ordinario", nell'ambito del magistero ordinario universale.
Inoltre, lo stesso concilio, dice di sè, autoritativamente "Quanto alle cose che sono proposte dal Concilio, poichè rappresentano la dottrina del Magistero Supremo della chiesa, TUTTI E CIASCUNO DEI FEDELI DEVONO RICEVERLE ED AMMETTERLE".
Dunque DH dice di essere contenuta nella divina rivelazione. Secondo il magistero è un atto di magistero universale ordinario, da credere da tutti i fedeli
tuttavia devi ammettere che in tutte queste affermazioni e citazioni c’è un unico filo conduttore:
1) La dottrina di Cristo divinamente rivelata
2) il “potere di INSEGNAMENTO” di quella dottrina divinamente rivelata.
Ma facciamo un po’ di Catechismo (di San Pio X, ovviamente).
“Quali sono le verità rivelate da Dio?”
“Le verità rivelate da Dio sono principalmente quelle compendiate nel Credo o Simbolo apostolico e si chiamano verità di Fede , perché dobbiamo crederle, con piena fede, come insegnate da Dio, il quale né s’inganna né può ingannare.”
Ed è anche Rivelazione tutto ciò che Gesù ha insegnato sulla terra e tutto ciò che si trova contenuto negli scritti degli Apostoli.
Ma certi principi conciliari come la “libertà religiosa”, sono forse contenuti nella Rivelazione? Se sì, da dove si evincono? E perché in duemila anni nessun Papa se n’era mai accorto? Ma parlerò più avanti della “libertà religiosa”, ciò che ora voglio precisare è che il Papa è custode e non padrone della verità rivelata, e non può toccarne un apice o una iota (Mt 5,18), così come non lo può nessun Concilio, ma solo, eventualmente, esplicitarne e definirne ricchezze ancora implicite completando, NON CONTRADDICENDO il dato rivelato. E infatti il Pontefice e i Concili sono infallibili solo quando INSEGNANO o DEFINISCONO la dottrina già divinamente rivelata…Questo non è il caso del Vaticano II che è stato dichiarato (ed è) “pastorale” e che infatti, per tua stessa ammissione (“il Vaticano II [fu] solo pastorale, non avendo definito alcun dogma”) non ha insegnato o definito alcunché! E non aveva neanche l’intenzione di insegnare o definire alcunché… è chiaramente affermato nell’allocuzione di apertura del Concilio (cosí il Papa nella allocuzione di apertura del Concilio in data 11.10.62, Gaudet Mater Ecclesia: «Altra è la sostanza dell'antica dottrina del depositum fidei, ed altra la formulazione del suo rivestimento: ed è di questo che devesi - con pazienza se occorre - tenere gran conto, tutto misurando nelle forme e proporzioni di un magistero a carattere prevalentemente pastorale»; cfr. Encicliche e discorsi di S. S. Giovanni XXIII, 4, Roma, 1964, pp. 368-369); ciò è stato più volte ribadito: quando, per esempio, alcuni Padri conciliari desideravano che il Papa definisse con precisione principi come la collegialità o la dignità umana, si sono sentiti rispondere “Ma qui non si fa dogmatica, non facciamo della filosofia, facciamo della pastorale”!
Il Concilio Vaticano II infatti non ha definito ulteriori verità di fede, come è avvenuto in quasi tutti gli altri Concilii della storia della Chiesa: anche la Lumen Gentium e la Dei Verbum, i due documenti conciliari definiti rispettivamente constitutio dogmatica "de Ecclesia" e "de Divina Rivelatione", sono tali non perché si stabiliscano nuovi dogmi, ma perché essi trattano questioni dogmatiche già precedentemente definite dalla Chiesa di Roma.
Per di piú, la stessa Commissione dottrinale del Concilio, formalmente interpellata sulla questione, aveva ribadito esplicitamente "il fine pastorale del presente concilio" (cfr. Dichiarazione 6.3.64, in Concilio Ecumenico Vaticano II, Milano, ed. Ancora, 1966, pp. 191 ss.).
Sia Giovanni XIII, all’apertura del Concilio, sia Paolo VI, quando diede inizio alla sua prosecuzione, dichiararono ripetutamente: Questo concilio non vuole, non intende proporre nessuna dottrina nuova. E’ semplicemente pastorale.
Così ancora, in calce ai documenti approvati, viene ribadita chiaramente la stessa cosa: “Qual è il valore dogmatico di questa costituzione?”, ecco la risposta: sono di fede le verità in essa citate che erano già di fede definita; quelle che prima erano ipotesi o materia discussa rimangono ipotesi e materia discussa.. Nessuna nuova dottrina = nessuna nuova definizione!
