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    Predefinito nostalgie di vecchio e progetti di nuovo pda

    Intervista ad Antonio Maccanico: “Ci vorrebbe un partito nuovo. Chiamiamolo Partito Democratico. O Partito d’Azione”
    di Aldo Torchiaro


    Lei è nella Margherita, ma si definisce lamalfiano. Chi riceve nel panorama politico di oggi l’eredità di La Malfa?
    Non c’è un unico erede di La Malfa. E’ la persona che rappresenta meglio un intero filone politico culturale di primo piano, e che fa riferimento al Partito D’Azione e alla scuola democratica di De Sanctis. Tutti coloro che si richiamano alla tradizione repubblicana e ad una posizione di sinistra democratica sono riconducibili a quel filone culturale.

    Nostalgia per il Partito d’Azione? Esiste a suo avviso, adesso che tutta l’area riformista e della Margherita è in subbuglio, uno spazio per ridare vita a quel soggetto politico?
    Il Partito d’Azione finché è stato partito ha avuto un ruolo di primo piano nella politica italiana, si pensi al contributo di sangue che ha saputo dare.. Ma soprattutto è un partito che si è saputo riallacciare ai problemi irrisolti del risorgimento, con una carica etica particolare, ponendo la politica come religione civile. Io sono stato vicino a questi personaggi, e sono il nipote di Adolfo Tino, fu tra i fondatori del Partito d’Azione a Milano. Membro della componente democratico-liberale.

    Poi quel partito si spaccò. Proprio quando la sinistra sembrava sul punto di vincere le elezioni…
    Esatto. Si è diviso per una incompatibilità tra le due correnti interne, entrambe decise ad andare fino in fondo. C’erano due visioni contrapposte: quella che occhieggiava ad una alleanza ancorata a sinistra, con i socialisti e quella che voleva che quel partito corresse da solo, come esempio di democrazia repubblicana.

    Proprio come sta facendo la Margherita oggi, con una parte legata all’asse riformista ed un’altra che vuole correre da sola…
    Bhé, oggi il contesto è del tutto diverso, anche culturalmente diverso. Ed io continuo a sperare che non si arrivi a nessuna scissione. Ma c’è un esperimento in corso, che io spero possa continuare.

    A cosa può portare quest’esperimento?
    Io sono uno dei più convinti sostenitore dell’embrione del partito democratico.
    E allora spero che un giorno si superino le frammentazioni della politica di oggi, in nome delle lezioni della storia. E si arrivi ad avere un grande partito per i democratici italiani.

    (08 giugno 2005)

  2. #2
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    da www.ilgiornale.it

    «Cdl chiusa, lavoriamo con l’Unione»


    «C'è da lavorare immediatamente per la scadenza delle elezioni politiche del 2006», ha dichiarato ieri il segretario dei Radicali Daniele Capezzone alla chiusura dell'Assemblea post-referendaria del partito all'Hotel Ergife di Roma. Raccogliendo l'idea lanciata pochi giorni fa da Marco Pannella di un «Partito d'Azione» con laici, liberali e riformatori, ha ricordato che «le prossime settimane saranno utilizzate per costruire una prima rete di esponenti politici, ricercatori, giuristi e rappresentanti del mondo produttivo disponibili a tentare una carta liberale e laica». «La Casa delle libertà - ha aggiunto il segretario - sembra essersi chiusa a questo tipo di contaminazione: il terreno sembra più praticabile con il centrosinistra». Il nuovo soggetto politico potrebbe, secondo Capezzone, dichiararsi già al prossimo congresso. Intanto oggi è stata convocata una riunione straordinaria del Comitato nazionale dei Radicali italiani che intende essere un momento «di discussione interna», un'occasione «per fare il punto della situazione e per tracciare un programma di lavoro per l'estate», anche in vista del prossimo impegno da affrontare, «sostenere gli scienziati per il progetto del Congresso mondiale per la libertà di ricerca, di scienza e di coscienza».


