Pagina 2 di 14 PrimaPrima 12312 ... UltimaUltima
Risultati da 11 a 20 di 131
  1. #11
    -
    Data Registrazione
    23 Dec 2004
    Località
    Treviso
    Messaggi
    1,726
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Originally posted by Ronald
    Con tutto il rispetto , il tuo discorso parte da un presupposto sbagliato : il matrimonio non è un'istituzione creata dall'ordinamento statale : il matrimonio , quello vero , è stato realizzato per volontà dei singoli individui migliaia di anni fa e nelle più svariate comunità umane sparse per il mondo : lo Stato si è limitato a riconoscerlo , non potendo fare altrimenti.
    Quindi c'è ben poco da sradicare a livello giuridico.

    Gli omosessuali che vivono insieme sono coppie di fatto e nulla di più. Da liberale non sono affatto interessato ad un eventuale riconoscimento delle stesse da parte del Gran Leviatano ,...anzi come ogni ingerenza statale la vedo con una certa ostilità.
    Il mio discorso, in questo caso, parte da un presupposto fattuale; cioè - la presenza dello stato (rigorosamente in minuscolo ). Attualmente il matrimonio è tale solo se riconosciuto dallo stato e, paralando in termini di conseguenze nei rapporti economico-sociali con altri soggetti, sono i diritti concessi dallo stato - orrendo, lo so, ma realtà - a contare. L'unica soluzione è quindi l'equiparazione fattuale dei diritti, sia poi l'istituzione denominata matrimonio od unione, indifferentemente.
    We place no reliance
    On virgin or pigeon;
    Our Method is Science,
    Our Aim is Religion.

  2. #12
    RenzoAudisio
    Ospite

    Predefinito

    Originally posted by Ronald
    Con tutto il rispetto , il tuo discorso parte da un presupposto sbagliato : il matrimonio non è un'istituzione creata dall'ordinamento statale : il matrimonio , quello vero , è stato realizzato per volontà dei singoli individui migliaia di anni fa e nelle più svariate comunità umane sparse per il mondo : lo Stato si è limitato a riconoscerlo , non potendo fare altrimenti.
    Quindi c'è ben poco da sradicare a livello giuridico.

    Gli omosessuali che vivono insieme sono coppie di fatto e nulla di più. Da liberale non sono affatto interessato ad un eventuale riconoscimento delle stesse da parte del Gran Leviatano ,...anzi come ogni ingerenza statale la vedo con una certa ostilità.
    Certo Ronald,
    infatti se noti nella mia citazione dell'anarchico B. R. Tucker, si specifica e sottolinea (anche con l'aiuto del gioco di parole francese) il termine "legali", scrivendo: matrimoni "legali" e divorzi "legali" sono una identica assurdità!

    Il vero libertarismo è antilegale ovvero antistatale!

  3. #13
    Forumista junior
    Data Registrazione
    05 Jun 2009
    Messaggi
    71
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Matrimonio gay, obiezione di coscienza e libertà

    Mi inserisco a gambe tese! Posso?
    Sul tema c'è questo
    dibattito fra me e Fabio M. Nicosia nella lista "libertari" (ambiente "socialista")
    a voi:
    ---------------------------------------------------------

    --- malega:

    > Il Vescovo di Cosenza tuona contro Zapatero
    >
    > http://italy.indymedia.org/news/2005/04/779350.php
    >
    > come godo quando queste luride fogne reazionarie
    > tuonano
    > contro la laicita'-
    > Il loro livore mi esalta.
    >
    > Porci di preti. andate a farvi fottere tutti-
    > Fate un favore all'umanita': impiccatevi a un
    > rosmarino-
    > m
    ------------------------------------------------

    luigi corvaglia :

    si. Anch'io trovo del diletto nello spettacolo di un
    prete in preda a crisi isterica da restringimento del
    potere, però vorrei fare una notazione. In spagna la
    situazione è che ad un potere che si pretende
    monopolista e padrone delle azioni degli individui (la
    chiesa) si contrappone un altro potere con eguali
    pretese (lo stato). Lo stato richiede un culto che
    necessita di chierichetti a servire messa. Così i
    funzionari statali, ad esempio, dovranno celebrare
    riti di matrimonio civile per i gay, anche se ciò
    fosse contrario ai loro valori morali. Ora, lascia
    perdere i seguenti fatti, cioè che ti piaccia la
    situazione di fibrillazione del bigottume che ciò
    provoca, che essere contrario ad unire due gay è segno
    proprio di tale tara congenita, per finire col fatto
    che quella dei gay di unirsi in un contratto
    riconosciuto dallo stato è cosa almeno altrettanto
    discutibile. Concentrati piuttosto su questo:
    l'individuo tal de'tali, uno per il quale il
    matrimonio ha un senso, deve, CONTRARIAMENTE ALLA
    PROPRIA VOLONTA', fare questa cosa, pena il
    licenziamento. Ok? simpatie a parte, la situazione è
    illibertaria perchè, così come è assurda la pretesa
    dei religiosi di decidere le regole anche per i non
    iscritti al proprio club (l'assurda "virtù imposta"),
    trovo assolutamente speculare nella sua assurdità
    l'idea della gaberiana (da giorgio gaber) "libertà
    obbligatoria". Se, cioè, l' "apertura mentale" è
    forzosa, stiamo dalla parte dello stato. Credo che la
    questione non sia quella per "imporre" valori e riti
    connessi (ammesso che questi ci piacessero), quanto,
    piuttosto, il lottare dalla parte dell' individuo
    contro la totalità.
    ----------------------------------------------------
    Fabio Massimo Nicosia:

    Quindi chiedi l'obiezione di coscienza? Allora
    dovresti chiederla per tutte
    le attività statali (l'esattore che obietta e non
    riscuote le tasse...).
    Ma chi lavora per lo Stato sceglie di stare da una
    certa parte, altrimenti
    si dimetta.
    f
    ---------------------------------------------------


    luigi corvaglia:

    --- Fabio Massimo Nicosia <fmnicosia@j...> wrote:

    ---------------------------------
    >Quindi chiedi l'obiezione di coscienza?

    Io parlerei, piuttosto, di "disobbedienza". Non ho,
    del resto, alcuna intenzione di difendere un tizio
    che, oltre a lavorare per lo stato, è pure bigotto.
    Faccio solo notare che a volte, per il gusto di vedere
    in difficoltà un avversario, ci ritroviamo a tifare
    per un altro nemico regalando (prestando, vabbè) così
    a quest'ultimo una legittimità. Ho saputo che spesso i
    mafiosi brindano alle retate della polizia, perchè in
    genere, ogni retata coinvolge solo una delle fazioni
    concorrenti, agevolando, di fatto, le altre.

    >Allora dovresti chiederla per tutte
    >le attività statali (l'esattore che obietta e non
    >riscuote le tasse...).
    >Ma chi lavora per lo Stato sceglie di stare da una
    >certa parte, altrimenti
    >si dimetta.

    Vero, infatti. Almeno in teoria. Poi, magari, in
    pratica non è esattamente così semplice e lineare,
    soprattutto in alcune aree, e allora questo tipo di
    ragionamento rischia di richiamare l'analogo di Nock
    sull'operario della Standard Oil che, se non gli
    aggradano le condizioni di lavoro, "è libero di
    andarsene". Ma partiamo dall'ipotesi, genericamente
    vera, della razionale scelta del funzionario statale
    di essere un ingranaggio dello stato; ciò significa
    forse che, una volta data una adesione, si è
    costretti a soggiacere a qualunque direttiva provenga
    dal vertice o anche dalla maggioranza del circolo di
    cui si è deciso di fare parte? Si dovrebbe, quindi,
    citando Stirner, essere "schiavi oggi perchè liberi
    ieri"?
    -------------------------------------------------
    Da: "Fabio Massimo Nicosia":

    Forse si può fare una distinzione tra attività
    intrinsecamente stataliste e
    attività che sono dello Stato solo perchè lo Stato si
    impiccia.
    Ad esempio, un intellettuale, se vuole diventare
    professore universitario, è
    ben difficile che oggi lo possa fare fuori dal
    circuito statale. Ma quando
    insegna non sta svolgendo un'attività intrinsecamente
    "statalista".
    Il poliziotto, il carceriere, mi paiono invece di
    segno diverso. E poi ci
    sono tutti i casi intermedi.
    f
    --------------------------------------------------
    Da: luigi corvaglia:


    Probabilmente hai ragione. Comunque, non sono così
    sicuro della possibilità di definire con tale
    chiarezza il livello di compromissione, tranne,
    appunto, per i casi limite (e anche lì, sarebbe
    interessante rileggersi l'articolo di Pasolini
    sui fatti di Valle Giulia). Intanto, il tizio del tuo
    esempio, per essere al riparo dal considerarsi
    intrinsecamente statalista, deve essere un
    intellettuale. Non avesse studiato, chissà, avrebbe
    tentato un pò di concorsi in giro. Ma non è di questo
    che stiamo parlando. Io ho puntato l'attenzione sul
    fatto che uno stato "apre" ai gay, esattamente come
    uno stato "concede" la libertà di stampa. Si sente,
    cioè, il proprietario delle libertà, per cui le può
    togliere, le può concedere, le può, addirittura,
    imporre. La domanda è: ha diritto di farlo? Che,
    paradossalmente, diventa: E' più libertario
    assoggettarsi allo stato "aperto" che fornisce in
    regime di monopolio valori, legge ed ordine
    permettendo di allungare il guinzaglio morale o è più
    "libertaria" la disobbedienza civile alla thoreau
    dell'immondo baciapile? Simpatica questioncella, no?

