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    Post Oggi entra ufficialmente in vigore....

    Il Trattato di Lisbona che si risolve in:

    Trattato che istituisce un'Unione Europea;
    Trattato che regola il funzioamento dell'Unione Europea.



    Europa dell'aquila bifronte, sempre più lontana..
    “... e dopo tutto questo inglese ripuliamoci un po’ la bocca con questo bel profumo di Toscano ...” (Giovannino Guareschi)

  2. #2
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    Predefinito Rif: Oggi entra ufficialmente in vigore....

    E' una iattura questa Europa burocratica, elefantica, giacobina, mercantile, progressista - degno prolungamento degli Stati Uniti d'America e vassallo dell'Occidente.

  3. #3
    Apolide
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    Predefinito Rif: Oggi entra ufficialmente in vigore....

    La Notte è più scura appena prima dell'Alba.

    Non è lontano l'avvento di Colui che guiderà i popoli della Madre Europa verso una Nuova Nascita, una completa Rigenerazione.

    Siamo dovuti sprofondare nei più insondabili abissi dell'umiliazione e della perdizione per avere la forza e la determinazione di ritornare all'origine.

    La nostra mitica origine. Quando i popoli europei erano ancora comunità in potentia, che traevano tutta la forza e l'energia per vivere dalla purezza della terra che li aveva ospitati, la nostra Madre, con la quale abbiamo edificato un connubio eterno, a lei ritorneremo, e da lei ritorneremo puri e colmi d'ispirazione e ceca volontà di ricreare, l'Europa.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Oggi entra ufficialmente in vigore....

    Citazione Originariamente Scritto da Midgard Visualizza Messaggio
    E' una iattura questa Europa burocratica, elefantica, giacobina, mercantile, progressista - degno prolungamento degli Stati Uniti d'America e vassallo dell'Occidente.
    O propagine occidentale dell'Eurabia, tra Turchia e Marocco in attesa di aderire all'UE? Comunque dovremmo metterci d'accordo su cosa sia "l'Occidente", se intendiamo il Patto Atlantico e l'America parliamo di Patto Atlantico o "civiltà" euro-americana, l'Occidente e gli occidentali sono termini che hanno indicato anche il mondo europeo e i bianchi europei nel mondo in generale, e fino a prova contraria oggi è l'America che si sta orientalizzando (verso il Pacifico) e latinizzando, che sta uscendo dall'orbita bianca Occidentale. Sono tutti termini obsoleti, capiamoci. Forse oggi dovremmo parlare di Europa e di Nord del mondo, che di Occidente, ma che l'Europa debba abbandonare l'idea di *essere* indipendente dall'Asia ci pare una concezione sbagliatissima e pericolosa. L'Europa è l'Europa, non è l'Asia e non è le Americhe (soprattutto se l'elemento europeo / bianco /occidentale viene sostituito dall'elemento afro-asiatico) anche se vi ha colonizzato vasti territori (Groenlandia e Siberia sono sì propagini provinciali fuori dall'Europa di Nazioni d'Europa).

    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 01-12-09 alle 18:14

  5. #5
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    Predefinito Rif: Oggi entra ufficialmente in vigore....

    Meglio Lisbona di Cartagine

    di Gabriele Adinolfi - 01/12/2009

    Fonte: noreporter


    Perché tutto sommato non sono contrario al trattato europeo

    Entra oggi in vigore il Trattato di Lisbona che concede maggiori poteri all'Unione Europea a scapito di quelli nazionali.
    Il Trattato è tutt'altro che ottimale e da magnificare. Contro di esso si alzano da tempo le voci delle nicchie antagoniste affascinate a priori da ogni cosa che faccia attrito a qualunque dinamica e che oggi s'illudono di sposare il sentimento di disagio delle minoranze euroscettiche.

    Ne conosciamo i temi salienti. Protestano contro la perdita di sovranità nazionale.
    Questo ha senso per gli inglesi la cui potenza, già minata alla base dalla miscela d'imbecillità e di tradimento di Winston Churchill che durante la guerra li privò dell'impero, va ora sbriciolandosi fronte alla rivincita continentale in atto da quando abbiamo varato l'Euro. Un po' meno senso questa tesi l'ha per le nazioni vinte in guerra: per la Germania che dalla Ue e dall'Euro ha riacquisito potenza e per l'Italia che di sovranità non ne ha, né interna né esterna, da sei decenni e mezzo. Il che è sotto gli occhi di tutti; internamente la nostra nazione è spartita da gruppi internazionalisti come la mafia, che fa capo a New York, il Vaticano, e le centrali finanziarie dipendenti da Londra. Per non parlare dell'indipendenza militare: venticinque anni fa il capogruppo socialista al Senato, Formica, rivelò l'esistenza di una clausola segreta firmata durante la resa dell'8 settembre per la quale i nostri servizi militari dipendono direttamente dagli Usa. Quale sovranità sarebbe dunque minacciata dal Trattato?