    L'ultima tentazione dei Radicali Pannella in corsa alle primarie

    19/06/2005 | La Repubblica
    --------------------------------------------------------------------------------

    Francesco Bei
    Ieri l'assemblea dei "delusi del referendum": "Una tranvata, reagiamo rafforzando l'area laica". Prove di dialogo con l'Unione: "A destra porte chiuse”

    ROMA - E se poi finisce che davvero Marco Pannella si candida alle primarie dell'Unione? L'ipotesi del terzo incomodo nella corsa Prodi Bertinotti si è affacciata in questi giorni nel salone dell'Ergife che ospita la riunione un po' mesta («è stata una tranvata», parola di Daniele Capezzone) dei mille sconfitti ai referendum sulla procreazione. E' apparsa per un istante, come lo sbuffo in lontananza che segnala la presenza della balena. Ma ormai e sul tavolo. E, a dire il vero, tutti i lavori dell'assemblea radical-referendaria sono ruotati intorno all'assunto che ormai, dopo il 12 giugno, il discorso con la Cdl sia definitivamente chiuso. «Nel centrodestra - ha sentenziato Capezzone nella relazione di ieri - la mutazione genetica è ormai avvenuta. La linea sull'Europa la detta Calderoli. quella sui diritti civili la danno Giovanardi e Mantovano. E del resto l'assenza qui all'Ergife di esponenti del centrodestra, persino di quelli che hanno votato per il Sì, è eloquente». Con la necessaria prudenza che occorre sempre nel leggere le "cose" radicali con il metro della "politique politicienne", si può senz'altro affermare che a Torre Argentina in questo momento guardano a sinistra. O meglio, più a sinistra di prima. Giacché, per dirla con Pannella, se prima l'ostacolo al ricongiungimento poteva essere Romano Prodi (più volte è echeggiato il risentimento radicale per il “no” alle liste Coscioni alle Regionali) ora a sbarrare il passo c'è anche il presidente della Margherita: «Rutelli e Prodi sono concorrenti sostiene il leader ma nel senso che concorrono allo stesso obiettivo». Che, sempre nella visione pannelliana, è quello di evitare lo scontro con il Vaticano, cassare i temi della difesa della laicità e, ovviamente, evitare il dialogo con i radicali. Qualcosa comunque si muove. Piccoli segnali, ipostasi di un sentimento che aleggia ma fatica ancora a tradursi in fatti concreti. C'è la presenza all'Ergife dei diesse Barbara Pollastrini ed Enrico Morando. C'è l'intervento del diessino Lanfranco Turci, che parla della necessita di ricostruire un «nocciolo riformista» nell'Unione ed è convinto che i referendum siano stati un «investimento sul futuro». E, soprattutto, c'è il socialista Roberto Villetti, a cui la platea dei Mille (meno qualche centinaio, ma va bene lo stesso) tributa un applauso scrosciante quando dice quello che tutti sembrano voler si sentir dire: «Ho sempre pensato che il vostro posto sia nel mondo progressista, perché quello è il mondo delle grandi battaglie di civiltà, le battaglie per i diritti. Non certo a destra, dove si schiera il mondo clericale. Io penso che con i socialisti e con gli altri laici ci ritroveremo insieme e, questa volta, per festeggiare una vittoria». Chiara l'allusione all'appuntamento del 2006. E se il vicepresidente dello Sdi in qualche modo adombra la creazione di un "rassemblement" liberal socialista nel centrosinistra, in fondo si deve ricordare che fu per primo Marco Pannella, (nella conversazione settimanale con Massimo Bordin a Radio radicale una settimana prima del voto) a parlare esplicitamente di un nuovo «partito d'azione». Niente più che una suggestione certo, ma c'è chi sta già facendo i conti su come mandarla avanti. Come Antonio Tombolini, ex vicepresidente dell'Azione Cattolica, passato con i radicali. A cui si deve la proposta di candidare Pannella («o altri», cioè la Bonino) alle primarie dell'Unione: «Dopo il referendum le porte nel centrodestra per noi sono sbarrate, mentre a sinistra c'è ancora questo varco e non vedo perché non sfruttarlo. La candidatura di Pannella su un programma di difesa della scienza può anche aggregare altre aree, come i socialisti o i laici». Su questo punto tuttavia Villetti tira il freno: «Per me Pannella è un leader della sinistra italiana ma sia chiaro taglia corto prima di lasciare l'Ergife che noi voteremo Prodi...»

