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  1. #21
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    Predefinito Re: Re: Re: Una bufala la cacciata di Biagi È stato lui a chiedere di lasciare

    In Origine Postato da Silvioleo
    Tutto è relativo. Se la soddisfazione della pressione esterna per te è più importante del futuro dell'azienda la danneggi. In realtà il tuo obiettivo prioritario non è l'azienda, ma soddisfare chi fa quella richiesta. Potrebbe essere qualcuno esterno, ma anche un executive particolamente stupido. In generale si lega l'asino dove vuole il padrone. A meno di non essere disposto ad essere il prossimo sulla lista. Nel caso della RAI credo che chi ha eseguito gli ordini non avesse, e non abbia, neanche queste remore.

  2. #22
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    In Origine Postato da matteomatteo
    Senti, hai almeno letto quello che ho scritto? Ho detto che e' vero che Biagi si e' accordato. Ma la questione e' andata esattamente come ho postato io, checche' ne dica il quotidiano diretto dal tuo sodale Belpietro (se vuoi vedere la serie impressionante di bufale de "Il Giornale", cercati qualche 3d del forumista brunik). Per quanto riguarda i miei presunti abbagli, aspetto ancora che me li dimostri nel thread da te abbandonato. Mi dai comunque l'impressione di una faziosita' ottusa e disonesta, contro la quale c'e' ben poco da fare. Propongo a tutti quelli che leggono, da ora in poi, di ignorare Amati75 e le sue fandonie.


    Da me abbandonato (me se ti ho detto chiaramente che semplicemtne sono staot fuori pe rlavoro, che faccio non lavoro per ripsdnerti a te?)..me se ne ho aperto un altro, dove puoi tranquillamente partecipare ( e come puoi vedere dal titolo, e un 3D che ogni tanto riposto...), non solo..ma se ti smentisci da solo (affermaqndo cose, che batsaifnroamrsi si vede subiuto che sono inesatte, en vuoi un esempio veloce? La tua affermaizone che se chiude GM ad esempio, e la Toyota ad esempio ne prende le quote, si sono persi Centri ricerca ecc ecc... vedi se tu sapessi cosa stai dicendo sparesti anche che la Toyota oltre ad avere 11 impianti manufatturieri ha centri di R&D e progettistica in USA)... ma perfavore va non quel 3D l'unica cosa che hai dimostrato e che non consoci per nulla quello di cui si stava parlando.. dai perfavore... evita...

    Stesso caso qui.. a me delle vostre interpretazioni interessa poco, mi interessa quello che ha scritto Biagi in questione, il resto sono per l'appunto bla bla bla.

  3. #23
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    In Origine Postato da ossoduro
    Dopo il "proclama bulgaro" - con cui il presidente del Consiglio ha dato l'ordine di cacciare via Biagi, Santoro e Luttazzi dalla Rai - i casi di censura televisiva si sono susseguiti con una frequenza impressionante. E anche la carta stampata non se la passa bene: pressioni e intimidazioni sono all'ordine del giorno.

    "L'Italia è al cinquantatreesimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. L'avete mai sentito dire in televisione o al telegiornale? No? Appunto!". Era una delle battute che meglio coglievano nel segno tra le tante pronunciate da Sabina Guzzanti il 16 novembre 2003, su Rai Tre, nel corso della prima puntata di "RaiOt". Prima e ultima, come è noto, perché quella trasmissione fu subito sospesa e poi chiusa.

    La classifica in questione è quella stilata da Reporters sans frontières (Rsf), un'organizzazione internazionale che si occupa di denunciare i casi di giornalisti minacciati, incarcerati o assassinati. Casomai a qualcuno venisse il sospetto che si tratti dei "soliti comunisti", può essere utile notare che Cina, Corea del nord e Cuba sono - meritatamente - agli ultimissimi posti della classifica.

    "Il conflitto di interessi di Berlusconi, allo stesso tempo capo dell'esecutivo e proprietario di un impero mediatico - si legge nel rapporto di Rsf - non è ancora risolto. Inoltre un progetto di legge sulla riforma del sistema audiovisivo [la legge Gasparri], tagliato su misura per gli interessi del premier, rischia di aggravare le minacce che pesano sul pluralismo dell'informazione in Italia".

