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  1. #21
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    In Origine Postato da xvmayo
    Ne convengo ma potrebbe anche essere che compriamo meno alimentari il che significa che si è abbassato il tenore di vita.

    Manca il dato sui volumi per poter trarre delle conclusioni
    E' quello che entrambi abbiamo osservato all'inizio. Ma noi siamo del parere che la quantità di prodotti alimentari sia necessariamente rimasta invariata. Nessuno ci venga a dire che mediamente siamo più affamati di un anno fa... cerchiamo di essere seri.

    Solo che, per fare un esempio, anziché comprare le crostatine del Mulino Bianco che costano 1,95 normalmente ci possiamo accontentare delle corostatine della Dolciando & Dolciando che EUROSPIN bende a 1,15 Euri.

    E sono buone "quasi", quasi, uguale.

  2. #22
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    In Origine Postato da FreeFlag
    E' quello che entrambi abbiamo osservato all'inizio. Ma noi siamo del parere che la quantità di prodotti alimentari sia necessariamente rimasta invariata. Nessuno ci venga a dire che mediamente siamo più affamati di un anno fa... cerchiamo di essere seri.

    Solo che, per fare un esempio, anziché comprare le crostatine del Mulino Bianco che costano 1,95 normalmente ci possiamo accontentare delle corostatine della Dolciando & Dolciando che EUROSPIN bende a 1,15 Euri.

    E sono buone "quasi", quasi, uguale.
    Ovviamente la scelta di un prodotto più o meno conveniente fa parte della normale dinamica, ma il dato complessivo, in realtà nasconde un fatto strutturale molto grave:

    Il calo dei consumi non è stato omogeneo per aree. Ad esempio, nel Nordest, rispetto al 2000 i consumi, fino ad oggi, sono aumentati.
    Il crollo è avvenuto soprattutto nel Sud, ma non solo.
    C'è un'altro dato, non direttamente correlato, ma che fa riflettere. Nelle stesse aree in cui si è avuto il maggior crollo dei consumi, ci sarebbe stato anche un aumento dell'occupazione, ma (dato contradittorio) una sensibile riduzione del PIL.
    Se l'occupazione aumenta, ma il PIL e i consumi diminuiscono, escludendo che i dati siano del tutto sbagliati, si deve concludere che ci sia stato un crollo delle ore effettivamente lavorate e della produttività e, quindi, del reddito disponibile.
    Così i conti tornano, ma lo scenario è da incubo.

  3. #23
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    In Origine Postato da FreeFlag
    E' quello che entrambi abbiamo osservato all'inizio. Ma noi siamo del parere che la quantità di prodotti alimentari sia necessariamente rimasta invariata. Nessuno ci venga a dire che mediamente siamo più affamati di un anno fa... cerchiamo di essere seri.

    Solo che, per fare un esempio, anziché comprare le crostatine del Mulino Bianco che costano 1,95 normalmente ci possiamo accontentare delle corostatine della Dolciando & Dolciando che EUROSPIN bende a 1,15 Euri.

    E sono buone "quasi", quasi, uguale.
    Vorrei che concordassimo almeno sul metodo: possiamo dire che una delle misure della qualità della vita è la quanità di denaro utilizzata per l'acquisto di beni di prima necessità al netto dell'inflazione reale?

    Voglio dire se nel 2004 ho speso 1000 euro per i prodotti alimentari;
    Se per ipotesi l'inflazione fosse stata del 3%, allora si avrebbe che

    1 - se ho speso meno di 1030 euro si è abbassata la qualità della vita
    2 - so ho speso più di 1030 euro si è elevata la qualità della vita
    3 - se ho speso 1030 euro non è cambiato niente

  4. #24
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    In Origine Postato da xvmayo
    Vorrei che concordassimo almeno sul metodo: possiamo dire che una delle misure della qualità della vita è la quanità di denaro utilizzata per l'acquisto di beni di prima necessità al netto dell'inflazione reale?