  3. #3
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    Maccanico, Pannella...adesso tutti a parlare di Partito d'Azione.

    I radicali, se lo faranno, ne daranno, per l'ennesima volta, la loro personalissima (e discutibilissima) interpretazione, dopo essersi preso un marchio (quello radicale) che ha rappresentato una tradizione importante nella politica italiana. Adesso si prenderanno pure l'azionismo.

    Massì, facciamo la campagna dei cento fiori, come nella Cina di Mao.

    Anzi, dei cento cespugli.

  4. #4
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    Citazione da Intervento Principale di by Jan Hus
    Maccanico, Pannella...adesso tutti a parlare di Partito d'Azione.

    I radicali, se lo faranno, ne daranno, per l'ennesima volta, la loro personalissima (e discutibilissima) interpretazione, dopo essersi preso un marchio (quello radicale) che ha rappresentato una tradizione importante nella politica italiana. Adesso si prenderanno pure l'azionismo.

    Massì, facciamo la campagna dei cento fiori, come nella Cina di Mao.

    Anzi, dei cento cespugli.
    Mi pare, JAN, che fra noi "nuovi" e altri "vecchi" vi sia una grande differenza di impostazione: i "vecchi" alla arsena, alla lucifero, per interderci, guardano al passato come una specie dell'età dell'oro dei partiti e della democrazia a cui tornare al più presto possibile, recuperando tutto l'armamentario (io preferirei dire "cirapame") del tempo che fu (mi pare che Arsena, parlando della cooperazione che secondo lui ci dovrebbe essere fra MRE e gli altri reubblicani-come-si-chiamano- di centro sinistra abbia addirittura rispolverato la gloriosa epressione "convergenze parallele"), mentre i "nuovi" e daltri "vecchi" disposti a guardare avanti, come echiesa, ad esempio, cercano, con grandissima difficoltà e con grandi possibilità di errori, perchè si va "senza rete", di trovare schemi nuovi e di lavorare con quello che ora c'è e con grande apertura per quello che ci sarà, alla cui definizione cercano (forse inutilmente) di dare il loro (ininfluente?) contributo.
    Forse si potrebbe anche dire questo: ci sono repubblicani che hanno bisogno dell'edera come come la copertina di Linus, ed altri che sono talmente convinti della loro identità repubblicana che potrebbero anche prescinderne.

  5. #5
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    Caro Arsenio,
    vorrei che non si prescindesse mai dal quadro generale delle proprie convinzioni, quando si discute.
    La discussione necessariamente ci porta a frammentare il dibattito, a discutere nello specifico di episodi e tematiche che riguardano noi o l'attualità. Tuttavia mi piacerebbe che dopo un anno e più di dibattiti si cominciassero a giudicare le persone in modo un pochino più globale, e non ristretto a questa o quella posizione, a questa o quella scelta.
    Alcuni di voi mi danno del "passatista", della "vecchia guardia", aggiungo io del "reazionario" etc. etc.
    La cosa non mi offende, ma mi sconcerta. Mi sconcerta vedere che non c'è spazio (mentale) per accogliere una visione del futuro (del futuro, non del passato), diversa da quella attualmente diffusa.

    Cerco di spiegarmi meglio, se non sono riuscito in tanto tempo.