    Quella finanziaria, ci dicono gli anti-euro, e snocciolano il rosario dell'usura, del signoraggio, della tradita proprietà del popolo. Tutte cose giuste ma che, e questo è il punto, non dipendono dal varo dell'Euro o della Banca Centrale Europea perché erano prerogative anche prima di tutte le banche nazionali e di tutte le valute. Il vagheggiato ritorno alla Lira – che non ci sarà – manterrebbe per intero l'impianto sistemico che viene criticato, aggiungendovi però la provincializzazione di un'Italia impoverita, priva di competitività e lontana da qualsiasi partecipazione a potenza.
    Se però uscissimo tutti dall'Euro, obietta qualcuno, e si tornasse alla situazione di vent'anni fa...
    E' fisicamente impossibile perché mai nella vita e nella storia si è riusciti a tornare a un quadro precedente, a fermare il tempo, a bloccare alcunché (“Panta Rei”, tutto scorre, diceva addolorato Eraclito). Se però, per ipotesi di terzo tipo, ciò accadesse, i risultati sarebbero i seguenti: freno del calo di potenza inglese, interruzione della presa di potenza europea, riduzione dell'Europa a ventre molle delle prossime contese e suo avvio alla totale schiavitù.

    Ma c'è la dipendenza politica, replicherebbero gli anti-euro. Perché gli esponenti politici e anche quelli finanziari dipendono dal partito atlantico, dalle massonerie, dai poteri forti e dai club.
    Già: perchè gli altri, quelli delle nazioni borghesi, da chi dipendono, a che gruppi appartengono?
    Chi non ha percezione delle dinamiche, si sofferma a osservare le meccaniche e con esse i marchi di fabbrica e di proprietà; ma le dinamiche contano eccome. E la dinamica degli interessi economici ed energetici europei, unita a quella delle mutazioni di relazioni di potenza internazionale, impone all'Europa di posizionarsi molto meglio di qualunque sua singola parte; lo ha dimostrato la crisi georgiana con la scelta di campo russa compiuta, pur con tutta la diplomazia del caso, addirittura quando il portavoce comunitario era Kouchner, uomo del partito atlantico, d'Israele e del globalismo, che però non poteva pronunciarsi contro gli interessi compatti dei capitali tedeschi e francesi nonché italiani, olandesi e via dicendo.

    Rimane il rischio dei mandati di cattura europei, che consentono a chi violi per esempio una legge polacca di essere estradato in Polonia dal suo paese d'origine senza che la magistratura nazionale lo possa salvaguardare. Su questo punto sono d'accordo per dare battaglia, ma è qualcosa che dovrebbe preoccupare i cittadini di una nazione garantista, come la Danimarca, non noi.
    Difficile trovare in Europa una tradizione così ampia e continuativa di processi politici, di condanne ideologiche, di violenze alla legge praticate a danno degli imputati. Roba da anni d'emergenza? Sarà, ma la scandalosa sentenza–Ciavardini è di ieri.

    Quest'Europa non ci piace, non è l'Europa ghibellina, non è l'Europa rinata con Napoleone né quella dell'emancipazione e della libertà dei popoli che aveva riunito quasi magicamente l'Asse.

    C'è molto da fare per contrastare tante tendenze interne a quest'Europa e, se siamo bravi, per imporne altre.
    E qui deve far riflettere il fatto che a diciotto anni dal primo trattato, quello di Maastricht, le compagini nazionalistiche e radicali non abbiano ancora prodotto uno straccio di proposta alternativa. Perché fintanto che essa sarà quella di regredire a schiavi schierandoci (in)consapevolmente dietro gli eredi di coloro che per tre volte spezzarono e soffocarono nel sangue l'ideale europeo, mi tengo anche quest'Europa di Lisbona.
    Margaret Thatcher, a ragione nell'ottica inglese, che è anti-europea e anti-italiana per natura, per vocazione e per necessità, ha riepilogato il senso del suo anti-europeismo che si basa sull'anti-germanesimo. “Solo il coinvolgimento militare e politico degli Stati Uniti in Europa – scriveva nelle sue memorie nel 1993 – e un rapporto stretto fra gli altri due più forti Stati sovrani europei, la Gran Bretagna e la Francia, sono sufficienti a bilanciare la potenza tedesca. E nulla di simile sarebbe possibile all'interno di un superstato europeo”. E ancora, a giustificazione del suo fallito operato antiunitario: “L'asse franco-tedesco avrebbe visto Parigi sempre più in minoranza mentre l'America, ritirate le sue forze, si sarebbe ritrovata in disaccordo con il nuovo giocatore europeo nelle politiche mondiali”. Aveva perfettamente ragione, per fortuna.
    Sulla base del verbo thatcheriano mai del tutto accantonato, in tutti questi anni è stata Londra, per la difesa della Sterlina e per la salvaguardia del controllo atlantico, a fare da attrito e a brigare per rallentare il Trattato europeo.

