Casini, l'anti Zapatero
Ritanna Armeni
Pier Ferdinando Casini ha cominciato ieri la sua corsa per la leadership dei cattolici italiani. Non più uniti "nella politica", ma "in politica", come ha detto con arguzia Francesco Cossiga.
In realtà questa corsa era cominciata con una rinuncia, con quello che a molti è apparso - a torto - un passo indietro. La rinuncia alla successione di Silvio Berlusconi alla guida della Casa della Libertà prima delle elezioni del 2006. Da politico accorto, il presidente della Camera aveva capito che non era conveniente diventare il leader di una sconfitta, l'uomo che sanciva la fine del governo di centro destra e l'avvento di Romano Prodi. La sua immagine non ne sarebbe uscita bene, il suo futuro sarebbe sicuramente stato danneggiato da una catastrofe largamente annunciata, com'è oggi quella della Casa della libertà, che nessun sondaggio vero dà oltre il 42 per cento. Neppure la possibilità che la sua candidatura avrebbe potuto cambiare il quadro politico, costringendo il centro sinistra a sostituire Romano Prodi, l'ha convinto a cambiare strategia. Perché Pier Ferdinando Casini è uomo lungimirante e si appresta ad una lunga marcia. E ieri appunto ha fatto il primo passo. In occasione della presentazione del rapporto 2005 sulla libertà religiosa nel mondo si è presentato come difensore della Chiesa contro "il laicismo di stato, cioè una sorta di Stato senza religione e senza Dio che - ha detto - non ha niente a che fare con un sano concetto di laicità dello Stato".
Secondo il presidente della Camera "la Chiesa si scontra con un atteggiamento laicista che tende a proporne in forme più o meno esplicite, la marginalizzazione ". Contro questa atteggiamento si è schierato e da lì ha cominciato a delineare la sua immagine di futuro possibile leader.
Un leader dei cattolici, innanzitutto, di coloro che si riconoscono nel catechismo di papa Ratzinger e che credono che la Chiesa sia il luogo dei valori morali fondamentali, quello in cui si definiscono le regole della dottrina piuttosto che il luogo dell'incontro dell'uomo con Dio.
Un leader di chi, a partire da questi valori, cerca un'appartenenza politica. Oggi non strettamente legata ad u n partito, bensì ad un'area che attraversa i due maggiori schieramenti, di centro destra e di centro sinistra, ma che domani potrebbe trovare confini più definiti, certezze più forti. Come qualcuno ha suggerito, un partito neoguelfo propugnatore di quella "sana laicità" che consiste nell'accettazione dei valori della Chiesa come unici. Gli unici detentori di un'etica, di una dimensione valoriale.
Pier Ferdinando Casini comincia il suo cammino simbolicamente lo stesso giorno in cui un altro leader in un altro paese si schiera apertamente contro la Chiesa Cattolica facendo approvare una legge che consente i matrimoni fra omosessuali. E' quella di Zapatero, secondo Casini, una laicità malata da contrapporre alla "laicità sana" di chi obbedisce a Ruini? Evidentemente sì. Tant'è che solo qualche giorno fa durante una visita ufficiale in Spagna il presidente della Camera ha apertamente criticato il governo spagnolo e le sue leggi. Non si è trattato, no, di una distrazione dalle regole più ovvie della diplomazia, ma di un'opzione ben consapevole, tutta da giocare nella politica italiana e nel suo possibile futuro di Grande Centro. In politica, appunto, contano molti i simboli - e quello della nuova Spagna laica, capace di gettarsi dietro le spalle più di cinquant'anni di buio clerico-franchista, lo sta diventando per tutti. Perché non di laicismo si tratta, ma appunto di laicità - di libertà, di piena dignità dei diritti delle persone, di autonomia dell'etica dal Sacro. Su questo, non certo su un conflitto "datato" ed erroneo tra chi professa un credo religioso e chi non ne professa alcuno, si giocherà un pezzo del futuro di questo Paese.
1 luglio 2005