Dal Gazzettino:
Blitz dei Disobbedienti, occupata la sede del Magistrato alle Acque
Venezia
Porte danneggiate (ma dalla polizia), tanto disordine e la segreteria tappezzata da volantini con uno squalo e lo slogan «Il Mose serve solo a chi lo fa». Questo avrà trovato al suo rientro in sede Maria Giovanna Piva, la presidente del Magistrato alle Acque, il cui ufficio è stato occupato ieri dai Disobbedienti di Luca Casarini. Un blitz improvviso, scattato alle 8.30 mentre sul Ponte di Rialto prendeva corpo la manifestazione improvvisata da tutte le anime dell'ambientalismo veneziano per protestare contro il Mose in occasione della visita programmata ai cantieri dal ministro delle Infrastutture, Pietro Lunardi.
I ragazzi si sono insediati negli uffici della Piva, raggiunti con facilità visto che non c'era sorveglianza, hanno aperto le finestre, srotolato striscioni, acceso un potente impianto acustico da cui hanno cominciato a lanciare musica, slogan, messaggi in più lingue. «Il Mose non serve, sta devastando la laguna, per l'acqua alta ci sono alternative», i concetti più gettonati. «I lavori sono illegittimi» ricordavano intanto in strada Beppe Caccia e i rappresentanti di decine di associazioni, dei Verdi e di Rifondazione comunista, facendo eco alla linea del Comune che ha mandato i vigili nei cantieri con l'intento di fermare l'intervento. In città, infatti, c'è molta ostilità al Mose, tanto che sia Massimo Cacciari che Felice Casson, i due candidati sindaci andati al ballottaggio, avevano nel loro programma l'obiettivo di bloccare il progetto.
Dopo pochi minuti dall'occupazione è arrivata la Digos, e poco più tardi, da Padova, il Reparto Mobile in assetto antisommossa, ma l'occupazione, più un allegro happening che una tesa manifestazione, è andata avanti tra musica, slogan e trattative, fino alle 11.45, quando la polizia, pare su ordine telefonico dello stesso Lunardi, ha sferrato un improvviso attacco. «Vergogna, vergogna», ha gridato Beppe Caccia mentre veniva imbragato di peso all'entrata del palazzo e gli agenti salivano a passo di corsa le scale.
Negli uffici della Piva, però, non c'è stato verso di entrare. Casarini & C., infatti, si erano barricati dentro, accatastando le scrivanie dietro le porte che la polizia ha cercato inutilmente di sfondare a spallate e calci. «Luca, vien fora, no te femo niente», gridavano i capi del Reparto Mobile. «No volemo ciapar bote, andè via e vegnimo fora», raplicava Casarini, e la "trattativa", tra gente che evidentemente si conosce bene, è andata avanti così per qualche minuto, finché la presenza della stampa e la garanzia della parlamentare verde Luana Zanella hanno convinto i ragazzi ad uscire con le loro gambe. Tutti identificati e denunciati.
«Quelli che protestano sono criminalizzati - ha gridato in strada Casarini a fine manifestazione - quelli che devastano la laguna e l'ambiente sono coperti di soldi».
Silvio Testa