    Io credo in una società laica. Credo in una politica profondamente innovativa, su questo fronte, che sappia reinterpretare e costruire i valori di una società illuminata e raziocinante alla luce dei problemi del mondo globalizzato e multiculturale. Ci credo talmente tanto che ritengo questa visione incompatibile con quella dogmatico-clericale largamente diffusa (e dominante in varia misura) in entrambi gli schieramenti. La ritengo alternativa. Così come la ritengo molto più fertile e produttiva di quella non-cultura che ammanta il vasto mondo uscito dal retaggio ideologico del fascismo e del comunismo.
    E credo che il patrimonio storico e culturale dei repubblicani, proprio per ciò che ha rappresentato nella vita del nostro Paese, sia una risorsa imprescindibile da cui partire.
    Sono così "passatista", sotto questo profilo, che non ritengo nemmeno un punto di approdo, quello repubblicano, quanto di partenza, per guardare al futuro, per costruire nel tempo un progetto politico laico più ampio e più forte, che non resti sclerotizzato negli schematismi delle proprie idee, ma sappia plasmarle sul mondo che cambia, sappia parlare a sempre più gente e rispondere ad esigenze sempre più ampie.

    Ebbene, questo progetto non può trovare spazio nel nostro bipolarismo, che confonde culture e appiattisce le visioni politiche nel pantano di compromessi sempre mediocri e sempre contraddittoriamente riformatori. Non lo può trovare non perché non creda nel dialogo e nella nostra capacità di convincere, quanto nella possibilità che ciò avvenga in modo incisivo. Noi rappresentiamo una minoranza illuminata che vive su Marte. Per illustrare e proporre le nostre tesi, abbiamo bisogno di spazio, di visibilità e di chiarezza. Non possiamo buttare le nostre proposte in una grande pentola dove vengono rimescolate, condite e riproposte sotto forma diversa. Guarda alla Spagna di Zapatero: la politica laica che si è potuta affermare nasce e trova spazio in alternativa, in contrapposizione al cattolicesimo dilagante. Tu pensi che se ci fossero state coalizioni di cattolici sparsi, laggiù, si sarebbe potuta innescare la rivoluzione culturale di cui tanto si parla?
    Col bipolarimo, aggiungo poi, l'Italia ha fallito. Si è ritrovata sotto il giogo di un plutocrate arrogante e dilettante e rischia di continuare a restarne succube. E poi non ha saputo creare le condizioni per avere governi stabili e incisivi.
    Guardare al futuro nel senso di perpetrare i fallimenti del presente, amici miei, è un errore. Guardare al futuro, secondo me, significa prima riflettere sulla natura del nostro Paese, riflettere sulle esperienze del presente e del passato, capire dove si è sbagliato e dove si può migliorare, e tentare di elaborare nuove soluzioni più efficaci.
    Per questo, ad esempio, io credo che un sistema elettorale fondato sul proporzionale con sbarramento (ma è solo la base, poi bisogna pensare a tutte le declinazioni possibili) sia molto migliore del maggioritario uninominale. Per questo io credo che i partiti debbano riformarsi nella struttura e nella gestione del potere, che debba soprattutto cambiare l'approccio di chi fa politica. Ma allo stesso tempo sono convinto che debbano essere i partiti a riprendere in mano la politica, oggi demandata a personalismi e interessi particolari, nefasti per la democrazia e per una sana progettualità politica. Solo i partiti possono esprimere visioni e interessi più larghi, possono discutere, elaborare tematiche, farsi interpreti e veicolo delle esigenze della società. Gli Unti del Signore e gli uomini della Provvidenza, invece, sono solo figure pericolose. Perché diventano indispensabili (e come si fa a far dipendere le sorti di un Paese da una sola persona?) e perché muovono da interessi molto più particolari di quanto non possa esprimere un partito. Non c'è bisogno di scomodare nessuno per ricordare quanto possa essere nefasto il leaderismo incontrastato di un uomo solo al comando.
    Se i partiti potranno tornare a confrontarsi liberamente sulle tematiche, senza condizionamenti ambigui e contingenti, e se potranno godere di un sistema che li metta in condizione di indirizzare governi in modo chiaro e coerente, ne guadagnerà tutto il Paese. E una forza laica che voglia farsi portatrice di nuovi modelli e nuovi valori, avrà più forza per incidere sulla società.

    Mi sembra che Craxi, Andreotti e Forlani, con tutto questo, non c'entrino davvero un tubo.

