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  1. #21
    de-elmettizzato.
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    Citazione Originariamente Scritto da Enea Visualizza Messaggio
    Non credo abbiano il corpo di mio prozio.
    Posso immaginare, è molto triste come cosa.
    Ogni anno dalla Russia qualcosa torna. Un po' qualche amministrazione locale impietosita, più lo stato investe quattro soldi (ovvero il 99% del bilancio di Onorcaduti) utilizzati per campagne di scavo in Russia. In media ritornano un centinano di corpi ogni anno, da quando è caduto il muro di Berlino, spessissime volte senza nome.

    Infatti campeggia una epigrafe molto commovente tra le tante , nel mausoleo che è proprio in primis per gli ignoti ivi sepolti e quelli mai tornati "«Ego vocavi te nomine tuo»." , "Ti ho chiamato per nome" (Isaia) proprio per rimembrarsi che anche i nomi dei dispersi, sono conosciuti da Dio.
    La storia del Sacrario è molto toccante :

    (é tratto da un articolo di Blondet , che parlava di altri argomenti)
    Le racconto dell’uomo che mi fece capire perchè Cristo è radicalmente diverso, e irriducibile, a tutte le figure mitiche che – pure – lo prefigurano e lo annunciano.
    Quell’uomo si chiamava don Emidio Franzoni, che intervistai a Bologna per il settimanale Gente non so quanti anni fa. Niente in comune con un don Franzoni allora più noto alle cronache come prete progressista. Il don Emidio che ho conosciuto io se ne stava in una canonica, nella penombra, ormai vecchio.
    Era stato cappellano militare dell’ARMIR, ed era stato preso prigioniero in URSS, in una delle tragiche sacche, con migliaia di soldati italiani, i suoi ragazzi. Con loro era finito in un campo in Siberia, anzi da un campo all’altro.
    Non mi raccontò molto del freddo, della fame continua che degrada l’uomo a bestia, dell’umiliazione del defecare sulla neve in fila davanti ai carcerieri, dei pidocchi e della fatica del lavoro forzato.
    Quel che ricordava lui erano le confessioni ai giovani italiani prigionieri, i salti mortali per procurarsi un goccio di vino da Messa per comunicarli; a quanti aveva dovuto dare l’ultimo sacramento, a quanti aveva dovuto chiudere gli occhi.
    Dei ragazzi con le stellette che morivano nel lager, don Franzoni teneva nota. Cominciò a segnarli su un libretto: nome, cognome, data della morte, luogo della sepoltura. Ma i ragazzi morivano come mosche, e presto il libriccino non bastò più. Poichè non c’era altra carta ed era vietato averne, don Franzoni cominciò a scrivere, con un mozzicone di lapis copiativo, sulla sua bustina militare; cognomi, data, fossa comune di sepoltura.
    Non bastò nemmeno la bustina militare. Don Franzoni continuò dunque a scrivere sul suo cappotto; prima dentro, nella fodera, poi fuori.
    Conservava ancora quel cappotto, e me lo mostrò: il goffo cappotto di Lanital grigioverde, sfilacciato, irrigidito di sporcizia – cappotto da mendicante e da barbone, non più da soldato. Ed era tutto scritto, con una grafia minuta, in ogni minimo spazio. Nomi, cognomi, date, fossa di sepoltura. Migliaia di nomi. «Per poterli ritrovare», mi disse.
    Nel 1948, il regime consegnò una parte dei prigionieri di guerra italiani. Don Emidio Franzoni era nella lista dei liberati: non mi disse il suo stato d’animo, ma lo posso immaginare. Il cuore del prigioniero sobbalza: libero! Tornare a Bologna, così dolce e cordiale, così lontana dai cani e dagli urli degli aguzzini! Mangiare, finalmente! Riscaldarsi.
    Ma restavano altri ragazzi italiani nel lager; chissà perchè, il regime sovietico aveva deciso di tenerli ancora dentro. Don Franzoni rifiutò la liberazione. Era il loro cappellano, doveva restare con loro.
    Ascoltò altre confessioni, benedisse altri morenti, chiuse altri occhi.
    Fu liberato con i sopravvissuti, infine, se non ricordo male, nel 1952. A guerra finita ormai da otto anni.
    Appena tornato a Bologna, don Franzoni contattò le famiglie dei ragazzi morti di cui aveva annotato i nomi; organizzò un comitato di famiglie per reclamare la restituzione dei resti.
    Tanto fece e tanto brigò ostinato, da riuscire ad ottenere – con una delegazione di mamme dei soldati perduti – un colloquio con Kruscev.
    Nikita Kruscev era allora il segretario generale del PCUS. Aveva denunciato i crimini di Stalin, in fondo era un brav’uomo. Davanti alla richiesta di riesumare quei corpi – don Franzoni aveva la lista, aveva i luoghi esatti dove li sapeva sepolti – restò interdetto. Non capiva.
    Domandò: «A che scopo tirar fuori quelle ossa? Esse sono mescolate ormai alla terra russa, sono terra russa».
    Com’era russa questa risposta! Ammirevole anche, perfino – in modo russo – religiosa. Anzi, com’era asiatica!
    Buddha stesso, credo, avrebbe risposto così (2). E anch’io – che a quel tempo amavo l’induismo, ero convinto della superiorità del neutro Brahman, dell’impersonale Nirvana sulla «salvezza» cristiana – avrei risposto così.
    Ma don Franzoni, in russo, replicò a Kruscev: «Compagno Segretario, ciascuno di questi ragazzi è un figlio di famiglia. Alcuni di loro avevano una moglie che li attende; altri, fratelli e sorelle. Tutti hanno una mamma. Una mamma che ha amato ciascuno di loro singolarmente, per nome, e che non si accontenta di sapere mescolato suo figlio da qualche parte della terra siberiana. Ogni mamma vuole avere suo figlio, proprio lui, perchè vuole bene a lui; e vuole una tomba su cui andare a parlargli. A lui solo».
    Una risposta cattolica, italiana e romana.

