Blair: lotterò per riformare l’Europa
Il premier britannico : «I sussidi all’agricoltura danneggiano noi e i Paesi poveri»

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Tony Blair (Ap)
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA - Tony Blair presenterà oggi al Parlamento Europeo il programma della presidenza britannica, che comincia l’1 luglio, e poche volte come stavolta il discorso di un premier sarà ascoltato con attenzione. È il debutto che può dare la cifra dell’intero semestre, come ricorderà Silvio Berlusconi che esordì con un passo falso, e perciò Blair ha lavorato da certosino, ma a tappe forzate, per eliminare l’impressione data all’ultimo vertice, dove fu protagonista della drammatica crisi in cui è caduta l’Unione. Soprattutto, vuole cancellare l’idea, diffusa in Europa, che il Regno Unito abbia fatto fallire l’accordo sul bilancio dell’Unione per egoismo. È un fattore che può alienargli le simpatie dei nuovi Paesi membri dell’Est, un disastro diplomatico da scongiurare. Dall’altro lato, Blair ha ora il peso politico e la tribuna per esporre i meriti del modello britannico, al di là delle caricature sul «liberismo anglosassone», e certo non sprecherà l’occasione. Paure e speranze, come in ogni gioco politico, ma esasperate.
È la questione dello sconto britannico nel contributo al bilancio, un rimborso a cui Blair non ha voluto rinunciare, che lo preoccupa. Quello sconto che fino a pochi giorni fa «non era negoziabile» è diventato «un’anomalia» che è materia di scambio nelle trattative: la contropartita dev’essere la politica agricola comunitaria, che premia a dismisura la Francia, i cui fondi Blair vorrebbe indirizzare invece verso le riforme economiche, motore dello sviluppo. «Siamo pronti a riconoscere che lo sconto è un’anomalia da eliminare, ma assieme ad altre anomalie da eliminare allo stesso modo», ha detto Blair. Invece bisogna accelerare le riforme strutturali per fare dell’Europa, come promesso a Lisbona, l’economia più competitiva del pianeta. Un tema fondamentale per Blair, che ha brutalmente esposto in un’intervista alla Bild : «Soldi per i posti di lavoro, non per le vacche».

RAPPORTO DELL'OCSE - Blair è fortunato, in questa battaglia, perché proprio mercoledì un rapporto dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha pubblicato un rapporto che rivela come i sussidi all’agricoltura europea non siano diminuiti che in minima proporzione negli ultimi dieci anni, dal 36 al 33 per cento del reddito totale di ogni produttore. Al contrario, «le riforme si sono concentrate sul modo di cambiare il sostegno, sostituendo le misure legate alla produzione». Ciò dimostra che l’Europa non mantiene la promessa di aprire i propri mercati alle produzioni dei Paesi in via di sviluppo, a cominciare dall’Africa che Blair, vedi caso, ha posto al centro della riunione del G8 che si terrà a luglio in Scozia. Opportunamente interrogato da un deputato laburista, Blair ha ieri notato al Question Time ai Comuni che «la riforma della politica agricola comunitaria non è solo nell’interesse dell’Europa, ma anche dei Paesi più poveri del mondo».

PARLAMENTO EUROPEO - Difficilmente, però, Blair avrà un’accoglienza calorosa al Parlamento europeo. Ieri i deputati di Strasburgo hanno salutato con un’ovazione il presidente uscente, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, che ha negato d’aver voluto «uccidere lo sconto britannico» al summit europeo: precisazione dovuta, ha sottolineato con puntiglio, «perché altre spiegazioni sentirete presto». Ancor più irrituale il saluto del presidente della Commissione, José Manuel Barroso: «Spero sinceramente di poter ringraziare anche la prossima presidenza di turno», ha detto. E perfino solenne il presidente francese Jacques Chirac, che ieri ha esaltato l’agricoltura come «la chiave di una filiera agroalimentare e di milioni di posti di lavoro, la chiave della potenza». Contro una retorica simile, Blair avrà oggi bisogno di tutto il pragmatismo britannico per aprire al dubbio le menti dei deputati di Strasburgo.