    Londra contro Berlino, Londra contro l'Europa, la stessa Londra che ci ha fatto costantemente guerra nel Mediterraneo: dal tempo dei Borboni a quello di Mussolini fino alla “strategia della tensione” che fu suscitata e mantenuta per toglierci di mezzo da quello scenario. Cartagine è sempre contro l'Europa. Quest'Europa va modificata ma intanto togliamoci di dosso Cartagine. Ecco perché oggi, che entra in vigore il Trattato di Lisbona, mi schiero tra coloro che lo vedono positivamente. Criticamente ma favorevolmente.

    Meglio Lisbona di Cartagine, Gabriele Adinolfi


    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 01-12-09 alle 18:51

  6. #6
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    Predefinito Rif: Oggi entra ufficialmente in vigore....

    Perché no al trattato di Lisbona
    "E’ la forma più assoluta di totalitarismo"


    di Ida Magli – tratto da “Il Giornale”, 7 Giugno 2008


    In questi giorni, con la ratifica da parte del Parlamento italiano del cosiddetto Trattato di Lisbona, si porrà fine definitivamente all'esistenza della Nazione Italia. E mano a mano si porrà fine all'esistenza di quasi tutte le altre nazioni in Europa. Non bisogna sorprendersi del silenzio che accompagna l'atto più importante che sia mai stato compiuto dal 1870 con il Regno d'Italia. È un silenzio che non è dovuto soltanto al volere dei governanti, ben sicuri fin dall'inizio dell'operazione “Unione europea“ che bisognava tenerne all'oscuro il più possibile i cittadini, ma anche alla obiettiva difficoltà per i giornalisti di fornire informazioni e tanto meno spiegazioni di un progetto che esula da qualsiasi concetto di «politica“.

    Il Trattato di Lisbona è infatti una «visione del mondo» universale, una teologia dogmatica con le sue applicazioni pratiche, la forma più assoluta di totalitarismo che sia mai stata messa in atto. Come potrebbero i giornalisti istruire con poche parole milioni di persone sulla metafisica di Kant? Eppure c'è quasi tutto Kant, inclusa la sua proposta per la Pace Perpetua , nel progetto dell'Unione europea. Ma c'è anche molto Rousseau, molto Voltaire, molto Marx, con in più quello che Tremonti definisce «mercatismo»: l'assolutizzazione del mercato.
    La falsificazione dei significati linguistici accompagna fin dall'inizio l'operazione europea: quello che viene firmato non è affatto un Trattato e non è neanche una «Costituzione», come era stato chiamato prima che i referendum popolari lo bocciassero. È la proclamazione di una religione universale, accompagnata in tutti i dettagli dagli strumenti coercitivi verso i popoli e verso le singole persone per realizzarla. È il passo fondamentale, dopo averlo costituito in Europa, per giungere alla meta prefissata: il governo mondiale.

    Posso indicare in questo breve spazio soltanto alcuni degli strumenti preordinati:

    A) Il sincretismo fra le varie religioni e fra i vari costumi culturali. Un sincretismo che verrà raggiunto con lo spostamento di milioni di persone e smussando tutte le differenze attraverso il «dialogo». Discendono da questa precisa volontà dei governanti le ondate immigratorie che stanno soffocando l'Europa d'occidente. Si tratta di decisioni di forza, prese a tavolino: se nasceranno reazioni o conflitti, come di fatto sono già nati, provvederanno le schedature biometriche, la polizia e il tribunale europeo a eliminarli.

    B) Il governo concentrato in poche persone, quasi sconosciute ai cittadini, mentre diventano sempre più pleonastici i parlamenti nazionali. Il parlamento europeo, infatti, tanto perché nessuno possa obiettare in seguito che non aveva capito, è stato istituito fin dall'inizio privo di potere legislativo. Pura finzione al fine di gettare polvere negli occhi ai cittadini e tenere buoni con ricche poltrone i residui pretendenti al potere nell'impero fittizio.

    C) Nella sua qualità di fase di passaggio verso il governo mondiale, l'Europa deve essere debolissima, come infatti sta diventando. Per ora qualcuno lo nota a proposito dell'economia e della ricerca (ricerca significa intelligenza), ma presto sarà chiaro a tutti l'impoverimento intellettuale e affettivo di popoli costretti a perdere la propria identità, la propria «forma» in ogni settore della vita. In Italia la perdita è più grave per il semplice motivo che gli italiani sono i più ricchi di creatività. Di fronte al vuoto di qualsiasi ideale e di qualsiasi futuro, i giovani si battono per quelli vecchi inesistenti, oppure «si annoiano». Vi si aggiungono con uguale impoverimento i milioni di immigrati, anch'essi sradicati dalla loro identità e gettati nel crogiolo della non-forma.

    Si tratta di conseguenze ovvie, perseguite con ostinazione durante il passare degli anni sia dai fanatici credenti nella religione universale che da coloro che se ne servono per assolutizzare il proprio potere. Ci troviamo di fronte a quello che i poeti tedeschi individuavano chiaramente durante il nazismo come «il generale naufragio dello spirito». Seppellire le nazioni per paura del nazionalismo significa provocare di nuovo il generale naufragio dello spirito. Significa che alla fine Hitler ha vinto.