  6. #6
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    Citazione da Intervento Principale di by Jan Hus
    dopo essersi preso un marchio (quello radicale) che ha rappresentato una tradizione importante nella politica italiana. Adesso si prenderanno pure l'azionismo.
    Non studio da trentanni la politica pre-fascista della "destra storica" e "sinistra storica", ma confrontando quello che hanno dato al paese i radicali di allora ed i radicali dal 58 in qua; o ti riferivi ai radicali del 200 che hanno usurpato quelli del 70? Non credo, perché c'è stata una continuità, anche di personale, assente nelle altre forze politiche.

    Riguardo quello che ne vogliano fare, ricordo che in passato, anche recente, a proposte di unione dei laici, rispondevano "i laici uniti siamo noi". Ora, cercano loro l'unità. Starà poi a chi ci voglia provare, non farsene egemonizzare; noi repubblicani, è un occasione che ad esempio, con questo referendum , abbiamo perso.
    Comunque, ho sentito Pannella stamattina, parlare di un suo bisogno di qualche mese sabbatico. Io penso che sia anche per facilitare questo progetto. Se per una volta, ci si provasse? Le si sono provate tutte, da Sgarbi a Dotti, da Berlusconi a Cossiga, da Rutelli a Segni...

  7. #7
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    Citazione da Intervento Principale di by Arsenio
    Mi pare, JAN, che fra noi "nuovi" e altri "vecchi" vi sia una grande differenza di impostazione: i "vecchi" alla arsena, alla lucifero, per interderci, guardano al passato come una specie dell'età dell'oro dei partiti e della democrazia a cui tornare al più presto possibile, recuperando tutto l'armamentario (io preferirei dire "cirapame") del tempo che fu (mi pare che Arsena, parlando della cooperazione che secondo lui ci dovrebbe essere fra MRE e gli altri reubblicani-come-si-chiamano- di centro sinistra abbia addirittura rispolverato la gloriosa epressione "convergenze parallele"), mentre i "nuovi" e daltri "vecchi" disposti a guardare avanti, come echiesa, ad esempio, cercano, con grandissima difficoltà e con grandi possibilità di errori, perchè si va "senza rete", di trovare schemi nuovi e di lavorare con quello che ora c'è e con grande apertura per quello che ci sarà, alla cui definizione cercano (forse inutilmente) di dare il loro (ininfluente?) contributo.
    Forse si potrebbe anche dire questo: ci sono repubblicani che hanno bisogno dell'edera come come la copertina di Linus, ed altri che sono talmente convinti della loro identità repubblicana che potrebbero anche prescinderne.
    Guarda, sembrerà strano ma stamattina, riflettendo sulla stessa cosa, ero arrivato alla stessa conclusione.

    Di persone che non hanno un passato nel PRI, qui nel forum, siamo in tre: io, tu e LUCIO. Mi pare che nessuno di noi faccia questione di poltrone e di lana caprina.

    Anzi, sembriamo più affezionati noi all'idea repubblicana di molti che hanno un impeccabile pedigree PRI.

  8. #8
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    Citazione da Intervento Principale di by lucifero
    Non studio da trentanni la politica pre-fascista della "destra storica" e "sinistra storica", ma confrontando quello che hanno dato al paese i radicali di allora ed i radicali dal 58 in qua; o ti riferivi ai radicali del 200 che hanno usurpato quelli del 70? Non credo, perché c'è stata una continuità, anche di personale, assente nelle altre forze politiche.

    Riguardo quello che ne vogliano fare, ricordo che in passato, anche recente, a proposte di unione dei laici, rispondevano "i laici uniti siamo noi". Ora, cercano loro l'unità. Starà poi a chi ci voglia provare, non farsene egemonizzare; noi repubblicani, è un occasione che ad esempio, con questo referendum , abbiamo perso.
    Comunque, ho sentito Pannella stamattina, parlare di un suo bisogno di qualche mese sabbatico. Io penso che sia anche per facilitare questo progetto. Se per una volta, ci si provasse? Le si sono provate tutte, da Sgarbi a Dotti, da Berlusconi a Cossiga, da Rutelli a Segni...
    Senti, io i radicali li ho bazzicati. Le Assemblee dei Mille, gli appelli all'unitò dei laici, blablabla...i radicali pretendono sempre che gli altri si associano alle battaglie sulle quali loro mettono il cappello, non si associano mai alle battaglie altrui neanche quando potrebbero essere le loro. Rifiutano tutte le offerte di collaborazione che potrebbero togliere loro la scena.

