L’Opus Dei al di là dei miti
Inchiesta del vaticanista John L. Allen
ROMA, venerdì, 23 dicembre 2005 (ZENIT.org).- E’ stata appena pubblicata la prima inchiesta giornalistica sotto forma di libro sull’Opus Dei che cerca di separare i fatti dalla finzione.
Il volume è intitolato “Opus Dei, uno sguardo obiettivo al di là dei miti e la realtà della forza più controversa della Chiesa cattolica” (“Opus Dei, An Objective Look Behind the Myths and Reality of the Most Controversial Force in the Catholic Church”).
Per la prima volta, un giornalista nordamericano ha potuto addentrarsi nei segreti di questa organizzazione. John L. Allen, vaticanista della rivista “National Catholic Reporter”, ha dedicato un anno ad intervistare persone dell’Opus Dei in Italia, Spagna, Kenya, Stati Uniti, Perù ed altri Paesi.
Il giornalista ha anche parlato con ex membri dell’Opus Dei. Il risultato sono 400 pagine in cui questo corrispondente dal Vaticano, che collabora anche con i canali televisivi BBC e CNN, traccia un quadro generale dell’Opus Dei, la forza “più misteriosa e controversa della Chiesa cattolica”.
I temi trattati vanno dalla separazione tra uomini e donne all’uso del cilicio e alle finanze dell’organizzazione.
Il libro è stato pubblicato negli Stati Uniti da Doubleday e in Inghilterra da Penguin. E’ già stato tradotto in portoghese e in coreano e presto verranno pubblicate traduzioni in varie lingue, compreso l’italiano.
Lei constata che l’Opus Dei non è poi così brutta come sembrava. E’ questa l’idea generale del suo libro?
Allen: Lo scopo del mio libro è essere il più obiettivo possibile su un tema che non è caratterizzato da una discussione obiettiva. L’idea è separare i fatti dalla finzione, offrendo gli strumenti perché abbia luogo una discussione razionale, che si basi sui fatti e sulla realtà e non sui miti o sugli stereotipi.
Non era mia intenzione “convertire” i lettori ad una posizione particolare sull’Opus Dei, e la mia esperienza è che la maggior parte delle persone che hanno letto il libro continua a non aver modificato le proprie impressioni fondamentali, ma forse si sente un po’ più informata, e meno allarmata.
Dall’altro lato, visto che l’Opus Dei ha un’immagine molto negativa in alcuni settori, qualsiasi paragone serio di questa immagine con la realtà farà sì che il gruppo sembri inevitabilmente più umano, meno nefasto di ciò che alcuni credevano in precedenza.
Per parlare di numeri, l’Opus Dei ha nel mondo 85.000 membri, vale a dire lo stesso numero all’incirca di fedeli della diocesi di Hobart, nell’isola della Tasmania (Australia). Il gruppo conta anche 164.000 “cooperatori”, sostenitori, per la maggior parte donne.
Fuori dalla Spagna, dove l’Opus Dei è nata nel 1928, rappresenta un frammento minuscolo – quasi invisibile – della comunità cattolica; negli Stati Uniti, ad esempio, ci sono circa tremila membri su una popolazione cattolica totale di 67 milioni di persone.
In totale gli attivi dell’Opus Dei – vale a dire il valore fisico di tutte le risorse registrate come “opere corporative” dell’Opus Dei – ruotano intorno ai 2.800 milioni di dollari statunitensi.
Se può servire come paragone, la General Motors nel 2003 ha dichiarato attivi equivalenti a 455.000 milioni di dollari. Anche per lo standard cattolico, gli attivi dell’Opus Dei non sono troppo impressionanti. Nel 2003 l’Arcidiocesi di Chicago ha dichiarato 2.500 milioni di dollari. I Cavalieri di Colombo, organizzazione di laici cattolici negli Stati Uniti, gestiscono un programma di previdenza sociale che da solo viene stimato in 6.000 milioni di dollari.
Quanto al potere, l’Opus Dei non ha che circa 40 degli oltre 4.500 Vescovi cattolici del mondo, inclusi i Cardinali, e circa 20 dei 2.500 funzionari della Curia romana, con un solo capo di Dicastero vaticano.
In realtà, l’influenza dell’Opus Dei all’interno del cattolicesimo è più limitata di quanto molti immaginano. Per ogni battaglia vinta dai membri dell’Opus Dei in Vaticano nel corso degli anni, ce ne sono altre che sono state perse.
Nonostante sia un’apprezzata macchina di reclutamento, la percentuale di crescita dell’Opus Dei è piuttosto bassa. A livello mondiale aderiscono circa 650 membri all’anno, e in alcuni luoghi la situazione è praticamente stagnante. Negli Stati Uniti, l’Opus Dei ha circa tremila membri dall’inizio degli anni Ottanta.
Tutto questo fa capire che l’Opus Dei non è così imponente come alcuni miti farebbero credere. Ironicamente, le persone più determinate a credere nel potere occulto dell’Opus Dei generalmente non sono i suoi membri, ma i suoi critici, che vedono nella sua struttura modesta una maschera di immensa influenza inavvertita.
Il denaro, il potere, la mortificazione, l’“Octopusdei”… la parte più consistente del suo libro cerca di “purificare” il mistero che circonda l’Opus Dei. Pensa di esserci riuscito?
