Maurizio Fugatti
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Ogni regione ha il proprio Papalia. A Trento si chiama Stefano Dragone che, senza tanto pensarci sopra due volte, ha aperto un'inchiesta contro lo stato maggiore della Lega Nord Trentino. L'accusa? Neanche a farlo apposta è proprio quella tanto “cara” al buon Papalia: violazione della legge Mancino, e “istigazione all'odio razziale”.
Un altro capitolo dello scontro tra i leghisti e la tanto discussa legge Mancino si apre quindi a Trento, come se non bastassero le tante e inutili inchieste già aperte in varie procure della Repubblica italiane. I fatti, secondo quanto riportato dal quotidiano Il Corriere del Trentino, nascono da alcune dichiarazioni degli esponenti leghisti Sergio Divina, Enzo Boso, Vittorio Bridi e Giuseppe Filippin, il giorno successivo alle elezioni comunali di Trento dell'otto maggio scorso.
In queste elezioni è entrato per la prima volta in Consiglio comunale un esponente di colore di Rifondazione Comunista, il senegalese Mamadou Seck. Le affermazioni dei leghisti incriminati avevano posto la attenzione sulla perdità di identità per il Trentino e per i trentini manifestata dall'elezione di Seck. «L'elezione di Mamadou Seck in Consiglio comunale a Trento? - aveva affermato Divina, il commissario della Lega Nord Trentino il giorno seguente lo spoglio dei voti - Nulla di personale contro di lui, ma lo ritengo un segnale preoccupante: avanti di questo passo l'identità trentina verrà messa sempre di più a rischio». Anche il neo-consigliere Bridi era intervenuto sulla questione, e le sue affermazioni riprese da un quotidiano locale rimbalzarono sui maggiori quotidiani nazionali, con il chiaro intento di fare passare la Lega come un movimento razzista e xenofobo.
Tutto sembrava poi risolto il giorno del primo Consiglio comunale, dove il consigliere del Carroccio Bridi strinse la mano al consigliere Seck regalandogli una bandiera del Trentino, con la volontà di chiarire che le affermazioni leghiste mettevano al centro solamente l'aspetto della difesa dell'identità, e non un ipotetico odio razziale. Di oggi è invece la notiza della apertura di una inchiesta penale da parte di Dragone, su un doppio binario: diffamazione a mezzo stampa e violazione della legge Mancino. «La nostra intenzione - afferma il consigliere del Carroccio Bridi, molto stupito della decisione della procura di Trento - era solo quella di sottolineare il fatto che la elezione di Seck è un segnale che rappresenta una perdita di identità per i trentini e per il Trentino. Se poi i trentini lo hanno legittimamente eletto - continua Bridi - vorrà dire che erano convinti di farlo e il loro legittimo voto deve essere rispettato. Cosa che infatti ho manifestato il giorno del primo Consiglio comunale, quando ho stretto la mano a Seck e gli ho augurato buon lavoro. Comunque se la procura ha inteso aprire un fascicolo - conclude Bridi - è libera di farlo, ma noi non intendevamo certo istigare all'odio razziale». Nel fascicolo aperto dalla procura di Trento c'è anche il nome del consigliere provinciale Sergio Divina, secondo il quale «tutto finirà presto in una bolla di sapone».
«La apertura di questa inchiesta - afferma Divina - è stata tanto veloce quanto il tempo in cui sarà chiusa. Cioè subito. Per il semplice fatto che non c'è nessuna, dico nessuna, ipotesi di reato. A meno che - continua Divina - una persona non possa più nemmeno dire quello che pensa sulla identità dei trentini e sulla difesa delle tradizioni trentine, perchè se è così allora è meglio che ci tolgano il diritto di parola e che ci mettano il bavaglio».
[Data pubblicazione: 18/06/2005]