    Ci abbiamo già provato. Ti sei dimenticato la lista comune PRI-PLI-PR alle europee del 1989? Un fallimento, anche perché Pannella, troppo occupato a fare la guerra a Craxi, sguinzagliò radicali in tutti gli schieramenti: Rutelli ed altri fondarono i Verdi Arcobaleno, alcuni come Negri furono inseriti addirittura nelle liste del PSDI.

    Risultato? Quattrovirgolaquattro per cento, un disastro.

    Provateci voi del Progetto Repubblicano, che siete tanto bravi a cercare ed ottenere visibilità e che avete tante belle idee in testa mentre noi dell'MRE siamo appiattiti sui DS.

    Quanto a me, io devo occuparmi di un partito vero, anche se piccolo, e non di andare a caccia di farfalle pseudoazioniste.

    PS Maccanico si ricorda adesso dei suoi trascorsi azionisti? E allora che ci sta a fare nella Margherita?

  9. #9
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    Citazione da Intervento Principale di by Jan Hus
    Senti, io i radicali li ho bazzicati. Le Assemblee dei Mille, gli appelli all'unitò dei laici, blablabla...i radicali pretendono sempre che gli altri si associano alle battaglie sulle quali loro mettono il cappello, non si associano mai alle battaglie altrui neanche quando potrebbero essere le loro. Rifiutano tutte le offerte di collaborazione che potrebbero togliere loro la scena.
    Tu sembri non ammettere la caratteristica principale della politica; il suo essere movimento, l'apprendere dalla storia, il fare esperienza anche delle sconfitte, come quella del 12 e 13. Il provare una strada, verificarla, tornare indietro; prendere atto..
    Io in queste dichiarazioni, sarà il mio ottimismo, ci vedo una punta di differenza, con il passato. Non ho capito se anche tu, ma non ti fidi; o se non ce la vedi proprio.
    Io tenderei a provarci; sarà perché non vedo niente di meglio; probabilmente questa è la differenza; tu, hai un sicuro approdo nella gioiosa macchina da guerra dell'Ulivo o dell'Unione.

    Riguardo al cappello, lo mettono, e fanno bene, se altri non lo fanno; o lo tolgono; del referendum, cominciarono a parlare i laici, del Pennino, ancora durante il dibattito(?) parlamentare. Poi, non si è stati capaci di agire, arrivando all'assurdo di far presentare i quesiti parziali dai radicali e rimanere lì fermi a guardare facendo partire la raccolta firme il 15 luglio; roba che nemmeno Tafazzi..



    Ci abbiamo già provato. Ti sei dimenticato la lista comune PRI-PLI-PR alle europee del 1989? Un fallimento, anche perché Pannella, troppo occupato a fare la guerra a Craxi, sguinzagliò radicali in tutti gli schieramenti: Rutelli ed altri fondarono i Verdi Arcobaleno, alcuni come Negri furono inseriti addirittura nelle liste del PSDI.
    Beh, non ricordo l'analisi del voto; ma Pannella fu eletto, significa che i voti li prese e li portò. Mi sa che ne mancarono altri.
    Il fatto che Rutelli non volesse fare il laico, anche prima del matrimonio religioso, significa che non ne aveva già voglia...

