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    CAPITOLO QUINTO

    Nostro Signor Gesù Cristo non ha conquistato il mondo con la santità della sua dottrina o con le profezie e i miracoli, sibbene malgrado tutte queste cose.


    Il Padre è amore e inviò il Figlio per amore; il Figlio è amore e inviò lo Spirito Santo per amore; lo Spirito Santo è amore e perpetuamente infonde nella Chiesa il suo amore. La Chiesa è amore e avvincerà il mondo con il suo amore. Coloro che lo ignorano o coloro che lo hanno dimenticato, ignoreranno per sempre la causa soprannaturale e segreta dei fenomeni visibili e naturali, la causa invisibile di tutto ciò che è visibile, il vincolo che subordina le cose temporali a quelle eterne, il meccanismo segretissimo dei movimenti dell'anima; ignoreranno inoltre il modo con cui lo Spirito Santo opera nell'uomo, la provvidenza nella società, Dio nella storia.

    Nostro Signor Gesù Cristo non ha conquistato il mondo con la sua meravigliosa dottrina. Se fosse stato solamente un uomo di dottrina, seppure meravigliosa, il mondo lo avrebbe ammirato per un momento e subito dopo lo avrebbe dimenticato insieme con la sua dottrina. Pur essendo mirabile, la sua dottrina trovò seguaci solo tra la semplice gente del popolo, mentre fu disprezzata dalle persone di condizione più elevata fra gli Ebrei e durante la vita del Maestro fu ignorata dal genere umano.

    Nostro Signor Gesù Cristo non conquistò il mondo con i suoi miracoli. Tra coloro che gli videro trasformare, grazie solo al suo volere, la natura delle cose, che lo videro camminare sulle acque, calmare i mari, placare i venti, comandare alla vita e alla morte, alcuni lo chiamarono Dio, altri demonio, altri ancora prestigiatore e mago.

    Nostro Signor Gesù Cristo non conquistò il mondo realizzando in sé le antiche profezie. La sinagoga, che di queste era depositaria, non si converti, né si convertirono i dottori che le conoscevano a memoria, né la moltitudine che le aveva apprese dai dottori.

    Nostro Signor Gesù Cristo non conquistò il mondo con la verità. La verità essenziale del cristianesimo era contenuta nell'antico Testamento alla stessa maniera che nel nuovo, dato che essa fu sempre una, eterna, immutabile. Questa verità, eternamente custodita nel seno di Dio, fu rivelata all'uomo, infusa nel suo spirito e depositata nella storia, dal giorno in cui risuonò nel mondo la prima parola divina. E tuttavia l'antico Testamento in quel che conteneva di eterno e di essenziale, cosi come in quello che aveva di secondario, di locale e contingente, nei suoi dogmi come nei suoi riti, non oltrepassò mai le frontiere del popolo eletto. Questo stesso popolo fu spesso protagonista di grandi ribellioni, perseguitò i suoi profeti, scherni i suoi dottori, assunse atteggiamenti idolatrici alla maniera dei gentili, strinse patti nefandi con gli spiriti infernali, si abbandonò animo e corpo a cruente e orrende superstizioni, e il giorno in cui la verità prese corpo, la maledì, la negò e la crocifisse sul Calvario. E mentre la verità, latente negli antichi simboli, adombrata dalle antiche figure, annunciata dagli antichi profeti, testimoniata da spaventosi prodigi e da stupendi miracoli, veniva crocifissa, quella stessa verità che era venuta sulla terra a spiegare con la sua presenza il significato di quei miracoli stupendi e di quei prodigi spaventosi, ad avvalorare le antiche profezie e a insegnare agli uomini il significato recondito degli antichi simboli e delle antiche figure, l'errore si diffondeva liberamente in tutto il mondo, proiettando le sue tenebre fin negli orizzonti più remoti, e tutto questo con una rapidità prodigiosa e senza l'aiuto di profeti, né di simboli, di figure o di miracoli. Terribile lezione, documento memorabile per coloro che credono nella forza recondita e trionfante della verità e nella radicale impotenza dell'errore a diffondersi nel mondo!

    Nostro Signor Gesù Cristo conquistò il mondo nonostante che Egli fosse la verità, nonostante fosse stato annunciato dagli antichi profeti, nonostante fosse stato rappresentato negli antichi simboli primordiali e nelle antiche figure. Nostro Signor Gesù Cristo conquistò il mondo malgrado i suoi prodigiosi miracoli e la sua dottrina meravigliosa. Nessun'altra dottrina all'infuori di quella evangelica avrebbe potuto trionfare con altrettanta confluenza di testimonianze evidentissime, di prove inconfutabili e di argomenti imbattibili. L'islamismo poté diffondersi in maniera incontenibile nel continente africano, in quello asiatico e in quello europeo solo perché tutti i suoi miracoli, tutti i suoi argomenti e tutte le sue testimonianze erano costituiti dalle sue spade.

