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    Predefinito Galasso e il patto Ribbentrop-Molotov

    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels


    Confini russo-polacchi nel 1920; linea verde: massima avanzata polacca (1919-20)
    - linea rossa: massima avanzata russa (1920). Da: Wikipedia.

    Galasso e il patto Ribbentrop-Molotov

    Pur muovendo da posizioni liberali e da intenzioni nettamente anticomuniste e individuando proprio nell'anticomunismo una delle radici dell'Europa, in questo articolo sul Corriere Giuseppe Galasso finisce per riconoscere le responsabilità occidentali nell'ascesa del nazismo. Tra le righe, Galasso ammette che proprio l'accondiscendenza europea verso Hitler rese in qualche modo inevitabile il patto Ribbentrop-Molotov. E' importante che ciò sia avvenuto proprio sul Corriere, un giornale che da sempre, invece, utilizza quell'episodio a sostegno della sua opera di divulgazione della teoria del totalitarismo [SGA].

    Elzeviro La battaglia decisiva dell' agosto 1920

    LA NOSTRA EUROPA INIZIÒ A VARSAVIA
    Adam Zamoysky: la vittoria sancì la rinascita polacca

    La battaglia di Varsavia: quale? Al 99 per cento, la risposta sarà: quella dell' agosto-ottobre 1944, quando i russi, giunti nei pressi della città, si fermarono, dando modo così ai tedeschi di annientare in un lago di sangue (220.000 vittime) l' insurrezione della capitale polacca. Ma di battaglie di Varsavia ce ne sono state anche altre; e, in una eventuale graduatoria, la palma andrebbe di certo a quella dell' agosto 1920, in cui la neonata Repubblica polacca vinse la - pur essa da poco nata - Russia comunista. L' azione russa in Polonia non mirava solo a rivendicazioni territoriali, ma anche ad altro. Alla fine della guerra, nel 1918 la Polonia era tornata indipendente, dopo un secolo e mezzo in cui era stata spartita fra i suoi potenti vicini: Austria, Prussia (poi Germania) e Russia. Quanto a rivendicazioni territoriali, sia il nazionalismo della rinata Polonia che il nuovo potere sovietico a Mosca avevano un robusto appetito. I polacchi pensavano ai confini amplissimi della Polonia del Seicento; i comunisti russi ai confini della Russia zarista fino al 1914, ma anche a grandi obiettivi politici e a sanare i danni dell' umiliante pace stipulata coi tedeschi a Brest-Litovsk nel marzo 1918. Fu per ciò che, sgombrate dai tedeschi alla fine della guerra l' Ucraina e la Bielorussia, sia Varsavia che Mosca si affrettarono a mettervi le mani sopra. Nel febbraio 1919 ne nacque una guerra. L' iniziativa fu soprattutto di Lenin. Trotsky chiarì poi di essere stato contrario. Nella prima fase i russi dilagarono. I polacchi, solo da qualche mese indipendenti, fecero il miracolo di metter su un esercito e non solo fermarono i russi, ma contrattaccarono, penetrando a fondo nei territori contesi. A quel punto, diretti da Trotsky, i sovietici reagirono. Tra il giugno e l' agosto 1920, liberata Kiev, l' Armata rossa avanzò fino alle porte di Varsavia, e fu qui che dal 13 al 25 agosto ebbe luogo la grande battaglia in cui il neo costituito esercito polacco disfece quello nemico, che subì perdite severe. In settembre Lenin fece chiedere un armistizio. Seguì nel marzo 1921 la pace di Riga, firmata poi in ottobre. La Bielorussia fu divisa più o meno a metà, l' Ucraina toccò nella maggior parte a Mosca. L' importanza storica di tutto ciò non sta, però, nelle questioni territoriali, bensì nel suo verdetto politico. È difficile sbagliare sulle conseguenze di una vittoria russa per il futuro politico dell' Europa, e anzitutto della Germania e della Russia stessa. In una Germania in pieno fermento rivoluzionario, il Partito comunista era allora fortissimo, il maggiore fuori della Russia sovietica. Un successo comunista in Germania poteva rendere incontenibile l' espansione del comunismo in tutta Europa. Era questa, in fondo, la meta a cui mirava Lenin. Trotsky era renitente solo perché riteneva la vittoria insicura, per cui una sconfitta sovietica avrebbe fermato invece che promosso il comunismo in Europa. E l' effetto della battaglia di Varsavia fu proprio questo. Ma (ci si può chiedere) una Germania comunista sarebbe dipesa da Mosca come altri Paesi allora e dopo? E dove sarebbe giunto il comunismo, se si fosse affermato in un così grande e moderno Paese industriale? E come sarebbero andate le cose a Mosca, se i promotori della guerra del 1919-1921 avessero vinto la Polonia, ma perduto la guida del comunismo di fronte a una Germania comunista? Il «miracoloso» successo polacco, poco aiutato dall' Occidente, convinse peraltro l' opinione europea che la nuova Polonia fosse già in grado di affrontare le maggiori potenze vicine, e ancor più se ne convinsero i polacchi, che anche su questa base, così come le potenze occidentali, fondarono la loro non del tutto accorta condotta nei rapporti con la Germania nazista sulla strada che portò al patto nazi sovietico dell' agosto 1939, a un' altra guerra mondiale e a un' altra eclisse dell' indipendenza polacca, rinata poi su tutt' altre basi territoriali dopo il 1945. Un evento, dunque, davvero memorabile il momento risolutivo della guerra russo-polacca. Adam Zamoysky (16 agosto 1920. La battaglia di Varsavia, tradotto nella collana «I giorni che hanno cambiato il mondo», diretta da Sergio Romano, Corbaccio, pp. 192, Euro 16,60) ne ha offerto un quadro avvincente, che segue in dettaglio soprattutto il fatto militare, ma non trascura per nulla gli aspetti politici, né limita il fatto militare solo a ciò che accadeva al fronte. E il suo giudizio finale è (crediamo) senz' altro da condividere: «Il senso civico e democratico» di gran parte d' Europa, che oggi appare finalmente stabile e (per quel che si può dire in storia) sicuro dopo il crollo del comunismo che vi imperava, è figlio anche del grande sforzo e della vittoria polacca nell' agosto 1920.

    Galasso Giuseppe

    (28 novembre 2009) - Corriere della Sera


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    Muntzer il Sopravvissuto

 

 

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