  10. #10
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    Citazione da Intervento Principale di by Arsenio
    Mi pare, JAN, che fra noi "nuovi" e altri "vecchi" vi sia una grande differenza di impostazione: i "vecchi" alla arsena, alla lucifero, per interderci, guardano al passato come una specie dell'età dell'oro dei partiti e della democrazia a cui tornare al più presto possibile, recuperando tutto l'armamentario (io preferirei dire "cirapame") del tempo che fu ..........
    Forse si potrebbe anche dire questo: ci sono repubblicani che hanno bisogno dell'edera come come la copertina di Linus, ed altri che sono talmente convinti della loro identità repubblicana che potrebbero anche prescinderne




    anch' io mi ritrovo su questa analisi , ma vorrei usare altri toni, che in certi contesti sono sostanza
    Mi sembra che ci sia una coerenza nella posizione ( che non condivido) di alcuni amici: non sopportano Berlusconi e questa è ( forse) l’ unica ragione per cui accettano di stare nel centro sinistra, ma soffrono la presenza degli ex comunisti, soffrono uno schieramento senza nemici a sinistra, soffrono soprattutto la divisione del PRI, vorrebbero rivederlo unito e sanno che questa sia pure lontana prospettiva può avvenire solo su posizioni intermedie fra i due poli, sognano un polo laico fluttuante fra i due schieramenti basici europei del PPE e del PSE. ( tipologia quella dei laici fluttuanti ormai molto rara in europa , con qualche potenzialità inespressa in Germania e in Belgio, presente nel Parlamento Europeo che comunque non esprime un governo). Soprattutto non possono tollerare un aggregato super partitico che permetta di saldare le posizioni del MRE con gruppi e singoli esponenti dei ds, dei prodiani , magari anche dello SDI e in prospettiva dell’ IDV o del cantiere di Ochetto.
    Questo enfatizzerebbe alcune posizioni repubblicane (diciamo di sinistra per comodità) dall' economia sociale all' impegno per l' autodeterminazione dei popoli che potremmo considerare attualizzazione più della tradizione del PRI di Conti e Zuccarini che quella dell' Ugo La Malfa degli ultimi anni. Certo che una cosa era agire negli anni settanta con i missili sovietici puntati su di noi, con il pansindacalismo, con i bilanci di lotta da parte dei comuni...e una cosa è agire oggi. Forse anche il vecchio Ugo...
    Tra l' altro se essere laici significa anche disperdere i sonni della ragione causati dal dogmatismo, certo dobbiamo contrastare il dogmatismo clericale ( su quanto ci tenga mi sembra di essere tornato più volte) , ma ci sono anche altri dogmatismi nella nostra civiltà occidentale, ad iniziare dalla mistica della lotta del bene contro il male in politica estera e quella del libero mercato in politica economica, ma su queste considerazioni è probabilmente più facile trovare interlocutori fra alcuni ( sottolineo alcuni )esponenti del centro sinistra non repubblicano che fra alcuni esponenti dell' attuale PRI.
    I tempi cambiano nei primi anni settanta, con quel clima che accennavo, appena diciottenne ero Pacciardiano ( forse vi racconterò gustosi anneddoti su Nuvola Rossa che ora lancia anatemi sugli scissionisti); in questo trentennio è cambiato più volte lo scenario ho cambiato alcune idee ( non tutte) e ho attraversato varie posizioni nel PRI , non me la sentirei mai di disprezzare chi ha avuto evoluzioni ( o non evoluzioni ) diverse dalle mie. Di Pacciardi ricordo sempre una delle sue citazioni mazziniane preferite :" la fede è santa , l' eresia è sacra "
    Tutto questo lungo sproloquio ( con qualche memoria personale di troppo, chiedo scusa agli amici) per dire una cosa:
    con tutti gli amici repubblicani abbiamo molti ricordi comuni, emozioni , e faremo certamente pezzi di strada insieme.
    Non con tutti però possiamo pensare di avere un organico progetto politico comune
    Credo profondamente ad un soggetto politico repubblicano progressista con autonomia di azione ( per questo non ho condiviso la scelta di Bogi & C.) ma non è detto che questo soggetto non possa essere una componente autonomo di una più vasta struttura e non è detto che questa più vasta struttura debba essere per forza prevalentemente di ex PRI.

 

 
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