    C'è incompatibilità tra l'uomo che ha perduto la sua condizione di grazia e la verità. Tra la verità e la ragione umana, a partire dalla caduta dell'uomo, Dio ha posto una ripugnanza, un'avversione invincibile. La verità possiede in se medesima i titoli della propria sovranità e non ha certo bisogno di chiedere permesso per imporre il suo dominio, mentre l'uomo dal momento in cui si ribellò a Dio, non tollera nessun'altra sovranità all'infuori della propria, se non gliene chiedano prima il consenso e il permesso. Perciò quando la verità si mette davanti ai suoi occhi, egli comincia col negarla, perché negarla significa per l'uomo riconfermare a se stesso l'indipendenza della propria sovranità. Se non può negarla, entra in lotta con essa, e combattendola, ancora combatte per la propria sovranità. Se la vince, la crocifigge: se ne è vinto, fugge; fuggendo crede di evitare il proprio asservimento; crocifiggendola crede di crocifiggere il proprio tiranno.

    Tra la ragione umana e l'assurdo, invece, esiste un'affinità segreta, una parentela strettissima. Il peccato li ha uniti in un matrimonio indissolubile. L'assurdo trionfa sull'uomo appunto perché questi non.ha più alcun diritto anteriore e superiore alla ragione umana. L'uomo accetta l'assurdo principalmente perché è condannato alla nudità, perché mancando di diritti non ha pretese; la sua volontà accetta l'assurdo perché è un prodotto del suo intelletto, e l'intelletto si compiace nell'assurdo perché ne è figlio, perché ne è il verbo, perché è la testimonianza vivente della sua potenza creatrice. Nell'atto della creazione l'uomo è a somiglianza di Dio, e chiama se stesso Dio. E se è Dio a somiglianza di Dio, per l'uomo tutto il resto non ha valore. All'uomo non importa che l'altro sia il Dio della verità, poiché lui è il Dio dell'assurdo. Per lo meno, sarà indipendente come Dio; come Dio sarà sovrano; adorando la propria opera, adorerà se stesso; esaltandola, esalterà se stesso.

    Voi che aspirate a soggiogare le genti, a dominare il mondo, a esercitare un dominio sulla ragione umana, non dichiaratevi depositari di verità chiaris*sime ed evidenti; e soprattutto non esibite - nel caso che ne abbiate - le vostre prove, perché il mondo non vi riconoscerà mai come padroni, piuttosto si ribellerà al giogo brutale della vostra evidenza. Annunciate invece di essere in possesso di un argomento che annulla qualsiasi verità matematica; dimostrate che due più due non fa quattro ma cinque; che Dio non esiste o che l'uomo è Dio; che il mondo fino ad ora è stato schiavo di vergognose superstizioni; che la saggezza dei secoli non è che pura ignoranza; che ogni rivelazione è menzogna; dimostrate che qualsiasi forma di governo è una tirannia e qualsiasi forma di obbedienza è schiavitù; che il bello è brutto e il brutto è bellissimo; che il bene è male e il male è bene; che il diavolo è Dio e Dio è il diavolo; che al di là di questo mondo non c'è né inferno né paradiso; che il mondo che abitiamo è un inferno presente e un paradiso futuro; dimostrate che la libertà, l'uguaglianza e la fraternità sono dogmi incompatibili con la superstizione cristiana; che il furto è un diritto intangibile e che la proprietà è un furto; che l'ordine esiste solamente nell'anarchia e che l'anarchia è ordine, e siate certi che in seguito a questo annuncio il mondo, meravigliato per la vostra saggezza ed affascinato dalla vostra scienza, ascolterà le vostre parole in maniera attenta e riverente. Se al buonsenso di cui avete dato saggio promettendo la dimostrazione di tutte queste cose, aggiungerete il buonsenso di non dimostrarle affatto, o se offrirete, quale unica dimostrazione delle vostre bestemmie e delle vostre affermazioni, le vostre stesse bestemmie e le vostre stesse affermazioni, allora il genere umano vi innalzerà alle stelle; ma soprattutto se cercate di richiamare l'attenzione della gente sulla vostra buona fede, fino al punto di presentarvi nudi come siete, del tutto sprovvisti delle inutili arroganze di futili ragioni, di inutili antecedenti storici e di inutili miracoli, offrendo in tal modo una pubblica testimonianza della vostra fiducia nel trionfo della verità in quanto tale; e se infine, guardandovi intorno e non vedendo nessuno, domanderete dove stanno gli altri e perché sono diventati vostri nemici, allora il mondo, in estasi, proclamerà con voce unanime la vostra magnanimità, la vostra grandezza e la vostra vittoria e vi chiamerà pii, felici, trionfatori.