Commetti poi un grave errore quando, pur ammettendo la pastoralità del Concilio, identifichi la sua “infallibilità” col suo essere ecumenico (“ Il concilio ecumenico, invece è infallibile in sè, poichè implica l'unione morale di tutti i vescovi del mondo […] Condizione dell'infallibilità è dunque l'essere ecumenico”). Questo errore ti è già stato mostrato da ITALIANO quando, per esempio, ti ha citato la Spiegazione del Catechismo di San Pio X di C. T. Dragone, S.S.P. (IV edizione): Pag. 185:
"I. La Chiesa docente non può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio: essa è infallibile.- La Chiesa docente non è infallibile [= è fallibile] nell'insegnare le verità non rivelate da Dio, cioè la verità semplicemente di ordine naturale. Tanto il Papa, quanto i Concili ecumenici dei Vescovi potrebbero errare nell'insegnare verità matematiche, astronomiche, storiche, geografiche... La Chiesa docente è infallibile soltanto quando insegna verità rivelate da Dio, contenute nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, necessarie a credersi per conseguire la vita eterna. [...] I Vescovi sono infallibili quando [...] si adunano in Concilio universale (ecumenico), definiscono verità riguardanti la fede o i costumi [...]"
Ed è infatti ciò che afferma il Concilio Ecumenico Vaticano I: “[..] Perciò noi...insegniamo e definiamo come dogma rivelato da Dio [intenzione di insegnare con autorità a tutta la Cristianità]:
Il Romano Pontefice quando parla dalla cattedra, cioè, quando, adempiendo l'ufficio di Pastore e di Maestro di tutti i Cristiani, per la sua suprema autorità Apostolica definisce che una dottrina riguardo alla Fede e ai costumi deve essere tenuta da tutta la Chiesa, per l'assistenza divina a lui promessa nel Beato Pietro, gode di quella infallibilità, della quale il Divin Redentore volle dotare la sua Chiesa nel definire una dottrina riguardo alla Fede e ai costumi; perciò tali definizioni del Romano Pontefice sono irreformabili di per sè, non per il consenso della Chiesa .”
Di mio aggiungerò solo la considerazione più studiosi e sacerdoti, e cioè che il Concilio Vaticano II, appunto perché fu dichiarato espressamente non dogmatico, ma solo “pastorale”, di per sé non potrebbe essere neppure definito un “Concilio”, perché, per definizione, un Concilio Ecumenico è l’adunanza di tutti i Vescovi per definire questioni importanti riguardanti la Fede e la Morale, e condannare, di conseguenza, formule e posizioni eretiche (cfr. S. Th., Summa Theol., I, q.36, a. 2 ad 2; II-I, q.1, a. 10; San Roberto Bellarmino, De Concilii et Ecclesia, I, 1 e 2; ecc…)
Come potrebbe d’altronde considerarsi definizione dogmatica la dichiarazione sulla “libertà religiosa”… che era già stata condannata dalla Chiesa…
Come potrebbero considerarsi definizioni dogmatiche le aspirazioni conciliari alla laicità dello Stato e all’uguaglianza giuridica delle religioni… principi già condannati dal Sillabo!
Come potrebbe considerarsi definizione dogmatica quella continua aspirazione ai “diritti dell’uomo” già condannati da Pio VI, Benedetto XV, S. Pio X…
Tu stesso, parlando della DH, dici che presenta “la sua dottrina”: perché ve n’è forse un’altra?!
(è a causa di questa “altra” dottrina che si è reso necessario un nuovo Catechismo, un nuovo Codice di Diritto Canonico, una nuova Messa…?)
E continui “come contenuta nella rivelazione”: ma, ancora, dove nella Rivelazione si evince l’ecumenismo, la libertà religiosa, la laicità dello Stato…?
E dai poi ragione a ITALIANO quando, citando il Concilio, non presti la dovuta attenzione alle parole “Quanto alle cose che sono proposte dal Concilio, poichè rappresentano la dottrina del Magistero Supremo della chiesa, TUTTI E CIASCUNO DEI FEDELI DEVONO RICEVERLE ED AMMETTERLE”: COSE…PROPOSTE…, le COSE sono le verità di Fede che per tua stessa ammissione il Concilio non ha definito? E quel PROPOSTE è ben diverso dall’INSEGNIAMO E DEFINIAMO, e quel RICEVERLE ED AMMETTERLE, è ben diverso dall’ “ognuno deve CREDERE CON CERTEZZA CHE CIO’ E’ VERO” di Leone XIII… insomma manca totalmente la formula definitoria propria dei Concili Dogmatici che ci obbligano a credere ciò che insegnano in quanto impegnano certamente l’infallibilità dello Spirito Santo (noi [plurale maiestatis]...insegniamo e definiamo come dogma rivelato da Dio…) e in questo caso coerentemente con lo “spirito” pastorale del Vaticano II che ha solo “proposto” delle “cose” invitando i fedeli a“riceverle ed ammetterle” (= non a crederle per fede!). E mancando questa intenzione di INSEGNARE E DEFINIRE, manca necessariamente la promessa assistenza dello Spirito Santo, garantita solo quando si insegna la verità rivelata e si definiscono i dogmi. Solo le definizioni dogmatiche di un Concilio Ecumenico godono dell’infallibilità, per cui diventano irreformabili, mentre i provvedimenti disciplinari e pastorali possono essere o cancellati o modificati dal Papa.