    ------------------------------------------------------

    Da: "Fabio Massimo Nicosia":

    Lo Stato raramente "concede" la libertà.
    Più spesso si tratta di conquiste che vengono
    riconosciute. In quel momento,
    lo Stato è un po' meno Stato.
    Ho già fatto un esempio, in passato, a Paolo che
    diceva che le leggi sono
    tutte cattive in quanto leggi.
    E allora dicevo: per te sono ugualmente cattive una
    legge che neghi la
    difesa nel processo e una che l'ammetta ?
    f
    ----------------------------------------------------

    Da: luigi corvaglia:

    --- Fabio Massimo Nicosia <fmnicosia@j...> wrote:

    ---------------------------------
    >Lo Stato raramente "concede" la libertà.
    >Più spesso si tratta di conquiste che vengono
    >riconosciute. In quel momento,
    >lo Stato è un po' meno Stato.
    >Ho già fatto un esempio, in passato, a Paolo che
    >diceva che le leggi sono
    >tutte cattive in quanto leggi.
    >E allora dicevo: per te sono ugualmente cattive una
    >legge che neghi la
    >difesa nel processo e una che l'ammetta ?
    f

    Mi immagino Paolo! Io, comunque, la vedo esattamente
    come te. Esistono diversi gradi di oppressione. Chi
    non se ne accorge non si rende conto che quello fra
    individuo e stato è un confronto del tipo "ciò che
    guadagni tu lo perdo io" e viceversa. Perciò, quello
    che lo stato ha "concesso" è, consequenzialmente - ma
    non necessariamente in modo definitivo - perso. In tal
    senso, si, si tratta di "conquiste", esattamente come
    nelle guerre tradizionali, esempi classici dei "giochi
    a somma zero", avveniva per i territori. Solo che qui,
    mi sembra, stiamo confondendo i piani del discorso. La
    questione non è se lo stato "più libero" sia da
    preferire a quello "meno libero", bensì il fatto se
    questo stato così "aperto" ha qualche diritto in più,
    rispetto a quell'altro, di esprimere coercizione per
    il semplice fatto che ciò che è oggetto e fine di tale
    pretesa è una supposta maggiore "libertà". Secondo me,
    in questa situazione, lo stato spagnolo non è affatto
    "meno stato", pur alleggerendo sicuramente la sua
    fiatella sulla nuca di molti sudditi dei borbone.

    ----------------------------------------------------

    Da: "Fabio Massimo Nicosia":

    Lo Stato, ma in genere il diritto, si esprime
    attraverso una coazione. Anche
    la legge che consente la difesa è così, dato che puoi
    coartare il giudice
    che te la impedisce.
    Occorre quindi vedere a che fine è rivolta tale
    coazione: per me esiste
    anche una coazione libertaria.
    Ad esempio, se qualcuno vuole impedirmi di leggere un
    libro, è libertario
    impedirgli di impedirmelo.
    Se lo Stato viene costretto a implementare una riforma
    liberale, si esprime
    sempre coi suoi mezzi, ma l'oggetto
    dell'implementazione è liberale e non il
    suo contrario.
    f
    ----------------------------------------------------
    Da: luigi corvaglia :


    Non dormo da due giorni ma proverò a rispondere.
    Dunque, si, ti seguo. Sono d'accordo sul fatto che la
    difesa spesso preveda una coazione e che quindi questa
    possa essere libertaria. Se ben ricordi, ho costruito
    la mia pessima fama in questo luogo proprio su
    discorsi relativi alla non valutabilità a-priori delle
    azioni. Così, l'esempio del libro è ok, se non fosse
    che non è pertinente alla situazione paradossale sulla
    quale stiamo riflettendo. Se qualcuno mi impedisce di
    leggere, la "coazione libertaria" la posso mettere in
    atto io stesso, un mio amico, io e lui, ecc. non un
    organismo preposto alla salvaguardia delle attività di
    lettura che fosse il risultato del nuovo stato
    "liberale" vincitore sulla distopia trauffautiana di
    "Farenheit 451". Uno stato è "liberale" se si astiene
    dal proibirmi di leggere (concezione negativa), non se
    favorisce la mia lettura (concezione positiva). Non
    che non possa farlo, ma non è questo il segno del
    liberalismo, infatti, è più probabile, che a scelte
    letture mi affidi il socialismo. Lo stato socialista -
    che è più stato - agirebbe coattivamente contro chi mi
    impedisse di leggere il "Che fare" di Lenin, ma uno
    stato liberale non dovrebbe agire contro il mio amico
    creazionista che volesse impedirmi di leggere Darwin.
    Sarò io a decidere se ascoltarlo o assestargli un
    cazzotto. Il tuo ragionamento, che per molti aspetti è
    pure condivisibile, qui mi sembra però del tipo:
    <<visto che lavori nell' editoria, devi leggerti il
    "tractatus logicus matematicus">>.
    Insomma, che l'"oggetto della implementazione" sia
    liberale è vero, ma sono altrettanto veri, come tu
    dici, "i mezzi" che lo stato utilizza per "esprimersi"
    . Legittimare i mezzi in vista del fine, temo, può
    finire per legittimare l'agente. Guarda che scrivo
    mentre penso, non parlo per principio, mai. Sono
    sempre disposto a cambiare idea e, probabilmente, ad
    una più attenta riflessione seguirà un pensiero meno
    rozzo. Mi sembra però che il semplice fatto che
    l'obiettivo ci piaccia (ammesso e non concesso, diceva
    totò), non risolva quello che in psicologia si chiama
    "doppio legame", ossia l'accartocciarsi su se stessa
    di una affermazione (imperativa), quella di chi, su
    un piano pretende una cosa, su un altro comunica un
    messaggio opposto. E' come quando il fotografo ti
    dice: "sii, spontaneo" e tu vieni fuori con una faccia
    de fesso. Se uno è spontaneo non ha bisogno di uno
    scienziato con l'obiettivo che glielo ordini, se non è
    spontaneo non può certo diventarlo per obbedienza.
    "sii libertario" non è ingiunzione meno paradossale di
    "sii libero". E il fatto che per farla passare bisogna
    "implementarla", congiunto a quello che l'agente di
    tale "implementazione" sia lo stato, bè, non mi
    sconfifera, così, a naso.
    Un'ultima considerazione che forse è pertinente e
    forse no. Sai quale immagine televisiva mi ha lasciato
    più perplesso negli ultimi tempi? Quella di uno spot
    di non so neppure io cosa in cui Gandhi appariva su
    mega schermi, cellulari, pc ecc. e arringava la folla
    con il suo messaggio di pace e fratellanza. Lo slogan
    era una cosa tipo "se avesse avuto tutto questo, che
    mondo sarebbe?". Guardando la marea umana e
    immaginando che al posto del mahatma ci fosse
    cauesescu o castro, ho pensato che sarebbe (è) un
    mondo terribile. Il fine può essere talvolta anche
    buono, ma il rischio connesso allo strumento enorme.
    Scusa la confusività. E' un flusso di pensiero e
    probabilmente domani mattina me ne vergognerò.

    lc
    ------------------------------------------------------
    Da: "Fabio Massimo Nicosia"

    From: "luigi corvaglia"

    >Uno stato è "liberale" se si astiene
    > dal proibirmi di leggere (concezione negativa), non
    se
    > favorisce la mia lettura (concezione positiva).


    Uno stato liberale però altresì coarta chi cerca di
    impedirti di leggere. Il
    che è insieme "negativo" e "positivo", dato che
    "favorisce" la tua lettura,
    nel senso che crea le condizioni per consentirtelo.
    P.S. Sentivo ieri al tg che in Spagna i funzionari e
    amministratori
    cattolici non vogliono applicare la legge in
    questione, e che i vescovi, o
    alcuni di essi, incitano all'obiezione di coscienza.
    Mi pare un indizio che si tratti di una buona legge,
    ma, a parte ciò,
    secondo te un libertario dovrebbe garantire tale
    obiezione di coscienza ? Io
    sarei per il no, dato che mi pare un obiezione ad hoc
    e opportunistica, che
    se viene garantita in questo caso, non vedo perchè,
    come ti dicevo, non
    dovrebbe essere garantita in tutti gli altri casi.
    Anche perchè quella che viene in gioco con il mio
    matrimonio non è la
    "coscienza" del funzionario (anche perchè è un
    matrimonio con soli effetti
    civili), ma semmai la mia di nubendo.
    Sarebbe come tutelare la "coscienza" di chi vuole
    impedirmi di leggere il
    libro dell'esempio.
    f
    -----------------------------------------------
    Da: luigi corvaglia:

    --- Fabio Massimo Nicosia <fmnicosia@j...> wrote:


    >P.S. Sentivo ieri al tg che in Spagna i funzionari e
    >amministratori
    >cattolici non vogliono applicare la legge in
    >questione, e che i vescovi, o
    >alcuni di essi, incitano all'obiezione di coscienza.
    >Mi pare un indizio che si tratti di una buona legge,

    un indizio, forse, ma non una prova. Il contrario del
    male può anche essere il peggio. Se mettiamo l'accento
    sulla "coscienza", rischiamo di reagire in modo
    emotivo e arrivare a difendere lo stato (per quanto -
    e, soprattutto in quanto - liberale); se
    sottolineiamo l'obiezione, forse, possiamo renderci
    conto che, indipendentemente dalla motivazione (di
    coscienza) che la sottende, una disobbedienza che
    viene impedita legittima, di fatto, il potere di
    impedire le disobbedienze.


