Oltre 500 persone hanno sfilato nel corteo di Forza Nuova contro l’ immigrazione, tenutosi Sabato 25 giugno a Varese.
IL corteo, ordinato e compatto, ha raccolto la simpatia della grande maggioranza dei cittadini, spaventata dai vari gravi atti di criminalità compiuti da extracomunitari clandestini nel nord d’Italia.
La contromanifestazione indetta dalla sinistra cittadina ha raccolto pochissime gente e nessun consenso popolare.
Al comizio finale sono intervenuti i dirigenti nazionali di FN Paolo Caratossidis e Gianmario Invernizzi che hanno lanciato l’ iniziativa dei Comitati Civici ( in onore a Claudio Meggiorin il barista ucciso da un albanese due settimane fa) il cui ruolo sarà di supplire al vuoto ed all’ inerzia governativa sul tema dell’ immigrazione.
Ha concluso la madre di Claudio Meggiorin che ha portato il saluto di tutta la famiglia ed ha incoraggiato le madri italiane ad attivarsi per rendere migliore e più sicura la nostra società e fare in modo così che il sacrificio di Claudio non sia stato vano.
Varese - Circa 400 manifestanti di Forza Nuova hanno sfilato per le vie della città contro l'immigrazione. Sono arrivati anche da Treviso e da Lucca
«Noi fermeremo l'invasore»
Sono arrivati da Lodi, Milano, Treviso, Lucca, Crema, Novara, Brescia per protestare contro l'immigrazione. L'appello di Forza Nuova, movimento di estrema destra, ha portato a Varese circa 400 manifestanti e almeno 150 agenti, tra carabinieri e polizia, pronti a intervenire in caso di bisogno.
Varese è blindata: camionette e furgoni di polizia e carabinieri in ogni angolo del centro. In via Del Cairo, a cinquecento metri in linea d'aria, c'è il contro-presidio organizzato dal comitato contro il razzismo a cui aderiscono molte associazioni cittadine, dall'Arci al Varese al social forum, da Rifondazione comunista ai missionari comboniani. In mezzo c'è la città che osserva con indifferenza.
Il corteo di Forza Nuova parte in ritardo di mezzora. Alle 18 e 30 imbocca via Avegno. "Boia chi molla è il grido di battaglia, contro l'immigrazione la gioventù si scaglia". Tra i manifestanti moltissimi ragazzini e anche qualche donna. Da via Cavour si arriva velocemente in via Rossini. Molti dimostranti indossano una pettorina di Forza Nuova, altri la maglietta dell'Italia. Tricolori e bandiere con croci celtiche in quantità sventolano sopra le teste, mentre in due scandiscono gli slogan al megafono. A farne le spese anche il premier e il ministro degli Esteri. "Fini boia" grida a squarciagola un ragazzino, "Forza Nuova orgoglio nazionale" ribattono in coro.
In via Bagaini qualcuno esce dal corteo e stringe la mano a Giuseppe Fittipaldi, uno degli indagati per l'aggressione all'albanese avvenuta durante la caccia all'uomo di lunedì 13 giugno, che osserva in silenzio la manifestazione dal ciglio della strada.
Il corteo intona motivi del ventennio e prima di arrivare a destinazione l'inno di Mameli.
Nella piazza San Giuseppe c'è un palco da cui partiranno le parole d'ordine. Un ragazzo con accento bresciano inizia a parlare rivolgendosi ai "camerati" che si dispongono di fronte e scandiscono "Duce, Duce". Il capo racconta quanto accaduto a Claudio Meggiorin e invita i manifestanti a osservare un minuto di silenzio. Terminato, riparte il coro "Claudino uno di noi". Alle 19 e 10 sale sul palco anche Gianmario Invernizzi, leader di Alternativa sociale in Lombardia. Alto, magro, capelli lunghi tirati indietro, giacca blu, camicia in libertà, abbronzatura di inizio estate. Ha appena finito di parlare con Elisabetta Garruti, madre di Claudio, che se ne sta in disparte dietro l'edicola della piazza.
«Voi siete la dimostrazione che in Italia c'è una generazione che non si è arresa - dice Invernizzi -. Noi crediamo che l'immigrazione sia un problema. Le nostre città non saranno terre di conquista noi fermeremo l'invasore e a chi ci dipinge come violenti e razzisti noi risponderemo che siamo onorati di essere italiani».
Invernizzi annuncia anche la formazione di comitati spontanei per costituire un osservatorio sull'immigrazione in nome di Claudio Meggiorin.
Sabato 25 Giugno 2005
Michele Mancino
michele@varesenews.it
Varese - La madre di Claudio Meggiorin interviene al comizio finale della manifestazione di Forza Nuova. Nascerà una fondazione intitolata a suo figlio
«Non strumentalizzate il nome di mio figlio»
Elisabetta Garruti, la madre di Claudio Meggiorin, il barista ucciso sabato 11 giugno a Besano da un clandestino albanese, è ferma in un angolo, dietro l'edicola di piazza San Giuseppe, tappa finale del corteo di Forza Nuova. Vestita di bianco, occhiali scuri, è accompagnata da un'amica. Osserva sfilare i manifestanti in silenzio. Arriva qualche amico varesino di Claudio a salutarla e lei ringrazia con discrezione.
Non vuole parlare. Il leader lombardo di Alternativa sociale, Gianmario Invernizzi, le si avvicina e le chiede se vuole dire qualcosa. Lei scuote la testa, ma alla fine accetta. È chiara, ferma, dignitosa e soprattutto pacata, nonostante sia stata preceduta da cori inneggianti alla giustiza fai da te e da nostalgici "Duce, Duce". «Ringrazio tutti - dice la madre di Claudio Meggiorin - dell'affetto verso mio figlio. Magari ve la prendete male, ma io sono una mamma e non ho nessuna tendenza politica, appartengo al partito delle mamme e non voglio strumentalizzazioni politiche. Io voglio giustizia e giustizia vera, da persone competenti e sono con quelli che vogliono evitare che questa cosa succeda ancora. Non sono razzista ma sia chiaro che il peso dell'immigrazione è alto. Abbiamo paura a girare per le strade, paura che i nostri figli non tornino più a casa. Nel nome di Claudio e nella legalità voglio risposte dalle istituzioni. Chi ha colpa ne paghi le conseguenze».
Spiega perché è morto il figlio. «Claudio è morto per lealtà e per salvare un amico, è intervenuto per dividere due che litigavano. Non c'è altro».
Una volta scesa dal palco Elisabetta Meggiorin continua a parlare. «Mi sono dissociata da certi cori. Accetterò gli inviti di iniziative in memoria di Claudio, purché si parli di legalità. Mio figlio non c'è più e io andrò avanti nel suo nome».
In piazza non c'è il marito Gianpaolo che ha sfilato con lei nel corteo subito dopo i funerali. «Oggi sono una mamma, ma anche un leone. Ho chiesto a mio marito di starsene in disparte, perché è importante che venga fuori la protesta di una madre senza strumentalizzazioni politiche. Porterò avanti una battaglia in nome del mio Claudio, per questo abbiamo deciso di dare vita ad una fondazione in suo nome. Come primo atto faremo un'adozione a distanza».
Elisabetta si allontana raccomandandosi ai giornalisti.
Il portavoce di Forza Nuova in Lombardia annuncia per martedì prossimo un incontro tra la madre di Claudio Meggiorin e Alessandra Mussolini.