la Repubblica giovedì 16 giugno 2005
L'ALLEANZA LEGA-NAZISKIN
di RENZO GUOLO
LE PARALLELE mobilitazioni xenofobe della estrema destra di matrice neo fascista e neonazista e quelle della Lega a Varese, rivelano quello che molti, in diversi schieramenti e tempi, hanno per calcolo politico fatto a lungo finta di non vedere: la natura di movimento di estrema destra postindustriale del Carroccio.
I MOVIMENTI riconducibili a questa famiglia, emersa con forza negli anni Ottanta e che in Europa ha accomunato gruppi diversi come il Front National di Le Pen, la Fpoe di Haider, i Republikaner tedeschi, il National Front inglese, l'ex-Vlaams Block fiammingo, l'Udc svizzero di Blocher, il partito della Kjaersgaard in Danimarca, la lista Fortuyn in Olanda, non sono riconducibili alla destra fascista.
Si tratta piuttosto di movimenti originati dai moderni conflitti postindustriali. Conflitti che hanno come oggetto valori più che interessi materiali.
Quei movimenti sono infatti il prodotto politico delle trasformazioni sociali che hanno investito le società europee dopo la recente, intensa, fase di globalizzazione e la caduta del Muro. Fase che ha visto circolare non solo merci ma persone portatrici di specifiche identità. E ha obbligato individui di diverse culture alla condivisione di un medesimo spazio sociale un tempo relativamente omogeneo.
Processo che ha innescato conflitti a loro volta alimentati da attori non tradizionali che agiscono come imprenditori politici della xenofobia.
I movimenti di estrema destra postindustriale reinterpretano il tema dei valori in chiave localistica e identitaria, cercando di dare risposte gordiane al clima di "sicurezza insicura" che caratterizza la nostra epoca.
A partire dalla strenua difesa di una supposta comunità naturale di popolo locale ritenuta oggi minacciata dallo straniero, simbolo e capro espiatorio, dell'aborrita globalizzazione.
Alla xenofobia militante quei movimenti uniscono: l'appello alla legge e ordine fatto valere innanzitutto nei confronti degli stranieri; un populismo, che oltre a invocare un 'indistinta "giustizia del popolo" come metro supremo, è insofferente alle regole, agli istituti di garanzia, agli organi di rappresentanza democratici; il richiamo a tradizioni religiose reinventate; uno sguardo sull'economia che oscilla tra l'apologia di un mercato senza regole, ma protetto dalla concorrenza esterna, e una sorta di "sciovinismo del benessere" comunitario scevro da ogni forma solidaristica. . .
Naturalmente, come hanno dimostrato i preziosi studi di Ilvo Diamanti, la Lega non è solo questo.
Da qui la difficoltà, per molti commentatori, nel definirla. Un'afasia che riproduce però l'ambiguo mito politico del Carroccio, partito che rifiuta di autocollocarsi idealmente sull'asse sinistra-destra e continua a definirsi antifascista.
Un silenzio che riguarda talvolta anche alcuni partiti. L'essere stata ariete e massa di manovra per diverse formule ha incrementato l'utilità politica marginale della Lega e, insieme, l'idiosincrasia di alleati, presenti e passati, tattici e strategici, a definirla in maniera tale da pregiudicare un qualche possibile rapporto futuro.
Quel che è certo, e se ne sono accorte anche le istituzioni europee, è che negli anni Novanta la xenofobia è diventata una delle principali issue della subcultura "verde". Anche perché, dopo lo sfaldamento di parte del suo originario blocco sociale, quello degli imprenditori smottato verso lidi azzurri l'elettorato del Carroccio è sempre più simile a quello delle altre formazioni di destra postindustriale europea.
Anziani, giovani poco istruiti, lavoratori autonomi deboli e operai non qualificati, ceti a rischio di declino economico o socialmente marginali, ne sono il nerbo.
Soggetti più esposti di altri, nel territorio. alle contraddizioni della società multietnica e alle semplificatorie rappresentazioni del mondo leghiste.
Il tam tam xenofobo, che i media padani diffondono incessantemente, costituisce sempre più un formidabile collante per un partito di "lotta e di governo" privo ormai di obiettivi realmente praticabili.
La lotta allo straniero, mascherata dal doveroso contrasto alla clandestinità. permette di tenere mobilitato il vasto "partito della paura" che alligna a Nord.
Una santabarbara di ansia sociale che. come a Varese, non attende che una tragica scintilla criminogena per esplodere.
Nessuna meraviglia, anche se il fatto non è meno inquietante, che venga sfruttata da un partito della natura della Lega.