    >secondo te un libertario dovrebbe garantire tale
    >obiezione di coscienza?
    >Io
    >sarei per il no, dato che mi pare un obiezione ad hoc
    >e opportunistica,

    non conosco obiezioni non ad hoc. Concordo
    sull'opportunismo.

    >che
    >se viene garantita in questo caso,

    garantita?

    >non vedo perchè, come ti dicevo, non
    >dovrebbe essere garantita in tutti gli altri casi.

    Scusami, sono in viaggio e soffro di uno slabbramento
    spazio-temporale. Non ricordo di quali altri casi i
    sia parlato. Ricordo, però, di non aver mai
    affermato che esistono obiezioni che non dovrebbero
    essere "garantite". Mi sembra sempre buona cosa avere
    la possibilità di dire "no". Qualcuno disse qualcosa
    sul fatto che senza servi non ci sarebbero padroni, mi
    pare.

    >Anche perchè quella che viene in gioco con il mio
    >matrimonio non è la
    >"coscienza" del funzionario (anche perchè è un
    >matrimonio con soli effetti
    >civili), ma semmai la mia di nubendo.

    Questo è verissimo. Nel caso di specie, infatti, non
    esistono proprio gli elementi logici che dovrebbero
    fungere da fondazione per una obiezione "di
    coscienza".

    lc

    ps
    mi piacerebbe conoscere l'opinione di Gaetano in
    proposito.
    ------------------------------------------------------
    Fabio Massimo Nicosia:

    "luigi corvaglia" wrote

    una disobbedienza che
    > viene impedita legittima, di fatto, il potere di
    > impedire le disobbedienze.

    Infatti ti dico che certe disobbedienze vanno proprio
    impedite ! Chi
    disobbedisce al mio ordine di rispettarmi mentre
    faccio i cazzi miei deve
    essere trattenuto dal disobbedire, altrimenti in che
    consisterebbe la mia
    libertà di fare i cazzi miei ?


    Non ricordo di quali altri casi i
    > sia parlato.


    Avevo parlato dell'esattore. Ma pensa ai vigili
    urbani: uno potrebbe, per
    coscienza, rifiutarsi di dare le multe, in nome del
    diritto di circolazione
    e di posteggio.
    Chissà però perchè, invece, si parla di obiezione di
    coscienza alle leggi
    dello Stato solo quando fa comodo ai cattolici
    limitare i diritti civili che
    vengono conquistati.
    Resta il carattere regressivo di siffatte obiezioni di
    coscienza, mentre la
    legge sul matrimonio, pur criticabile "da sinistra" da
    parte dei critici
    dell'istituto matrimoniale, è progressiva, dato che va
    verso la
    legittimazione dei comportamenti omosessuali.
    f

    Da: luigi corvaglia

    --- Fabio Massimo Nicosia <fmnicosia@j...> wrote:


    >Infatti ti dico che certe disobbedienze vanno
    >proprio impedite ! Chi
    >disobbedisce al mio ordine di rispettarmi mentre
    >faccio i cazzi miei deve
    >essere trattenuto dal disobbedire, altrimenti in che
    >consisterebbe la mia
    >libertà di fare i cazzi miei ?

    ok, ma tu chiami "ordine" la tua pretesa di essere
    lasciato in pace - e, conseguentemente,
    "disobbedienza" il non adeguarsi di quel tizio a detta
    pretesa -, cosa che può diventare tale solo se ne
    appropria un'agente esterno e supremo. Le questioni
    sono: 1. questa appropriazione è sempre legittima? La
    risposta a questa domanda è complessa ed investirebbe
    tutto il discorso sulla nascita e i mantenimento degli
    "istituti". Perciò, lasciamo perdere; 2. Ammessa (e
    non concessa) la legittimità della cosa, è sempre
    legittimo anche il potere di coercizione di questa
    entità sui suoi lacchè in ragione della loro ( più o
    meno volontaria) adesione al patto che li lega al
    leviatano? Io non credo nel potere vincolante di un
    patto che non riguardi un bene materiale e divisibile.
    Se io prometto di sposarti (visto che siamo in tema) e
    poi non mi presento in municipio, tu puoi forse farti
    forte della mia promessa e adire le vie legali? Mi
    sembra proprio di no. La mia volontà attuale non può
    vincolarmi per il futuro.


    >Avevo parlato dell'esattore. Ma pensa ai vigili
    >urbani: uno potrebbe, per
    >coscienza, rifiutarsi di dare le multe, in nome del
    >diritto di circolazione
    >e di posteggio.
    >Chissà però perchè, invece, si parla di obiezione di
    >coscienza alle leggi
    >dello Stato solo quando fa comodo ai cattolici
    <limitare i diritti civili che
    >vengono conquistati.

    Mi tratti come se fossi un apologeta della multa e un
    fautore della lotta all'evasione fiscale. In tal caso,
    il tuo ragionamento non farebbe una piega. Partendo
    (ancora una volta) da una posizione statalistica, in
    effetti, faresti bene a mettere in evidenza questa
    sorta di contraddizione che vedrebbe quale unica
    motivazione il desiderio da parte del bigotto - a cui
    tutto il discorso statuale va più che bene -, di
    contrastare l'avanzata della secolarizzazione. Si dà,
    però, il caso, che la premessa sia errata. E mi
    meraviglia che debba specificarlo.


    >Resta il carattere regressivo di siffatte obiezioni
    >di coscienza,

    nessun dubbio al riguardo. Non devi convincere un
    fruttarolo che le banane sono curve. E non puoi
    raddrizzarle per decreto. Se forziamo il conservatore
    a non conservare, lui rimane quello che è e noi
    cominciamo ad assomigliare a lui.

    mentre la
    >legge sul matrimonio, pur criticabile "da sinistra"
    >da parte dei critici
    >dell'istituto matrimoniale, è progressiva, dato che
    >va verso la
    >legittimazione dei comportamenti omosessuali.

    questa è poi un'altra questione, perchè è soprattutto
    questa pretesa a fornire legittimità allo stato che
    "legittima" le unioni, omo o etero che siano.
    -----------------------------------------------------

    da: Fabio Massimo Nicosia:

    "luigi corvaglia"


    > ok, ma tu chiami "ordine" la tua pretesa di essere
    > lasciato in pace - e, conseguentemente,
    > "disobbedienza" il non adeguarsi di quel tizio a
    detta
    > pretesa -,

    E' un gioco linguistico, ma se il soggetto del diritto
    è l'individuo e non
    necessariamente lo Stato, allora anch'io posso emanare
    "ordini" (anche se in
    passato ho criticato tale nozione).


    cosa che può diventare tale solo se ne
    > appropria un'agente esterno e supremo. Le questioni
    > sono: 1. questa appropriazione è sempre legittima?
    La
    > risposta a questa domanda è complessa ed
    investirebbe
    > tutto il discorso sulla nascita e i mantenimento
    degli
    > "istituti". Perciò, lasciamo perdere;


    Non ti ho capito.

    2. Ammessa (e
    > non concessa) la legittimità della cosa,

    Che cosa ?


    è sempre
    > legittimo anche il potere di coercizione di questa
    > entità sui suoi lacchè in ragione della loro ( più o
    > meno volontaria) adesione al patto che li lega al
    > leviatano? Io non credo nel potere vincolante di un
    > patto che non riguardi un bene materiale e
    divisibile.


    Non mi interessa nulla del dovere dei funzionari di
    obbedire alle leggi. Mi
    interessa solo che se una legge registra la conquista
    di un mio diritto, il
    funzionario non venga a rompere le balle.


    > Se io prometto di sposarti (visto che siamo in tema)
    e
    > poi non mi presento in municipio, tu puoi forse
    farti
    > forte della mia promessa e adire le vie legali?


    No, ma non c'entra.

    Mi
    > sembra proprio di no. La mia volontà attuale non può
    > vincolarmi per il futuro.


    Dipende. Se firmo un contratto, e non adempio,
    qualcosa mi accadrà.


    > Mi tratti come se fossi un apologeta della multa e
    un
    > fautore della lotta all'evasione fiscale. In tal
    caso,
    > il tuo ragionamento non farebbe una piega.


    Non l'ho detto. Non mi riferivo a te


    Partendo
    > (ancora una volta) da una posizione statalistica, in
    > effetti, faresti bene a mettere in evidenza questa
    > sorta di contraddizione che vedrebbe quale unica
    > motivazione il desiderio da parte del bigotto - a
    cui
    > tutto il discorso statuale va più che bene -, di
    > contrastare l'avanzata della secolarizzazione. Si
    dà,
    > però, il caso, che la premessa sia errata. E mi
    > meraviglia che debba specificarlo.


    Io non parto da una premessa statalistica, ovviamente.
    Semplicemente,
    ripeto, ci sono leggi e leggi: leggi che aumentano il
    potere arbitrario e
    leggi che lo diminuiscono, anche se pur esse, per
    essere applicate,
    richiedono una qualche forma di intervento statuale.
    Ma, si badi, nel senso che se una legge punisce il
    torturatore, lo Stato
    dovrà punire il torturatore; il che è pur sempre
    diverso dall'intervento di
    uno Stato che tortura.