Con tutto ciò non intendo rigettare tutto il Concilio, ma semplicemente dimostrare come la critica a questo Concilio sia lecita…
In merito poi al problema della “tolleranza”e della “libertà religiosa”, pur ammettendo che i termini vengono utilizzati rispettivamente l’uno per lo stato confessionale e l’altro per quello laico (ma non è così…), non hai risposto alla sottile obiezione di ITALIANO, il quale ti faceva giustamente notare che all’epoca di certe Dichiarazioni Conciliari, lo Stato Italiano era ancora uno Stato Cattolico, di conseguenza tali Dichiarazioni, inneggiando alla “libertà religiosa”, auspicavano uno Stato “laico” che “tutelasse” le varie forme religiose, o per usare le tue parole che avesse “il medesimo atteggiamento nei confronti dei culti”.
Già di per sé tali desideri e tali idee sono molto poco cattoliche, anzi, non lo sono affatto, e ricadono nelle proposizioni condannate dal Sillabo da Pio XI Sillabo (e non solo…):
LV PROPOSIZIONE ERRONEA E CONDANNATA
Si deve separare la Chiesa dallo Stato e lo Stato dalla Chiesa.
LXXVII PROPOSIZIONE ERRONEA E CONDANNATA
Ai tempi nostri non giova più tenere la religione cattolica per unica religione dello Stato, escluso qualunque sia altro culto.
LXXVIII PROPOSIZIONE ERRONEA E CONDANNATA
Lodevolmente in alcuni paesi cattolici fu stabilito per legge che agli uomini che emigrano colà [nei paesi cattolici] sia lecito il pubblico esercizio del proprio qualsiasi culto.
Non ci si può dunque felicitare di un concordato che recita “La Repubblica Italiana e la Santa Sede riaffermando che lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel suo rispettivo ordine, indipendenti e sovrani, si impegnano al rispetto di questo principio nei loro rapporti e alla collaborazione reciproca per la promozione dell'uomo e il bene del paese”. O peggio “Si considera che non è più in vigore il principio derivante all'origine degli accordi del Laterano, [/b]secondo il quale la Religione cattolica è la sola Religione dello Stato Italiano[/b]”.
Come possono le leggi di Dio non essere anche le leggi della società?!
L’instaurazione in Cristo di tutte le leggi celesti e terrestri (Efesini I-10) che per San Paolo era lo scopo del Cristianesimo e che costituiva il motto di S. Pio X, è ufficialmente rinnegata e con essa si rinnega la bimillenaria dottrina sociale e politica della Chiesa imperniata sulla subordinazione dell’ordine umano a quello divino. Si nega la superiorità di Dio sull’uomo o comunque si vuole l’indipendenza dell’uomo da Dio! Risultato? Le leggi sociali dello Stato laico contrastano con quelle di Dio, e l’uomo viene lasciato libero di scegliere tra la legge di Dio e quella dello Stato, libero eventualmente di peccare e offendere il suo Creatore… (vedesi aborto, divorzio, omosessualità…) Ci si dimentica che Dio è Verità e che “in Lui è ogni perfezione, senza difetto e senza limiti” e che dunque le sue leggi sono pure perfette e con esse si può e si deve governare la società; l’uomo, prima che allo Stato, deve sottostare a Dio, da Lui è stato creato e a Lui deve tendere… Ci ricorda infatti il Catechismo di San Pio X che “Dio ci ha creato per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita e per goderLo poi nell’altra in Paradiso” e le leggi dello Stato pure ci devono aiutare a realizzare il fine per cui siamo stati creati, tant’è che lo stesso Catechismo alla domanda “Si debbono rispettare tutte le leggi che sono imposte dall’autorità civile?” risponde “Si debbono rispettare tutte le Leggi che l’autorità civile impone, purchè non siano contrarie alla legge di Dio, secondo il comando e l’esempio di nostro Signore Gesù Cristo.”
Non si spiega quindi come il Concilio abbia auspicato e proposto lo Stato laico già condannato dalla Chiesa… e in cosa questo nuovo Concordato sia “qualitativamente superiore al precedente fascista”…
Ma eccomi ora al problema della “libertà religiosa”.
Tu hai scritto che la DH “non ha mai affermato l’uguaglianza di tutte le religioni”… allora mi viene subito da pensare che non l’hai letta proprio bene, perché è proprio il principio dell’uguaglianza e del rispetto di tutte le religioni che si afferma nella DH!
Inoltre tu tenti di aggirare l’ostacolo dicendo che la DH afferma solo l’uguaglianza giuridica delle religioni di fronte allo Stato, ed è con questa argomentazione che giustifichi l’infelice frase del Cardinal Bea che dichiarava uguali tutte le religioni (e non è l’unico…), ma, per tutto quanto sopra esposto, anche solo il principio dell’uguaglianza giuridica delle religioni è errato e condannato dalla Chiesa: come si fa a dare gli stessi diritti a Gesù, Maometto, Buddha…., insomma alla Verità e all’errore…
Dunque, poichè tale principio è già stato condannato dalla Chiesa, non resta che considerarlo per ciò che esso realmente è e significa: libertà di coscienza dell’uomo di aderire a qualsiasi religione.