Allen: Non sono così ingenuo da credere che i pregiudizi e le teorie di cospirazione che si sono formate in settant’anni crollino dal giorno alla notte con questo libro. Ciò che spero, tuttavia, è che la vera informazione fornita nel libro, in buona parte pubblicata per la prima volta, rappresenti un punto di partenza per la discussione futura.
C’è un dibattito legittimo di cui si deve tener conto per quanto riguarda alcuni aspetti della cultura interna e la vita pratica dell’Opus Dei, e in base alla mia esperienza la questione si sta dibattendo, in primo luogo, all’interno dello stesso Opus Dei.
La domanda su come l’Opus Dei potrebbe rendersi più trasparente senza compromettere la propria identità, ad esempio, è un punto estremamente ragionevole da affrontare. L’Opus Dei deve comprendere sempre meglio che non solo ha una responsabilità nei confronti di se stessa e della memoria di san Josemaría Escrivá, ma più in generale nei confronti della Chiesa cattolica, e quindi dovrebbe fare il possibile per rispondere a domande e dubbi legittimi.
Allo stesso tempo, l’Opus Dei è stata anche una calamita per alcune delle accuse e delle speculazioni più selvagge nel corso degli anni, e spero che il libro aiuti a chiarire questi fraintendimenti affinché abbia luogo una discussione più produttiva.
Leggendo il suo libro, risulta quindi che l’Opus Dei non ha potere né influenza come sembra. Perché, allora, questa controversia e l’aura di mistero che le si è creata intorno?
Allen: Secondo me, questa è la grande ed unica domanda sull’Opus Dei: cos’ha fatto questo gruppo relativamente piccolo, con una ricchezza e un’influenza modeste, per diventare la figura oscura dell’immaginazione cattolica? Penso che la risposta sia complessa e si basi almeno su quattro fattori.
1) L’Opus Dei è cresciuta nella Spagna franchista, per cui è stata associata per molto tempo al fascismo spagnolo;
2) L’Opus Dei e i gesuiti hanno intrapreso una feroce “guerra di frontiera” per le vocazioni giovanili in Spagna negli anni Trenta, generando una rivalità che ha perseguitato l’Opus Dei ovunque vada, a causa dell’estesa rete mondiale dei gesuiti;
3) Dopo il Concilio Vaticano II, l’Opus Dei è diventata un simbolo delle maggiori battaglie all’interno del cattolicesimo tra la sinistra e la destra;
4) Nell’epoca di Giovanni Paolo II, l’Opus Dei ha ottenuto un favore papale considerevole, generando invidia in alcuni settori ed opposizione ideologica in altri. In altri termini, l’Opus Dei rappresenta un tipo di “tormenta perfetta”, in cui una combinazione di fattori storici e politici si è scontrata perché si attribuisse a questo gruppo uno status mitico che non si giustifica con il suo profilo sociologico reale.
Se io fossi dell’Opus Dei la ringrazierei senz’altro per il suo libro. Ha ricevuto molti messaggi in questo senso?
Allen: Ho avuto notizia di vari membri dell’Opus Dei che ringraziano per quello che considerano un trattamento relativamente equilibrato nel libro.
Altri, tuttavia, non sono contenti di quello che vedono, ritenendo che mi concentro troppo sulle controversie che circondano l’Opus Dei. Considerano l’Opus Dei la loro famiglia, ed è sempre doloroso sentire accuse contro i propri cari, anche quando vengono rivolte nel mondo più equilibrato del mondo.
Direi che ho ricevuto la stessa reazione dai critici dell’Opus Dei. Alcuni pensano che il libro abbia dato la giusta voce alle loro preoccupazioni, altri, convinti che l’Opus Dei sia pericolosa, sentono che non mi sono spinto troppo oltre, al momento di presentare i suoi errori.
Questa reazione illustra purtroppo la forte polarizzazione di buona parte della polemica sull’Opus Dei.
Personalmente pensa di non adattarsi alla struttura dell’Opus Dei: se n’è accorto ora, dopo la sua ricerca, o già lo sapeva?
Allen: Come giornalista, per una questione di principio, non faccio parte di gruppi all’interno della Chiesa, perché ho bisogno di conservare la mia imparzialità.
Per questo motivo, non mi sono mai posto seriamente la questione della mia adesione all’Opus Dei o a qualsiasi altro gruppo. Le oltre trecento ore di interviste e viaggi in otto Paesi che ho realizzato per redigere questo libro mi hanno fatto capire chiaramente che, se decidessi di far parte di un gruppo cattolico, sicuramente non sarebbe l’Opus Dei.
Non si tratta di mancanza di rispetto o del fatto che ho paura dell’Opus Dei; al contrario, ho finito per ammirare la maggior parte delle persone che ho incontrato nell’Opus Dei, e in generale mi è sembrato che la loro compagnia fosse altamente stimolante e piacevole. Ci sono, tuttavia, un “programma giornaliero di vita” per i membri dell’Opus Dei e una serie di aspettative sull’assistenza ad avvenimenti, eccetera, che mi sembrerebbero opprimenti.
Io sono un classico “figlio unico”, nel senso che mi piace controllare il mio tempo e il mio spazio. Non mi piace che mi vengano stabiliti degli orari, o che mi si dica quando devo pregare o come.
Permettetemi di essere chiaro: è una questione di gusto personale. Ammiro l’impegno che vedo nei membri dell’Opus Dei, e la mia percezione è che la maggior parte di loro è estremamente soddisfatta delle proprie esperienze.