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    Predefinito M. Fini "Se l'uomo diventa schiavo del robot"

    SE L'UOMO DIVENTA SCHIAVO DEL ROBOT


    Fra le più inquietanti utopie negative immaginate dagli scrittori e dai registi di fantascienza c'è quella del robot talmente perfezionato e intelligente da diventare un uomo, tentato dall'ambizione di sfuggire al controllo del suo antico padrone (è il tema, per esempio, di 2001 Odissea nello spazio e di "Blade runner").
    Quello che si sta verificando nella realtà è ancor peggio. Non è il robot che diventa uomo, ma l'uomo che diventa robot e ubbidisce ciecamente e automaticamente a colui che era stato ideato come suo docile e duttile servo.

    In una serie di grandi magazzini e di servizi logistici delle maggiori catene commerciali britanniche da Boots e Marks Spencer a Tesco a Sainsbury's a Homebase, è stato adottato un computer da polso, una specie di braccialetto elettronico come quelli che portano in alcuni Paesi i criminali in libertà vigilata che, via satellite, dirige il dipendente fin nei minimi dettagli, indicandogli i materiali da raccogliere, i prodotti da prendere, i percorsi da seguire, i tempi da impiegare.

    Questa tecnica, importata dall'America, elimina i tempi morti, costringe il dipendente a lavorare continuamente, contabilizzando le eventuali pause (se va al gabinetto o esce a fumarsi una sigaretta), e migliora grandemente, almeno sul momento, l'efficienza aziendale.
    Sembra di essere tornati ai tempi della prima Rivoluzione industriale quando con un mostruoso macchinario, il "cronociclografo", un incrocio fra un orologio registratore ad altissima precisione e il cinema, si studiavano i tempi e i movimenti, anche minimi, del lavoratore, mentre compie ogni singola operazione, in modo da portare la sua efficienza e la sua produttività al massimo livello.

    Più tardi nasceranno nuove scienze, giovani scienze dalla coscienza sporca, come la "fisiologia del lavoro" e la "psicotecnica" le quali, rendendosi conto che il cronometraggio puro e semplice uccide il lavoratore (il che, all'epoca, non era considerato il peggiore dei mali, ce ne erano altri, pronti a farsi sotto, costi quel che costi, perché l'espulsione dalla campagna li aveva ridotti alla fame) ma, cosa più grave, finisce per diminuirne invece che aumentarne il suo rendimento, introdurranno il "cronometraggio scientifico" studiando ritmi di lavoro in cui sia contemplata anche qualche pausa. Non per pietà nei confronti del poveraccio ma sempre allo scopo di aumentarne rendimento ed efficienza.

    Col computer da polso, gabellato, al solito, come straordinario prodotto della scienza tecnologicamente applicata, si è tornati a quei tempi. Con qualche ulteriore peggioramento.
    Perché nell'antica fabbrica fordista il condizionamento dell'operaio, costretto a seguire i ritmi della macchina, è esclusivamente fisico, in una azienda di servizi, che implica una parte di lavoro concettuale, il condizionamento è anche mentale. L'uomo diventa un puro e semplice automa.

    E qui si ripropone il problema nato con la Rivoluzione industriale. Infatti nella società preindustriale e premoderna al centro del sistema, per quanto questo possa oggi suonar strano alle nostre orecchie bombardate dal "pensiero unico" economico-tecnologico-scientista, sia liberale che marxista, c'era l'uomo non l'economia che aveva un'importanza così marginale da non poter nemmeno essere enucleata dal complesso delle esigenze umane e da risultare quindi indistinguibile (non è un caso che l'"economia politica", come scienza, nasca più o meno a cavallo della Rivoluzione industriale).

    Dalla Rivoluzione industriale in poi, con Adam Smith e David Ricardo, le leggi economiche vengono equiparate alle "leggi di natura" alle quali è impossibile oltre che stolto tentare di opporsi perché, proprio come uno che andasse contro una legge naturale, si combinano guai peggiori di quelli che si volevano evitare.
    Oggi al centro del sistema c'è quindi l'economia con le sue sofisticate propaggini tecnologiche e questo meccanismo non è al nostro servizio ma noi al suo.

    Questa mentalità, dopo due secoli e mezzo di bombardamento, ideologico è stata talmente introiettata che si possono sentir dire in giro continuamente e tranquillamente, da economisti, da sindacalisti, da politici, di destra o di sinistra non importa, senza che nessuno ci faccia caso, frasi del tipo: "Bisogna stimolare i consumi per aumentare la produzione". Se voi le osservate bene, a fondo, con attenzione, queste frasi sono semplicemente folli, perché vogliono dire che noi non produciamo più per consumare ma consumiamo per produrre.

    Ridotti a tubi digerenti, eternamente basculanti fra la tavola da pranzo e il cesso, dobbiamo ingurgitare il più rapidamente possibile ciò che altrettanto velocemente produciamo. Siamo automi, sia quando produciamo che quando consumiamo. Siamo da tempo il robot-uomo alla cui sudditanza il computer da polso, ultimo grido della tecnica, dà solo "un tocco in più".
    La fantascienza ha immaginato un robot che si ribella all'uomo. Oggi è l'uomo che deve ribellarsi al robot.


    fonte: Il Gazzettino Venerdì, 10 Giugno 2005

  2. #2
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    Predefinito Re: M. Fini "Se l'uomo diventa schiavo del robot"

    Originally posted by Maxadhego
    SE L'UOMO DIVENTA SCHIAVO DEL ROBOT


    Fra le più inquietanti utopie negative immaginate dagli scrittori e dai registi di fantascienza c'è quella del robot talmente perfezionato e intelligente da diventare un uomo, tentato dall'ambizione di sfuggire al controllo del suo antico padrone (è il tema, per esempio, di 2001 Odissea nello spazio e di "Blade runner").
    Quello che si sta verificando nella realtà è ancor peggio. Non è il robot che diventa uomo, ma l'uomo che diventa robot e ubbidisce ciecamente e automaticamente a colui che era stato ideato come suo docile e duttile servo.