    > >Resta il carattere regressivo di siffatte obiezioni
    > >di coscienza,
    >
    > nessun dubbio al riguardo. Non devi convincere un
    > fruttarolo che le banane sono curve. E non puoi
    > raddrizzarle per decreto.


    Se non sei un raddrizzatore di banane, forse sei,
    simpaticamente, un
    aguzzatore di confetti (gussa biniss), visto che in
    fondo non ti stavano
    antipatici i boicottatori della legge sul matrimonio
    gay. O forse ho capito
    male?



    > questa è poi un'altra questione, perchè è
    soprattutto
    > questa pretesa a fornire legittimità allo stato che
    > "legittima" le unioni, omo o etero che siano.


    Io non legittimo lo Stato che legittima. Rilevo che lo
    Stato, nel senso del
    potere, capitola, se è costretto a legittimare un
    diritto di libertà,
    incidendo in senso liberale sul costume.
    f
    ------------------------------------------------------
    Da: "Volin" <volin@chello.se>:


    "luigi corvaglia" wrote

    > una disobbedienza che
    > viene impedita legittima, di fatto, il potere di
    > impedire le disobbedienze.

    Fabio:

    Infatti ti dico che certe disobbedienze vanno proprio
    impedite ! Chi
    disobbedisce al mio ordine di rispettarmi mentre
    faccio i cazzi miei deve
    essere trattenuto dal disobbedire, altrimenti in che
    consisterebbe la mia
    libertà di fare i cazzi miei ?
    f

    __________________________________________________ ______________________________\
    __________

    Il funzionario che celebrasse un matrimonio "gay",
    esattamente come quello
    che celebra un matrimonio "etero", non si farebbe solo
    i cazzi degli
    aspiranti coniugi: oltre ai loro si farebbe, con molto
    meno rispetto, pure
    i cazzi di tutti i membri (coatto il "patto sociale"
    come il battesimo
    cattolico) della "comunità" che rappresenta, in nome
    della quale sugella
    l'unione.

    Il funzionario della "comunità" ha tutto il diritto
    (per quanto possa
    valere un diritto) di ritenere l'obbligo di celebrare
    un matrimonio
    omosessuale lesivo, in modo irreversibile, della
    propria falsacoscienza.

    Se la famiglia è il legame che si forma attorno
    all'evento della nascita
    (con tradizionale inversione del rapporto
    causa-effetto), la coppia (o
    l'eventuale trio) "gay" ha, al limite, la vocazione
    alla procreazione in
    vitro. Un funzionario che ritenesse la procreazione in
    vitro
    irreversibilmente lesiva della propria coscienza,
    avrebbe tutte le ragioni
    anche per un'obiezione di falsacoscienza ad un
    matrimonio "gay". Tutt'altro
    discorso sarebbe se l'istituto del matrimonio
    includesse tra le proprie
    finalità, non solo come ripiego, l'adozione: in questo
    caso andrebbe
    l'unica rivendicazione "progressiva" sarebbe il
    matrimonio "single", non
    limitato dalle "preferenze sessuali" ma neanche dal
    numero dei componenti
    della famiglia.

    V.
    ------------------------------------------------------
    da: Fabio Massimo Nicosia:

    Un funzionario statale rinuncia alla propria
    coscienza, potrebbe dire
    taluno.
    Se anche ammettessimo il suo diritto alla propria
    coscienza, potremmo anche
    concludere che di questo diritto non ce ne frega
    proprio nulla.
    Visto che non esercita la sua coscienza quando deve
    restringere la nostra
    libertà, permetti che essa ci fa un baffo quando
    dovrebbe "ampliarla".
    f
    ---------------------------------------------------

    da Luigi Corvaglia:

    Fabio Massimo Nicosia wrote:

    >>Non mi interessa nulla del dovere dei funzionari di
    >>obbedire alle leggi. Mi
    >>interessa solo che se una legge registra la
    >>conquista di un mio diritto, il
    >>funzionario non venga a rompere le balle.

    E' una mia impressione o il rigore logico che ti ho
    sempre riconosciuto qui mostra qualche incrinatura? Mi
    sembra, infatti, che tu abbia finora difeso la
    conquista del "tuo" diritto insistendo proprio sul
    dovere del funzionario di obbedire alle leggi.
    Obbedienza che il suddetto omuncolo dovrebbe fornire
    osservando la consegna del silenzio in quanto, avendo
    accettato di essere dalla parte dello stato, sarebbe
    perso alla dignità umana. Oppure vuoi semplicemente il
    rispetto della legge perchè ciò è strumentale al "tuo"
    diritto conquistato? In tal caso, si tratterebbe di
    una cosa "ad hoc e opportunistica" (le parole che hai
    utilizzato in riferimento all'obiezione). Ti so
    pensatore di vaglia, ti stimo e sono sicuro che mi
    saprai spiegare meglio il concetto, perchè così è un
    pò miserello.


    >> Se io prometto di sposarti (visto che siamo in
    tema) e
    >> poi non mi presento in municipio, tu puoi forse
    farti
    >> forte della mia promessa e adire le vie legali?


    >No, ma non c'entra.

    Perchè non c'entra? Mi dici che il funzionario è
    obbligato oggi ad obbedire perchè ieri ha deciso di
    essere funzionario.


    >> Mi tratti come se fossi un apologeta della multa e
    >un
    >> fautore della lotta all'evasione fiscale. In tal
    caso,
    >> il tuo ragionamento non farebbe una piega.


    >Non l'ho detto. Non mi riferivo a te.


    Si, ma solo partendo dalla premessa che io fossi uno
    statalista potevi mostrarmi la contraddizione di un
    discorso che preveda certe obiezioni e neghi altre. Io
    non ne nego alcuna.


    > ci sono leggi e leggi: leggi che aumentano il
    >potere arbitrario e
    >leggi che lo diminuiscono, anche se pur esse, per
    >essere applicate,
    >richiedono una qualche forma di intervento statuale.
    >Ma, si badi, nel senso che se una legge punisce il
    >torturatore, lo Stato
    >dovrà punire il torturatore; il che è pur sempre
    >diverso dall'intervento di
    >uno Stato che tortura.

    ma si, ti ho detto che ti seguo. Solo, nel passaggio
    dall'astratto al caso concreto, mi sa, rischiamo
    qualche errore di traduzione. Intanto, non vedo
    torturati da difendere e torturatori da fermare. I gay
    saranno, al limite, offesi dal fatto di non essere
    "riconosciuti", nella stessa misura in cui soffrono i
    cattolici se i primi vengono riconosciuti. Lo so che,
    in QUESTA situazione, dovendo scegliere chi far
    soffrire, sia io che te scegliamo i secondi, ma non è
    in questi termini che si dovrebbe ragionare per
    definire criteri validi in OGNI situazione. E' pur
    vero che la sofferenza dei gay è più giustificata,
    perchè riguarda loro in prima persona, in quanto
    indotti alla "clandestinità" del "more uxorio"
    (corregimi, nel caso) dalla morale ALTRUI, mentre i
    cattolici inducono gli ALTRI a questa condizione in
    base alla morale PROPRIA (condizione simile a quella
    dello stato che impone la SUA morale ai mezzemaniche
    comunali). Tutte cose vere ma che non riguardano il
    punto centrale del nostro discorso.


    > non ti stavano
    >antipatici i boicottatori della legge sul matrimonio
    >gay. O forse ho capito
    >male?

    male capisti.


    >lo Stato, nel senso del
    >potere, capitola, se è costretto a legittimare un
    >diritto di libertà,
    >incidendo in senso liberale sul costume.

    trattasi di suicidio, dunque.
    Non so, Fabio, sai che in genere non disprezzo la
    logica dei tuoi discorsi, anche se non sempre ne
    condivido le premesse, però questo mi sembra un
    discorso che si incarta su se stesso e non sono sicuro
    che stavolta questa tua idea che lo stato, già quindi
    legittimato, abbia il diritto di impedire una
    disobbedienza sia così libertaria ( ontologicamente)
    come dici.
    --------------------------------------------------
    Da Volin:

    Fabio Massimo Nicosia wrote:

    >Un funzionario statale rinuncia alla propria
    >coscienza, potrebbe dire
    >taluno.
    >Se anche ammettessimo il suo diritto alla propria
    >coscienza, potremmo anche
    >concludere che di questo diritto non ce ne frega
    >proprio nulla.
    >Visto che non esercita la sua coscienza quando deve
    >restringere la nostra
    >libertà, permetti che essa ci fa un baffo quando
    >dovrebbe "ampliarla".
    f


    era una considerazione tutta interna alle residue
    finzioni del diritto.
    L'obiezione di coscienza è prevista per azioni che
    ledano gravemente e
    irreversibilmente una delle strutture (in macerie)
    ideologiche riconosciute
    dallo spettacolo.

    In quest'ambito angusto possiamo solo indicare le
    contraddizioni più
    evidenti ed opprimenti. E' molto doloroso vedersi
    demolire la macchietta in
    cui ci si era identificati nell'estenuante
    sopravvivenza, anche per un
    funzionario statale. Se tale demolizione viene fatta
    esclusivamente in
    favore di una macchietta ancor più inconsistente (e
    quindi angusta), senza
    alcuna reale prospettiva di liberazione, possiamo
    anche puntare il dito.

