L’Ue dà soldi agli agricoltori per non coltivare la terra ed ai pescatori per restare in porto.
Si chiama “messa a riposo dei terreni” ma non è altro che un contributo occulto. Bruxelles in pratica paga gli agricoltori comunitari, soprattutto quelli francesi, per non coltivare la terra. E’ uno dei meccanismi della Pac, (la Politica agricola comunitaria) a cui l’Unione europea destina il 46 per cento dell’intero bilancio e che costa alle famiglie europee circa cento miliardi di euro l’anno. Se non esistesse la Pac tutti i prodotti agricoli che compriamo al supermercato costerebbero la metà
Charles Doupont è un anziano agricoltore della zona di Reims, nella regione Champagne-Ardenne, dispone di un appezzamento di media grandezza, circa tredici ettari. Se lo lavorasse,
come facevano i suoi antenati, ne potrebbe ricavare trentamila, forse trentacinquemila euro l'anno. Stando fermo, invece, senza fatica e preoccupazioni gli arriva l'assegno finanziato dall'Unione Europea di ventisettemila euro l'anno, che sommato alla pensione della previdenza francese e a quello che ricava coltivando di nascosto altri prodotti ne fanno quasi un benestante.
Lo stesso, più o meno fanno i suoi colleghi della Basse Normandie, della Picardie, della Lorena, della Loira e di tutto lo sterminato panorama agricolo francese. In verità, lo scherzetto riesce anche a qualche italiano, olandese, belga e tedesco. Ma è poca cosa rispetto ai francesi.
Monsieur Philippe Beaujeu coltiva, invece, riso nella regione della Camargue. Potrebbe modernizzare la sua attività, aumentando di ben due terzi la produzione e per giunta riducendo i costi. Ma se lo facesse perderebbe i sussidi dell'Unione Europea. Quindi, meglio stare fermi e godersi il paesaggio campestre.
L'Unione Europea, pochi lo sanno, destina 1.800 milioni di euro l'anno, per capirci un terzo dei fondi che si vogliono sottrarre alle regioni italiane, affinchè gli agricoltori, soprattutto quelli francesi, rinuncino a coltivare il dieci per cento dei loro appezzamenti. Quella che in gergo tecnico viene definita la ' messa a riposo dei terreni" ma che serve a mascherare contributi a fondo perso. Questo è solo uno dei meccanismi infernali della Pac, la Politica agricola comunitaria cui l'Unione Europa destina il 46 per cento dell'intero bilancio comunitario, che nell'anno 2005 dovrebbe essere di 42 miliardi di euro.
Secondo i calcoli più accreditati la Pac costa alle famiglie europee circa 100 miliardi di euro all’anno, che vanno, però, a vantaggio solo del 5 per cento della popolazione europea. Ai cento miliardi si aggiunge, perché oltre a quello che paghiamo direttamente come contribuenti indiretti dell’Unione, c’è quello che spendiamo in più come consumatori in quanto i sussidi riducono le produzioni e fanno lievitare i prezzi dei prodotti destinati alle nostre tavole.
È la vecchia politica del sostegno alle "eccedenze invendute", riproposta in nuova salsa, che punta a ridurre l'offerta per alzare i prezzi. E ancora, quella più diretta dei sussidi alla produzione. In altre parole, con una forma poco elegante, si può ben dire che i cittadini d'Europa pagano per pagare di più, sovvenzionano un meccanismo assistenziale destinato a far lievitare i prezzi. Un chilo di zucchine o di mele che acquistiamo al supermarket costerebbe la metà se non esistesse la Pac.
Oltre al capitolo dei contributi diretti, ne abbiamo un altro ancora più infernale, quello dei sussidi alle esportazioni.
Poiché l'agricoltura francese è scarsamente competitiva sui mercati mondiali si è pensato bene di sostenerla con contributi, solo 1.500 milioni per i prodotti lattiero caseari, che consentono di abbassare i prezzi e poter vendere sui mercati mondiali. In altre parole quel "dumping", il meccanismo dei dazi, che l'Unione Europea nega all'industria manifatturiera esiste, di fatto, in agricoltura da decenni.
Il dato anagrafico
C'è un dato anagrafico da tener d'occhio: il quarantacinque per cento degli agricoltori europei ha più di 55 anni, il trentadue per cento più di 65 anni, solo i restanti hanno meno di 40 anni, i pochi giovani sono concentrati in Austria, Danimarca e Polonia.
Dunque, l'intera Pac simuove per la parte più anziana della popolazione europea. Del resto, questa politica nacque nel 1957 con la Cee quando la struttura economica, produttiva e sociale dell'Europa era sideralmente lontana da quella del nuovo millennio.
Si potrebbe estendere l'intero ragionamento alla politica di sostegno alla pesca, quella che si sostanzia attraverso lo Sfop (Strumento di orientamento della pesca), tenere un vecchio peschereccio arrugginito fermo alla banchina rende molto di più che andare in mare, anche qui i francesi "pescano" milioni di euro, a vantaggio delle flotte di pescherecci di Bolulogne, Dun-querke, Fécamp e Saint-Malo.
Ai tanti agricoltori che preferiscono non modernizzarsi e star fermi, infatti, corrispondono altrettanto pescatori ai quali, dietro il paravento nobile delle politiche per ripopolare i mari, vengono dati sussidi per stare all' àncora.
La Francia destina all'agricoltura più di un terzo della sua superficie territoriale, circa il 33,2 per cento, con un assoluta preponderanza di colture ottocentesche, quelle cerealicole e seminative, condotte con metodi obsoleti.
La produzione agricola francese è costituita, dunque, da frumento, di cui è il quinto produttore mondiale (quello fatto fuori europa costerebbe un terzo), orzo, mais, avena, segale, riso. Questi prodotti potrebbero essere acquistati sui mercati mondiali (Africa e Sud America) spendendo un terzo e destinando le risorse comunitarie alla ricerca scientifica e all' alta tecnologia.
L'Europa paga la pax sociale francese e i costi della mancata modernizzazione della sua agricoltura, rimasta, sostanzialmente, a un secolo fa.
di Gennaro Sangiuliano