    Io non so se al mondo vi sia qualcosa di più vile e spregevole di un genere umano che viva al di fuori del cattolicesimo. Nella gamma della degradazione e della viltà, le folle ingannate dai sofisti e oppresse dai tiranni sono le più abiette e le più vili; seguono i sofisti; e i tiranni che percuotono con la loro sferza insanguinata gli uni e le altre sono, a ben guardarli, i meno vili, i meno degradati ed i meno spregevoli. I primi idolatri sono appena usciti dalle mani di Dio e già cadono sotto la soggezione dei tiranni babilonesi. Il paganesimo antico precipita da un abisso all'altro, da un sofista all'altro e da un tiranno all'altro fino al momento in cui cade in mano a Caligola, mostro orribile ed ignominioso, con aspetto umano e brame bestiali. Il paganesimo moderno comincia coll'adorare se stesso in una prostituta, per prostrarsi poi ai piedi di Marat, immagine della tirannide cinica e sanguinaria, e di Robespierre, suprema incarnazione degli istinti spietati e feroci della vanità umana. L'ultimo paganesimo sta precipitando in un abisso più profondo e più oscuro; forse nel fango delle cloache sociali già si muove chi dovrà piegarne la testa sotto il giogo delle sue immonde e feroci insolenze.
    SADNESS IS REBELLION

  2. #2
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    Predefinito Rif: LEGGERE INSIEME DONOSO CORTES / 5


    CAPITOLO SESTO

    Nostro Signor Gesù Cristo ha trionfato sul mondo esclusivamente con mezzi soprannaturali.


    «Quando sarò messo in alto [cioè sulla croce], trarrò a me tutte le cose», così assicurerò il mio dominio e la mia vittoria sul mondo. In queste parole, solennemente profetiche, il Signore palesò ai suoi discepoli quanto poco valessero, ai fini della conversione del mondo, le profezie che annunciavano il suo avvento, i miracoli che rivelavano la sua onnipotenza, la santità della sua dottrina, testimonianza della sua gloria, e palesò contemporaneamente la grandezza del suo smisurato amore, rivelato al mondo nell'ora della sua crocifissione e della sua morte.

    «Ego veni in nomine Patris mei, et non accipitis me; si alius venerit in nomine suo, illum accipietis».(Gv 5, 43) Queste parole annunciano il naturale trionfo dell'errore sulla verità, del male sul bene. Queste parole racchiudono il segreto della dimenticanza di Dio presso tutte le genti, dello spaventoso diffondersi delle superstizioni pagane, della profonda oscurità che incombeva su tutto il mondo; annunciano altresì il futuro propagarsi degli errori umani, la progressiva scomparsa della verità dal mondo, i patimenti della Chiesa, la persecuzione dei giusti, la vittoria dei sofisti, la popolarità dei blasfemi. In queste parole sono compendiati tutti gli scandali, tutte le eresie e le rivoluzioni della storia. Tali parole ci spiegano la scelta operata dal popolo ebreo, quando, dovendo decidere tra Barabba e Gesù, condanna Gesù e libera Barabba; ci spiegano perché oggi il mondo scelga l'ideologia socialista e abbandoni la teologia cattolica; perché le discussioni umane finiscano sempre col negare l'evidenza ed esaltare l'assurdo. Queste parole racchiudono il segreto di tutto ciò che videro i nostri padri, di tutto ciò che vedranno i nostri figli, di tutto ciò che vediamo noi. «Nessuno può andare al Figlio [cioè alla verità] se il Padre non lo chiama»: parole profondissime che attestano l'onnipotenza di Dio e l'impotenza radicale e invincibile del genere umano.

    Ma il Padre chiamerà e gli uomini risponderanno; il Figlio sarà crocifisso e trarrà a sé tutte le cose: è questa la salvatrice promessa del trionfo soprannaturale della verità sull'errore, del bene sul male; promessa che verrà pienamente realizzata alla fine dei tempi.

    «Pater meus usque modo operatur) et ego operor... Sicut Pater... sic et Filius quos vult vivificat». (Gv 5, 17, 21) «Expedit vobis ut ego vadam/ si enim non abiero) Paraclitus non veniet ad vos). si autem abiero) mittam eum ad vos». (Gv 16, 7)

    Non sarebbero sufficienti la scienza di tutti i dottori e i libri di tutti i saggi a spiegare il significato di queste parole. Esse proclamano la sovrana virtù della grazia e l'azione soprannaturale, invisibile, per*manente dello Spirito Santo. Ci parlano della feconda e ineffabile trascendenza del cattolicesimo; ci spie*gano soprattutto il trionfo della croce, il più grande e il più incredibile di tutti i portenti.

    Il cristianesimo infatti, umanamente parlando, doveva soccombere ed era necessario che soccombesse: doveva soccombere anzitutto perché era la verità, e inoltre perché aveva a suo favore testimonianze eloquentissime, miracoli prodigiosi e prove inconfutabili. Il genere umano si è sempre ribellato e ha sempre protestato contro ognuna di queste cose; e non era certo probabile, né credibile, né immaginabile che cessasse di ribellarsi e di protestare contro tutte queste cose riunite; fu così che dette libero sfogo alle bestemmie, alle proteste e alle ribellioni.