    L'obiezione di coscienza è prevista per particolari
    azioni, che
    contraddicano profondamente la falsacoscienza del
    "soggetto" che obietta
    (per esempio per i medici antiabortisti, per i
    militari in alcuni casi etc.
    etc.). E' chiarissimo che l'obbligo di sugellare
    ufficialmente la
    costituzione di una famiglia non destinata alla
    procreazione sia una
    violenza estremamente profonda per quasi tutte
    falsecoscienze presenti
    sulla scena, a partire da quella cristiana.

    v

    ps: guarda un po', c'è qualche mussulmano in Spagna
    che la pensa
    diversamente ...


    _____________________________________



    Los musulmanes españoles debaten sobre el matrimonio
    homosexual
    Javier Salado
    Rebelión
    En las últimas semanas se ha producido un debate entre
    grupos islámicos en
    España, en torno a la celebración de matrimonios
    homosexuales. La primera
    declaración sobre el tema fue realizada por Mansur
    Escudero, Secretario de
    la Comisión Islámica de España, quien manifestó a
    Europa Press su apoyo al
    proyecto de ley del gobierno socialista en los
    siguientes términos:

    "Ninguna confesión tiene el monopolio religioso, ni
    puede imponer al resto
    de la sociedad sus criterios de moralidad. Ni tampoco
    debería sentirse
    atacada porque se regulen prácticas que no estén
    aceptadas en su religión.
    Por esta razón los musulmanes no nos hemos opuesto a
    que el Estado regule
    el matrimonio homosexual, pese a no estar permitida
    para nosotros".

    Esta no parece ser la opinión de Abdennur Prado,
    Secretario de Junta
    Islámica, entidad que preside el propio Mansur
    Escudero. En un texto
    publicado en la revista Dialogal, Prado se refería a
    la posibilidad de
    realizar matrimonios homosexuales entre musulmanes:

    "Desde que el gobierno español anunció una ley sobre
    los matrimonios entre
    personas del mismo sexo, se ha abierto la posibilidad
    de celebrar este tipo
    de matrimonios entre musulmanes. En base a los
    Acuerdos de Cooperación
    firmados entre el Estado y la Comisión Islámica de
    España, no existe ningún
    impedimento. Sólo es necesario que dos hombres de
    confesión musulmana
    decidan casarse y que un solo 'dirigente islámico o
    imam' (artículo 3) esté
    dispuesto a celebrar la ceremonia para tener
    matrimonios homosexuales
    'según la forma religiosa establecida por la ley
    islámica' (artículo 7),
    con plena validez civil y religiosa."

    Estas declaraciones han provocado el rechazo de la
    Asociación Catalana de
    Estudios Islámicos, cuyo Secretario, Omar Ribas,
    publicó un artículo de
    réplica bajo el título "Campaña contra la moral y los
    valores religiosos".
    La réplica hace una especie de melting pot entre las
    declaraciones de
    Prado, la ley del aborto y el funeral del Papa, con
    llamamientos a la
    defensa de la moral cristiana, a la resistencia a la
    modernidad secular y
    atea, y un ataque contra el anticlericalismo y el
    relativismo moral. En
    medio de tanta confusión solo una cosa queda clara: en
    nada se diferencian
    las opciones de algunos musulmanes de las del
    nacional-catolicismo de corte
    más arcaico.

    Otro artículo en contra de las declaraciones de
    Abdennur Prado fue
    publicado en IslamOnline, la página islámica con más
    visitas del mundo. El
    artículo cita las declaraciones de Omar Ribas, quien
    afirma que con su
    propuesta de celebrar matrimonios homosexuales,
    Abdennur Prado sólo
    persigue fines financieros.

    Estos artículos difamatorios han sido objetos de una
    réplica del
    interesado, publicada en Webislam, de la cual Prado
    fue director durante
    cuatro años. En su defensa, reitera la posibilidad de
    celebrar estos
    matrimonios, y afirma basarse en un estudio del Corán
    y de las tradiciones
    del profeta del islam. Prado reconoce que su propuesta
    constituye una
    provocación, y afirma que su intención es la de
    iniciar un debate sobre el
    tema, con el objetivo de erradicar la violencia que
    sufren los homosexuales
    en muchos países musulmanes.

    Según Abdennur Prado, las referencias utilizadas a
    menudo para demostrar
    que el islam condena la homosexualidad pueden ser
    objeto de una nueva
    interpretación. Según argumenta, en los capítulos del
    Corán que hablan
    sobre el profeta Lot y los habitantes de Sodoma, no se
    condena la
    homosexualidad, sino la promiscuidad sin freno y la
    violación de los
    extranjeros.

    En un artículo publicado con anterioridad en Rebelión,
    Prado ya había
    arremetido contra la homofobia, a la que califica de
    "ideología demoníaca".

    Curiosamente, mientras esta controversia sucedía en
    España, en Arabia Saudí
    se celebraba un juicio contra unos ciento veinte
    hombres, acusados de
    participar en la celebración de una boda homosexual en
    la ciudad de Medina.
    Un tribunal islámico ha condenado a dos mil latigazos
    y dos años de prisión
    para los cónyuges, doscientos latigazos para 31
    asistentes, y un año de
    prisión para los 70 restantes.

    Tal y como señala Abdennur Prado: "Resulta triste que
    mi comentario haya
    suscitado indignación, y que ante noticias de este
    tipo nos encontremos con
    el silencio de las comunidades. No puedo comprender
    que se considere un
    agravio la sugerencia de celebrar un matrimonio, y se
    tenga tanta
    indiferencia ante la muerte y la persecución de miles
    de personas."

    La clave de todo este asunto no reside tanto en el
    propio hecho de los
    matrimonios gay, sino en las contradicciones que
    muestran muchos musulmanes
    entre las palabras y los hechos: ¿Es cierto que en el
    islam no existe una
    Iglesia, o en verdad esta Iglesia está constituida por
    los clérigos que se
    erigen como 'guardianes de la tradición'? ¿Aceptan los
    musulmanes la
    libertad de conciencia, como tan a menudo les gusta
    proclamar, o en el
    fondo su religión es tan dogmática como cualquier
    otra?

    ---------------------------------------------------


    Fabio Massimo Nicosia a Volin:


    Mi interessa di più sapere se sei favorevole a quella
    legge.
    f
    _________________________________
    ----------------------------------------------------
    Volin:


    Mi pare una legge del tutto irrilevante.
    Facendo astrazione dalla sua ininfluenza, si può
    considerare che
    l'abbinamento di omosessualità e matrimonio farebbe
    rivoltare nella tomba
    un sacco di gente, da Achille a Oscar Wilde.

    Le uniche leggi che potrebbero avere una qualche
    rilevanza sono quelle che
    tendono al dissolvimento del matrimonio e alla miriade
    di microprivilegi
    legati esclusivvamente alla famiglia. Considerare
    nuclei familiari anche i
    single, i terzetti, i quartetti etc. etc. , con o
    senza relazioni
    sessuali, avrebbe un qualche senso. L'equiparazione
    della convivenza ad un
    nucleo familiare, con una semplice presa d'atto del
    fatto da parte delle
    istituzioni e senza bisogno della stipula di un
    contratto
    matrimoniale, andrebbe in questa direzione.

    v
    -----------------------------------------------------
    Da: "Fabio Massimo Nicosia" <fmnicosia@j...>

    Condivido il tuo spirito generale, ma non penso che la
    legge sia
    irrilevante. Incide sul costume e può aprire gli
    ulteriori sviluppi che
    auspichi.
    f
    -----------------------------------------------

    Da: "Fabio Massimo Nicosia" a Luigi Corvaglia:

    "luigi corvaglia"

    > E' una mia impressione o il rigore logico che ti ho
    > sempre riconosciuto qui mostra qualche incrinatura?
    Mi
    > sembra, infatti, che tu abbia finora difeso la
    > conquista del "tuo" diritto insistendo proprio sul
    > dovere del funzionario di obbedire alle leggi.
    > Obbedienza che il suddetto omuncolo dovrebbe fornire
    > osservando la consegna del silenzio in quanto,
    avendo
    > accettato di essere dalla parte dello stato, sarebbe
    > perso alla dignità umana.

    Non credo affatto al concetto di "dovere di obbedire
    alla legge", nemmeno da
    parte del funzionario. Ne ho parlato ne "Il sovrano
    occulto", 2000.


    Oppure vuoi semplicemente il
    > rispetto della legge perchè ciò è strumentale al
    "tuo"
    > diritto conquistato?

    E' semplicemente così. Io difendo il mio diritto da
    chiunque, anche dal
    funzionario, evidentemente.
    Se, storicamente, un mio diritto passa per un'azione
    dello Stato, pretendo
    che il funzionario attivi quel mio diritto, non perchè
    è un suo astratto
    "dovere", ma perchè a me va così.


    >In tal caso, si tratterebbe di
    > una cosa "ad hoc e opportunistica" (le parole che
    hai
    > utilizzato in riferimento all'obiezione). Ti so
    > pensatore di vaglia, ti stimo e sono sicuro che mi
    > saprai spiegare meglio il concetto, perchè così è un
    > pò miserello.

    Il concetto è che nego il diritto del funzionario di
    ledere un mio diritto.
    Torniamo all'esempio del libro, reso noto da Sen.
    Ammettiamo che lo Stato
    tuteli il mio diritto di leggere un libro
    pornografico. Ma arriva un
    funzionario e dice: "la pornografia lede la mia
    coscienza", e mi strappa il
    libro. Ebbene, io nego che in tal caso la sua
    coscienza abbia alcuna
    rilevanza, come non l'avrebbe quella di un comune
    cittadino che pretendesse
    di impormi (e non, si badi, di imporre a sè medesimo!)
    i suoi gusti nella
    lettura.