    Kruscev diede un permesso alle esumazioni; delegazioni di genitori, guidate da don Emidio Franzoni, andarono sui luoghi e poterono riportare a casa le ossa dei loro figli. Naturalmente, trovarono altre ossa di soldati italiani; sconosciuti, non annotati dal don Emidio, non reclamati da una mamma, probabilmente morta nel frattempo.
    Don Emidio portò in Italia anche quelle ossa senza nome. Le fece mettere in un sacrario militare, e sopra vi fece scolpire, in caratteri grandissimi, una frase del profeta Isaia:
    «Ego vocavi te nomine tuo».
    E’ Dio che parla così: «Ti ho chiamato per nome». Ti ho chiamato con il tuo nome.
    Il che vuol dire: anche se la tua mamma non c’è più a chiamarti, tu singolarmente, unico, Io conosco il tuo nome, soldato. Anche se tutti l’hanno dimenticato, Io ti ricordo – ricordo il tuo nome singolo, unico e personale – perchè ti amo, soldato, più della mamma. Tu sei mio figlio, soldato. Ti ho chiamato col «tuo» nome, il nome tuo – personale, per me unico – perchè te l’ho dato io. Unico, benchè siete in tanti. Non vi amo «tutti»; vi amo uno per uno.
    Ecco, signora turbata da miscredenti fatui, la mia «prova» che Cristo non è un mito. Non voglio nemmeno provare che Cristo è esistito nella storia, duemila anni fa; sarebbe troppo poco.
    La «prova» è che Cristo è qui, ancora oggi. E la prova è don Emidio Franzoni, soldato più coraggioso di un samurai – tanto da rifiutare la liberazione – e più tenero di una mamma italiana.
    Una mamma italiana è parziale: ama suo figlio anche se è un mascalzone, perchè è «lui». Don Franzoni non vedeva peccatori tra quei suoi figli, che conosceva uno per uno; vedeva dei sofferenti; vedeva degli amati, e li ha restituiti uno per uno.

    Don Franzoni Emidio ha fatto questo convinto di dover imitare – nei limiti delle forze umane, nell’impotenza di prigioniero – il Dio a cui credeva; di imitare Cristo, il modo specifico di amare che ha Cristo: guerriero più di un samurai e parziale come la mamma che ci chiama uno per uno.

    La mia prova della realtà di Cristo : Dignitatis Personae
    .
    Riguardo al prozio in cavalleria non credo era dei 3 citati, per entrare nei dragoni savoia dovevi essere raccomandato o il migliore fantino d'italia.
    Sai, per riempire un Reggimento non metti solo i migliori fantini, ma chiunque sappia andare a Cavallo.