    Ma il Giusto salì sulla croce per amore, e versò il suo sangue per amore; e questo amore infinito e questo preziosissimo sangue meritarono al mondo la discesa dello Spirito Santo. Allora tutte le cose mutarono aspetto, perché la ragione fu vinta dalla fede e la natura dalla grazia.

    Quanto è grande Dio nelle sue opere, quanto meraviglioso nei suoi progetti e sublime nei suoi pensieri! L'uomo e la verità erano separati; l'orgoglio indomabile dell'uomo non tollerava l'evidenza insolente e brutale della verità. Dio mitigò l'evidenza della verità, coprendola di diafane nubi, e inviando all'uomo la fede stipulò con lui questo patto: «Io dividerò con te l'imperio; io ti dirò quali sono le cose in cui devi credere e ti darò la forza per credere in queste cose, ma non opprimerò con l'evidenza la tua libera volontà; ti aiuto a salvarti ma ti lascio libero di perderti; tu puoi operare assieme a me la tua salvezza, ovvero perderti da solo; non ti toglierò ciò che ti ho dato ed il giorno in cui ti creai dal nulla ricevesti da me il libero arbitrio». E questo patto, per grazia di Dio, fu liberamente accettato dall'uomo. In questo modo l'oscurità dogmatica del cattolicesimo salvò da un sicuro naufragio la sua evidenza storica. La fede, più adeguata dell'evidenza all'intelletto umano, salvò la ragione umana dal naufragio. La veritàdoveva essere proposta dalla fede, per essere accettata dall'uomo, ribelle per natura alla tirannia dell'evidenza.

    E lo stesso spirito che stabilisce quello che si deve credere e ci dà la forza per crederlo, suggerisce quello che dobbiamo fare, infondendo in noi il desiderio di farlo e opera con noi per realizzarlo. È così grande la miseria dell'uomo, così profonda la sua bassezza, così assoluta la sua ignoranza e così radicale la sua impotenza, che da solo non può né divisare un buon proposito, né tracciare un progetto, né formulare un desiderio di cosa che piaccia a Dio e che cooperi alla salvezza dell'anima sua. D'altra parte è così grande la sua dignità, così nobile la sua natura, così eccelsa la sua origine, così glorioso il suo fine, che lo stesso Dio pensa attraverso il suo pensiero, vede per mezzo dei suoi occhi, cammina con i suoi piedi e opera con le sue mani. Egli è colui che lo guida nel cammino, colui che vigila sulla sua incolumità e colui che invia gli angeli ad assisterlo perché non cada; e quando cade, Egli stesso lo risolleva, gli dà il desiderio di perseverare e gliene dà la capacità. Per questo sant'Agostino dice: «Nessuno può salvarsi se Dio non lo chiama; e nessuno, una volta chiamato, può conseguire questa stessa salvezza senza il suo aiuto ». Per questo, Dio stesso nel Vangelo dice: «Manete in me) et ego in vobis. Sicut palmes non potest ferre fructum a semetipso) nisi manserit in vite) sic nec vos) nisi in me manseritis. Ego sum vitis) vos palmites; qui manet in me) et ego in eo) hic fert fructum multum) quia sin e me nihil potestis facere». (Gv 15, 4-5) L'Apostolo dice: «Fiduciam autem talem habemus per Christum ad Deum) non quod sufficientes simus cogitare aliquid a nobis quasi ex nobis) sed sufficientia nostra ex Deo est ».(2Cor 3, 4-5) Giobbe confessava questa stessa irreparabile impotenza dell'uomo a salvarsi quando diceva: «Solamente Voi, o Signore, potete purificare una cosa tratta da una massa immonda»; (Gb 14) e Mosè quando diceva: «Nessuno può essere innocente di fronte a te». (Es 34) Sant'Agostino, nell'inimitabile libro delle Confessioni, rivolgendosi a Dio, dice: «Signore, datemi la grazia per fare ciò che Voi comandate e comandatemi di fare tutto ciò che a Voi piaccia». Mentre Dio mi rivela quello che devo credere, e mi dà la forza necessaria per credervi, nella stessa maniera mi dice che cosa debbo fare e mi dà la grazia necessaria per adempiere i suoi ordini.