    >Mi dici che il funzionario è
    > obbligato oggi ad obbedire perchè ieri ha deciso di
    > essere funzionario.


    Ho sopra precisato che non si tratta di obbligo di
    obbedire, ma di non
    legittimazione a porre ostacoli a me: del funzionario
    come di chiunque.

    > ma si, ti ho detto che ti seguo.


    OK, ma io cerco di spiegarmi meglio anche per gli
    altri che leggono, non
    solo per te.


    Solo, nel passaggio
    > dall'astratto al caso concreto, mi sa, rischiamo
    > qualche errore di traduzione. Intanto, non vedo
    > torturati da difendere e torturatori da fermare. I
    gay
    > saranno, al limite, offesi dal fatto di non essere
    > "riconosciuti", nella stessa misura in cui soffrono
    i
    > cattolici se i primi vengono riconosciuti.

    Qui sta l'errore. I gay soffrono per una condizione
    PROPRIA, i cattolici
    soffrono per una condizione ALTRUI. Nego cittadinanza
    alle preferenze sulle
    condizioni altrui (a rigore non è esattamente così, ma
    per capirci).


    E' pur
    > vero che la sofferenza dei gay è più giustificata,
    > perchè riguarda loro in prima persona, in quanto
    > indotti alla "clandestinità" del "more uxorio"
    > (correggimi, nel caso) dalla morale ALTRUI, mentre i
    > cattolici inducono gli ALTRI a questa condizione in
    > base alla morale PROPRIA (condizione simile a quella
    > dello stato che impone la SUA morale ai mezzemaniche
    > comunali). Tutte cose vere, ma che non riguardano il
    > punto centrale del nostro discorso.


    Bene, vedo che diciamo la stessa cosa, solo che per me
    è proprio questo il
    punto centrale.

    >
    >
    > >lo Stato, nel senso del
    > >potere, capitola, se è costretto a legittimare un
    > >diritto di libertà,
    > >incidendo in senso liberale sul costume.
    >
    > trattasi di suicidio, dunque.
    > Non so, Fabio, sai che in genere non disprezzo la
    > logica dei tuoi discorsi, anche se non sempre ne
    > condivido le premesse, però questo mi sembra un
    > discorso che si incarta su se stesso e non sono
    sicuro
    > che stavolta questa tua idea che lo stato, già
    quindi
    > legittimato, abbia il diritto di impedire una
    > disobbedienza sia così libertaria ( ontologicamente)
    > come dici.


    Che diresti se lo Stato dicesse: "hai diritto alla
    difesa, ma l'avvocato può
    rifiutarti"? Mi diresti che di avvocati ce ne sono
    tanti, che c'è un
    mercato, e che quindi se un avvocato mi rifiuta vado
    da un altro.
    Ma il funzionario è un monopolista: se tutti
    obiettano, io dove vado a
    sposarmi ?
    Che obiezione di coscienza è, quella all'applicazione
    di un diritto nostro ?
    E' una vanificazione del diritto, no? Quindi non c'è
    niente di libertario
    nel consentire disobbedienze il cui effetto è la
    vanificazione di un
    diritto: sarebbe l'autorizzazione a un'oppressione.
    PS Lo Stato che si suicida attraverso l'adozione di
    infinite leggi liberali
    è un mio pallino da quasi 30 anni.
    Ci ritorno nel mio ultimo libretto, "Il dittatore
    libertario". A proposito,
    hai letto "Beati possidentes"?
    Scusa le molte autocitazioni.
    f
    ---------------------------------------------------
    Da: luigi corvaglia

    --- Fabio Massimo Nicosia <fmnicosia@j...> ha
    scritto:


    >Non credo affatto al concetto di "dovere di obbedire
    >alla legge", nemmeno da
    >parte del funzionario. Ne ho parlato ne "Il sovrano
    >occulto", 2000.

    confesso di non averlo letto. Cioè, il libro me lo
    facesti comprare, ma poi ho scoperto che non c'erano
    figure. Non è che potresti spiegarmi la cosa in
    sintesi?


    >Io difendo il mio diritto da chiunque, anche dal
    >funzionario, evidentemente.
    >Se, storicamente, un mio diritto passa per un'azione
    >dello Stato, pretendo
    >che il funzionario attivi quel mio diritto, non
    >perchè è un suo astratto
    >"dovere", ma perchè a me va così.

    non so cosa, ma qualcosa non mi quadra... forse
    l'elemento simpaticamente infantile costituito dal
    "perchè si"
    che diventa risposta alla domanda "perchè questo
    sarebbe legittimo?"


    >Il concetto è che nego il diritto del funzionario di
    >ledere un mio diritto.
    >Torniamo all'esempio del libro, reso noto da Sen.
    >Ammettiamo che lo Stato
    >tuteli il mio diritto di leggere un libro
    >pornografico. Ma arriva un
    >funzionario e dice: "la pornografia lede la mia
    >coscienza", e mi strappa il
    >libro.

    difficilmente questo sarebbe il comportamento di
    funzionario di uno stato che difende il diritto alla
    pornografia. Se così fosse, mi basterebbe pestarlo e
    farmi ricomprare la rivista. Il tizio non avrebbe una
    grossa potenzialità di rompere le balle in una
    condizione simile e riterrebbe, nella maggior parte
    dei casi, poco conveniente strapparmi la rivista.
    Diverso il caso del funzionario di uno stato etico,
    teocratico, il quale non starebbe certo obiettando pe
    ma, probabilmente, svolgendo con zelo il proprio
    lavoro. E sarebbe grave, perchè in tal caso la
    pornografia sarebbe clandestina.
    Al limite, nel caso in questione, è più plausibile e
    utile pensare all'edicolante di un paese in cui lo
    stato tuteli il diritto alla pornografia ma che
    rifiuti di vendere riviste porno; ora, questa scelta
    è, come tutte le scelte, assolutamente legittima.
    Mentre, l'esempio del matrimonio omosex, è omologabile
    a quello di uno stato che contempli questo diritto
    all'acquisto ed alla vendita di materiale XXX rated e
    vieti agli edicolanti di non vendere
    pubblicazioni pornografiche (cioè li obblighi a
    venderle).
    Ancora, quello turbato nella sua coscienza potrebbe
    essere il prete che mi sorprende all'oratorio mentre
    sfoglio la raccolta deluxe di "Le Ore". E mi strappa la
    rivista. Questo è meno grave del caso del funzionario
    del governo teocratico, perchè se non è lo stato ad
    essere pretesco, di riviste ce ne sono tante. Basta
    tenersi alla larga dagli oratori. Ma poi, se leggo
    riviste porno, perchè vado all'oratorio? Se sono così
    libertario, perchè dovrei voler vedere riconosciuta la
    mia unione omosessuale?

    Ebbene, io nego che in tal caso la sua >coscienza
    abbia alcuna
    >rilevanza, come non l'avrebbe quella di un comune
    >cittadino che pretendesse
    >di impormi (e non, si badi, di imporre a sè
    >medesimo!) i suoi gusti nella
    >lettura.

    condivido. Ma qui, nel caso della coppia gay, intendo,
    non vedo una grave limitazione di un diritto "di per
    sè evidente" (passami l'espressione fuor dalla
    staccionata giusnaturalistica) dell'individuo, bensì
    la pretesa dell'estensione di un artificio
    convenzionale, già inscenato dalle coppie etero, la
    cui unica funzione è, soprattutto qui, connessa a
    faccende di vil moneta (eredità, ecc.). E' legittimo
    pretenderlo? E' ovvio. Come per tutte le pretese. Ci
    mancherebbe. Ma non credo che l'isolato caso del
    funzionario disubbidiente possa essere considerato
    alla stregua del laceratore di riviste porno
    nell'esempio del buon Amartya. Ci saranno altri
    funzionari, no?


    >Ma il funzionario è un monopolista: se tutti
    >obiettano, io dove vado a
    <sposarmi ?

    lo stato è monopolista. I funzionari, come dicevo,
    sono tanti. Tu pensi che per garantire una decente
    approssimazione di libertà sia necessario costringere
    tutti i lacchè dello stato a contribuire al programma
    di liberazione? Tu mi dici: e se tutti obiettano? Al
    di là dell'assurdità della cosa, questa situazione,
    per la legge statistica dei "grandi numeri",
    comporterebbe che la totalità dei funzionari
    disobbedienti diventerebbe un campione altamente
    rappresentativo della popolazione generale. Questo
    creerebbe dei problemi di legittimità nella concezione
    leoniana del diritto come equilibrio di pretese? Non
    so.


    >Che obiezione di coscienza è, quella
    >all'applicazione di un diritto nostro ?
    >E' una vanificazione del diritto, no? Quindi non c'è
    >niente di libertario
    >nel consentire disobbedienze il cui effetto è la
    >vanificazione di un
    >diritto: sarebbe l'autorizzazione a un'oppressione.

    Tutto vero, se qui ci fossero in gioco diritti ed
    oppressione dei diritti. Sarà forse sul concetto di
    oppressione costituita dalla non legalizzazione del
    "matrimonio" omosex (e sul "diritto" della coppia al
    matrimonio) che non ci incontriamo? Credo di si,
    perchè cambiando esempi, i discorsi coincidono.