    Ida Magli
    Roma, 24 Maggio 2008
    n. 135 del 2008-06-07 pagina 15

    Perché NO al Trattato di Lisbona: è la forma più assoluta di totalitarismo"


    carlomartello
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  7. #7
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    Predefinito Rif: Oggi entra ufficialmente in vigore....

    Il Governo mondiale si avvicina

    di Ida Magli
    Italiani Liberi | 10/11/2009


    Anche la Borsa ha gli “invisibili”. E’ questo il sorprendente titolo apparso in prima pagina sul Corriere Economia del 26 ottobre. scorso. Chi sono questi “invisibili”? Certo non è un caso che si alluda agli invisibili nel contesto di normali riflessioni sull’andamento della Borsa. Pare, infatti, che essi siano quasi tutti ricchissimi banchieri, i più grandi capitalisti (dico “pare” perché un alone di mistero li circonda). E’sorprendente invece che compaia apertamente un riferimento, sia pure per scherzosa analogia, a quella élite del Potere che di fatto guida il mondo, ma di cui non si parla mai, e che appunto deve a questo silenzio la sua “invisibilità”. Gli effetti, però, si vedono: la “globalizzazione” avanza a grandi passi, perseguita con una volontà implacabile e con una strategia abilissima proprio da quegli invisibili che stanno ormai per raggiungere il Governo Mondiale, il Nuovo Ordine che si erano prefissati. Per realizzarlo era necessario livellare, uniformare, omogeneizzare, unificare tutto: i mercati, le monete, i territori, le nazioni, i governi, i costumi, i valori, le religioni, i sessi, i corpi. Nulla è rimasto indenne dall’opera uniformatrice, e in America come in Europa siamo adesso di fronte al fatto compiuto.
    C’è una cosa, però, che gli “ invisibili” non possono unificare subito, a viso aperto, fino a quando non avranno in mano tutto il potere: i governi democratici. Il motivo è evidente: in qualsiasi democrazia i parlamenti hanno bisogno per vivere di almeno due idee contrapposte. Contrapposte significa che devono essere diverse fra loro, diseguali. Come mandare avanti, dunque, nell’appiattimento del pensiero unico, nell’uniformità dei bisogni, dei desideri, dei valori, il sistema democratico con i suoi Partiti, le sue Destre e Sinistre, i suoi Liberali e Socialisti, le sue votazioni in Parlamento? Di qui la pseudo- politica del bisticcio continuo, la vacuità dei mille pettegolezzi, le discussioni sulle inezie, l’invenzione del nulla. Un quadro questo che non è per niente, come qualcuno potrebbe pensare, precipuo dell’Italia, perché in realtà si presenta analogo in quasi tutti gli Stati democratici, in America come in Francia o in Inghilterra, ognuno con i propri scandali sessuali, con le tangenti, le ruberie, i favoritismi. Da qualche parte non si chiamano già più “partiti”, ma “associazioni”, lobbies. In realtà tutti sanno, e per primi i politici, che i parlamenti sono diventati una pura facciata.
    In Italia, però, la situazione è molto più difficile che negli altri Stati a causa della presenza di una Sinistra ferma agli ideali del comunismo; ideali che coincidono quasi tutti con quelli del Governo Mondiale che si sta realizzando, e che quindi le impediscono di svolgere perfino la parvenza di una opposizione. Uguaglianza, internazionalismo, mondialismo, sono sostanza del suo credo; per questo a nessuno, quanto alla Sinistra, piace l’unificazione europea, l’eliminazione delle Nazioni, il governo sovra- nazionale, l’uguaglianza fra religioni, etnie, popoli, individui, sessi, con quello che ne consegue di passione smodata per gli immigrati, per gli islamici, per gli omosessuali. Peccato, però, che siano i più grandi banchieri e i maggiori capitalisti del mondo quelli che spingono verso l’unificazione dei popoli e dei governi. Sembrerebbe una contraddizione ma non lo è, in quanto più i sudditi sono uguali e più è facile governarli. Ma per la Sinistra che, in Italia, ha per anni condannato come i peggior nemici, i “padroni”, padroni di casa, padroni della fabbrica, padroni dell’industria, insomma “ i ricchi”, questa situazione l’ha praticamente paralizzata, ridotta a non saper più quale programma proporre, visto che non è in grado neanche di denunciare i crimini delle grandi banche americane, massime colpevoli della crisi economica. Contro le banche neppure uno sciopero.
    Si potrebbe concludere che, non avendo nulla a cui opporsi, alla Sinistra non è rimasto altro nemico che Berlusconi. Ma è proprio così? Anche Berlusconi è un entusiasta sostenitore dell’unificazione europea, passo determinante per l’unificazione mondiale, firmandone senza esitare tutti i Trattati; anche Berlusconi simpatizza con le Organizzazioni Mondiali e lavora per estenderne il potere all’Est come in Africa; anche Berlusconi partecipa ai summit dei Banchieri. Un odio personale, dunque, come ritengono molti opinionisti? L’odio personale non è una politica e, com’è evidente, significherebbe la fine della Sinistra. E’ più probabile, invece, che, dietro all’odio per Berlusconi, che serve a nutrire i fedelissimi, la Sinistra stia silenziosamente lavorando per svuotare la dialettica parlamentare e affrettare così quella fine dei parlamenti nazionali indispensabile all’instaurazione e al funzionamento del governo mondiale.