    Non vi è pensato re o scrittore che riesca a espri*mere il modo in cui Dio opera nell'uomo questi sommi prodigi e la maniera, ad un tempo misericordiosa e giusta, soavissima e potente, in cui lo conduce sul cammino della salvezza con mano misericordiosa e giusta, soavissima e forte. Nessuno è in grado di segnare il limite tra la volontà divina e il libero arbitrio dell'uomo; nessuno può dire come questi due principi cooperino senza confondersi e senza danneggiarsi. lo so una cosa sola, o Signore, e cioè che povero e umile come sono e grande e potente come tu sei, mi rispetti tanto quanto mi ami e mi ami nella stessa misura in cui mi rispetti. So che non mi abban*donerai a me stesso perché da solo non potrei fare altro che dimenticarti e perdermi; e so che la mano salvatrice che mi porgerai sarà così misericordiosa e soave che non la sentirò venire. Tu hai insieme la lievità di una fresca brezza e la forza travolgente di un vento di tramontana. Sono trascinato da Te come da un vento di tramontana, eppur mi muovo verso di Te liberamente, come sospinto dolcemente da una brezza. Mi trascini quasi spingendomi; in realtà non mi spingi, mi sproni. Sono io che mi muovo, eppure sei Tu che ti muovi in me. Tu vieni alla mia porta e mi chiami con dolcezza e se non rispondo aspetti e di nuovo mi chiami: so che posso non risponderti, e perdermi; so che posso risponderti, e salvarmi, ma so che non potrei risponderti se Tu non mi chiamassi e so che, quando rispondo, la mia risposta è suggerita da Te, essendo tua la domanda, e tua e mia la risposta. So che non posso agire senza di Te e che agisco grazie a Te, e che quando agisco sono meritevole, ma solo perché Tu mi aiuti a esserlo, così come già mi aiutasti ad agire; so che quando mi premi per i miei meriti e quando merito per le mie azioni, mi concedi tre grazie: la grazia del premio, la grazia del meritare, e infine la grazia di agire con il tuo aiuto. So che Tu sei come la madre che infonde nel figlio ancor piccolo il desiderio di camminare e gli offre la mano per sostenerlo, e poi gli dà un bacio sulla fronte perché lui volle camminare e riuscì a farlo con l'aiuto della sua mano. So che scrivo solamente perché Tu hai suscitato in me il desiderio di scrivere, e scrivo solamente ciò che Tu mi suggerisci o che Tu permetti che io scriva. Chi è convinto di agire senza il tuo aiuto non ti conosce, e non è cristiano.

    Chiedo venia ai lettori per essermi addentrato, profano e laico, nel terreno occulto e difficile della grazia. Tutti però riconosceranno quanto fosse per me fondamentale inoltrarmi per questo aspro cammino, ai fini dell'argomento da me trattato negli ultimi capitoli. Si trattava di ricercare la spiegazione legittima del prodigio sempre antico e sempre nuovo dell'azione vigorosa che il cristianesimo ha esercita*to e tuttora esercita nel mondo, per trattare poi il mistero non meno stupendo della capacità di trasformazione dimostrata nel porsi in contatto con le società umane. Il prodigio della sua propagazione e del suo trionfo non va ricercato nelle testimonianze storiche o negli annunci profetici o nella santità della sua dottrina: queste circostanze, tenuto presente lo stato cui era ridotto l'uomo dopo il peccato originale, erano più atte ad allontanare dal cristianesimo che a prepararne il trionfo e la vittoria. Neppure i miracoli hanno determinato questo prodigio; certo, considerati in sé sono opera soprannaturale, tuttavia, come prova esteriore, costituiscono una prova naturale soggetta alle stesse condizioni delle altre testimonianze umane. ~ propagazione ed il trionfo del cristianesimo sono fatti soprannaturali, perché si sono realizzati indipendentemente da tutta una serie di condizioni che avrebbero dovuto ostacolarli. Tale fatto essendo soprannaturale, si poteva spiegarlo legittimamente solo risalendo a una causa soprannaturale che agisse sulle cose esteriori in modo consono alla sua stessa natura, cioè in modo soprannaturale. Questa causa, soprannaturale per natura e soprannaturale nella sua azione, è la grazia. La grazia ci fu meritata dal Signore, morendo sulla croce e fu ricevuta dagli apostoli quando su di essi scese lo Spirito Santo, l'autore di ogni grazia e di ogni santificazione. Lo Spirito Santo infuse negli apostoli la grazia, che ci era stata meritata dalla morte del Figlio grazie alla misericordia del Padre: in tal modo tutta la Trinità divina prese parte, come già prima era accaduto per la creazione del mondo, all'opera ineffabile della nostra redenzione.

    Questo serve a spiegare due cose che altrimenti resterebbero inspiegabili: perché gli apostoli fecero più miracoli del loro divino Maestro e come mai i miracoli da essi operati furono più fruttuosi di quelli del Maestro, secondo quanto fu loro annunciato più volte e in varie occasioni dal Signore. Ciò dipese dal fatto che il riscatto universale del genere umano nei secoli, a cominciare dai tempi di Adamo fino agli ultimi, doveva essere la ricompensa della sanguinosa tragedia della croce; e che, fino a quando questa non si fosse compiuta, le divine dimore dovevano rimanere come difese da porte di diamante agli sventurati figli di Adamo.