    Prova a contattare comunque quelli del Sacrario, hanno appunto le liste nominative di tutti i dispersi, probabilmente ti saprebbero indicare meglio reparto, "forse" data di morte, eccetera.
    ..:: Benvenuti al Sito dell'U.N.I.R.R. e del Tempio di Cargnacco ::..
    Preferisco di no.

  2. #22
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    Citazione Originariamente Scritto da NicolòBobadilla Visualizza Messaggio
    Prozio materno, carrista, caduto nel 1944 (mi sembra di ricordare) in Sicilia.
    Chiedo scusa se mi auto-quoto, ma solo per correggere la data dopo apposite consultazioni: 1943.
    "I sogni sono i nostri violini segreti"
    "Si j'avance, suivez moi. Si je recule, tuez moi. Si je meurs, vengez moi!"

  3. #23
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    sono nipote di una Camicia Nera pre-Marcia su Roma
    poi 5 anni di Regia Marina in Cina
    poi quadro della MVSN
    e per finire ufficiale di collegamento della Brigata Nera Ather Capelli di Torino
    mia nonna Fascista dalla nascita
    tessera PNF e poi PFR
    da parte materna
    nonno Socialista da sempre,
    mai avuto la tessera del PFN e segnalato come elemento "pericoloso" dalla polizia Fascista e ben noto alla questura di allora (arrivava Mussolini ?? lui lo mettevano in gabbia...andava via ? tornava in libertà)
    guerra d'Africa come autiere (obbligato perchè sennò finiva in galera)
    poi partigiano delle Brigate Matteotti
    nemico giurato di qualsiasi forma di comunismo, è mancato maledicento il nome di Craxi...e non odiava Mussolini, anzi per lui era sempre un socialista "che sbagliava"
    la nonna assolutamente e radicalmente Cattolica, cioè quello che diceva il Papa era Legge.
    io ?? sono un mix espolsivo tra il rosso ed il nero...sono il figlio del MILAN !!ostridicolo:ostridicolo:
    Ultima modifica di IL VECCHIO ETTORE M.; 02-12-09 alle 16:12
    Anche se tutti......IO NO !!

  4. #24
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    nonno materno combattente in russia

  5. #25
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    Un ottimo thread da riportare in rilievo.
    Preferisco di no.

  6. #26
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    Citazione Originariamente Scritto da Miles Visualizza Messaggio
    Un ottimo thread da riportare in rilievo.
    E' la prima volta che accompagni una buona parola al mio fare.
    .

  7. #27
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    Citazione Originariamente Scritto da Sudista Visualizza Messaggio
    nonno materno combattente in russia
    ricordi in che reparto?
    .

  8. #28
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    Nonno paterno combattente in Africa Orientale Italiana, preso prigioniero, viene deportato in India.

    Bisnonno materno combattente per un breve periodo non so dove, viene rimandato a casa poco dopo per anzianità e in quanto padre famiglia.

    Bisnonna materna(dall'altro ramo del primo) partigiana .
    Ultima modifica di Druso; 05-12-09 alle 12:58

  9. #29
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    Nonno materno.

    CCNN in Abissinia,
    poi sul fronte nizzardo nel 1940
    poi a Durazzo nel 1941
    poi a casa...

    nel 1944 era già al muro per una rappresaglia tedesca al confine fra Toscana e Romagna,
    rappresaglia non effettuata perchè i tedeschi decisero di sgombrare verso l'alta Italia.
    Deportato fino a Bologna con mia madre di anni 1
    Rilasciati a settembre 1944

    Frase tipica che sentivo detta da lui mentre guardava il TG1: "quando c'era Lui le cose funzionavano "

    da chi avrò preso ?

  10. #30
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    Predefinito Rif: Parenti Soldati nella II WW

    Citazione Originariamente Scritto da Miles Visualizza Messaggio
    Un ottimo thread da riportare in rilievo.
    vero

    soprattutto c'è quasi da pensare all'ereditarietà...
    ossia se certi "DNA cammarati" si trasmettano...

    perchè leggendo tutti i commenti mi sembra quasi incredibile questo ripetersi...

    anche se è vero che tutti i ns. nonni sono di un periodo
    in cui il 90% della popolazione era fascista
    ma noto molti volontari, camicie nere, marcianti su roma...ossia fascisti non dimessi

    hefico:

 

 
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