    Ida Magli

    Roma - 31 Ottobre 2009

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    carlomartello

  8. #8
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    L'Europa vuole l'invasione

    di Ida Magli
    il Giornale | 18 Gennaio 2007


    Tutto quello che ha scritto Renzo Martinelli nell'articolo intitolato La porta spalancata naturalmente è vero. Quello che non è vero è che i governanti di Europa non lo sappiano e che si prestino alla conquista musulmana «con ottusa indifferenza». Lo vogliono, invece; lo vogliono con tutte le loro forze. Le prove sono abbacinanti. Mi sia permesso portare fra le prove il fatto che dal 1997, quando ho pubblicato il libro Contro l'Europa, nel quale affermavo appunto che i Musulmani avrebbero vinto senza sparare neanche un colpo e che l'Unione europea era stata progettata appositamente per portare l'Oriente musulmano nel «centro» geografico e culturale del mondo, fino ad oggi, accumulando innumerevoli articoli su questo argomento, nessuno li ha raccolti. Nessuno ha mai voluto discutere di questo problema, neanche per negare quanto dicevo.
    Si fanno le statistiche sui dibattiti politici tenuti nelle trasmissioni televisive: qualcuno vuol essere così gentile da pubblicare il numero dei dibattiti dedicati all'Unione europea e ai problemi, incluso quello islamico, che vi sono connessi? Contro l'Europa era stato mandato a Ratzinger quando era ancora a capo del vecchio Santo Uffizio insieme ad una lettera in cui lo pregavo di non adottare l'euro per lo Stato del Vaticano così da segnalare in qualche modo una forma di distanza dall'Unione Europea. Ne ebbi una cortesissima lettera di risposta, in cui mi si assicurava che le mie preoccupazioni sarebbero state tenute presenti ma che la questione della moneta non era di sua competenza, insieme a un suo interessante scritto tradotto in italiano, ma null'altro. Non faccio il nome di tutti i politici, i giornalisti, i monsignori, vescovi e cardinali con i quali sono andata a parlare perché l'elenco sarebbe troppo lungo; e comunque il risultato è stato sempre lo stesso: zero.
    Dunque facciamo il punto sulla situazione. I politici, di qualsiasi partito e di qualsiasi tendenza, sarebbero tutti indifferenti, stupidi e incapaci? Strano modo di essere stupidi visto che sanno fare molto bene i loro personali interessi sia di potere che di denaro. E la Chiesa? Il Papa ha ripetuto per l'ennesima volta in questi giorni che bisogna accogliere gli immigrati, aiutarli a congiungersi con le loro famiglie, eppure sa bene che in grande maggioranza sono musulmani. Ancora ieri spingeva ad accogliere in Europa la Turchia con i suoi settanta milioni di musulmani e possiamo facilmente prevedere che alla fine la Turchia entrerà perché questa è la prima cosa di cui noi, sudditi della tanto osannata democrazia, dobbiamo convincerci: nelle democrazie, come nelle dittature, si fa sempre e soltanto quello che vogliono i governanti.
    Veniamo alla questione di Gheddafi cui si riferisce Martinelli. Che sia Gheddafi il punto di riferimento dell'Africa non ha bisogno di essere spiegato. Lui sta a guardare somali o etiopi che stabiliscono governi musulmani laddove c'è qualche disordine così come tace mentre a poco a poco altri musulmani si impadroniscono degli impianti petroliferi perché in Africa nulla si fa senza il suo impulso, il suo aiuto e il suo consenso. Lo stesso succede con le masse che per sua volontà e con la sua organizzazione traghettano in Europa. Qui è perfino più facile: ci sono i governanti europei che lavorano per lui. Quando l'Europa (è questione di giorni) avrà fatto il pieno, sarà lui il capo di tutto il mondo islamico e della felice congiunzione euro-africana.
    Di nuovo ci si potrebbe domandare: possibile che la Chiesa non capisca che è il tipo di organizzazione musulmana a tenere nella sua tragica povertà sia l'Africa che il Medio Oriente? Possibile che non capisca che è questo il vero delitto: non denunciare il musulmanesimo? La risposta è sempre la stessa: tutti sanno, anche la Chiesa, anzi soprattutto la Chiesa. Ma le religioni sono state appositamente messe al sicuro in precedenza da qualsiasi giudizio, e il Corano, pur fondato su comportamenti dettati da Abramo nel periodo medio del bronzo, ossia nel 1800 circa avanti Cristo, nella sua qualità di libro religioso non può essere criticato. Ah, cari concittadini, non cullatevi nell'idea che i politici siano poco intelligenti e che perciò si possa loro suggerire qualche cambiamento! Il Potere ha bisogno del Sacro, così come il Sacro ha bisogno del Potere: stanno sempre insieme. La legge europea che spedisce in carcere chiunque si arrischi a criticare le religioni non è stata fatta da ignavi o da stupidi, ma da chi sa bene come usare il Potere. Sono soltanto i musulmani, i vari Gheddafi piccoli e grandi sparsi per il mondo, che hanno ragione di giudicare stupidi i governanti europei. Per loro è davvero impossibile immaginare un tale tradimento dei propri popoli, della propria religione.
    Infine il ricordo, evocato da Martinelli, delle battaglie organizzate in passato dalla Chiesa e dagli Stati europei contro i musulmani. Tralasciamo la questione del «pacifismo» che ovviamente si opporrebbe a qualsiasi idea di guerra, ma che è troppo complessa per poter essere affrontata in questo contesto; accenniamo invece a quello che viene sempre contestato all'Occidente contemporaneo: la scarsa fede religiosa. Pare che la Chiesa conti sull'America Latina per avere vocazioni sacerdotali e devoti fedeli. Non si tratterebbe però che di una pseudo soluzione perché, volendo conservare il proprio centro d'azione a Roma e in Europa, avrebbe comunque da combattere contro i musulmani. Una battaglia già persa. Ma è con lo spirito critico dell'Occidente, invece, che la Chiesa non si è misurata ed è proprio esaminandosi su questo punto che la Chiesa potrebbe salvare il Vangelo in Occidente. Non c'è nessun'altra religione, infatti, che può sussistere, purché la Chiesa ammetta finalmente che Gesù di Nazaret non si riconoscerebbe in lei; nei suoi rituali, nei suoi paramenti dorati, nelle sue parole eternamente ripetute. Gesù ha combattuto contro il Potere perché ha combattuto contro il Sacro. Ebbene è proprio del Sacro e del Potere che lo spirito critico dell'Occidente non ne può più.