    Giunta la pienezza dei tempi, lo spirito divino discese sugli apostoli, come un vento impetuoso, in forma di lingue di fuoco. Accadde allora che subitamente tutte le cose vennero mutate, in virtù di una azione soprannaturale e divina. La prima trasformazione fu operata negli apostoli. Non vedevano, e ricevettero luce; non capivano, e ricevettero intelletto; erano ignoranti, e divennero sapientissimi; parlavano prima di cose banali, e parlarono dopo di cose prodigiose. La maledizione di Babele era finita: fino allora i popoli avevano parlato favelle diverse; gli apostoli le parlarono tutte insieme, senza confusione; erano vili, e divennero audaci; erano codardi, e divennero valorosi; erano pigri, e divennero alacri; avevano abbandonato il Signore per la carne e per il mondo, abbandonarono per il Signore la carne e il mondo; avevano lasciato la croce per la vita, dettero la vita per la croce; morirono fisicamente per vivere spiritualmente; cessarono di essere uomini per essere trasformati in Dio; rifiutarono la vita umana per vivere quella angelica.

    E come lo Spirito Santo aveva trasformato gli apostoli, così gli apostoli trasformarono il mondo; non essi, in verità, ma lo spirito indomabile che era in essi. Il mondo aveva visto Dio e non lo aveva riconosciuto; ed ora che non poteva più vederlo, lo conobbe. Non aveva creduto alla sua parola ed ora che aveva cessato di parlare, credette in ciò che aveva detto; aveva visto, indifferente, i suoi miracoli ed ora che era tornato dal Padre colui che li aveva compiuti, credette nei suoi miracoli. Aveva crocifisso Gesù, poi adorò colui che aveva crocifisso; aveva adorato gli idoli, poi~. bruciò. Considerò incontrovertibili, argomenti che prima aveva ritenuto inutili; mutò l'odio profondo in amore immenso.

    Come colui che non sa che cosa sia la grazia non può conoscere il significato del cristianesimo, cosi colui che non conosce la provvidenza divina vive nell'ignoranza più completa di tutte le cose. La provvidenza, nella sua accezione più generica, è la cura che il Creatore ha per tutte le cose create. Le cose esistono perché Dio le ha create; però continuano a esistere soltanto perché Dio si prende cura di esse per mezzo di una continua sollecitudine, che acquista il significato di una creazione incessante. Le cose che prima di esistere non ebbero in sé ragione di essere, non hanno ragione di perdurare dopo la loro creazione: solo Dio è la vita e la ragione della vita, l'essere e la ragione dell'essere, il sussistere e la ragione di sussistere. Niente è, niente vive, niente sussiste per virtù autonoma. Fuori di Dio, questi attributi non esistono in nessuna parte ed in nessuna cosa. Dio non è come il pittore che, una volta terminato il quadro, si separa da lui, lo abbandona e lo dimentica; né le cose create da Dio sono come quadri che sussistono di per sé. Dio fece le cose in modo più eccelso e le cose dipendono da Lui in modo più sostanziale ed eccellente. Le cose naturali, le cose soprannaturali e le cose che sono dette «miracolose», in quanto esulano dal novero di quelle naturali e di quelle soprannaturali, pur essendo diverse tra di loro, perché governate da leggi diverse, hanno tutte qualcosa, o molto, in comune, ed è la loro dipendenza assoluta dalla volontà divina. Non è esatto dire che le acque fluiscono perché il fluire è proprio della loro natura, né dire che gli alberi dànno frutti perché il dare frutti è proprio della loro natura. La natura non dà alle cose una virtù propria e indipendente dalla volontà del loro Creatore, ma fornisce loro soltanto una determinata maniera di essere, dipendente, in ogni momento della loro esistenza, dalla volontà del sovrano Creatore e del divino Architetto. Le acque fluiscono perché Dio ordina loro di fluire, con un ordine attuale; e ordina loro di fluire perché sa, oggi come nel giorno della loro creazione, che è bene che fluiscano; gli alberi dànno frutti perché è Dio che lo vuole, in quanto, oggi come nel giorno della loro creazione, sa che è bene che diano frutti. Si comprende casi l'errore di coloro che ricercano l'ultima spiegazione degli eventi ora nelle cause seconde, soggette alla dipendenza generale e immediata di Dio, ora nella «fortuna», che in realtà non esiste. Solamente Dio è il creatore di tutto ciò che esiste, il conservatore di tutto ciò che perdura e l'autore di tutto ciò che accade, conformemente alle parole dell'Ecclesiastico: «Bona et mala, vita et mors, paupertas et honestas a Dea sunt». (Eccli. 11, 14) Per questo, san Basilio asserisce che tutta la filosofia cristiana consiste nell'attribuire tutto a Dio, come dice il Vangelo: «Nonne duo passeres asse veneunt) et unus ex illis non cadet super terram sine Patre vestro? Vestri autem capilli capitis omnes numerati sunt». (Mt 10, 29-30)

    In base a tali considerazioni è facile arguire che dipende da Dio tutto ciò che è naturale, tutto ciò che è sopran~~~urale e tutto ciò che è miracoloso, fenomeni sostanzialmente identici tra loro in virtù della loro origine, che è la volontà di Dio; volontà che è attuale in ciascuno di essi, e pertanto eterna. Dio volle di volontà eterna e attuale la risurrezione di Lazzaro cosi come vuole eternamente e attualmente che gli alberi diano frutti. E il fruttificare degli alberi come il risorgere di Lazzaro sono entrambi soggetti alla stessa dipendenza divina. Tra questi fenomeni, che dipendono entrambi dalla volontà divina, non v'è differenza di essenza ma di modo: infatti in tutt'e due i casi la volontà divina si realizza e si compie in due differenti maniere, in virtù di due leggi distinte. Una di queste due maniere si chiama ed è naturale, l'altra si chiama ed è miracolosa. Noi uomini chiamiamo naturali i prodigi quotidiani e miracolosi quelli eccezionali.

    Da ciò si vede quanto sia grande la stoltezza di coloro secondo i quali la persona che compie i prodigi giornalieri non ha il potere di compiere quelli eccezionali. Tutto questo significa negare a colui che può fare il più la capacità di fare il meno o, ciò che è lo stesso, negare che si possa fare qualche volta ciò che si fa sempre. Voi che negate la risurrezione di Lazzaro perché miracolosa, perché non negate altri prodigi più grandi, come ad esempio il sole che nasce a oriente, o questi cieli cosi belli, splendenti e immensi, e i suoi luminari eterni? Perché non negate i mari muggenti, bellissimi, tempestosi, e la sabbia soffice e leggera dove umilmente muoiono i suoi fiochi rumori, le sue concertate armonie, le sue grandi tempeste? Perché non negate i campi cosi pieni di rigoglio, i boschi dominati dalla maestà del silenzio, dal mistero dell'ombra, le immense e vorticose cascate con i loro fulgidi cristalli di acque limpidissime? Se non negate queste cose come potete essere tanto stolti e tanto incongruenti da ritenere impossibile, o difficile, la risurrezione di un uomo? Per me non è degno di considerazione colui che, dopo aver osservato attentamente tutto quel che lo circonda e tutto quel che avviene nella sua vita interiore, affermi di non averci visto nulla di miracoloso.

    Ne segue che la distinzione, da una parte, tra le cose naturali e quelle soprannaturali, e dall'altra, tra i fenomeni ordinari - naturali o soprannaturali - e quelli miracolosi non comporta l'esistenza di un antagonismo occulto tra ciò che esiste per volontà di Dio e ciò che esiste per natura; Dio infatti è l'autore, il conservatore ed il sovrano di tutto ciò che esiste.

    Tutte queste distinzioni, uscite dai confini del dogma, hanno portato alla deificazione della materia e alla negazione assoluta e radicale della provvidenza e della grazia.

    Per concludere, dirò che la provvidenza è una grazia generale in virtù della quale Dio mantiene nell'essere e governa secondo il suo disegno tutto ciò che esiste; la grazia allora assume il significato di una provvidenza speciale, con la quale Dio si prende cura dell'uomo. Il dogma della provvidenza e quello della grazia ci rivelano un mondo soprannaturale, depositario della ragion~~,\ delle cause di tutto quel che vediamo: senza la luce che proviene da questo mondo tutto è tenebre; senza la spiegazione fornita da questo mondo tutto è inspiegabile; senza tale spiegazione e senza tale luce tutto è fenomenico, effimero, contingente; tutte le cose sono fumo che si dissolve, fantasmi che dileguano, ombre che svaniscono, sogno. Il soprannaturale è sopra di noi, fuori di noi, dentro di noi. Il soprannaturale abbraccia da ogni parte il naturale e lo penetra in profondità.

    La conoscenza del soprannaturale è, inoltre, la base su cui poggiano tutte le scienze, in particolar modo quelle politiche e morali. Le nozioni di uomo e di grazia, di società e di provvidenza sono strettamente collegate: senza la provvidenza e senza la grazia la società e l'uomo sono per il genere umano un perpetuo mistero. L'importanza e la trascendenza di questa argomentazione si coglierà più avanti quando, tratteggiando lo squallido e doloroso quadro dei nostri traviamenti e dei nostri errori, vedremo come essi nascono dalla negazione dell'idea cattolica del soprannaturale. Frattanto è importante, ai fini di quanto mi sono proposto, ribadire che l'azione soprannaturale e costante di Dio sulla società e sull'uomo costituisce la vasta e sicura base su cui poggia tutto l'edificio della dottrina cattolica; di modo che, con la demolizione di tale base, questo grande edificio nel quale si muovono a loro agio le generazioni umane crolla inevitabilmente fino a confondersi con lo stesso livello della terra.
    SADNESS IS REBELLION

  3. #3
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    Predefinito Rif: LEGGERE INSIEME DONOSO CORTES / 5

    Flo, domanda: ma con questa cadenza quando termineremo la pubblicazione? Nessun intento polemico, in nessun senso... solo per organizzare un altro paio di cose mie personali
    “Pray as thougheverything depended on God. Work as though everything depended on you.”

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da UgoDePayens Visualizza Messaggio
    Flo, domanda: ma con questa cadenza quando termineremo la pubblicazione? Nessun intento polemico, in nessun senso... solo per organizzare un altro paio di cose mie personali
    Il libro è lungo, io lo posso pubblicare anche per intero, però poi scommetto che non lo leggerebbe nessuno. D'ora in poi andremo al ritmo di due capitoli per volta, per velocizzare un po'.
    SADNESS IS REBELLION

  5. #5
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    Predefinito Rif: LEGGERE INSIEME DONOSO CORTES / 5

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Il libro è lungo, io lo posso pubblicare anche per intero, però poi scommetto che non lo leggerebbe nessuno. D'ora in poi andremo al ritmo di due capitoli per volta, per velocizzare un po'.
    Sono completamente d'accordo.
    Come metodo la cadenza settimanale è perfetta: da un ritmo e consente di interiorizzare bene...
    L'Avvento poi, e le feste natalizie, se presi nel modo migliore, aumentano molto le possibilità di meditare sulle parole splendide che finora ho letto, e che sono di grande giovamento per chiunque. Specialmente per chi attende il ricordo della nascita del Messia.
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  6. #6
    Reazionari dal 1789.
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    Predefinito Rif: LEGGERE INSIEME DONOSO CORTES / 5

    Citazione Originariamente Scritto da UgoDePayens Visualizza Messaggio
    Sono completamente d'accordo.
    Come metodo la cadenza settimanale è perfetta: da un ritmo e consente di interiorizzare bene...
    L'Avvento poi, e le feste natalizie, se presi nel modo migliore, aumentano molto le possibilità di meditare sulle parole splendide che finora ho letto, e che sono di grande giovamento per chiunque. Specialmente per chi attende il ricordo della nascita del Messia.
    si infatti, secondo me questa scadenza è ottima e permette di accompagnare la lettura di altri testi

    leggero fra un pò il 5 e il 6 capitolo.
    “... e dopo tutto questo inglese ripuliamoci un po’ la bocca con questo bel profumo di Toscano ...” (Giovannino Guareschi)

  7. #7
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    Predefinito Rif: LEGGERE INSIEME DONOSO CORTES / 5

    In questi due capitoli Donoso Cortes introduce il grande negatore della Verità cristiana, ossia il socialismo, dottrina malefica e diabolica. Accenna soltanto a questo distillato di falsità ed errore, più avanti sicuramente l'argomento sarà approfondito.

    Ciò che mi ha personalmente colpito in queste frasi si racchiude e sintetizza nel seguente paragrafo, che cito:

    Voi che negate la risurrezione di Lazzaro perché miracolosa, perché non negate altri prodigi più grandi, come ad esempio il sole che nasce a oriente, o questi cieli cosi belli, splendenti e immensi, e i suoi luminari eterni? Perché non negate i mari muggenti, bellissimi, tempestosi, e la sabbia soffice e leggera dove umilmente muoiono i suoi fiochi rumori, le sue concertate armonie, le sue grandi tempeste? Perché non negate i campi cosi pieni di rigoglio, i boschi dominati dalla maestà del silenzio, dal mistero dell'ombra, le immense e vorticose cascate con i loro fulgidi cristalli di acque limpidissime? Se non negate queste cose come potete essere tanto stolti e tanto incongruenti da ritenere impossibile, o difficile, la risurrezione di un uomo? Per me non è degno di considerazione colui che, dopo aver osservato attentamente tutto quel che lo circonda e tutto quel che avviene nella sua vita interiore, affermi di non averci visto nulla di miracoloso.
    L'autore si rivolge direttamente a coloro che negano i prodigi miracolosi, sbeffeggiano l'Antico ed in Nuovo Testamento, nonchè la stessa verità della vita di Cristo e degli Apostoli. Atei e socialisti non si rendono conto, nella loro stoltezza, che i prodigi naturali comuni, e i prodigi miracolosi eccezionali, derivano in realtà da un'unico disegno divino. Tutto si riconduce alla volontà di Dio: il Sole che sorge e tramonta, l'albero che fruttifica, l'erba che cresce, sono del tutto equivalenti al miracolo di Lazzaro sottratto alla morte. E' una constatazione allo stesso tempo semplice, autoevidente ma grandiosa, che toglie il fiato. La teologia cristiana si può riassumere in pochissime parole: ogni cosa rimanda a Dio suo creatore e primo motore.

    Ma Gesù non si è imposto con i miracoli, con le sue parole e neppure con la forza derivante dalla verità di queste ultime. Gli ebrei non si sono convertiti in massa, il mondo non è divenuto cristiano in un sol colpo, ma gli stessi cristiani dei primi secoli hanno dovuto subire persecuzioni e stragi. L'Islam, portavoce di un culto falso ed impostore, si è allargato a dismisura con la forza delle armi e degli eserciti. No: Gesù si è imposto al mondo attraverso il suo sacrificio per la redenzione dell'umanità tutta, atto di supremo amore. Donoso Cortes riconosce l'estrema rilevanza di questo passaggio nella dottrina cristiana: se Gesù non è morto in Croce, e non è risorto dopo tre giorni, allora tutto è vano...

 

 

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