    >PS Lo Stato che si suicida attraverso l'adozione di
    >infinite leggi liberali
    >è un mio pallino da quasi 30 anni.
    >Ci ritorno nel mio ultimo libretto, "Il dittatore
    >libertario". A proposito,
    >hai letto "Beati possidentes"?

    Dunque, "beati possidentes" l'ho acquistato da
    Piombini (!), un uomo che rende evidente il senso del
    motto vespasiano "pecunia non olet". Lo sto leggendo.
    Trovo interessante e condivisibile tutto quello che ho
    letto finora. Lo stile della scrittura, però, è un
    tantinello pesante, avvocatesco (sai, quelle
    spressioni in disuso nell'italiano post-unitario che
    sento solo dai miei amici dediti alla frequentazione
    di quei postriboli chiamati tribunali), zeppo di
    giuri-logismi e termini para-filosofici ("non-tuismo",
    per esmpio) che ne rendono la lettura alquanto
    difficoltosa per un primo approccio al tema. Io, che
    non sono un neofita, che so cos'è, ad esempio, il
    "mondo 3" perchè ho letto Popper e cose così, devo
    veramente farmi un pò di violenza per terminare un
    capitolo.
    Stavo quindi per scriverti e chiederti se non avessi
    pensato ad un agile libretto in cui esponi in maniera
    elementare e linguaggio civile le stesse nozioni, così
    come sei uso fare in lista. Mi sembra di capire che
    questo "il dittatore libertario" sia proprio quel tipo
    di cosa, visto che riferisci dei nostri dibattiti.
    Voglio leggere questa cosa del suicidio statale. Ma
    uno in buona salute difficilmente si suicida.
    Bisognerà indurlo alla depressione.


    >Scusa le molte autocitazioni.

    Sai, una volta ci sono rimasto male. Ti avevo chiesto
    un parere su Van Parjis e tu mi hai risposto che ci
    avevi scritto un saggio nel '97 e potevo andare a
    cercarmelo..

    lc
    ------------------------------------------------------
    "luigi corvaglia"


    > >Non credo affatto al concetto di "dovere di
    obbedire
    > >alla legge", nemmeno da
    > >parte del funzionario. Ne ho parlato ne "Il sovrano
    > >occulto", 2000.
    >
    > confesso di non averlo letto. Cioè, il libro me lo
    > facesti comprare, ma poi ho scoperto che non c'erano
    > figure. Non è che potresti spiegarmi la cosa in
    > sintesi?


    Volevo fare una joint venture con "Le Ore" per le
    figure, ma la Franco
    Angeli ha rifiutato.
    Quanto al dovere, o meglio obbligo, di obbedire alla
    legge, la mia critica è
    su due fronti: uno, il concetto in sè di obbligo, di
    cui nego abbia
    significato.
    Secondo, la struttura linguistica di una norma
    giuridica è quella di una
    minaccia, che non crea "obblighi", ma semplicemente ti
    dice che cosa ti
    succede (se il minacciante ci riesce) se agisci in un
    certo modo: per cui
    critico concetti come "osservare" una legge,
    "ottemperare" a essa, e simili.
    Da qui anche la mia critica alla nozione di
    "disobbedienza civile", che
    presuppone che uno sia tenuto a "obbedire" a una
    legge, il che non è,
    essendo impossibile (io introduco semmai il concetto
    di "disobbedienza
    incivile", che doveva essere il titolo originario del
    libro).



    > non so cosa, ma qualcosa non mi quadra... forse
    > l'elemento simpaticamente infantile costituito dal
    > "perchè si"
    > che diventa risposta alla domanda "perchè questo
    > sarebbe legittimo?"


    Infatti non c'entra la legittimità, c'entra il mio
    bruto interesse a che il
    mio "diritto", ossia la mia pretesa, sia riconosciuta.


    >
    >
    > >Il concetto è che nego il diritto del funzionario
    di
    > >ledere un mio diritto.
    > >Torniamo all'esempio del libro, reso noto da Sen.
    > >Ammettiamo che lo Stato
    > >tuteli il mio diritto di leggere un libro
    > >pornografico. Ma arriva un
    > >funzionario e dice: "la pornografia lede la mia
    > >coscienza", e mi strappa il
    > >libro.
    >
    > difficilmente questo sarebbe il comportamento di
    > funzionario di uno stato che difende il diritto alla
    > pornografia. Se così fosse, mi basterebbe pestarlo e
    > farmi ricomprare la rivista. Il tizio non avrebbe
    una
    > grossa potenzialità di rompere le balle in una
    > condizione simile e riterrebbe, nella maggior parte
    > dei casi, poco conveniente strapparmi la rivista.
    > Diverso il caso del funzionario di uno stato etico,
    > teocratico, il quale non starebbe certo obiettando
    pe
    > ma, probabilmente, svolgendo con zelo il proprio
    > lavoro. E sarebbe grave, perchè in tal caso la
    > pornografia sarebbe clandestina.

    Il funzionario nel mio caso sarebbe ridotto a un
    privato qualsiasi ? Ma in
    fondo lui percepisce sè come funzionario, anche se
    trasgredisce la legge.
    Lui non si percepisce come quisque de populo, ma come
    funzionario in
    obiezione di coscienza. Per cui continuo a credere che
    il mio esempio abbia
    senso.


    > Al limite, nel caso in questione, è più plausibile
    e
    > utile pensare all'edicolante di un paese in cui lo
    > stato tuteli il diritto alla pornografia ma che
    > rifiuti di vendere riviste porno; ora, questa
    scelta
    > è, come tutte le scelte, assolutamente legittima.

    L'edicolante è un operatore del mercato, non un
    funzionario. Se non vuole
    vendere pornografia, basta che non si rifornisca, e
    nessuno andrà a cercarla
    da lui. Pensa che mia mamma (ora defunta) tempo fa per
    investimento comprò
    un'edicola in una zona piena di concorrenti carichi di
    cassette porno, e per
    timore di fare qualcosa di illegale (in effetti non è
    chiaro l'attuale
    regime giuridico del porno in Italia) si astenne dalla
    stessa attività.
    Naturalmente dovette vendere l'edicola.


    > Mentre, l'esempio del matrimonio omosex, è
    omologabile
    > a quello di uno stato che contempli questo diritto
    > all'acquisto ed alla vendita di materiale XXX rated
    e
    > vieti agli edicolanti di non vendere
    > pubblicazioni pornografiche (cioè li obblighi a
    > venderle).

    Uno Stato del genere renderebbe gli edicolanti dei
    funzionari pubblici, come
    dicono i giuristi, la loro attività sarebbe
    "funzionalizzata".


    > Ancora, quello turbato nella sua coscienza potrebbe
    > essere il prete che mi sorprende all'oratorio mentro
    > sfoglio la raccolta delux di "Le Ore". E mi strappa
    la
    > rivista. Questo è meno grave del caso del
    funzionario
    > del governo teocratico, perchè se non è lo stato ad
    > essere pretesco, di riviste ce ne sono tante. Basta
    > tenersi alla larga dagli oratori. Ma poi, se leggo
    > riviste porno, perchè vado all'oratorio?


    Beh, se si considera che l'oratorio è finanziato dallo
    Stato, sarebbe anche
    giusto che al suo interno fossero riconosciuti tutti i
    diritti civili,
    compreso quello di leggere porno. Ti rendo noto,
    peraltro, che io ho fatto
    le elementari dai preti, e proprio ivi ebbi modo di
    visionare il mio primo
    giornale porno.


    Se sono così
    > libertario, perchè dovrei voler vedere riconosciuta
    la
    > mia unione omosessuale?


    Percè o tutti o nessuno. O aboliamo l'istituto del
    matrimonio, in quanto
    statalista, e ammettiamo solo legami volontari di
    fatto; ovvero, se
    l'istituto c'è, è discriminatorio ammetterlo per
    determinate categorie di
    cittadini e non per altre. Che diresti di un divieto
    di sposarsi imposto ai
    negri e agli ebrei, giustificato dicendo che tanto il
    matrimonio non è
    libertario, e quindi, che hanno da lamentarsi ?



    > condivido. Ma qui, nel caso della coppia gay,
    intendo,
    > non vedo una grave limitazione di un diritto "di per
    > sè evidente" (passami l'espressione fuor dalla
    > staccionata giusnaturalistica) dell'individuo,
    bensì
    > la pretesa dell'estensione di un artificio
    > convenzionale, già inscenato dalle coppie etero, la
    > cui unica funzione è, soprattutto qui, connessa a
    > faccende di vil moneta (eredità, ecc.). E' legittimo
    > pretenderlo? E' ovvio. Come per tutte le pretese.

    La pretesa è però fondata sulla parità di trattamento
    e sul principio di
    eguaglianza di fronte alla legge.



    > lo stato è monopolista. I funzionari, come dicevo,
    > sono tanti. Tu pensi che per garantire una decente
    > approssimazione di libertà sia necessario
    costringere
    > tutti i lacchè dello stato a contribuire al
    programma
    > di liberazione? Tu mi dici: e se tutti obiettano? Al
    > di là dell'assurdità della cosa, questa situazione,
    > per la legge statistica dei "grandi numeri",
    > comporterebbe che la totalità dei funzionari
    > disobbedienti diventerebbe un campione altamente
    > rappresentativo della popolazione generale. Questo
    > creerebbe dei problemi di legittimità nella
    concezione
    > leoniana del diritto come equilibrio di pretese? Non
    > so.