    Biagi, Santoro e Luttazzi: i primi della lista
    Ma il caso "RaiOt" fa parte di una lunga lista di censure clamorose. Tutto è cominciato due anni fa, nell'aprile del 2002, con quello che ormai viene ricordato come il "proclama bulgaro" di Berlusconi. Da Sofia, dove si trovava in visita, il presidente del Consiglio ha parlato così ai giornalisti che lo ascoltavano attoniti: "Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi hanno fatto un uso criminoso della televisione pubblica: credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga". Detto fatto. Tutti e tre sono stati immediatamente cacciati. La censura non si è limitata a colpire le trasmissioni condotte dai giornalisti Biagi e Santoro e lo spettacolo del comico Luttazzi (che non hanno ottenuto la conferma per la stagione televisiva successiva), ma ha prodotto una vera e propria ostracizzazione mediatica.

    "Il fatto" faceva un ottimo ascolto e - particolare non trascurabile - il suo conduttore è considerato unanimemente uno dei più grandi giornalisti italiani. Chiudere una trasmissione con queste credenziali è, sia sotto il profilo giornalistico che dal punto di vista puramente "economico", un'assurdità difficilmente giustificabile. Ma ciò che un giorno probabilmente verrà visto come una pagina nera della storia del nostro paese è che da allora Enzo Biagi non è potuto mai più comparire in televisione. Al conduttore Paolo Bonolis, lo scorso autunno, era venuto in mente di invitarlo a "Domenica in", ma ha dovuto subito rinunciare di fronte a pressioni fortissime. Intervistato dal-l'Espresso, Bonolis ha detto di essere un elettore di Forza Italia "pentito", deluso anche da episodi gravi come questo. Ma il desiderio di continuare a lavorare ha prevalso e ben presto il conduttore si è rimangiato tutto. E il 15 marzo scorso è iniziata la nuova striscia serale di Rai Uno ("Batti e ribatti") che ha la stessa collocazione oraria de "Il fatto". Il conduttore, Pierluigi Battista, aveva pensato di invitare proprio Biagi. Ma ancora una volta, puntuale, è arrivato l'altolà (spontaneo?) del direttore generale Flavio Cattaneo.

    Per quanto riguarda Luttazzi, va detto che il motivo scatenante della sua cacciata è stato, più che le sue battute di satira politica, l'aver invitato in trasmissione il giornalista Marco Travaglio per presentare il suo libro sulle vicende giudiziarie di Berlusconi. Allievo di Indro Montanelli (quindi sicuramente bravo e non "sospetto di comunismo", anche volendosi prestare a questo gioco berlusconiano di un neomaccartismo fuori tempo massimo) e fustigatore intransigente dei corrotti, Travaglio è un giornalista poco amato anche a sinistra. La sua presenza all'Unità è malvista dal gruppo dirigente della quercia, che del resto considera ormai come un corpo estraneo il giornale di Furio Colombo, troppo critico nei confronti dell'editore di riferimento. Sulle pagine dell'Unità continuano a scorrazzare liberamente tutti i diessini critici, i girotondini, gli occhetto-dipietristi e ultimamente anche i nuovi fuoriusciti (protagonisti di quella saga interminabile che potremmo intitolare "Anno 2004: fuga dai Ds", e che ha visto andarsene un pezzo consistente dell'intellettualità di sinistra: dallo storico Nicola Tranfaglia al filosofo Gianni Vattimo, dal critico letterario e scrittore Alberto Asor Rosa ai senatori Antonello Falomi e Tana De Zulueta. E il 2004 è ancora lungo).

    Una censura tira l'altra
    Tornando alla televisione di Stato, c'è un altro giornalista (anch'egli, come Travaglio e Biagi, "non comunista") che ha subito una censura, questa volta addirittura preventiva. Massimo Fini era stato chiamato a condurre una trasmissione ("Cyrano") che doveva partire il 30 settembre 2003 su Rai Due, peraltro a tarda notte. Ma poche ore prima della messa in onda è stata soppressa. Fini racconta che il direttore di Rai Due Antonio Marano lo ha convocato dicendogli che il progetto gli piaceva, ma purtroppo c'era "un veto nei suoi confronti da parte di una persona cui non possiamo resistere". Un linguaggio che ricorda in modo inquietante quello del Padrino: "una proposta che non si può rifiutare". Anche Fini fa parte (e non da ieri) di quella lista nera di giornalisti scomodi che non possono parlare in Tv, neanche alle due di notte. Ma come lui ce ne sono tanti altri, come per esempio Giorgio Bocca, Curzio Maltese o Peter Gomez, per i quali la conduzione di una trasmissione non è stata mai neanche ipotizzata e che in televisione di questi tempi non si vedono mai.