Tale significato, quello di “diritto (!) alla libertà [di coscienza] religiosa” fondata sulla “persona umana” è chiaramente espresso nella DH (e non solo…), così come in tutti i discorsi pubblici del Papa Wojtyla (e non solo i suoi…) . E’ chiaro poi che tale libertà di coscienza necessita di un ente superiore, lo Stato appunto, che la tuteli, la riconosca e la garantisca (ed è ecco perché il Concilio concepisce la rivoluzionaria idea dello Stato laico…al posto di uno ancora cattolico!)
La DH parla chiaramente della libertà religiosa come libertà di coscienza
“in materia religiosa nessuno sia impedito di agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, ad agire in conformità ad essa privatamente e pubblicamente…”
E ancora
“Non si deve quindi costringerlo [l’uomo] ad agire contro la sua coscienza. E non si deve neppure impedirgli di agire in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso”
E più avanti
“Le comunità religiose hanno anche il diritto di non essere impedite di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede religiosa a voce e per iscritto”
E per quanto riguarda la famiglia
“Ad essi [i genitori] compete il diritto di determinare l’educazione religiosa da impartirsi ai propri figli, secondo la propria persuasione religiosa”
E si potrebbe continuare all’infinito…
Dunque l’uomo ha diritto alla libertà di seguire o “scegliere” quella religione che “in coscienza” reputi più giusta…
E Giovanni Paolo II chiarisce più volte perfettamente e inequivocabilmente il concetto.
Solo due esempi:
OSSERVATORE ROMANO 19/12/1990
Messaggio di Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II per la celebrazione della giornata mondiale della pace- 1/01/1991:
“I molti popoli che formano l’unica famiglia umana cercano oggi sempre più frequentemente l’effettivo riconoscimento e la tutela giuridica della libertà di coscienza, la quale è essenziale per la libertà di ogni essere umano.”
“La libertà religiosa, esigenza insopprimibile della dignità di ogni uomo, è una pietra angolare dell’edificio dei diritti umani e, perciò, è l’espressione più profonda della libertà di coscienza”.
MESSAGGIO PER LA CELEBRAZIONE MONDIALE DELLA PACE
“La libertà religiosa costituisce (…) il cuore stesso dei diritti umani. Essa è talmente inviolabile da esigere che alla persona sia riconosciuta la libertà persino di cambiare religione, se la sua coscienza lo domanda”.
Dunque, come fai a dire che la DH auspica solo l’uguaglianza giuridica e il rispetto di tutte le religioni…? (che è comunque sbagliato!)
Credo sia il caso di capire una buona volta che cosa si intende con le parole
“libertà”
“diritto alla libertà”
“dignità umana”
Cos’è la libertà?
Libertà = assenza di costrizione
La costrizione può essere esterna o interna: l’uccellino in gabbia è costretto dall’esterno, dunque non ha la libertà fisica esterna, ma, se fosse libero, pur avendo la libertà esterna, non avrebbe quella interna perché tutte le sue azioni sono regolate dall’istinto; l’uomo, al contrario, è dotato della facoltà dell’intelletto e dunque non è obbligato dagli istinti. Può applicare la ragione per scegliere quale istinto assecondare; diciamo dunque che l’uomo gode della libertà esterna (purchè, ad esempio, non sia in carcere) e di quella interna.
Dunque la libertà esterna o fisica è l’assenza di costrizioni fisiche o materiali.
La libertà interna o naturale (perché fa parte della natura dell’uomo) non è altro che il libero arbitrio, e cioè quella facoltà con cui l’uomo può scegliere, senza le costrizioni dell’istinto, fra due alternative proposte.
Questa libertà naturale o libero arbitrio, dunque, è una facoltà, una capacità di agire, che fa parte della natura dell’uomo e che precede tutte le sue azioni.
Dovunque esiste la facoltà della ragione, là esiste la libertà naturale, il libero arbitrio: un uomo, in pieno possesso della ragione, ha il libero arbitrio, ma se perde, anche solo momentaneamente, l’uso di ragione non è più libero, cioè perde la capacita del libero arbitrio (l’uomo in stato di ebbrezza, ad esempio, perde momentaneamente la sua libertà interna o libero arbitrio).
In Morale la libertà naturale è una capacità di agire senza limiti, ma non è un diritto: come certi atti (il volare, ad esempio) sono fisicamente negati all’uomo, così altri atti gli sono da escludersi (= proibiti) moralmente. L’uomo ad esempio ha la capacità, con il libero arbitrio, di commettere il furto, l’adulterio, l’assassinio…, ma non ne ha il diritto: la libertà naturale ha la capacità di commettere questi atti, ma non il diritto. Allo stesso modo, l’automobile può percorrere la strada a sinistra, ma non ne ha il diritto, perché provocherà danni. La capacità naturale di andare dove può deriva dal suo interno, dalla sua natura di automobile, ma il suo diritto deriva dall’esterno e cioè dal Codice della Strada…la capacità di compiere un determinato atto non costituisce un diritto.