    Il Giornale - 2007-01-18 pagina 1

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    Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

    di Liliana Gorini
    presidente del Movimento internazionale Diritti Civili Solidarietà


    29 maggio 2008 – Il Parlamento italiano è chiamato a ratificare il Trattato di Lisbona, che conferirà poteri straordinari alla Commissione dell’Unione Europea in quasi tutti gli aspetti della vita dei cittadini, e soprattutto su questioni di politica economica e di difesa, privando il nostro Paese della propria sovranità e vanificando in questo senso la Costituzione italiana, a partire dall’Articolo 1 che recita “la sovranità appartiene al popolo”. In altri paesi, tra cui Francia e Germania, esso è stato ratificato benchè il testo non fosse ancora stato reso noto, e risultasse del tutto incomprensibile, inducendo molti parlamentari ad approvarlo senza neanche averlo letto. Il Presidente della Repubblica tedesco non ha firmato la ratifica perché sono immediatamente scattati tre ricorsi alla Corte Costituzionale. In Irlanda è previsto un referendum contro il Trattato che, secondo le previsioni, lo boccerà il 12 giugno esattamente come fecero i referendum contro la Costituzione europea in Francia e Olanda nel 2005. Lo stesso testo, con alcune modifiche, è stato riproposto col nome di Trattato, benchè si tratti di un progetto costituzionale, con l’intento di vanificare alcuna iniziativa referendaria in paesi come l’Italia che non prevedono referendum sui trattati. Negli ultimi mesi si sono tenute numerose manifestazioni contro la ratifica del Trattato a Vienna, Berlino, e in tutta la Francia, manifestazioni in cui eminenti costituzionalisti hanno sottolineato la violazione di numerose norme costituzionali, tra cui quella della neutralità prevista dalla Costituzione austriaca.

    La politica di difesa del Trattato prevede infatti, oltre alle missioni di pace, anche missioni offensive, che violano l’Art. 11 della nostra Costituzione, che recita “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Attraverso il potenziamento delle forze militari messe a disposizione dell'Unione Europea, è in atto un tentativo di fare dell'Europa un braccio della NATO. Con la creazione di un gruppo ristretto di paesi a cui verrebbero demandate le iniziative militari, sarebbe più facile aggirare l'opposizione di chi vorrebbe evitare lo scontro strategico portato avanti da Londra e Washington nei confronti di Russia e Cina[1].

    Ma è in politica economica che si sentiranno di più gli effetti nefasti di quella che molti definiscono una vera e propria “dittatura dell’Unione e della Banca Centrale Europea”. Grazie al Trattato di Lisbona, infatti, i burocrati dell’Unione Europea avranno pieno titolo a bocciare qualunque misura decisa dal nostro governo, e dagli altri governi europei, per difendere la propria economia, l’occupazione, i redditi, l’industria e l’agricoltura, ed intervenire sui prezzi.

