Dal sito nazionale dei DS:
Il gonfalone del Comune alla commemorazione delle vittime del nazismo? «No, bisogna risparmiare sugli straordinari ai vigili»
C'è qualcuno che non conosce Giancarlo Gentilini? E' stato per molto, troppo tempo sindaco di Treviso...
C’è qualcuno che non conosce Giancarlo Gentilini? E’ stato per molto, troppo tempo sindaco di Treviso, sindaco famoso solo per il suo razzismo e il suo sfrenato disconoscimento delle radici della nostra democrazia repubblicana. E’ stato il sindaco-sceriffo della Lega che esalta la “razza Piave”. Che ha eliminato le panchine per evitare che gli immigrati deturpino il civico decoro. Gli immigrati? «Travestiamoli da leprotti, così i nostri cacciatori potranno esercitarsi…». La sicurezza? «Bastano i miei berretti verdi. Che dipendano da me senza interferenze di prefetto o questore». Bene, quest’uomo non poteva, per legge, essere daccapo sindaco. E allora ha scelto un suo compare leghista, Gian Paolo Gobbo, l’ha fatto eleggere al suo posto; e si è fatto nominare vicesindaco: così in comune continua a comandare sempre e solo lui. Lunga questa premessa, ma assolutamente necessaria per capire la storia che il senatore diessino Marcello Basso ha segnalato al ministro dell’Interno; e necessaria anche per afferrare il senso della vergognosa copertura che a Gentilini hanno offerto la prefettura e lo stesso Viminale.
A settembre dell’anno scorso, dunque, l’Anpi di Treviso promuove una manifestazione sul Cansiglio in occasione del sessantesimo anniversario del rastrellamento nazista in quella località montana del Trevigiano dove operavano consistenti formazioni partigiane. Sollecitati a inviare il gonfalone comunale, sindaco e vicesindaco di Treviso rispondono di no. Di più e di peggio: il vicesindaco, cioè lo sceriffo leghista Gentilini, accusa l’Anpi (vedi le cronache dal quotidiano “Il Corriere del Veneto”) di strumentalizzazioni politiche delle celebrazioni e dichiara che «l’Anpi, dopo sessant’anni, anziché lavorare per la composizione della pace, continua a fomentare l’odio nella società», cioè a ricordare le infamità del nazifascismo. Da qui una querela dell’Associazione dei partigiani a Gentilini per calunnia e diffamazione.
Il rifiuto di mandare il gonfalone al Consiglio «è certamente facoltà del sindaco – aveva notato Basso nell’interrogazione al ministro dell’Interno –, ma appaiono inqualificabili e ingiustificabili le accuse rivolte all’Anpi, accuse che contribuiscono ad alimentare inopportune tensioni e impediscono una corretta lettura della nostra storia». E allora: «Quali provvedimenti il ministro intende adottare per richiamare i sindaci all’osservanza del dovere istituzionale del rispetto della storia del Paese e delle associazioni che rappresentano uomini liberi e coraggiosi che hanno combattuto il nazifascismo e restituito la democrazia all’Italia?».
Assolutamente stupefacente il seguito. Macché «motivazioni di ordine politico, come rimarcato dalla stampa locale», ha spiegato molti mesi dopo, e con pacioso sussiego, il sottosegretario forzista D’Alì: «La decisione del mancato invio del gonfalone» (notata la bella costruzione della frase?) «ha avuto origine da motivazioni più semplici e oggettive quali la necessità di contenere le ore straordinarie a carico della locale polizia municipale secondo le recenti restrittive norme imposte agli enti locali». E da dove ha saputo D’Alì questa pretestuosa storiella degli straordinari? Gliel’ha raccontata il sindaco non direttamente ma «tramite la locale prefettura» tanto amata dal vicesindaco Gentilini! E tanto il signor prefetto quanto il signor sottosegretario hanno dato credito a questa bugia. Una bugia che ha le gambe così corte da essere – come si è visto – sbugiardata dallo stesso sceriffo leghista.