Anche nella Morale esiste un codice della strada (la legge di Dio), dunque l’uomo, pur avendo la capacità di fare quel che vuole grazie alla sua libertà naturale, non ne ha il diritto poiché, fra tutte le azioni che può scegliere, vi sono quelle giuste, o moralmente lecite e quelle sbagliate, o moralmente illecite.
Se si abusa della facoltà del libero arbitrio colla scelta di azioni illecite, si ha l’abuso della libertà naturale, ciò che si chiama licenza, cioè ogni atto peccaminoso. Se la facoltà del libero arbitrio, viene usata nel bene, si ha l’uso retto della libertà naturale, ciò che si chiama libertà morale.
Perciò la libertà morale dà quel tocco di buono al semplice potenziale della facoltà del libero arbitrio..
Ogni volta che si abusa della propria libertà naturale scegliendo di peccare, si può dire di avere una libertà peccaminosa, una licenza, ma non la libertà di fare il bene; nostro Signore dice che colui che pecca è schiavo del peccato.
Poiché gli eventuali limiti posti dalla libertà morale si riducono ad azioni puramente buone, si può dire che la libertà è un diritto che si gode solo nel compiere azioni buone, mentre la libertà naturale si ha anche in quelle cattive. La libertà morale è dunque un diritto ad agire, ma la libertà naturale è solamente la capacità, o la potenzialità, di agire.
Con la libertà naturale ho la capacità di compiere tanto il bene quanto il male, ma con la libertà morale sono limitato a compiere solo il bene.
La libertà naturale conferisce all’uomo una dignità potenziale; la libertà morale gli dà invece la vera dignità.
Se si confonde la distinzione tra le due libertà, la libertà naturale diventa un diritto di compiere tutti gli atti possibili, buoni o cattivi che siano; tutto diventa lecito, si è “liberi”, “emancipati”, si può fare tutto tanto “non si fa male a nessuno”…(che male fanno alla società i conviventi, gli omosessuali…).
La confusione tra la libertà naturale e quella morale nasce alla divinizzazione dell’uomo, al quale si riconosce per natura una dignità tale, con delle facoltà di altissimo valore intrinseco, che comunque le sfrutti si intravede sempre quella dignità trascendente; dunque l’uso che ne fa buono o cattivo è di importanza trascendente. La libertà naturale dell’uomo diventa un diritto, perché in qualsiasi modo la si usi, se ne intravede la dignità!
Ma, si sa, l’uomo esiste solo per guadagnare tanti meriti affinché alla morte vada in Paradiso. Quindi la libertà morale, pur limitando in qualche modo l’uomo, è la sola vera libertà con cui l’uomo raggiunge il suo fine; se la libertà naturale, che può essere peccaminosa, fosse la vera libertà, allora nè Dio nè gli Angeli del Cielo, che non possono peccare, godrebbero della vera libertà!
Ed ecco ora qualche esempio del magistero conciliare sulla libertà religiosa:
DH, cap.II: l’uomo ha diritto alla libertà religiosa.
Ha la facoltà naturale di scegliere qualsiasi religione? Sì.
Ha il diritto morale di scegliere una falsa religione? No!
DH, cap.II: Il diritto alla libertà religiosa mè fondato sulla dignità dell’uomo.
L’uomo è degno, secondo la sua libertà naturale, di andare in Paradiso? Sì.
Ha il diritto di andare all’inferno? No!
DH, cap.II: L’uomo ha il diritto alla libertà religiosa, anche quando ne abusa, non cercando la verità.
L’uomo può allontanarsi dalla verità? Sì.
E’ libero di farlo? No!
DH, cap.IV: Gli enti religiosi hanno il diritto di far propaganda, qualunque sia la loro fede.
Gli enti religiosi hanno la facoltà naturale, propria dei loro componenti, di diffondere la verità o l’errore e una libertà civile di farlo se lo Stato lo permette, ma hanno la libertà morale -cioè il diritto- di diffondere la sola verità cattolica.
Tutto ciò mi riporta direttamente al problema della “dignità della persona umana”
Ciò che qui Napoleon ha scritto è veramente scandaloso, e pare impossibile che a scrivere certe corbellerie sia stato proprio uno studente di teologia…
Ma vengo subito al punto.
La dignità dell'Uomo non sta nella libertà morale, o libertà che viene dal fare il bene, dal seguire Dio e conformarsi al suo disegno salvifico, all'economia. Quello è lo stato di grazia.
