DUE PAROLE CON LO SCRITTORE
A margine della presentazione di “Catone l’antico”, tenutasi a Milano nei giorni scorsi, abbiamo intervistato l’autore Eugenio Corti cercando di enucleare gli spunti di riflessione più interessanti.
Sig. Corti, perchè un romanzo su Catone? Cosa l’affascina di questo personaggio vissuto 2200 anni fa?
«Marco Porzio Catone, da non confondere col suo discendente Catone l’Uticense, che visse invece all’epoca di Cesare, è un personaggio che affascina soprattutto per la sua fermezza, per la decisione con la quale ha saputo andare contro qualsiasi convenzione. E tutto per sostenere i valori della tradizione. A distanza di oltre duemila anni, possiamo dire che questa grande personalità ha giovato anche a noi. Se oggi il nostro modo di vivere è quello che conosciamo, lo dobbiamo agli eventi della sua epoca, in gran parte influenzati dal suo intervento. Mi riferisco ovviamente allo scontro finale tra Roma e Cartagine, il cui esito decise tutta la successiva storia dell’Occidente».
Ci viene da pensare al motto catoniano “delenda Carthago”. Se non fosse stato pronunciato, se Cartagine non fosse stata distrutta, che direzione avrebbe preso la Storia?
«Nel mio libro, alterno le parti narrative a piccoli inserti di approfondimento. In uno di essi affronto proprio questo interrogativo. Credo che se Cartagine fosse sopravvissuta e fosse riuscita a battere Roma oppure a influenzarne la vita economica, avremmo avuto un Occidente privo di libertà. I Cartaginesi mettevano l’economia al centro di tutto, da cui il più spinto sfruttamento del lavoro schiavile, rispetto al mondo romano. Riprendo inoltre la teoria del matematico sovietico Igor Safarevic, secondo cui quasi tutte le civiltà della storia, da Babilonia alla Cina, dall’Egitto ai Maya, furono dispotiche e volte all’organizzazione delle masse per la produzione materiale. In pratica portavano presto o tardi a una forma di schiavitù generalizzata. Safarevic individuava società veramente libere solo nel filone occidentale originatosi dal mondo greco-romano e propagatosi poi al Medioevo europeo dei comuni e agli Stati moderni. Fu in questo contesto che a un certo punto attecchì il Cristianesimo, apportando il valore basilare del rispetto per tutte le persone: un concetto ignoto agli antichi schiavisti».
Come vede oggi il problema della difesa delle radici dell’Europa?
«Il fatto che nel testo della Costituzione europea manchi l’accenno alle radici cristiane è un chiaro segno dello stato di decadenza a cui è giunta oggi la nostra civiltà. Vedo però nello spirito giovanile di tanti membri della Lega Nord un baluardo di difesa della nostra società».
Mi. Mo.
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[Data pubblicazione: 12/06/2005]