    La crisi alimentare è un esempio del problema, che verrà aggravato dal Trattato di Lisbona. Mentre in tutto il mondo si moltiplicano gli appelli a intervenire per frenare la corsa al rialzo dei prezzi delle derrate alimentari, e mettere fine alla folle politica di sussidi ai “biofuels” che ne è tra le cause, l’Unione Europea, nella persona del Commissario Agricolo Mariann Fischer Boel, continua ad insistere nell'abolire la PAC (Politica Agricola Comune) che difende gli agricoltori, e nel mantenere l’obiettivo del 10% di consumi energetici coperti dai biocarburanti, il che significa che riceveranno sussidi solo gli agricoltori che producono per i biofuels, e non per nutrire il mondo, benchè da più parti (il Ministro dell’Agricoltura francese Michel Barnier, il ministro Tremonti e l’ex ministro del Commercio Estero Emma Bonino) questa sia stata definita una politica “criminale” che aumenterà le carestie in tutto il mondo e provocherà rivolte non solo nei paesi poveri ma anche in quelli “intermedi”, quali Egitto, Indonesia e Pakistan. Nel nome del “mercatismo” e del “libero commercio”, Unione Europea e WTO impediscono ai governi di intervenire contro la speculazione finanziaria sui prezzi, non solo delle derrate alimentari, ma anche del petrolio, su cui si arricchiscono i grandi speculatori, mentre la gente comune non arriva a fine mese. Interventi come quello del ministro dell’Agricoltura francese Barnier in difesa dei pescatori, o del governo italiano in difesa dell’Alitalia, potranno essere vietati dalla burocrazia di Bruxelles nel nome del Trattato di Lisbona, che dà la precedenza a delibere europee.

    Ci sono almeno 2 articoli della Costituzione italiana che prevedono tali interventi dello Stato, e che dovrebbero avere la precedenza sul diktat europeo:

    Art. 3.

    È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

    Art. 43.

    A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale. (enfasi nostra)

    Il Presidente Schifani ha annunciato che il voto sul trattato è prioritario. Ma anche da noi si levano autorevoli voci di critica. L'ex ministro e insigne giurista Giuseppe Guarino, ordinario di diritto amministrativo all'Università di Roma, ha diffidato dal ratificare il trattato così com'è, perché esso codificherebbe un sistema di "governo di un organo" o "organocrazia". Il prof. Guarino ha esposto la sua critica in una conferenza pubblica a Firenze il 19 maggio, alla presenza di costituzionalisti, esperti e amministratori. Il trattato viola almeno due articoli della Costituzione italiana, l'Art. 1 ("La sovranità appartiene al popolo") e l'Art. 11 (L'Italia "consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie"). Riguardo a quest'ultimo, le condizioni di parità sono violate dal fatto che paesi come la Gran Bretagna e la Danimarca, membri del trattato, sono esonerati dalla partecipazione all'Euro. Così essi possono, ad esempio, fissare il tasso d'interesse in modo vantaggioso per loro ma svantaggioso per gli altri firmatari del trattato.

    Inoltre, osserva Guarino, il Trattato di Lisbona aumenta sensibilmente i poteri della Commissione Europea. Ad esempio, nel caso della procedura di infrazione del Patto di Stabilità, stabilita dall'Art. 104, la Commissione finora aveva solo il potere di notificare l'avvenuta infrazione al Consiglio dei Ministri dell'EU, che poi decideva se avviare la procedura o meno. Nella nuova versione, sono stati introdotti tre piccoli cambiamenti che spostano quei poteri in seno alla Commissione. Non sarebbe saggio approvare il trattato, riproponendosi di cambiare in seguito le sue parti sbagliate, ha osservato il prof. Guarino. Ciò sarebbe di fatto impossibile, dato che occorre l'unanimità.

    Un altro eminente costituzionalista tedesco, il prof. Schachtschneider, ha sviluppato una lezione dal titolo “La legittimazione della pena di morte e dell'omicidio” in cui sostiene che il Trattato di Lisbona nel suo continuo sostenere una cosa e rimandare ad altra contraria attraverso il richiamo alle “Spiegazioni della Carta dei Diritti Fondamentali” legittima la pena di morte e l’omicidio “per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un'insurrezione” e “per atti commessi in tempo di guerra o in caso di pericolo imminente di guerra” (ben 14 Stati dell’Unione europea sono impegnati nella guerra in Iraq). A queste tesi ovviamente se ne contrappongono di contrarie. Ma mentre la “battaglia delle opinioni” incalza, la politica deve decidere.

    Ci appelliamo dunque al Parlamento italiano affinchè eviti approcci settoriali, e veda il contesto generale in cui si inserisce il Trattato di Lisbona: una crisi sistemica in cui si è pronti a scelte anti-democratiche pur di tenere in piedi una bolla speculativa destinata comunque ad esplodere. Se il dato giuridico è importante, esso deve essere contestualizzato al particolare momento storico. La considerazione del momento storico non può prescindere dalla lettura economica intesa come capacità relazionale dell’umanità con la biosfera.

    Se già dalla semplice lettura e contestualizzazione storica del Trattato di Maastricht, era comprensibile che il processo avviatosi nel ’92 non era altro che una tappa di un sovraprocesso oligarchico-imperiale, oggi, a distanza di 16 anni, abbiamo l’evidenza della tardiva percezione dei sensi a dimostrarcelo. E pensare che avremmo evitato alla popolazione europea 16 anni di progressive difficoltà, rimettendoci alla lungimirante luce della ragione piuttosto che attendere il tardivo verdetto della percezione sensoria!