    Voglio dire se nel 2004 ho speso 1000 euro per i prodotti alimentari;
    Se per ipotesi l'inflazione fosse stata del 3%, allora si avrebbe che

    1 - se ho speso meno di 1030 euro si è abbassata la qualità della vita
    2 - so ho speso più di 1030 euro si è elevata la qualità della vita
    3 - se ho speso 1030 euro non è cambiato niente
    Potrebbe non essere così semplice. Noi che abbiamo smezzo di fumare nei primi mesi acquistavamo le mentine "london" confeszione da 200 gr. da ns/ cognato che c'à il minimarket al prezzo di 1,15 Euri.

    Dato il consumo quasi industriale abbiamo trovato all'EURO SPIN lo stesso prodotto in confezione da 250 gr. al prezzo di Euri 0,87.

    Ne siamo stati, se permette, doppiamente soddisfati. Primo perché la qualità è identica, secondo per aver migliorato (e non di poco) le nostre finanze.

    Pensiamo che la situazione sia più complessa e il Sig. Nelson ha dato un'indicazione in questo senso.

    D'altronde è sempre stato che i dati vanno letti e interpretati e sempre è accaduto che gli stessi dati vengono manipolati a seconda delle proprie visioniper cui forniscono diversi tipi di verità.

  5. #25
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    In Origine Postato da FreeFlag
    Potrebbe non essere così semplice. Noi che abbiamo smezzo di fumare nei primi mesi acquistavamo le mentine "london" confeszione da 200 gr. da ns/ cognato che c'à il minimarket al prezzo di 1,15 Euri.

    Dato il consumo quasi industriale abbiamo trovato all'EURO SPIN lo stesso prodotto in confezione da 250 gr. al prezzo di Euri 0,87.

    Ne siamo stati, se permette, doppiamente soddisfati. Primo perché la qualità è identica, secondo per aver migliorato (e non di poco) le nostre finanze.

    Pensiamo che la situazione sia più complessa e il Sig. Nelson ha dato un'indicazione in questo senso.

    D'altronde è sempre stato che i dati vanno letti e interpretati e sempre è accaduto che gli stessi dati vengono manipolati a seconda delle proprie visioniper cui forniscono diversi tipi di verità.
    Senza offesa, .... ha torto ...

    parliamo di medie, l'effetto delle sue mentine sulle misure nazionali è pari ad un battito di ciglia in mezzo allo tsunami del 26 dicembre.

    è banale, se spendo di più per beni di prima necessità sto meglio se spendo meno sto peggio, il resto, mi permetta, è accademia.

  6. #26
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    "Siamo in recessione serve un patto fra le parti sociali.
    Noi abbiamo fatto come Muzio Scevola ora presidente Berlusconi metta lei la mano sul fuoco".

    (Billè)

  7. #27
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    In Origine Postato da diGam
    Il problema reale è che non vogliono mettere le quote
    nei vari settori per i grossi e per i piccoli, nè questo governo nè quello che verrà perchè siamo circondati da
    statalisti e/o oligarchici.
    Oggi però il problema maggiore, e i dati lo dicono(tutti perdono), viene da oltre frontiera e se non c'è ai vertici
    chi fa per il popolo italiano, centrista per quello che riguarda la protezione del ceto medio e destrista per quello che riguarda la protezione della frontiera(dazi), allora bisognerà fare come all'epoca della rivoluzione francese quando il Re ridusse alla fame i propri compatrioti...e venne ghigliottinato.


    Mi è già capitato di vedere questa ridicola solfa dei dazi. A parte il caso della "corn law" britannica del 1804, abolita nel 1846 come effetto del movimento per la "free breakfast table", che rimane il migliore esempio sulla questione, va ricordato che i dazi proteggono i settori maturi o arretrati di una economia e la condannano al precipizio.
    L'unico caso in cui hanno senso economico è quando si tratta di proteggere un settore emergente e innovativo, ma anche in questo caso vanno rimossi appena le nuove imprese del settore sono in via di consolidamento. Vanno rimossi anche se non si consolidano, perchè evidentemente in quel caso si è trattato di un investimento sbagliato.
    Il protezionismo dei settori maturi invece è solo un suicidio accellerato (neanche differito). Ho capito che l'economia, anche di base, per i bananas è materia troppo complessa, ma fino qui dovrebbe arrivarci anche uno che ha seguito le prime cinque lezioni di economia 1.