L'Uomo ha dignità per via di essere stato creato come Persona, ovvero ad immagine e somiglianza di Dio, poichè esistono solo tre tipi di persone: Dio, gli angeli, l'Uomo. Un Uomo è persona in quanto possiede l'anima razionale, che lo rende simile a Dio. Un cane non è persona ad esempio, perchè ha al più un anima sensitiva, che si esaurisce con la materia. La Dignità dell'uomo, deriva in pratica dall'avere l'anima, non dall'essere in stato di grazia. Anche chi è in peccato mortale, chi è ebreo, non critiano, non credente, ateo, massone, satanista, fascista, ogni Uomo ha la stessa dignità, che deriva dall'essere creati tutti ad immagine di Dio (ovvero con l'anima). Anche negri, ebrei, zingari, mussulmani, nazisti, protestanti. Tutti.
[…] E' ovvio che non si può dire sul piano della grazia, e nell'economia della salvezza, siano sullo stesso piano un cattolico in grazia di Dio ed un ateo in peccato mortale. Ma non si parla di dignità. L'anima la hanno entrambi, e la grazia, non rende l'anima "più anima", e il peccato non la rende "meno anima", implicando gerarchie di dignità. Anzi, proprio per questo motivo, chi offende la dignità incredibile (essere stati creati simili a Dio, e di pochissimo a Lui inferiori, come ricorda il Salmo...) che ci è stata offerta, non rispettandola, col suo peccato, ha una colpa ancor più grave.
Per definizione, la dignità è il decoro morale conferito all’individuo dalla sua stessa natura o da particolari condizioni, e il rispetto da parte degli altri e di sé stessi di questo decoro morale.
La dignità dell’uomo ha il suo fondamento in Dio.
Dio ha creato l’uomo a sua “immagine e somiglianza”: che significa? San Pio X risponde che “l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio perché l’anima umana è spirituale e ragionevole, libera nel suo operare, capace di conoscere e di amare Dio e di goderlo eternamente: perfezioni che rispecchiano in noi un raggio dell’infinita grandezza del Signore”. Ecco in cosa consiste dunque la dignità umana: l’uomo ha dunque l’intelletto, la libertà e la volontà, ma deve usarle al fine per cui è stato creato, e cioè conoscere, amare e godere eternamente Dio.
E’ ciò che insegna tutta la teologia cattolica; l’anima umana viene da Dio e a Lui deve tornare: più essa si avvicina al suo Creatore, e con l’esercizio retto dell’intelligenza, della libertà e della volontà, cerca di raggiungere il fine per cui è stata creata, tanto più essa acquista dignità, rispecchiando veramente un raggio dell’infinita grandezza di Dio; quando l’anima, invece, si allontana da Dio, perde questa dignità, poiché rifiuta di usare rettamente l’intelligenza, la libertà e la volontà, e in tal modo non può raggiungere il fine per cui è stata creata (conoscere, amare e godere Dio): dunque come fa l’anima lontana da Dio a rifletterne la sua grandezza?!
Tutta la dignità dell’uomo sta nel nobile fine per cui fu creato: conoscere, amare e godere eternamente Dio in cielo (cfr. Enciclica Casti Connubii, Pio XI).
“L’ordine morale esige che si abbia per gli altri stima, considerazione, rispetto. La persona umana, infatti, è la più nobile fra tutte le creature visibili; fatta ad “immagine e somiglianza del Creatore” essa si volge a Lui per conoscerlo ed amarlo. Inoltre mediante la Redenzione, essa è inserita nel Cristo come membro del suo Corpo mistico. Su tutti questi titoli è fondata la dignità dell’uomo.” (Pio XII, Vous n’avez pas voulu).
“La dignità e grandezza dell’uomo è tutta morale ossia riposta nella virtù”(Pio IX, Rerum Novarum)
Alla luce di tutto ciò come si può affermare che tutti gli uomini hanno la stessa dignità, per il solo fatto di avere l’anima!?
Stando a questo ragionamento, la Madonna, ad esempio, avrebbe la stessa dignità di un satanista o di un’anima dannata! E’ un orribile bestemmia, eppure tu, caro Napoleon, hai osato affermare che “Anche chi è in peccato mortale, chi è ebreo, non critiano, non credente, ateo, massone, satanista, fascista, ogni Uomo ha la stessa dignità, che deriva dall'essere creati tutti ad immagine di Dio (ovvero con l'anima)”!!!!!!!!!!!!!
Ma “l’uomo ha la possibilità e l’obbligo di perfezionare la sua natura… per completare l’immagine di Dio nella sua persona…” (Pio XII, Venus du monde entier).
Quale perfezione vi è nel peccatore lontano da Dio, nell’anima dannata?!
Quale decoro morale, quale virtù, quale perfezione, hanno le anime dannate?! Quale dignità dobbiamo rispettare in loro? La dignità dell’odio?!
In che modo riflettono “un raggio della grandezza del Signore”?!
L’anima in peccato mortale perde immediatamente la grazia di Dio e non è più degna del Paradiso! Dov’è dunque la sua dignità!?
Le gerarchie di dignità, poi, ci sono eccome…
Il Sacerdote, ad esempio, ha una dignità maggiore addirittura degli stessi Angeli!
La Madonna ha una dignità maggiore del più grande dei Santi…
Il cristiano battezzato ha maggiore dignità del non-battezzato, perché il battesimo lo ha reso figlio di Dio, mentre il non-battezzato è solo una creatura di Dio!