    Come sostiene giustamente il Prof. Guarino, occorre distinguere tra euromercato (nel senso di mercato europeo) ed eurosistema (nel senso di sistema composto di istituzioni europee). L’euromercato esisteva già prima dell’eurosistema. L’euromercato non necessitava dunque dell’eurosistema. Questo eurosistema è una costruzione evidentemente oligarchica. Il cuore dello stesso non è la Corte di Giustizia europea, tanto meno il Parlamento europeo o il Consiglio d’Europa. Il cuore e dominus della costituzione materiale europea, dei processi all’interno della quale si sviluppano, è la Banca centrale europea (Bce).

    Non ci si deve confondere. La Bce non è un ente democratico. La Bce è formalmente un ente di diritto pubblico, ma nella sostanza è un ente dominato dalle banche private. La Bce decide la politica monetaria e finanziaria, e conseguentemente decide la politica economica dell’Europa. Guarino mette al centro del suo discorso il trattato stesso con i suoi meccanismi. Tuttavia Guarino stesso riconosce che dei due parametri fondamentali della struttura dell’Unione monetaria europea, si è prestato attenzione al rapporto defitic/pil ma non a quello debito pubblico/pil. Quest’ultimo è di anno in anno progressivamente peggiorato non solo per l’Italia, ma anche per la Germania e la Francia; le violazioni di questo europarametro non sono state sanzionate in alcun modo. Dunque è subentrato nella costituzione materiale un elemento discrezionale. Questa discrezionalità è esercitata appunto dalla Bce[2].

    Ratificare il Trattato di Lisbona rappresenterebbe un’ulteriore legittimazione di questo sistema oligarchico che già troppo a lungo è durato ed i cui disastrosi risultati, in termini di tenore di vita reale della popolazione europea, sono sotto gli occhi di tutti. Ratificare il Trattato di Lisbona vorrebbe dire rafforzare ancor più un eurosistema oligarchico.

    Il disegno dei padri fondatori dell’Europa, De Gasperi, De Gaulle e Adenauer, era quello di un’Europa dei Popoli non di un’Europa delle banche.

    Facciamo dunque appello al Parlamento italiano ed al Presidente Napolitano affinchè non ratifichino il Trattato di Lisbona, e promuovano piuttosto presso le sedi internazionali un nuovo sistema monetario e creditizio, una Nuova Bretton Woods, che metta fine alla speculazione e rilanci l’economia reale, come viene ormai chiesto a viva voce da più parti.

    Liliana Gorini

    (presidente del Movimento Solidarietà, Milano)

    v. Sant’Alessandro Sauli 24

    20127 Milano

    tel. 02-2613058

    [1] In questo contesto Helga Zepp-LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà tedesco (BueSo) fa riferimento ad un documento politico sul conto dell’Alleanza che circola in ambienti neo-conservatori transatlantici. Il documento è intitolato “Verso una grande strategia per un mondo nell’incertezza” ed è stato redatto da cinque generali in congedo che espongono una nuova strategia per la NATO, secondo cui la nuova struttura di difesa composta da USA, UE e NATO ha il compito di affrontare una serie di sfide, tra cui: crescita demografica (!), cambiamento del clima, sicurezza energetica, aumento dell’irrazionale e declino della ragionevolezza (!), indebolimento degli stati nazionali e delle istituzioni mondiali (come l’ONU, l’UE, la NATO), terrorismo internazionale, crimine organizzato, proliferazione di armi di distruzione di massa, “abuso della leva finanziaria ed energetica”, migrazioni, HIV/AIDS e SARS. I firmatari sono: gen. Klaus Naumann (Germania), feldmaresciallo lord Inge (Regno Unito), gen. John Shalikashvili (USA), amm. Jacques Lanxade (Francia), e gen. Henk van den Bremen (Olanda).

    [2] La Bce ha puntato ad essere rigida sul primo rapporto e non sul secondo, perché è la spesa che di anno in anno uno stato può effettuare che potrebbe distrarre troppe risorse finanziarie dal costante rifinanziamento della bolla speculativa globale ed arrestare quel processo di distruzione controllata dell’economia. Ed è proprio perché si è rigidi su questo rapporto che il secondo rapporto è sempre più non rispettato. Impedire la spesa pubblica annuale come massicciamente orientata ai processi produttivi, fa sì che l’economia reale si impoverisca sempre più e che conseguentemente i saldi finanziari peggiorino.

    Gorini: Il Trattato di Lisbona deve essere respinto


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    Predefinito Rif: Oggi entra ufficialmente in vigore....

    «L’uomo del futuro sarà di sangue misto (…) La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità».

    Una commissione di razze tratteggiata nel 1925 da uno dei padri della Sinarchia europea, il massone d’alto grado Coudenhove Kalergi, fondatore della «Paneuropa», il primo a proporre il progetto di Europa unita (citazione tratta dal suo libro «Praktischer Idealismus»).


    carlomartello

 

 
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