  8. #28
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    In Origine Postato da Nelson
    Mi è già capitato di vedere questa ridicola solfa dei dazi. A parte il caso della "corn law" britannica del 1804, abolita nel 1846 come effetto del movimento per la "free breakfast table", che rimane il migliore esempio sulla questione, va ricordato che i dazi proteggono i settori maturi o arretrati di una economia e la condannano al precipizio.
    ..................................

    Mi spiego meglio, senno' sembra che faccia solo una battuta.
    Effetto del dazio sul settore maturo:
    1 - Il valore aggiunto del prodotto maturo è ridotto, ovviamente non dipende dalla tecnolgia, perchè se questa è a disposizione di tutti (matura appunto), tutti possono fare quel prodotto;
    2 - posso avere un vantaggio marginale se la qualità della lavorazione è particolarmente buona, in questo caso è questa la quota maggiore di valore aggiunto del prodotto, ma anche questo è aleatorio, dipende dalla moda, dalla capacità del concorrente di adeguarsi alla cura della lavorazione oltre che alla tecnologia, che magari il concorrente sta per incrementare.

    In ogni caso il tempo per cui posso produrre e vendere a prezzi che garantiscano un guadagno accettabile è contato. A questo punto ho due scelte:

    1 - il dazio. Da ora il mio prodotto è protetto sul mercato interno, chiaramente non può esserlo a livello mondiale. Tutti gli altri mercati sono persi, è perso, soprattutto, il mercato del mio concorrente. Mi resta solo il consumatore interno che è costretto a comprare il mio prodotto costoso invece di quello, più o meno uguale ma più economico, del mio concorrente. L'effetto per il consumatore è la diminuzione del suo potere d'acquisto. Acquisterà meno, la mia produzione già ridotta si ridurrà ancora, perchè in ogni caso non ho altri mercati. Alla fine o fallisco o vado a carico della collettività che dovrà sostenermi associando ai dazi anche contributi a carico dello stato. Inoltre non ci sono altre aziende in cui possano andare i disoccupati che ho lasciato sul lastrico, poiché ho insensatamente pompato tutte le mie risorse per tenere in piedi la mia azienda decotta e non è rimasto capitale da investire in ricerca e sviluppo di altri prodotti ed innovazione tecnologica. Tutto quello che è rimasto è un deserto di disoccupati. La storia economica è piena zeppa di esempi di suicidi del genere.
    2 - Non chiedo i dazi, ma uso prestiti agevolati, fondi strutturali, mi vendo casa, trovo in qualche modo i soldi e, prima di finire a terra investo nell'innovazione del prodotto e nella ricerca, magari finanziando un'università con la clausola che avrò i diritti d'uso del brevetto che uscirà fuori dalle ricerche.
    Ora ho in mano un prodotto innovativo e me ne sbatto dei dazi, davanti ho il mercato mondiale, il brevetto è mio e per cinque o dieci anni sono leader nel settore. Posso cominciare a concentrarmi sul prossimo ciclo d'innovazione.

    Ho fatto una descrizione molto sommaria e un pochino semplicistica, ma il succo è questo. Si potrebbe anche parlare della delocalizzazione come strategia per accumulare risorse da reinvestire nell'innovazione. Ma credo che questo sia già troppo lungo da leggere.

  9. #29
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    Predefinito Facciamo esempi concreti

    Benetton delocalizza la produzione, continua a venderla come se fosse prodotta in Italia e indirizza gli utili sulle autostrade......
    Mi sa che credi che gli imprenditori siano tutti altruisti.


    Tex Willer

  10. #30
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    Predefinito Dati Unioncamere

    smentiscono completamente i dati diffusi dall'Istat per quanto riguarda gli ipermercati e i supermercati: aumento delle quantità vendute con una leggera riduzione dei valori medi di vendita.

    Tex Willer

 

 
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