    E ancora: nel novembre scorso era previsto che Paolo Rossi fosse ospite a "Domenica in", ma poi all'ultimo momento l'invito è stato ritirato perché il comico voleva leggere alcune pagine di Pericle, dove il politico ateniese afferma che "un cittadino in nessun caso si occupa delle pubbliche faccende per risolvere le sue questioni private".

    C'è poi un caso di censura evitata per un soffio, un tentativo non riuscito di intimidazione. Lo ha messo in atto la maggioranza contro Enrico Deaglio, che nella puntata del 4 gennaio 2004 dell'Elmo di Scipio, aveva intervistato Bill Emmott, direttore dell'Economist, il settimanale che ha fatto spesso infuriare Berlusconi (che infatti lo ha ribattezzato "Ecomunist"). Il periodico inglese da tempo pone domande ben precise e rivolge critiche argomentate al Cavaliere, che si rifiuta però di rispondere e ogni tanto fa anche partire una bella querela. Ma sono in pochi, anche tra i giornalisti, a scandalizzarsi per il fatto che il presidente del Consiglio non risponda mai alle domande considerate scomode. Insorge invece tutto il centrodestra quando qualcuno osa parlare di Berlusconi "senza contraddittorio", dimenticando di dire che il solo a rifiutare il contraddittorio è proprio il premier ("non vado in Tv a parlare con chi offende, insulta e mistifica").

    Ultimamente i casi di censura si sono moltiplicati con una rapidità tale che anche le persone più indignate hanno cominciato a farci l'abitudine, tendendo a considerare ogni episodio di censura come un fatto che si compie in un lasso di tempo determinato: una notizia che resta di attualità per un certo periodo e poi diventa vecchia. Non è facile conquistare la percezione esatta del fatto che Enzo Biagi non è stato censurato nell'aprile del 2002 o, più genericamente, due anni fa, ma ogni giorno, dal-l'aprile 2002 fino a quando non gli sarà permesso di tornare in televisione. E così per tutti gli altri. Di censura però si parla ormai sempre meno e quei pochi che osano rompere la spirale del silenzio vengono trattati, nel migliore dei casi, come dei noiosi monomaniaci. Nelle settimane successive alla chiusura di "RaiOt", le manifestazioni e gli spettacoli di protesta (sotto lo slogan "Ora basta!") hanno visto scendere in piazza decine di migliaia di persone in tutta Italia. Si sono mobilitati numerosi intellettuali, artisti, giornalisti e politici. Ma, a parte qualche rarissima eccezione, per i quotidiani di questo paese non è successo assolutamente nulla. Dalla televisione, poi, il silenzio più assoluto. Segno indiscutibile di una stampa libera e obiettiva, cantava con ironia Antonello Venditti molti anni fa.

    Sulla televisione si gioca la partita più grossa e quindi è lì che la censura è più feroce. I giornali invece li leggono in pochi, e comunque si tratta di persone politicamente già orientate, che scelgono di comprare un quotidiano anziché un altro. In quel caso - spiegano i sociologi - l'esposizione e la percezione sono molto più selettive. Ciononostante, anche nella carta stampata non mancano certo pressioni e intimidazioni. Nella maggior parte dei casi, però, producono un'autocensura da parte del giornalista che preferisce non pestare troppo i piedi al potere per non correre rischi.
    Ecco, questi sono fatti e non bufale da cialtroni.
    Un paese che che per libertà di stampa si trova al 53° posto al mondo dovrebbe schifare i mascalzoni come De Feo per quello che sono: inetti leccaculo, bugiardi e inutili, ladri di stipendi.

