Da "L'Eco" di Milano e Provincia - dal 4 al 10/5 2005:
Intervista di Nino Sambataro a Piergiorgio Seveso.
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Nostra intervista ai "sedevacantisti", l'ala più conservatrice tra i cattolici, papa Benedetto XVI non piace
di Nino Sambataro
Nei numerosissimi articoli e servizi o programmi televisivi che sono stati dedicati all'elezione del nuovo Pontefice, quasi tutti hanno messo in rilievo come Benedetto XVI dovrà fare i conti soprattutto con l'ala modernista della Chiesa e come molti fedeli abbiano visto nella nomina del cardinale Ratzinger un sintomo di chiusura da parte della Chiesa. Tuttavia il neo-eletto Pontefice dovrà fare i conti anche con un' altra parte di fedeli, fedeli fuori dalla Chiesa di Roma, come i "sedevacantisti" ad esempio, che non riconoscono l'autorità dei Pontefici dopo il Concilio Vaticano Secondo. Abbiamo già dato spazio, in un precedente articolo, a questa comunità di Cattolici tradizionalisti presenti anche nella nostra zona, con un oratorio in via Vivarini al 3. In occasione dell'elezione di Papa Ratzinger siamo andati ad intervistare Piergiorgio Seveso, "sacrestano" dell'oratorio di Sant'Ambrogio in via Vivarini e presidente dei "Cattolici Italiani", per conoscere quali fossero le loro impressioni sulla nuova nomina e se la scelta di un Pontefice considerato conservatore dai più potesse significare un riavvicinamento dell'area più tradizionalista alla Chiesa di Roma.
D. - Innanzitutto una domanda scontatissima: che cosa pensate dell'elezione di Ratzinger, e come la interpretate nella politica della Chiesa? Secondo voi non è un segnale importante?
R. - L'elezione di Ratzinger, almeno per ora e dopo i suoi primi discorsi, non sembra affatto segnare un'inversione di rotta nell'attuale crisi dottrinale della Chiesa, seguita alle riforme del Vaticano II. È evidente che si tratta forse della personalità di maggior spicco e di maggior autorevolezza presente nell'ultimo conclave. È ancora evidente come un Conclave formato da prelati scelti quasi tutti da Giovanni Paolo II durante i 27 anni non potesse che scegliere uno dei suoi più fedeli esecutori e collaboratori come successore. Certamente in alcuni, dopo anni di sbandamento e di confusione dottrinale e di carnevale liturgico c'è l'esigenza di un ritorno alla chiarezza e al rigore teologico, alla fede tutta intera. Io credo però che Ratzinger si manterrà, magari con qualche accento più conservatore, perfettamente in linea con le direttrici principali del magistero vaticanosecondista e wojtyliano. In un certo senso anche le Rivoluzioni, per consolidarsi, devono passare attraverso fasi di conservatorismo.
D. - Qualcuno parla di un possibile riavvicinamento dei cosiddetti "tradizionalisti". Voi pensate di rientrare nella Chiesa?
R. - Non so quali passi intenda fare il nuovo eletto verso il mondo "tradizionalista". Se i passi fossero solo nella direzione di una maggiore e decisa diffusione della Messa in latino (di San Pio V), credo che alcuni si avvicinerebbero maggiormente. Si ripresenterebbe così in maniera ancora più marcata l'errore indultista (cioè di coloro che ottennero l'indulto del 1984) ovvero accettare il Concilio per poter ottenere la Messa. E inutile avere il permesso di celebrare in latino quando si vuole, se poi gli errori dottrinali (ecumenismo, liberalismo, nuova ecclesiologia), non vengono corretti e cancellati ma continuano ad essere insegnati da cattedre episcopali e persino più in alto. Da questo punto di vista la nostra posizione coerentemente non cambia: continuiamo a difendere il cattolicesimo di sempre e guardiamo a cosa accade.
D. - Che cosa vi aspettate da questo nuovo papa ?
R. - Ratzinger si è formato nello spirito del Vaticano II. È stato un teologo progressista al Vaticano II, tutti i gesti e gli atti di Giovanni Paolo II hanno avuto la sua collaborazione: quindi umanamente non mi aspetto nulla. Salvo miracoli ovviamente.
D. - Tra i possibili papabili, non lo trovate comunque quello più vicino alle vostre posizioni? Tra un falso conservatore e un vero progressista, cos 'è meglio?
R. - Ritengo chi mostra maggiormente la contraddizione tra il "prima" e il "dopo", non chi cerca, attraverso comportamenti e detti, di far finta che questa contraddizione non ci sia mai stata. Quest'ultimo potrebbe essere il caso di Ratzinger. Personalmente ho appreso l'elezione con questo genere di pensieri e sentimenti, consapevole che si entrava in una fase nuova in cui i problemi, lungi dall'essere risolti, potevano anche acuirsi e sottilmente incrementarsi.
D. - C'è qualcosa che apprezzate di questo papa ?
R. - Direi la scelta del nome: almeno si è interrotta la serie numerica dei Giovanni Paolo. Benedetto è il nome di un grande santo, certamente un nome glorioso nella storia del Papato. Prego e spero che Ratzinger possa esserne all'altezza.
D. - Per concludere, vuole aggiungere qualcosa ?
R. - Riprendo anche io e faccio mie le parole di Monsignor Lefebvre nella lettera che inviò a quaranta elettori nel conclave del 1978: "Un pontefice degno di tal nome, e vero successore di Pietro, non può dichiarare che si dedicherà all'applicazione del Concilio e delle sue riforme. Sarebbe ipso facto in rottura con tutti i suoi predecessori e con il Concilio di Trento. Sola la costante riaffermazione della fede cattolica può essere sorgente di unità. Solo a questo prezzo si giustifica l'autorità del Sommo Pontefice".