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Risultati da 1 a 6 di 6

Discussione: Per i torinesi

  1. #1
    Arthur I
    Ospite

    Predefinito Per i torinesi

    Un paio di lettere arrivate al sito IlPassaporto. Che ne pensate?

    http://www.ilpassaporto.kataweb.it/d...p?id=34970&s=0

    Se sei bianco è più facile lavorare a Torino

    La testimonianza di Fallou Niang è l'ennesima riprova del fatto che gli italiani sono razzisti. Molto razzisti verso le persone di colore e poco, o per nulla razzisti nei confronti degli immigrati "bianchi". Infatti questi ultimi, con o senza permesso di soggiorno trovano facilmente casa in affitto e lavoro nei settori più svariati. Posso parlare della mia città, Torino, non solo le colf o badanti di colore sono praticamente inesistenti, ma anche nei posti di lavoro più "visibili" ed in teoria frequentati da persone più giovani è rarissimo per non dire quasi impossibile trovare personale "extraeuropeo" (bar, ristoranti, negozi, etc). A Torino è anche raro trovare personale di colore persino nel settore delle pulizie dei condomini (un giorno un imprenditore mi ha raccontato che in passato aveva avuto alle sue dipendenze un'ottima operaia africana ma era stato costretto a non rinnovarle il contratto perché le lamentele relative alla pulizie erano aumentate, quasi una sorta di "accanimento"). In questi ultimi anni si sta assistendo ad una sorta di "pulizia etnica" favorita anche dagli accordi del nostro governo tendenti a favorire l'immigrazione dall' Est Europa. Gli altri immigrati soprattutto africani sub-sahariani utilizzano l'Italia solo come terra di passaggio per poi emigrare in paesi "piu' civili" quali Francia, Inghilterra, Olanda e Spagna. Mi piacerebbe sapere la Vs. opinione. Auguri di buon lavoro.
    Giuseppe Magnino


    Risposta della redazione del sito:

    La nostra opinione è molto chiara: non crediamo che Torino sia una città razzista, perché il razzismo è una teoria che esalta le qualità superiori di una determinata razza umana. Le altre non sono più o meno simpatiche: non hanno diritto di esistere. E razzista è una società che adotta questa ideologia nel proprio sistema legislativo e la persegue a livello giuridico e istituzionale con discriminazioni e persecuzioni, come hanno fatto nel Novecento la Germania nazista e l’Italia fascista, nell’Ottocento molti degli States nordamericani e in tempi recentissimi la Repubblica Saudafricana.

    Torino è una grande città della Repubblica Italiana, che ha ripudiato la guerra e il razzismo. Ci sono dei razzisti, ma molti cittadini, anzi la grande maggioranza, non lo sono. Dunque parlare di razzismo quando si identificano certe caratteristiche riservate ed esclusive di una città aristocratica ci sembra fuorviante e ingiusto. Le hanno determinate la geografia e la storia, non la violenta imposizione di gruppi violenti e autoritari. L’afflusso di immigrati italiani dal Sud (ora Torino è una delle città più “meridionali” d’Italia) e gli effetti del passaggio dall’industria al terziario avanzato hanno in larga parte attenuato quelle caratteristiche, ma non le hanno distrutte. E’ rimasto pur sempre uno stile di vita torinese, che si ispira all’ordine e alla concretezza laconica, al pudore nell’espressione dei sentimenti, all’amore per la progettualità e per la costruzione logica, e che tende ad escludere, con una certa istintiva diffidenza, quei modelli di vita che sono nati in civiltà solari e che si caratterizzano per le manifestazioni esteriori delle passioni. Non è stato un razzista torinese ma un grande poeta africano a dire che la razionalità è bianca e l’emozione è nera.

    Le tradizionali caratteristiche di Torino possono certamente portare ad affinità elettive che fanno preferire nei rapporti quotidiani e di lavoro chi ha una comune radice europea a chi invece esprime, nel colore della pelle e dei gesti l’esuberanza dei paesi del sole. Può darsi anche che le affinità elettive, si trasformino - a livello di massa e per i neo-torinesi - in preferenze che suonino discriminazione. Si può parlare in questo caso di razzismo, di una sorta di “pulizia etnica”? Francamente crediamo di no. Ci sembra che parlarne non solo porti a fare di ogni erba un fascio ma getti in braccio ai mostri della barbarie anche chi vive su altre sponde.