  4. #24
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    Predefinito Re: Re: Una bufala la cacciata di Biagi È stato lui a chiedere di lasciare

    In Origine Postato da Nelson
    Quella di De Feo è una vecchissima bufala! Mi merviglio di te Amati, spesso fai post ragionevoli, ma qui non distingui la propaganda cialtrona e stracciona dai fatti. E' ovvio che la cacciata non è stato un licenziamento. Dici di essere un dirigente, allora dovresti sapere benissimo che per mandare via qualcuno che abbia un ruolo di rilievo il modo che presta meno il fianco è metterlo nella condizione di dover essere lui a lasciare.
    Fu la chiusura ingiustificata e ingiustificabile (soprattutto dal punto di vista aziendale) del "Fatto", presentando proproste alternative incongrue e professionalmente umilianti che costrinsero Biagi ad andarsene.
    Se tu intendi, su pressioni esterne, licenziare il direttore di un settore importante della tua azienda, ma che ha un contratto di ferro, cosa fai? Chiudi la linea di prodotto, attività o progetto principale di cui lui è responsabile, via via riducendo al minimo budget e risorse assegnate (le scuse sono infinite, non sto ad elencarle per non insultare la tua intelligenza). Alla fine gli proponi progetti secondari o che un buon dirigente sa essere destinati al fallimento per ragioni intrinseche o per la prevedibile carenze di risorse. A quel punto l'oggetto delle tue attenzioni ha due scelte:

    1 - dimettersi;
    2 - perdere prestigio, valore e potere contrattuale legandosi ad un fallimento prevedibile.

    Non so se tu saresti tanto fesso da scegliere la seconda ipotesi. Biagi a 80 anni, fatti di successi, sicuramente no.

    Resta il fatto che per fare le scarpe a quel dirigente hai danneggiato la tua azienda.
    Aggiungo che, avendo qualche parente dirigente in RAI, posso dire che Biagi e Santoro sono stati solo due casi noti, ma questo giochetto è stato fatto sistematicamente nei confronti di molti dei migliori professionisti dell'azienda. Sono saltati contratti con la BBC per sistemi di trasmissione e distribuzione del segnale avanzati, sostituiti da tecnologie decotte e già scartate da altre aziende europee del settore (ma soprattutto scartate dall'azienda concorrente principale). Alla faccia della concorrenza e dell'innovazione.

    Per piacere, lascia stare la propaganda!
    Propaganda?

    Abbiamo BIAGI che lascia la RAI , e per sua ammissione... non e' stato cacciato, come sostenuto da mlti in questi anni.
    Abbiamo ora che gli hanno creato le condizioni, ha detta di chi? Secondo voi il FATTO faceva buoni ascolti, secondo Sacca no, erano in calo.. avete i dati per dargli torto?

    Oltre a questo a Biagi furono offerte altre opzioni di programmi, ovviamente ha preferito i 3 miliardi ricevuti, oltre che farsi passare da martire, piuttosto che farli.

  5. #25
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    Predefinito Re: Re: Re: Una bufala la cacciata di Biagi È stato lui a chiedere di lasciare

    In Origine Postato da Amati75
    Propaganda?

    Abbiamo BIAGI che lascia la RAI , e per sua ammissione... non e' stato cacciato, come sostenuto da mlti in questi anni.
    Abbiamo ora che gli hanno creato le condizioni, ha detta di chi? Secondo voi il FATTO faceva buoni ascolti, secondo Sacca no, erano in calo.. avete i dati per dargli torto?

    Oltre a questo a Biagi furono offerte altre opzioni di programmi, ovviamente ha preferito i 3 miliardi ricevuti, oltre che farsi passare da martire, piuttosto che farli.
    Tre sono le alternative:

    1 - non hai letto quello che ho scritto;
    2 - non hai mai lavorato ai piani alti di una azienda di grosse dimensioni e comunque mai con responsabilità di rilievo;
    3 - sei in malfede.

    Ti lascio scegliere.

  6. #26
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    Predefinito

    In Origine Postato da ossoduro
    Dopo il "proclama bulgaro" - con cui il presidente del Consiglio ha dato l'ordine di cacciare via Biagi, Santoro e Luttazzi dalla Rai - i casi di censura televisiva si sono susseguiti con una frequenza impressionante. E anche la carta stampata non se la passa bene: pressioni e intimidazioni sono all'ordine del giorno.

    "L'Italia è al cinquantatreesimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. L'avete mai sentito dire in televisione o al telegiornale? No? Appunto!". Era una delle battute che meglio coglievano nel segno tra le tante pronunciate da Sabina Guzzanti il 16 novembre 2003, su Rai Tre, nel corso della prima puntata di "RaiOt". Prima e ultima, come è noto, perché quella trasmissione fu subito sospesa e poi chiusa.

    La classifica in questione è quella stilata da Reporters sans frontières (Rsf), un'organizzazione internazionale che si occupa di denunciare i casi di giornalisti minacciati, incarcerati o assassinati. Casomai a qualcuno venisse il sospetto che si tratti dei "soliti comunisti", può essere utile notare che Cina, Corea del nord e Cuba sono - meritatamente - agli ultimissimi posti della classifica.

    "Il conflitto di interessi di Berlusconi, allo stesso tempo capo dell'esecutivo e proprietario di un impero mediatico - si legge nel rapporto di Rsf - non è ancora risolto. Inoltre un progetto di legge sulla riforma del sistema audiovisivo [la legge Gasparri], tagliato su misura per gli interessi del premier, rischia di aggravare le minacce che pesano sul pluralismo dell'informazione in Italia".

    Biagi, Santoro e Luttazzi: i primi della lista
    Ma il caso "RaiOt" fa parte di una lunga lista di censure clamorose. Tutto è cominciato due anni fa, nell'aprile del 2002, con quello che ormai viene ricordato come il "proclama bulgaro" di Berlusconi. Da Sofia, dove si trovava in visita, il presidente del Consiglio ha parlato così ai giornalisti che lo ascoltavano attoniti: "Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi hanno fatto un uso criminoso della televisione pubblica: credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga". Detto fatto. Tutti e tre sono stati immediatamente cacciati. La censura non si è limitata a colpire le trasmissioni condotte dai giornalisti Biagi e Santoro e lo spettacolo del comico Luttazzi (che non hanno ottenuto la conferma per la stagione televisiva successiva), ma ha prodotto una vera e propria ostracizzazione mediatica.

    "Il fatto" faceva un ottimo ascolto e - particolare non trascurabile - il suo conduttore è considerato unanimemente uno dei più grandi giornalisti italiani. Chiudere una trasmissione con queste credenziali è, sia sotto il profilo giornalistico che dal punto di vista puramente "economico", un'assurdità difficilmente giustificabile. Ma ciò che un giorno probabilmente verrà visto come una pagina nera della storia del nostro paese è che da allora Enzo Biagi non è potuto mai più comparire in televisione. Al conduttore Paolo Bonolis, lo scorso autunno, era venuto in mente di invitarlo a "Domenica in", ma ha dovuto subito rinunciare di fronte a pressioni fortissime. Intervistato dal-l'Espresso, Bonolis ha detto di essere un elettore di Forza Italia "pentito", deluso anche da episodi gravi come questo. Ma il desiderio di continuare a lavorare ha prevalso e ben presto il conduttore si è rimangiato tutto. E il 15 marzo scorso è iniziata la nuova striscia serale di Rai Uno ("Batti e ribatti") che ha la stessa collocazione oraria de "Il fatto". Il conduttore, Pierluigi Battista, aveva pensato di invitare proprio Biagi. Ma ancora una volta, puntuale, è arrivato l'altolà (spontaneo?) del direttore generale Flavio Cattaneo.

    Per quanto riguarda Luttazzi, va detto che il motivo scatenante della sua cacciata è stato, più che le sue battute di satira politica, l'aver invitato in trasmissione il giornalista Marco Travaglio per presentare il suo libro sulle vicende giudiziarie di Berlusconi. Allievo di Indro Montanelli (quindi sicuramente bravo e non "sospetto di comunismo", anche volendosi prestare a questo gioco berlusconiano di un neomaccartismo fuori tempo massimo) e fustigatore intransigente dei corrotti, Travaglio è un giornalista poco amato anche a sinistra. La sua presenza all'Unità è malvista dal gruppo dirigente della quercia, che del resto considera ormai come un corpo estraneo il giornale di Furio Colombo, troppo critico nei confronti dell'editore di riferimento. Sulle pagine dell'Unità continuano a scorrazzare liberamente tutti i diessini critici, i girotondini, gli occhetto-dipietristi e ultimamente anche i nuovi fuoriusciti (protagonisti di quella saga interminabile che potremmo intitolare "Anno 2004: fuga dai Ds", e che ha visto andarsene un pezzo consistente dell'intellettualità di sinistra: dallo storico Nicola Tranfaglia al filosofo Gianni Vattimo, dal critico letterario e scrittore Alberto Asor Rosa ai senatori Antonello Falomi e Tana De Zulueta. E il 2004 è ancora lungo).

    Una censura tira l'altra
    Tornando alla televisione di Stato, c'è un altro giornalista (anch'egli, come Travaglio e Biagi, "non comunista") che ha subito una censura, questa volta addirittura preventiva. Massimo Fini era stato chiamato a condurre una trasmissione ("Cyrano") che doveva partire il 30 settembre 2003 su Rai Due, peraltro a tarda notte. Ma poche ore prima della messa in onda è stata soppressa. Fini racconta che il direttore di Rai Due Antonio Marano lo ha convocato dicendogli che il progetto gli piaceva, ma purtroppo c'era "un veto nei suoi confronti da parte di una persona cui non possiamo resistere". Un linguaggio che ricorda in modo inquietante quello del Padrino: "una proposta che non si può rifiutare". Anche Fini fa parte (e non da ieri) di quella lista nera di giornalisti scomodi che non possono parlare in Tv, neanche alle due di notte. Ma come lui ce ne sono tanti altri, come per esempio Giorgio Bocca, Curzio Maltese o Peter Gomez, per i quali la conduzione di una trasmissione non è stata mai neanche ipotizzata e che in televisione di questi tempi non si vedono mai.

    E ancora: nel novembre scorso era previsto che Paolo Rossi fosse ospite a "Domenica in", ma poi all'ultimo momento l'invito è stato ritirato perché il comico voleva leggere alcune pagine di Pericle, dove il politico ateniese afferma che "un cittadino in nessun caso si occupa delle pubbliche faccende per risolvere le sue questioni private".

    C'è poi un caso di censura evitata per un soffio, un tentativo non riuscito di intimidazione. Lo ha messo in atto la maggioranza contro Enrico Deaglio, che nella puntata del 4 gennaio 2004 dell'Elmo di Scipio, aveva intervistato Bill Emmott, direttore dell'Economist, il settimanale che ha fatto spesso infuriare Berlusconi (che infatti lo ha ribattezzato "Ecomunist"). Il periodico inglese da tempo pone domande ben precise e rivolge critiche argomentate al Cavaliere, che si rifiuta però di rispondere e ogni tanto fa anche partire una bella querela. Ma sono in pochi, anche tra i giornalisti, a scandalizzarsi per il fatto che il presidente del Consiglio non risponda mai alle domande considerate scomode. Insorge invece tutto il centrodestra quando qualcuno osa parlare di Berlusconi "senza contraddittorio", dimenticando di dire che il solo a rifiutare il contraddittorio è proprio il premier ("non vado in Tv a parlare con chi offende, insulta e mistifica").

    Ultimamente i casi di censura si sono moltiplicati con una rapidità tale che anche le persone più indignate hanno cominciato a farci l'abitudine, tendendo a considerare ogni episodio di censura come un fatto che si compie in un lasso di tempo determinato: una notizia che resta di attualità per un certo periodo e poi diventa vecchia. Non è facile conquistare la percezione esatta del fatto che Enzo Biagi non è stato censurato nell'aprile del 2002 o, più genericamente, due anni fa, ma ogni giorno, dal-l'aprile 2002 fino a quando non gli sarà permesso di tornare in televisione. E così per tutti gli altri. Di censura però si parla ormai sempre meno e quei pochi che osano rompere la spirale del silenzio vengono trattati, nel migliore dei casi, come dei noiosi monomaniaci. Nelle settimane successive alla chiusura di "RaiOt", le manifestazioni e gli spettacoli di protesta (sotto lo slogan "Ora basta!") hanno visto scendere in piazza decine di migliaia di persone in tutta Italia. Si sono mobilitati numerosi intellettuali, artisti, giornalisti e politici. Ma, a parte qualche rarissima eccezione, per i quotidiani di questo paese non è successo assolutamente nulla. Dalla televisione, poi, il silenzio più assoluto. Segno indiscutibile di una stampa libera e obiettiva, cantava con ironia Antonello Venditti molti anni fa.

    Sulla televisione si gioca la partita più grossa e quindi è lì che la censura è più feroce. I giornali invece li leggono in pochi, e comunque si tratta di persone politicamente già orientate, che scelgono di comprare un quotidiano anziché un altro. In quel caso - spiegano i sociologi - l'esposizione e la percezione sono molto più selettive. Ciononostante, anche nella carta stampata non mancano certo pressioni e intimidazioni. Nella maggior parte dei casi, però, producono un'autocensura da parte del giornalista che preferisce non pestare troppo i piedi al potere per non correre rischi.
    ""L'Italia è al cinquantatreesimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. L'avete mai sentito dire in televisione o al telegiornale? No? Appunto!". Era una delle battute che meglio coglievano nel segno tra le tante pronunciate da Sabina Guzzanti il 16 novembre 2003, su Rai Tre, nel corso della prima puntata di "RaiOt". Prima e ultima, come è noto, perché quella trasmissione fu subito sospesa e poi chiusa."

    Ecco un buon esmpeio di propaganda... si perhce' non e' la liberta' di Stampa ad essere in pericolo in Italia, ha detta del rapporto di RSF.... anzi questa gode di liberta', e pluralismo.. sempre secondo RSF, che quota fra gli altri anche Ezio Mauro (Repubblica).

    Seocndo RSF il pericolo e' nalla TV, dato che ci sono pochi operatori e pe ril flusso della pubblicita', ma il rapporto ad esmepio e' anteriore alal Leggi Gasparri, che puo' avere tutti i idefetti di quesot mondo, pero' permette l'entrata di altri sogetti nel merato abbattendo le barriere di entrat, quindi ripsndendo direttamnte ad una cirtica di RSF, no solo, dopo tale legge, curiosamente il gruppo Repubblica comrpa una TV che ha in dote 4 canali digitali, non soloindica che grazie a questo si prevede che i suoi margini aumentino fino al 10%, quindi andando in contro all'altra parte delal critica, ovvero l'aspetto finanziario.

    Palanrdo poi di "censura", mi spiegate come mai Curzi, ha vetato la produzione della fitcion sul libro di Pansa?
    Interferenza del Cavaliere?

    Ah altro aspetto relaemnte curioso.... negli episodi che RSF cita come esempio di limitata liberta' di informazione, abbiamo anche la retata delle forze di polizia nella sede de Il Giornale... tanto per capirci....

  7. #27
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    Predefinito Re: Re: Re: Re: Una bufala la cacciata di Biagi È stato lui a chiedere di lasciare

    In Origine Postato da Nelson
    Tre sono le alternative:

    1 - non hai letto quello che ho scritto;
    2 - non hai mai lavorato ai piani alti di una azienda di grosse dimensioni e comunque mai con responsabilità di rilievo;
    3 - sei in malfede.

    Ti lascio scegliere.
    Non ho bisogno di scegliere dal tuo elenco un bel nulla per semplici motivi:

    1-Biagi ha smentito che fosse stato cacciato.

    2-Sti ascolti erano in calo o meno...dati al riguardo ne avete o ci si deve basare su quello che scrivete (la lettera firmata dal pugno di Biagi e' li..) ?

    3-Biagi ha ottenuto altre offerte, ha preferito beccarsi i 3 miliardi (mica scemo), e come detto (ovviamente) farsi passare da martire.


    In mala fede, leggendo la lettera di Biagi, scusami tanto..mi sa che lo siete voi...

    Alla faccia della propaganda....

  8. #28
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    In Origine Postato da Amati75
    ""L'Italia è al cinquantatreesimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. L'avete mai sentito dire in televisione o al telegiornale? No? Appunto!". Era una delle battute che meglio coglievano nel segno tra le tante pronunciate da Sabina Guzzanti il 16 novembre 2003, su Rai Tre, nel corso della prima puntata di "RaiOt". Prima e ultima, come è noto, perché quella trasmissione fu subito sospesa e poi chiusa."

    Ecco un buon esmpeio di propaganda... si perhce' non e' la liberta' di Stampa ad essere in pericolo in Italia, ha detta del rapporto di RSF.... anzi questa gode di liberta', e pluralismo.. sempre secondo RSF, che quota fra gli altri anche Ezio Mauro (Repubblica).

    Seocndo RSF il pericolo e' nalla TV, dato che ci sono pochi operatori e pe ril flusso della pubblicita', ma il rapporto ad esmepio e' anteriore alal Leggi Gasparri, che puo' avere tutti i idefetti di quesot mondo, pero' permette l'entrata di altri sogetti nel merato abbattendo le barriere di entrat, quindi ripsndendo direttamnte ad una cirtica di RSF, no solo, dopo tale legge, curiosamente il gruppo Repubblica comrpa una TV che ha in dote 4 canali digitali, non soloindica che grazie a questo si prevede che i suoi margini aumentino fino al 10%, quindi andando in contro all'altra parte delal critica, ovvero l'aspetto finanziario.

    Palanrdo poi di "censura", mi spiegate come mai Curzi, ha vetato la produzione della fitcion sul libro di Pansa?
    Interferenza del Cavaliere?

    Ah altro aspetto relaemnte curioso.... negli episodi che RSF cita come esempio di limitata liberta' di informazione, abbiamo anche la retata delle forze di polizia nella sede de Il Giornale... tanto per capirci....
    C'è una quarta possibilità a questo punto, qualunque siano state le tue esperienze passate: che recentemente tu abbia subito vicende personali che abbiano alterato la tua capacità di giudizio.
    La Gasparri aprirebbe il mercato ad altre aziende?
    Eri ubriaco quando l'hai letta o ora che lo scrivi?


  9. #29
    Viva la piadina!!!
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    In Origine Postato da Nelson
    C'è una quarta possibilità a questo punto, qualunque siano state le tue esperienze passate: che recentemente tu abbia subito vicende personali che abbiano alterato la tua capacità di giudizio.
    La Gasparri aprirebbe il mercato ad altre aziende?
    Eri ubriaco quando l'hai letta o ora che lo scrivi?

    Ma ameno che tu eri ibernato dovresti aver visto la notiziola che il gruppo di Repubblcia ha acquistato Rete A, emittente con in dote 4 canali digitali, ora il digitale e' agli inizi certo, m amica restera' sempre cosi.

    Del resto devo stare a sentire TE oppure il Gruppo al quale Repubblica appartiene che indica che grazie a tale acquisto migliorera' i suoi margini?
    Scusami se la tua opiniome perde un poco di peso...

    Dimmi, voresti negare uqindi che il Gruppo di Repubblica abbai acquistato un emittente TV?

    Tale acquisto e' stato reso possibile o no da tale Legge? Si o no? Si.. mi spiace, anche se non ti va a genio.

  10. #30
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    In Origine Postato da Amati75


    Da me abbandonato (me se ti ho detto chiaramente che semplicemtne sono staot fuori pe rlavoro, che faccio non lavoro per ripsdnerti a te?)..me se ne ho aperto un altro, dove puoi tranquillamente partecipare ( e come puoi vedere dal titolo, e un 3D che ogni tanto riposto...), non solo..ma se ti smentisci da solo (affermaqndo cose, che batsaifnroamrsi si vede subiuto che sono inesatte, en vuoi un esempio veloce? La tua affermaizone che se chiude GM ad esempio, e la Toyota ad esempio ne prende le quote, si sono persi Centri ricerca ecc ecc... vedi se tu sapessi cosa stai dicendo sparesti anche che la Toyota oltre ad avere 11 impianti manufatturieri ha centri di R&D e progettistica in USA)... ma perfavore va non quel 3D l'unica cosa che hai dimostrato e che non consoci per nulla quello di cui si stava parlando.. dai perfavore... evita...

    Stesso caso qui.. a me delle vostre interpretazioni interessa poco, mi interessa quello che ha scritto Biagi in questione, il resto sono per l'appunto bla bla bla.
    Rispondi nel merito, al posto di accumulare bufale. Lascia perdere l'OT sull'economia USA (ne parliamo da un'altra parte) e parla del caso Biagi. Ho postato una breve cronologia di come si e' svolta la vicenda. Rileggitela e smentiscimi, se ne sei capace, e non rispondere svicolando come tuo solito. Ci sono quattro o cinque persone su questo 3d che attendono una risposta aderente alle loro obiezioni, ma tu non sembri accorgertene. Cerca di essere serio e di sostenere una dialettica che tu stesso hai infiammato.

 

 
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