Insomma più l’anima si avvicina a Dio e da Lui viene arricchita di grazie, maggiore è la sua dignità, perché rispecchia veramente un raggio della grandezza del Signore usando rettamente le facoltà che Egli le ha dato.
Alla luce di tutto ciò si può ora analizzare la frase della DH in questione:
“Il Concilio Vaticano II dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa... la libertà religiosa ha il suo fondamento nella dignità della persona umana”
Innanzitutto il Concilio dichiara…. Altro che “Noi insegniamo e definiamo….”
“…la persona umana ha diritto alla libertà religiosa…”: da quanto visto sopra l’uomo ha il diritto alla sola libertà morale…; la libertà religiosa (libertà di aderire a qualsiasi fede e conseguente uguaglianza giuridica delle religioni) non può costituire un diritto perché solo la religione cattolica è la sola vera divinamente istituita…e l’uomo non ha il diritto di aderire alle false religioni che lo porterebbero sicuramente a dannazione eterna!
“…la libertà religiosa ha il suo fondamento nella dignità della persona umana”: Tutta la dignità dell’uomo sta nel nobile fine per cui fu creato: conoscere, amare e godere eternamente Dio in cielo… come può dunque la libertà religiosa, che è un errore, avere il suo fondamento nella dignità umana, che come visto viene da Dio?
Aveva infatti ben scritto ITALIANO: “…la teologia cattolica insegna che la dignità non consiste soltanto in una natura dotata di intelligenza e di libera volontà, ma nell'esercizio dell'intelligenza e della volontà, e dunque nell'adesione in atto, al vero e al bene. La prima significa soltanto il suo libero arbitrio, e la seconda la sua libertà morale (facoltà d'agire) e la sua libertà d'azione (facoltà di non essere impedito nell'agire). Ora, quando l'uomo si attacca al male e all'errore, perde questa dignità operativa o non la raggiunge più, poiché "non c'è dignità al di fuori della verità". [b]La dignità dell'uomo non può dunque in alcun modo fondare il diritto alla libertà religiosa, il diritto alla libertà dell'errore! “
Ma allora cos’è questo falso concetto di dignità e il continuo appellarsi del Concilio ai diritti dell’uomo…che ricordano tanto i già condannati articoli massonici sui diritti dell’uomo…
Qualche esempio?
OSSERVATORE ROMANO, 8/12/1990
Discorso del Papa per l’anniversario della Dichiarazione universale per i diritti dell’uomo
“Dopodomani si celebrerà il quarantaduesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 10/ Dicembre 1948.
So che molte persone in varie parti del mondo, invocano il più effettivo riconoscimento e un maggiore rispetto di tali fondamentali diritti [!].
Vi invito perciò ad unirvi a me nella preghiera, affinchè si raggiungano presto e si realizzino pienamente tutti quei traguardi segnati da quella Dichiarazione, che costituisce un insostituibile punto di riferimento per la promozione della dignità umana”.
Peccato che quella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo (1948), riprende praticamente quella massonica del 1789, già condannata da Pio VI nel 1791:
Enc. Adeo nota
…Ci basti ricordare… i 17 articoli sui diritti dell’uomo che non sono che una ripetizione fedele della Dichiarazione fatta dall’Assemblea Nazionale di questi stessi diritti, [b]così contrari alla religione e alla società…
Condannati anche da Benedetto XV, san Pio X…
E nonostante queste condanne, non si fa che aspirare ai diritti dell’uomo…anche nei discorsi pubblici…
Ho già citato ad esempio un passo di Giovanni Paolo II nel Messaggio per la celebrazione mondiale della pace (8/12/98):
“La libertà religiosa costituisce (…) il cuore stesso dei diritti umani. Essa è talmente inviolabile da esigere che alla persona sia riconosciuta la libertà persino di cambiare religione, se la sua coscienza lo domanda”
Ebbene, le parole sono quasi testualmente tratte dall’articolo 18 della Dichiarazione universale (massonica) dei diritti dell’uomo (quella del 1948). Confrontiamo:
“Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.”
Ma che coincidenza! E dire che tutto ciò è stato condannato, come ho dimostrato sopra…Citerò ancora solo Benedetto XV: … si insegnò che tutti gli uomini sono uguali per natura come per diritto…e, ciò che è più grave, che si può pensare e pubblicare, in fatto di religione, tutto ciò che si vuole…”
Non è ciò che affermano anche certe Dichiarazioni Conciliari?...Mah!
Eccomi finalmente giunta alle obiezioni sull’ecumenismo, su Assisi e compagnia bella…
Rispondendo alla citazione dello Spirito Santo riportata da ITALIANO, (“Omnes dii gentium daemonia” Sal 95,5), te ne esci con un’incredibile analisi dell’origine e del significato della parola, tesa a dimostrare non si capisce cosa…!
Ma il punto non è questo, è dimostrare come l’ecumenismo conciliare e Assisi siano errori già condannati dalla Chiesa.