    La nostra, secondo noi, non è una pericolosa e strisciante concessione al fronte razzista. Parte dalla convinzione che le condanne e gli esorcismi non convincono da soli. Anche per quanto riguarda l’accoglienza che paesi “più civili” riserverebbero alle persone di colore, la nostra impressione si muove molto cautamente sulle stesse coordinate: una cosa è Siviglia, un’altra Madrid, una cosa Parigi e un’altra Bordeaux.


    Seconda lettera:

    http://www.ilpassaporto.kataweb.it/d...p?id=35009&s=0

    Mi dispiace ma anche voi siete un po’ razzisti

    La risposta che avete dato alla lettera di Giuseppe Magnino ( “Se sei bianco è più facile lavorare a Torino “) non mi convince. Mi sa che anche voi siete un pò razzisti. I lavoratori neri, non solo quelli polacchi o romeni, devono lavorare a Torino e in tutte le città italiane.
    A. Alboini


    E relativa risposta della redazione:

    Noi siamo conviti che la società sarebbe migliore se bianchi, neri, rossi e gialli potessero vivere insieme senza difficoltà e insieme lavorare , ma c’è un integralismo degli antirazzisti che ci sembra ingiusto e perfino pericoloso. C’è una differenza che non si può ignorare fra preferenze e discriminazione: le prime non possono essere definite razzismo, perché le scelte, le simpatie, le affinità fanno parte delle normali e non condannabili attitudini umane. Altra cosa è quando queste attitudini e caratteristiche vengono usate per colpire il prossimo e il singolo. In una parola, io posso avere più simpatici i toscani dei pugliesi e non vedo perché se ho un negozio, devo necessariamente assumere un pugliese quando sta alla mia discrezione assumere o no un toscano. Il pugliese non può pretendere di essere assunto per forza, come se ogni mia possibilità fosse un suo diritto. Ma non posso danneggiare o non valutare per le sue capacità qualcuno perché è pugliese; e se c’è un concorso pubblico, non posso escludere i pugliesi dai candidati. Mettere un cartello che proibisce l’ingresso ai neri è razzismo, preferire che entri un cliente bianco no.

    La differenza è sottile? Certamente, però la vita è piena di queste sfumature, se no diventa una gabbia e un ergastolo. E il senso di giustizia e uguaglianza si trasforma in una sorta di coabitazione forzata e di integralismo, come se dire che tutte gli uomini o tutte le donne sono uguali significasse che non si possa preferire questo o quella e si debba andare con tutti. Non è obbligatorio, per il rispetto che si deve a tutte le etnie, impazzire d’entusiamo per i tango argentini, il folk rock, i tamburi africani e i vecchi cori di minatori scozzesi.

    Comprendiamo come un nero si senta più a suo agio a Napoli o a Palermo che a Torino o a Verona e come in queste città si senta spesso e ingiustamente discriminato. Essere considerati indegni o incapaci di partecipare ai vantaggi e ai calori di una comunità è comunque doloroso e quel tipo di solitudine che prova chiunque si trovi in una terra straniera, e lontana dalla sua cultura, fa parte dei dolori e degli scoramenti nelle vicende umane. Questo tipo di sofferenze tenderanno a scomparire quanto più si intensificheranno gli scambi e i traffici, quanto prima il mondo diventerà la patria di tutti, ma purtroppo queste sono strade che hanno bisogno di un lungo cammino. Si deve fare di tutto per accelerare i tempi, ma, come suggerisce il vecchio proverbio, con la forza non maturano nemmeno le pere.

  2. #2
    Totila
    Ospite

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    Siamo alla follia totale.

  3. #3
    Blut und Boden
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    Torinese, falso e cortese.
    E autolesionista.

  4. #4
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    Questa è gente da manicomio, non dovrebbero circolare liberamente. Speriamo che , tra una canna e l'altra, pensino di suicidarsi in gruppo: sarebbe una pulizia meravigliosa.

  5. #5
    Blut und Boden
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    Originally posted by Herr Mann
    Questa è gente da manicomio, non dovrebbero circolare liberamente. Speriamo che , tra una canna e l'altra, pensino di suicidarsi in gruppo: sarebbe una pulizia meravigliosa.
    Finirà senz'altro così; un popolo che odia sè stesso è destinato alla scomparsa. Amen.

  6. #6
    El Criticon
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    Predefinito Purché

    Originally posted by Eridano
    Finirà senz'altro così; un popolo che odia sè stesso è destinato alla scomparsa. Amen.
    in qualche modo NON trascinino tutti gli altri lungo il percorso ...

 

 

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