    In una serie di grandi magazzini e di servizi logistici delle maggiori catene commerciali britanniche da Boots e Marks Spencer a Tesco a Sainsbury's a Homebase, è stato adottato un computer da polso, una specie di braccialetto elettronico come quelli che portano in alcuni Paesi i criminali in libertà vigilata che, via satellite, dirige il dipendente fin nei minimi dettagli, indicandogli i materiali da raccogliere, i prodotti da prendere, i percorsi da seguire, i tempi da impiegare.

    Questa tecnica, importata dall'America, elimina i tempi morti, costringe il dipendente a lavorare continuamente, contabilizzando le eventuali pause (se va al gabinetto o esce a fumarsi una sigaretta), e migliora grandemente, almeno sul momento, l'efficienza aziendale.
    Sembra di essere tornati ai tempi della prima Rivoluzione industriale quando con un mostruoso macchinario, il "cronociclografo", un incrocio fra un orologio registratore ad altissima precisione e il cinema, si studiavano i tempi e i movimenti, anche minimi, del lavoratore, mentre compie ogni singola operazione, in modo da portare la sua efficienza e la sua produttività al massimo livello.

    Più tardi nasceranno nuove scienze, giovani scienze dalla coscienza sporca, come la "fisiologia del lavoro" e la "psicotecnica" le quali, rendendosi conto che il cronometraggio puro e semplice uccide il lavoratore (il che, all'epoca, non era considerato il peggiore dei mali, ce ne erano altri, pronti a farsi sotto, costi quel che costi, perché l'espulsione dalla campagna li aveva ridotti alla fame) ma, cosa più grave, finisce per diminuirne invece che aumentarne il suo rendimento, introdurranno il "cronometraggio scientifico" studiando ritmi di lavoro in cui sia contemplata anche qualche pausa. Non per pietà nei confronti del poveraccio ma sempre allo scopo di aumentarne rendimento ed efficienza.

    Col computer da polso, gabellato, al solito, come straordinario prodotto della scienza tecnologicamente applicata, si è tornati a quei tempi. Con qualche ulteriore peggioramento.
    Perché nell'antica fabbrica fordista il condizionamento dell'operaio, costretto a seguire i ritmi della macchina, è esclusivamente fisico, in una azienda di servizi, che implica una parte di lavoro concettuale, il condizionamento è anche mentale. L'uomo diventa un puro e semplice automa.

    E qui si ripropone il problema nato con la Rivoluzione industriale. Infatti nella società preindustriale e premoderna al centro del sistema, per quanto questo possa oggi suonar strano alle nostre orecchie bombardate dal "pensiero unico" economico-tecnologico-scientista, sia liberale che marxista, c'era l'uomo non l'economia che aveva un'importanza così marginale da non poter nemmeno essere enucleata dal complesso delle esigenze umane e da risultare quindi indistinguibile (non è un caso che l'"economia politica", come scienza, nasca più o meno a cavallo della Rivoluzione industriale).

    Dalla Rivoluzione industriale in poi, con Adam Smith e David Ricardo, le leggi economiche vengono equiparate alle "leggi di natura" alle quali è impossibile oltre che stolto tentare di opporsi perché, proprio come uno che andasse contro una legge naturale, si combinano guai peggiori di quelli che si volevano evitare.
    Oggi al centro del sistema c'è quindi l'economia con le sue sofisticate propaggini tecnologiche e questo meccanismo non è al nostro servizio ma noi al suo.

    Questa mentalità, dopo due secoli e mezzo di bombardamento, ideologico è stata talmente introiettata che si possono sentir dire in giro continuamente e tranquillamente, da economisti, da sindacalisti, da politici, di destra o di sinistra non importa, senza che nessuno ci faccia caso, frasi del tipo: "Bisogna stimolare i consumi per aumentare la produzione". Se voi le osservate bene, a fondo, con attenzione, queste frasi sono semplicemente folli, perché vogliono dire che noi non produciamo più per consumare ma consumiamo per produrre.

    Ridotti a tubi digerenti, eternamente basculanti fra la tavola da pranzo e il cesso, dobbiamo ingurgitare il più rapidamente possibile ciò che altrettanto velocemente produciamo. Siamo automi, sia quando produciamo che quando consumiamo. Siamo da tempo il robot-uomo alla cui sudditanza il computer da polso, ultimo grido della tecnica, dà solo "un tocco in più".
    La fantascienza ha immaginato un robot che si ribella all'uomo. Oggi è l'uomo che deve ribellarsi al robot.


    fonte: Il Gazzettino Venerdì, 10 Giugno 2005
    globalization is freedom
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #3
    El Criticon
    Ospite

    Predefinito Se l'uomo???

    E se la donna???

    Voglio dire, anzi insinuare ...

    ... e se la femmena tu sì 'na MALA FEMMENA ...

    Ahooo? Mica l'haaaohhh cantata io questa, neh?

    PS
    Quelle che ho conosciuto io erano e tuttora sono realmente FAVOLOSE mitiche, DIVINE FEMMINE ...

    COME DIO comanda ...

    ... altrimenti che DIO sarebbe??????

 

 

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