L’ideologia ecumenica del Vaticano II proclama da una parte la sostanziale positività di tutte le religioni, la “comune radice soteriologica” (soteria = salvezza) di esse e dall’altra la loro capacità di portare al mondo il valore, divenuto assoluto, della pace.Nessun cattolico ha adorato nè il diavolo, ne si è aggregato, ovvero è entrato a far parte di altre confessioni religiose. I cattolici che hanno partecipato ad Assisi, dopo Assisi, non si sono convertiti ad altre religioni.
Prima del Concilio, la Chiesa non aveva mai promosso alcun tipo di riunione interreligiosa ed anzi aveva apertamente condannato simili tentativi provenienti dall’esterno:
Pio XI, Enciclica Mortalium animos
“A questo scopo si fanno congressi, adunanze, discorsi, c’è un bel numero di interventi ed hanno la parola un po’ tutti: infedeli di ogni razza, cristiani, persino quanti disertano infelicemente Cristo… Orbene [b]i cattolici non possono in nessuna maniera appoggiare tentativi come questi, i quali suppongono essere tutte le religioni più o meno buone o lodevoli… Chi dunque tiene mano a codesti tentativi… si allontana dalla religione rivelata da Dio…”
Bella poi (si fa per dire) la tua obiezione “Assisi ha voluto rappresentare un incontro finalizzato a promuovere la collaborazione tra UOMINI di diverse religioni, affinché si evitassero conflitti dovute a cause religiose. Infatti si è pregato per la pace, non per altro.”
Ma perché riunire tutte le religioni allo scopo di pregare per la pace? Non bastava forse invitare tutti i cattolici del mondo, in quella giornata, a pregare per la pace, recitando magari il Rosario o facendo la Via Crucis…? Non poteva il Papa indire semplicemente una giornata di adorazione al SS. Sacramento?
Cosa c’entrano le altre religioni con noi? Come possono ottenere da Dio la pace? A quale Dio loro si rivolgono? E, il nostro unico vero Dio, può ascoltare la “preghiera” degli infedeli? di coloro che non lo riconoscono?
La realtà è che in questi incontri ecumenici la “pace” è solo un pretesto…
La preghiera comune di tutte le religioni per un medesimo scopo non avrebbe alcun significato se non avesse come presupposto l’idea che tutte le religioni, in fondo, adorano l’unico vero Dio!
Se infatti Giovanni Paolo II avesse ritenuto la dea Kalì o Buddha demoni o fantasiose e funeste creazioni umane, non avrebbe certo sostenuto che la preghiera dei loro adoratori è positiva e come tale può raggiungere il vero Dio ed essere da Lui esaudita; se infatti Gesù, Kalì e Buddha pregano insieme per la pace significa che, al di là delle apparenti differenze, il fine (la pace) e il destinatario della preghiera (Dio) sono uguali per tutte le religioni!
E’ inutile dire che ciò contraddice non solo la Rivelazione ma anche la ragione…
Come può, infatti, lo stesso Dio ammettere ad esempio la schiavitù e la poligamia o la libertà di tutti e il legame monogamico…?
Come fanno i musulmani che non riconoscono Gesù ad adorare e pregare il Padre comune? Ricordo il Vangelo “Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio” (Gv. 15, 23); “Chiunque nega il Figlio non ha neppure il Padre; chi confessa il Figlio ha anche il Padre” (I Gv. 2, 22).
Dio è Padre di tutti, sì, ma in senso lato, in quanto Creatore, ma, è il Battesimo che trasforma gli uomini da creature in “figli di Dio ed eredi del Paradiso”!
E poi, i rappresentanti delle due religioni atee presenti ad Assisi (buddismo e giainismo), non credendo in un Essere assoluto e divino, chi hanno pregato?
E quale pace si cercava ad Assisi? Cristo stesso ha distinto la pace del mondo e la sua pace. “Io vi la scio la pace, vi do la mia pace. Io ve la do non come ve la dà il mondo” (Gv. 14, 27) ad indicare come questa possa conquistarsi solo nel rispetto della sua Legge.
Puoi forse negare la gran confusione che ha creato Assisi e tutto questo sfrenato ecumenismo nella gente? Si provi a dire a qualcuno che la religione cattolica è l’unica vera… dirà che tutte sono buone e che è presunzione dire che la sola nostra è quella vera!
L’apostolo della carità scriveva “Se viene qualcuno tra voi e non porta questa dottrina, non lo ricevete in casa e nemmeno salutatelo” (Gv. 2, 10)
Catechismo di San Pio X:Negare che chi erra in buona fede possa salvarsi contraddice oltretutto Mystici Corporis.
“Chi è fuori dalla Chiesa si salva?”
Chi è fuori dalla Chiesa per propria colpa e muore senza dolore perfetto, non si salva; ma chi ci si trovi senza propria colpa, e viva bene, può salvarsi con l’amore di carità, che unisce a Dio e, in spirito, anche alla Chiesa, cioè all’anima di lei.