SADEGH HOSSEINI: LE BOMBE IN IRAN POTREBBERO ESSERE OPERA DI AGENTI DELL'EX GOVERNO ALLAWI


Teheran, giugno - L'ipotesi più accreditata in Iran è che dietro gli attentati terroristici avvenuti nel Paese alla vigilia delle elezioni presidenziali ci sia la mano di galoppini iracheni al servizo degli Stati Uniti. Lo ha detto ad Arabmonitor Mohammad Sadegh Hosseini, commentatore tra i più ascoltati del Paese.

Chi può aver organizzato gli attentati ad Ahvaz e nella capitale ?

"Le autorità stanno indagando in tre direzioni. La più probabile appare che si tratti di persone che in Iraq lavorano per conto degli Stati Uniti. Sono gli stessi che qualche mese fa con Allawi primo ministro dicevano che avrebbero portato le bombe e il terrore in Iran se l'Iran non cessava di destabilizzare l'Iraq. Si sarebbero infiltrati con facilità nella provincia del Khuzestan che è a maggioranza araba. La seconda ipotesi è che siano gruppi di opposizione al governo iraniano che sfruttano l'insoddisfazione per le condizioni di vita nel Khuzestan, la cui rabbia viene alimentata ad arte da ex agenti del Savak (i servizi segreti dello Shah) presenti sul territorio e molto attivi nell'emigrazione, soprattutto a Londra e negli Stati Uniti, dove dicono di voler costruire un Fronte arabo democratico in Iran. La terza possibilità è che siamo di fronte all'ennesima offensiva dei Mujaheddin Khalq, i quali hanno deciso di ricorrere al terrorismo visto che nelle ultimissime settimane il governo iracheno di Jaafari ha chiesto agli americani il loro allontanamento dal territorio iracheno".

Sono collegabili gli attentati alle imminenti elezioni presidenziali ?

"Certamente, nel senso che ci sono molti giornalisti stranieri giunti a Teheran per le elezioni, che decine di emittenti televisive seguono gli eventi legati alle elezioni, che l'attenzione di tutte le tv in persiano che trasmettono dagli Usa è concentrata sulla Repubblica islamica, quindi è un'ottima occasione per trasmettere, attraverso le bombe che esplodono, il messaggio che l'Iran soffre di gravi problemi ed è sull'orlo di una crisi".

Il Khuzestan può diventare l'area attraverso cui tentare di destabilizzare l'Iran ?

"La strategia statunitense è quella di creare del caos controllato in alcune zone di certi Paesi. Il Khuzestan è una di queste aree per i problemi sociali che sono presenti. Non credo però che la campagna sia già iniziata".

Qual è il sentimento popolare a pochi giorni dalle elezioni presidenziali ?

"E' una situazione nuova. Non si sa chi la spunterà. Se sarà Rafsanjani, Moin o Qalibaf".

Personalmente chi vede favorito ?

"Rafsanjani".

Quanto sarà alta la partecipazione al voto ?

"Penso tra il 50 e il 55 per cento, il che non è molto per gli standard iraniani".

Quale sarà il primo compito da risolvere per il nuovo presidente ?

"La questione nucleare a livello internazionale e il rilancio dell'economia all'interno".

Ritiene che l'Europa sia pronta ad accettare il diritto dell'Iran all'energia nucleare ?

"Se Rafsanjani verrà eletto presidente sono convinto che lavoreranno insieme, altrimenti ci saranno gravi tensioni".




Da: Arabmonitor