    Insomma, basta che ci sia un numero sufficiente di
    funzionari tale da
    consentire di non boicottare la domanda di matrimonio.
    La questione è
    empirica.




    > Tutto vero, se qui ci fossro in gioco diritti ed
    > oppressione dei diritti. Sarà forse sul concetto di
    > oppressione costituita dalla non legalizzazione del
    > "matrimonio" omosex (e sul "diritto" della coppia al
    > matrimonio) che non ci incontriamo? Credo di si,
    > perchè cambiando esempi, i discorsi coincidono.


    Ripeto, non sarà una chiara "oppressione", però è una
    discriminazione
    ingiustificata. Il privato può discriminare, il
    pubblico no.



    > Dunque, "beati possidentes" l'ho acquistato da
    > Piombini (!), un uomo che rende evidente il senso
    del
    > motto vespasiano "pecunia non olet".


    Potevi prenderlo dall'editore, così non arricchivi
    quel simpatico baciapile.


    Lo sto leggendo.
    > Trovo interessante e condivisibile tutto quello che
    ho
    > letto finora. Lo stile della scrittura, però, è un
    > tantinello pesante, avvocatesco (sai, quelle
    > spressioni in disuso nell'italiano post-unitario che
    > sento solo dai miei amici dediti alla frequentazione
    > di quei postriboli chiamati tribunali), zeppo di
    > giuri-logismi e termini para-filosofici
    ("non-tuismo",
    > per esmpio) che ne rendono la lettura alquanto
    > difficoltosa per un primo approccio al tema. Io, che
    > non sono un neofita, che so cos'è, ad esempio, il
    > "mondo 3" perchè ho letto Popper e cose così, devo
    > veramente farmi un pò di violenza per terminare un
    > capitolo.

    Il non tuismo non è un mio pallino, è un termine
    tecnico degli economisti
    che io cito. Il mio linguaggio ricorre ai termini
    tecnici necessari, ma
    cerco sempre di dare armonia al periodare.


    > Stavo quindi per scriverti e chiederti se non avessi
    > pensato ad un agile libretto in cui esponi in
    maniera
    > elementare e linguaggio civile le stesse nozioni,
    così
    > come sei uso fare in lista. Mi sembra di capire che
    > questo "il dittatore libertario" sia proprio quel
    tipo
    > di cosa, visto che riferisci dei nostri dibattiti.

    Il dittatore libertario è un libretto che alterna
    parti un po' tecniche a
    parti più divulgative. Dovrebbe piacerti di più,
    perchè esce dalla filosofia
    del diritto per parlare di politica.



    > Voglio leggere questa cosa del suicidio statale. Ma
    > uno in buona salute difficilmente si suicida.
    > Bisognerà indurlo alla depressione.


    Buona questa, da psicologo appunto.
    La mia idea è che i libertari devono governare e
    smantellare lo Stato dal
    governo.


    >
    >
    > >Scusa le molte autocitazioni.
    >
    > Sai, una volta ci sono rimasto male. Ti avevo
    chiesto
    > un parere su Van Parjis e tu mi hai risposto che ci
    > avevi scritto un saggio nel '97 e potevo andare a
    > cercarmelo..


    Non avrò detto così. Intendevo dire che il discorso
    era lungo e non potevo
    riassumerlo, e allora ti ho dato una peraltro
    utilissima indicazione
    bibliografica. Oppure volevo semplicemente farti
    sapere che avevo scritto un
    saggetto su Van Parijs, senza voler essere scortese.
    Comunque si trova anche
    in quello che probabilmente è il mio libro di maggior
    successo (l'editore è
    molto attivo!), "Il diritto di essere liberi" di
    Leonardo Facco (si può
    ordinare in rete, anche da Piombini...).
    f
    -------------------------------------------

  4. #14
    RenzoAudisio
    Ospite

    Predefinito

    Corvaglia,
    Ti ringrazio del documento di discussione con cui ci hai deliziato.
    L'avvocato Fabio Massimo Nicosia, pur essendo segnatamente un avvocato, e per giunta un "terùn" come te (anche se poi i suoi libri sono editi dal giornalista della Padania Leonardo Facco), lo conoscevamo già molto bene e lo sapevamo apprezzare, in tutte le sue sfaccettature.

    Ho invece particolarmente apprezzato il tuo passaggio:
    Io ho puntato l'attenzione sul fatto che uno stato "apre" ai gay, esattamente come uno stato "concede" la libertà di stampa. Si sente, cioè, il proprietario delle libertà, per cui le può
    togliere, le può concedere, le può, addirittura, imporre. La domanda è: ha diritto di farlo?
    Mi piace!

  5. #15
    Silvioleo
    Ospite

    Predefinito


    comunque credo di essere contrario alle unioni gay piu' che altro perchè mi fanno schifo,volendo proprio essere sinceri.

  6. #16
    RenzoAudisio
    Ospite

    Predefinito

    Originally posted by Silvioleo

    comunque credo di essere contrario alle unioni gay piu' che altro perchè mi fanno schifo,volendo proprio essere sinceri.
    Siamo totalmente fuori tema Silvioleo, ma ti dirò che se tu avessi letto Freud, sapresti che quello "schifo" ti deriva dal fatto che un po' "ricchione" lo sei pure tu... sono certo che il Dott. Luigi Corvaglia (Psicoterapeuta non so bene se Psichiatra o Psicanalista) te lo potrebbe confermare

  7. #17
    Silvioleo
    Ospite

    Predefinito

    Originally posted by RenzoAudisio
    Siamo totalmente fuori tema Silvioleo, ma ti dirò che se tu avessi letto Freud, sapresti che quello "schifo" ti deriva dal fatto che un po' "ricchione" lo sei pure tu... sono certo che il Dott. Luigi Corvaglia (Psicoterapeuta non so bene se Psichiatra o Psicanalista) te lo potrebbe confermare
    a sto punto esco allo scoperto...andiamo a cena renzuccio?

  8. #18
    Estremista della libertà
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Stanza dei bottoni del Forum "Libertarismo"
    Messaggi
    18,289
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Originally posted by Ronald
    Il riconoscimento legale delle coppie omosessuali è soltanto uno spregiudicato e deplorevole tentativo di allargare l'ambito di coloro ai quali lo Stato elargisce aiuti economici in quanto nuclei familiari.
    ...altro che libertarismo , si tratta del peggior Welfare State!!!

    Il bello , poi , è che alla base dei privilegi per le giovani coppie c'era l'idea di voler agevolare economicamente chi decideva di unirsi per fare figli , ovvero , oggi offro io ma domani mi riprendo tutto ( e magari con gli interessi ) da tuo figlio.
    Agevolare omossessuali che , per ovvi motivi naturali e fisiologici , non potranno mai generare figli , è un'operazione priva di ogni logica ... anche dal punto di vista ( poco condivisibile ) statalista.
    Quoto senza aggiungere altro.

  9. #19
    RenzoAudisio
    Ospite

    Predefinito

    Ma che cavolo ragazzi!
    Luigi Corvaglia ci ha portato un ricchissimo documento di discussione, con il contributo di Fabio Massimo Nicosia ed altri... e noi siamo stati soltanto capaci di seppellirlo con battutacce sui gay e citazioni di Ronnie...
    che figura penosa, da bar sport, ci stiamo facendo!


    P.S. per Silvioleo: accidenti.... tra i tanti "radiculi" (come dice Steppen) che circolano in questo forum, con bella effige pannelliana, dovevi proprio venire allo scoperto con me?
    Ma vaffanc... hem no cioè: "auguri e figli maschi"...

  10. #20
    Silvioleo
    Ospite

    Predefinito

    Originally posted by RenzoAudisio
    Ma che cavolo ragazzi!
    Luigi Corvaglia ci ha portato un ricchissimo documento di discussione, con il contributo di Fabio Massimo Nicosia ed altri... e noi siamo stati soltanto capaci di seppellirlo con battutacce sui gay e citazioni di Ronnie...
    che figura penosa, da bar sport, ci stiamo facendo!


    P.S. per Silvioleo: accidenti.... tra i tanti "radiculi" (come dice Steppen) che circolano in questo forum, con bella effige pannelliana, dovevi proprio venire allo scoperto con me?
    Ma vaffanc... hem no cioè: "auguri e figli maschi"...
    io non ho fatto mica battutacce,ho detto che mi fan schifo,e che questo è il motivo principale per cui avverso le loro unioni,piu' che tasse agevolazioni o quant'altro...

 

 
Pagina 2 di 14 PrimaPrima 12312 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Gli indignati a Roma sono quattro gatti e tutti spagnoli
    Di sorci verdi nel forum Destra Radicale
    Risposte: 97
    Ultimo Messaggio: 24-05-11, 21:59
  2. Sono contrario au matrimoni misti : cosa ne pensate
    Di R.MIEVILLE nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 08-01-09, 17:40
  3. Gli spagnoli sono agguerritissimi..
    Di blob21 nel forum Fondoscala
    Risposte: 31
    Ultimo Messaggio: 22-06-08, 20:25
  4. Sentite Come Sono Forti I Telecronisti Spagnoli
    Di SPYCAM nel forum Fondoscala
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 08-07-06, 00:09
  5. FSE. Ci sono i socialisti francesi e spagnoli, ma non i Ds
    Di Barbera nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 5
    Ultimo Messaggio: 18-10-04, 10:12

Chi Ha Letto Questa Discussione negli Ultimi 365 Giorni: 0

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito