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  1. #1
    Globalization Is Freedom
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    Cool Per una Padania meno italiana e più americana

    So già che qualcuno si roderà solo per il titolo...

    Giancarlo & Giancarlo Due padani all’americana

    Il “Paglia” e Giorgetti inviati speciali negli Usa per scoprire i segreti del Federalismo responsabile di bilancio. Il dovere di spendere generando efficienza, mentre gli organi di controllo setacciano i conti

    «Ciao Paglia. Ma cosa sei andato a fare in America?». Di certo ad un divertito Umberto Bossi, dal palco di Pontida, non è sfuggita l’importanza della missione che ha portato i due Giancarlo, Pagliarini e Giorgetti, a visitare le istituzioni economiche degli States con altri colleghi della Commissione Bilancio, Duilio (Margherita) e Mariotti (Ds). E, ancora, di certo, di tutte le cose che ha visto e sentito nella missione negli States, una soprattutto l’ha illuminato. Il Paglia è stato folgorato sulla via americana di Damasco dal Gao. Leggete pure anche Government Accountability Office che, tradotto in italiano, resta comunque intraducibile. Da noi non esiste nulla di simile e, si potrebbe anche dire, di immaginabile. Anche se desiderabile. È roba di sicuro per i denti di Pagliarini, l’elaboratore liberal-economico della Lega, ma non solo. Perché una simile struttura di controllo della spesa pubblica sarebbe per il nostro Paese la soluzione finale ai mali che ci trasciniamo dal Risorgimento. Dal dopoguerra. Dal dopotangentopoli. Dal dopo... tutto che non cambia mai.
    Pagliarini, come mai questo amore a prima vista col Gao?
    «Glielo spiego subito: controlla se le spese decise dal Congresso sono davvero a beneficio del popolo americano. E se l’effetto degli investimenti genera efficienza. Che bellezza, si rende conto? Io, Giorgetti, ma anche i due colleghi della spedizione, ce ne siamo tornati con tanta invidia».
    È l’antisprechi per eccellenza?
    «Eh già! Dal mio punto di vista è una cosa da mille e una notte! Mi lasci dire: una libidine. L’istituzione che più somiglia al Gao in Italia è forse forse la Corte dei Conti ma guardi, solo lontanamente... Il Gao infatti è un’agenzia indipendente, lo chiamano anche “il cane da guardia del Congresso”, è il braccio investigativo che esamina se i dollari incassati con le tasse federali vengono poi tradotti in leggi efficaci. Non si verifica solo se sono rispettati i principi contabili e la lettera delle leggi, ma soprattutto se le spese federali sono efficienti. La differenza sta tutta qui. Mi dica chi verifica in Italia se i miliardi stanziati, che ne so, per il Mezzogiorno, per costruire servizi, ospedali, scuole, strade raggiungono gli obiettivi e rispettano il principio di “costo-beneficio”».
    Ma quanta gente lavora al Gao?
    «Conta 3.200 professionisti ed è costato nel 2004 una cifra pari a 463 milioni di dollari ma i benefici per i cittadini degli Stati Uniti sono 44 miliardi di dollari. In sostanza per ogni dollaro speso, il Gao ne ha resi 95! La garanzia delle sue alte prestazioni sta nel fatto che è un organismo indipendente e a riprova di questo il suo presidente, che ora è David Walker (il settimo nella storia dell’organizzazione), sta in carica per 15 anni, per dare garanzie di indipendenza e continuità al suo mandato di controllo».
    Pagliarini, traducendo in italiano il significato di accountability... che ne esce?
    «Letteralmente è “resa di conto” ma, in questo caso, quelle parole esprimono la cultura di un Paese. Quello americano. In Italia invece non esiste la cultura della “resa di conto trasparente”. Qui non si rende conto proprio di nulla e quindi non si può “produrre” accountability. Se lo Stato spende 100 non basta assicurarsi se li ha spesi ma se li ha spesi bene. Scusi se insisto sul concetto, ma è fondamentale!».
    Che carte del Gao avete visto?
    «Ci hanno messo in mano il bilancio federale, con il valore attuale delle pensioni, con le strade fatte e ammortizzate... Il deficit federale ufficiale è il 3,7% del Pil però non include le spese per la social security (salendo al 4,9%) ma loro non hanno il 106% dei debiti accumulati dall’Italia!».
    Il Gao controlla la cassa “centrale”. Ma agli Stati federali chi pensa?
    «Ogni Stato federale ha un suo equivalente del Gao... Il che significa che le spese fatte da uno Stato non sono controllate dal Gao di Walker, ciascuno ha un proprio organo che controlla l’efficienza della spesa. Lo Stato federale non mette il naso nel bilancio degli altri Stati. Durante uno degli incontri abbiamo chiesto: ”Cosa fate voi a Washington per i cittadini del Missisipi che sono poveri?”. Ci hanno guardato come fossimo dei marziani e hanno risposto: “Cosa c’entra Washington col Missisipi?“. Per intenderci: da loro non esiste il concetto di finanza derivata per cui c’è questo assurdo balletto: le tasse di Milano vanno a Roma e Roma fa i trasferimenti a Milano. Ci sono le tasse federali che vanno a Washington per i progetti federali e ci sono le tasse dei vari Stati. È tutta un’altra cosa!».
    Nei suoi appunti di viaggio, Pagliarini, cos’ha annotato ancora?
    «Le do un’altra sigla, l’Omb, ovvero l’Office of management and budget. È l’ente, in sostanza, che “spende”. Ma, anche in questo caso, è stata un’altra lezione di vita: pensi che nell’ufficio del capo, c’era un manifesto con una scritta gigantesca: “Current trend are not sustainable”. Era il prospetto delle spese dello Stato federale, badi bene, sino al 2080! Non guardano insomma, male che vada, alle spese dell’anno venturo o di due anni più in là: pensano alle generazioni future ammonendo però che, andando avanti così, senza una correzione di rotta, a quella data non ci si arriva. Pensi se l’avessero fatto anche da noi per le pensioni, per i debiti dello Stato, per i dipendenti pubblici... Il politico in Italia guarda a breve perché vuole essere rieletto, negli Usa invece amministra. Qui sta la differenza di cultura politica».
    In quanti lavorano all’Omb e con quali criteri guida?
    «Sono 480 persone - di cui 30 nominate da Bush. Il “capo”, Dick Emory, che è simile al nostro ragioniere generale dello Stato, ci lavora, pensi un po’, dal 1968. Ho fatto ad Emory una domanda provocatoria: se la California non paga le sue obbligazioni, l’Omb interviene? “Neanche per idea!”, mi ha risposto. Sono problemi della California, non ricadono su tutta la collettività! Ci sono già precedenti come nel 1975 con la città di New York. Chi sbaglia paga: è il principio di responsabilità. Sempre sull’onda di questi temi, ho chiesto come funziona la solidarietà tra gli Stati per le pensioni. Mi faranno sapere, il che significa che non è un problema, devono documentarsi solo per darmi le cifre esatte. A differenza di uno dei tanti casi italiani: in Sicilia, ad esempio, dove i contributi sociali non bastano a coprire le pensioni pagate dall’Inps. La differenza, circa 10mila miliardi delle vecchie lire all’anno (pari a 5 tangenziali di Mestre o a 14 autostrade Bre-Be-Mi), viene coperta con le tasse. Un bel regalo, vero? Oggi si parla di fondi da investire per ricerca e sviluppo: basterebbe prendere una parte di quel regalo che viene fatto tutti gli anni a Sicilia, Campania, Puglia, ecc... e invece che per l’assistenzialismo utilizzarli per studi, ricerca e sviluppo e il problema per la mancanza di competitività delle nostre imprese sarebbe risolto. Ma la cultura politica da noi segue altre logiche. Lino Duilio, un collega molto sensibile e intelligente, ha chiesto a uno dei nostri interlocutori: “Come fate a tollerare che ci siano Stati più poveri?”. Dopo averlo guardato come un marziano, gli hanno spiegato che, al massimo, lo Stato federale potrebbe pensare di impiantare una nuova base militare, per creare nuovi indotti economici. Per il resto, niente assistenzialismo ma libera iniziativa».
    Pagliarini, ma non esiste un ministero che dà indirizzo politico alle spese?
    «Vede, negli Usa il nostro ministero dell’Economia è diviso tra l’Omb, e “il Tesoro”, ovvero l’agenzia “for domestic finance”, diretta da Donald Hammond, che chiede letteralmente il denaro agli uomini dell’Omb, che possiamo definire l’ufficio che apre e chiude i rubinetti del denaro, per capirci meglio!».
    E il Tesoro quindi che fa?
    «Gestisce il debito pubblico americano. Per il 48 per cento è domestico, il resto è estero (Cina compresa)».
    Pagliarini, avete visitato la Fed, la mitica Federal Reserve?
    «Anche! Per scoprire che ha 2.000 dipendenti, tanti quanti la Banca centrale d’Inghilterra. La nostra Banca d’Italia ne ha 8.000, come quattro Fed. Che dire...!? In ogni caso, abbiamo incontrato uno dei sette governatori, Mark Olson che, subito, ci ha tenuto a specificare come l’intera impostazione sia federale. Vale a dire che la Fed non andrà mai a farsi gli affari dei singoli Stati. Ogni Stato ha una banca nazionale che autorizza le banche a lavorare su quel territorio (ogni Stato ha una media di 5,8 milioni di abitanti, poco più della metà della Lombardia!). La Fed ha come obiettivo di lavorare sulla protezione dei consumatori, sulla politica monetaria e la stabilità dei prezzi... La Fed cerca il punto di equilibrio nelle politiche dei tassi che non debbono essere né espansive né restrittive. Il che vuol dire che oggi si può prevedere un innalzamento dei tassi. Nel 2001 infatti in recessione i tassi sono scesi, nel 2003 c’è stata la ripresa e ora che le cose vanno bene, lasciano che i tassi possano a loro volta alzarsi».
    Che rapporto c’è tra la Fed e le imprese?
    «Con i finanziamenti degli start up le banche proprio non c’entrano, è stata la risposta di Olson. È il mercato finanziario la controparte. Le banche non erogano soldi per il business, sono degli intermediari, per il resto ci sono le borse, le banche d’investimento, le merchant bank... insomma, il mercato finanziario. L’imprenditore che ha bisogno di denaro non va in banca: va sul mercato finanziario».
    Com’è la struttura bancaria negli Usa?
    «Ogni anno nascono circa 160 nuove banche, il 60 per cento sono banche che operano in un solo Stato, il 40 per cento invece nascono con autorizzazione della Fed ed operano in più Stati. È interessante notare che le prime dieci banche hanno tra il 60 e l’80 per cento del business totale ma una singola banca non può superare il 10 per cento del totale dei depositi. Tutti i regolamenti sulle assicurazioni, che sono di competenza delle banche, vengono fissati dai singoli Stati e questo è l’ennesimo positivo aspetto del federalismo americano: sono padroni a casa loro. Tanto che gli Stati si fanno anche concorrenza fiscale tra loro».
    Sempre restando in materia di spesa, lei ha visitato anche il Congressional Budget Office. A che serve?
    «L’ufficio fa audizioni sul budget di spesa presentato dal presidente degli Stati Uniti; al termine il budget delle spese federali può essere “riprezzato” in modo che al Congresso arrivi il progetto del presidente, con tutte le implicazioni finanziarie per gli anni futuri. Ma è interessante anche il lavoro di un altro ufficio, simile alla Commissione Bilancio di Giorgetti. In questo caso si chiama Committee on Appropriation. Abbiamo discusso sia con quello del Senato che con quello del Congresso, che è presieduto da Bill Young, il deputato più anziano del Congresso (una nota di curiosità: su un tavolino nel suo ufficio c’era anche un modello dell’elicottero di Bush, un nostro Agusta!). In pratica queste due commissioni danno l’ok sulle spese... ma non esistono interventi a favore degli Stati poveri».
    Maggioranza e opposizione trovano sempre la quadra?
    «C’è un particolare che mi ha colpito: le spese del Senato devono essere approvate a maggioranza dal 60 per cento dei membri. Considerando che i Repubblicani hanno il 55 per cento dei seggi, l’approvazione deve essere per forza bipartisan! Una bella prova di democrazia, che trova conferme anche al Congresso dove un deputato, nel corso del suo intervento, ha il diritto di poter portare con sé il proprio assistente di riferimento. Singolari anche i tempi: durante certi lavori si può prendere parola per un minuto oppure alla fine per cinque minuti! Campioni di sintesi».
    Pagliarini, Moody’s e Standard&Poor’s?
    «Colossi. Pensi che Standard&Poors’s sono lì dal 1860! Conoscono bene i nostri conti, sanno che il debito accumulato sul Pil è del 106 per cento, contro il 38 per cento di quello federale Usa (che diventa il 60 per cento scarso se si sommano anche i debiti di tutti gli Stati)! Hanno solo un problema, in conseguenza del progetto federale del medical cure, che allarga l’assistenza sanitaria ai poveri. È un intervento che, a lungo andare, non sarà sostenibile con l’attuale pressione fiscale ma il principio non fa una piega: chi è ricco si paghi la sanità, chi è indigente ha diritto all’assistenza. Sicuramente troveranno la quadra contabile. Così come una via d’uscita il mercato l’ha già trovata sul fronte della concorrenza. Gli analisti, infatti, ci hanno fatto capire e sapere che l’America ha già assorbito completamente lo choc cinese: comprano dall’Asia e non producono negli Stati Uniti quello che dalle altre parti costa di meno. Magari comperano da loro società che sono andate in Cina».
    Senza creare disoccupazione?
    «Senza restare senza lavoro. Nessuno aspetta che lo Stato ti trovi un’occupazione. Il mercato è mobile, elastico, e fin da piccoli sono abituati alla responsabilità!».
    Come vedono l’Europa oltreatlantico?
    «Non ritengo ci sia alcun rischio valuta ma esiste quello fiscale. È interessante il fatto che analizzino non solo il debito della Repubblica italiana ma anche quello delle regioni e delle città, che non possono essere “garantite” dallo Stato».
    Hanno espresso consigli sulla ripresa del Mezzogiorno?
    «Guardi, una cosa che mi è rimasta impressa, oltre al Gao, è aver sentito dai corridoi di quegli ambienti finanziari una critica sulla politica degli investimenti. Praticamente mi hanno detto: “Ma Pagliarini, perché invitate le imprese a investire nel Sud, dove non ci sono servizi e infrastrutture. Così non riuscirete mai ad attirare le nostre aziende o altri investimenti internazionali. Voi sbagliate tattica, perché in pratica fate vedere all'ospite la stanza più “brutta” di casa. Non è il caso di invogliare gli investitori internazionali ad investire nelle regioni più organizzate? Così si creerà un volano di lavoro e poi i capitali cercheranno nuove zone dove si possono creare nuovi mercati”. Hanno ragione, questo ragionamento non fa una piega, ma qui da noi ci sono troppi sogni, troppe ideologie e lo scopo, mi sembra, non è quello amministrare bene e risolvere i problemi, ma sempre quello di cercare voti per le immancabili prossime elezioni».
    Un’ultima domanda Pagliarini: è stato scritto che lei e Giorgetti siete andati alla Federal Reserve per discutere la possibilità di “agganciare” la lira al dollaro, nell’ipotesi che l'Italia rinunci all'euro. Cosa c’è di vero?
    «Già, me l'hanno detto. (una grande risata accompagna la risposta ndr). Cosa vuole che le dica... è assolutamente falso: questa è stata al 100% l’invenzione di un simpatico buontempone».

    Stefania Piazzo

    (Da "Il Federalismo")


    "Non spargerai false dicerie; non presterai mano al colpevole per essere testimone in favore di un'ingiustizia. Non seguirai la maggioranza per agire male e non deporrai in processo per deviate la maggioranza, per falsare la giustizia. Non favorirai nemmeno il debole nel suo processo" (Esodo 23: 1-3)

  2. #2
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    Predefinito Re: Per una Padania meno italiana e più americana

    In origine postato da Stonewall
    [B
    Un’ultima domanda Pagliarini: è stato scritto che lei e Giorgetti siete andati alla Federal Reserve per discutere la possibilità di “agganciare” la lira al dollaro, nell’ipotesi che l'Italia rinunci all'euro. Cosa c’è di vero?
    «Già, me l'hanno detto. (una grande risata accompagna la risposta ndr). Cosa vuole che le dica... è assolutamente falso: questa è stata al 100% l’invenzione di un simpatico buontempone».

    Stefania Piazzo

    (Da "Il Federalismo")


    [/B]

    chi è stato il buontempone allora?

  3. #3
    piemonteis downunder
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    Predefinito

    > il simpatico buontempone

    Per i non addetti ai lavori:
    era stato Calderoli a dire che la Lega aveva provveduto
    a mandare G&P in America per il dollaro/lira.
    Era riportato anche su LP la settimana scorsa.
    Rispondeva a una domanda dal tipo" e' solo una
    boutade o ci sono progetti precisi a riguardo?",
    dicendo appunto, abbiamo un piano preciso
    e abbiamo mandato G&P in USA per finalizzare
    i dettagli.

    Solo per dire che tipo di clown e' calderoli.

  4. #4
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    Predefinito

    Dubbi sul mandante di queste dichiarazioni?

    Tu che odi dio e la vita cristiana
    Senti la sua presenza come un doloroso cancro
    Vengano profanate e profanate aspramente
    Le praterie del cielo bagnate di sangue

    Odiatore di dio
    E della peste della luce

    Guarda negli occhi paralizzati di dio
    E sputa al suo cospetto
    Colpisci a morte il suo miserevole agnello
    Con la clava

    Dio, con ciò che ti appartiene ed i tuoi seguaci
    Hai mandato il mio regno di Norvegia in rovine
    I tempi antichi, le solide usanze e tradizioni
    Hai distrutto con la tua orrida parola
    Ora vai via dalla nostra terra!

  5. #5
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    Predefinito Re: Per una Padania meno italiana e più americana

    [QUOTE]In origine postato da Stonewall
    [B]So già che qualcuno si roderà solo per il titolo...

    Giancarlo & Giancarlo Due padani all’americana

    Il “Paglia” e Giorgetti inviati speciali negli Usa per scoprire i segreti del Federalismo responsabile di bilancio. Il dovere di spendere generando efficienza, mentre gli organi di controllo setacciano i conti ...

    ... alleluia!!!

    un po' come la consob quì da noi ...

  6. #6
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    Predefinito

    Pagliarini, come mai questo amore a prima vista col Gao?
    «Glielo spiego subito: controlla se le spese decise dal Congresso sono davvero a beneficio del popolo americano. E se l’effetto degli investimenti genera efficienza. Che bellezza, si rende conto? Io, Giorgetti, ma anche i due colleghi della spedizione, ce ne siamo tornati con tanta invidia


    quindi il GAO ha verificato che i 1300 MLD di $ spesi da bush in questi 3 anni raddoppiando il bilancio dell' esercito..

    .. " sono davvero a beneficio del popolo americano"...

  7. #7
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    Predefinito

    Si vede che vogliono rilanciare l'industria militare, con tutte le missioni all'estero in cui l'italia è invischiata la cosa è probabile.

    PADANIA INDIPENDENTE

 

 

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