Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    torquemada
    Ospite

    Predefinito Don Cannavera contro il latino

    Don Ettore Cannavera ha espresso le sue riserve sul latino dopo la pubblicazione del Compendio del Catechismo.
    Dice che lo spirito del Concilio vorrebbe bandire il latino in favore delle lingue vernacolari.

    Manderò a don Cannavera alcune obiezioni del dott. Guido Milanese.

    Prima obiezione: la lettera e lo spirito

    Si obietta: i testi del Vaticano II citati dicono questo, è vero: ma il loro spirito è diverso. E, benché dicano apparentemente che si deve conservare il latino, pur concedendo spazio alle lingue nazionali, in realtà "vogliono dire" che occorre abolire il latino e dare tutto lo spazio alle lingue moderne. Si dice che il grande onore che latino, polifonia e gregoriano hanno nei testi conciliari costituirebbe solo un fatto verbale, aggiunto tanto per dare un contentino formale ai "conservatori" presenti al Concilio. Secondo queste tesi lo "spirito del Concilio" direbbe cose diverse da quanto risulta dai testi scritti.

    Di fronte ad affermazioni come queste non si proprio che cosa dire. Il testo parla chiaro. Se qualcuno conosce una "interpretazione autentica" del testo conciliare, che vada oltre il testo scritto approvato e pubblicato, deve aver ricevuto una rivelazione privata specialissima, una specie di dono profetico che non è diffuso tra i poveri musicisti di chiesa, gente abituata a ragionare su evidenze scritte, come i neumi e il contrappunto. Ammettere che esista una specie di "versione non scritta" del Vaticano II è del resto cosa molto discutibile: i Concili valgono per la redazione scritta dei documenti che approvano, non per ipotetiche dottrine non scritte, e, fin dall'inizio, la Chiesa si è sempre fidata della Bibbia scritta, non dei doni profetici del primo venuto. L'obiezione è dunque respinta per manifesta infondatezza nonché per sospetto dottrinale grave. E anche - diciamo un po' scherzosamente - per mancanza di educazione: ritenere "puri verbalismi" parti del testo approvato da un Concilio Ecumenico è, per lo meno, una bella mancanza di rispetto; significa evidentemente accusare il Concilio di contenere autentici imbrogli e falsità. Un po' troppo, ci pare.

    Il Cardinale Ratzinger, il cosiddetto "numero due" della Chiesa, a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede (Sant'Uffizio), cioè l'organismo che si occupa della dottrina cattolica, ha osservato molte volte come il Concilio non abbia mai richiesto lo stato di cose presente. L'analisi migliore della falsa opposizione "spirito del Concilio" - "lettera del Concilio" si deve appunto al Card. Ratzinger. In un suo studio di alcuni anni fa, dopo aver analizzato un caso esemplare di questi ideologisrni, Ratzinger osservava:

    «Ancorché sia fuori dubbio che essi [i sostenitori di queste confusioni] non si possono appoggiare a nessun testo del Vaticano II, in alcuni uffici e organi liturgici si è consilidata l'opinione che lo spirito del Concilio orienta in tale direzione», cioè verso la convinzione dell'esistenza di un presunto "spirito conciliare" che sarebbe diverso dalla "lettera del Concilio". Centro vitale di queste errate convinzioni è l'idea della "creatività" a tutti i costi, cioè della presunta necessità di inventare ogni volta qualcosa. Nota ancora Ratzinger: «Non solo giovani preti, ma talvolta anche vescovi hanno la sensazione di non essere fedeli al Concilio, se pregano tutto così come sta nel Messale. Deve esserci almeno una formula "creativa", per banale che sia»: una posizione che richiama fortemente la mentalità di tipo protestante metodista, all'interno della quale certamente gregoriano e polifonia non possono trovare alcun posto. E la recentissima autobiografia del Card. Ratzinger (1997) presenta osservazioni ancor più dure su tutta la situazione liturgica attuale.

    Seconda obiezione: l'insegnamento della Chiesa

    Si dice: è vero, il Vaticano II parla così; però gli ultimi Papi e le autorità del Vaticano sono di altro avviso. Dunque vuol dire che essi ritengono l'insegnamento conciliare una sorta di "via aperta" verso ipotetiche conquiste più avanzate. Questa posizione non si basa su alcun dato di fatto: al contrario. Giovanni XXIII, il Papa buono e sorridente, dettò sul latino ecclesiastico un documento splendido ma dai toni a tratti estremamente duri, la Costituzione Apostolica Veterum Sapientia («La sapienza degli antichi»). In quel testo, il Papa comandava alla Chiesa di conservare e anzi di intensiflcare, l'uso del latino non solo nella liturgia, ma anche nell'insegnamento presso i seminari e le università pontificie, forrnulando prescrizioni molto chiare e a tratti severe. E si noti che la forma scelta dal Papa, la Costituzione Apostolica, è la forma più solenne e giuridicamente impegnativa che possa scegliere un Pontefice (una Enciclica, ad esempio, ha altre funzioni). La Veterum Sapientia non è mai stata abrogata: essa è ancora oggi (almeno teoricamente!) legge della Chiesa.

    Durante l'attuale pontificato, per venire a tempi più recenti, non sono mancati interventi in merito alla questione del latino, della liturgia latina, della musica sacra: per esempio la Congregazione per l'Educazione Cattolica, in un documento assai ampio e importante, ha osservato quanto segue:

    È più che sufficientemente provato che gli orientamenti conciliari osservati con fedeltà non urtano il popolo cristiano; esso non si ribella che alle innovazioni arbitrarie e agli eccessi. Per esempio, il concilio è ben lontano dall'aver bandito il latino, anzi il contrario: la sua esclusione sistematica è un abuso non meno condannabile della volontà sistematica di alcuni di mantenerlo esclusivamente. La sua scomparsa immediata e totale non può rimanere senza conseguenze pastorali [...]

    Va inoltre osservato che una decina di anni fa il congresso della CISM (Consociatio Internationalis Musicae Sacrae) fu dedicato proprio al problema della reintroduzione del Canto Gregoriano nella pratica liturgica, e la Congregazione per il Culto Divino (l'organismo della Santa Sede deputato ad esprimersi ufficialmente su questi problemi) scrisse una lettera di caloroso appoggio all'iniziativa. Purtroppo restarono solo belle parole.

    Dunque anche l'obiezione qui discussa è manifestamente infondata, in quanto anch'essa basata su dati di fatto erronei. Il Vaticano ha richiamato, eccome, la positività del latino e del Gregoriano nella Chiesa: e approvato il latino è già vinto il primo e più grave ostacolo anche a trarre quelle conseguenze di carattere musicale chiaramente esplicitate sia dal Card. Ratzinger sia dalla Congregazione per il Culto Divino.



    Per concludere: don Cannavera ha riletto, di recente, Sacrosanctum Concilium? E' grave che un uomo di Chiesa si faccia portavoce di concezioni errate sul Concilio e sulla liturgia, soprattutto a mezzo stampa.
    Ho scritto una replica a L'Unione Sarda. Mi auguro che almeno questa volta pubblichino la mia lettera.

  2. #2
    Napoléon I
    Ospite

    Predefinito

    Consiglio anche "La bella, la bestia e il cavaliere", del card. Biffi.

    Anche lui critica ferocemente la triste prassi del " il concilio non lo ha detto, però lo pensava"......

  3. #3
    torquemada
    Ospite

    Predefinito

    Originally posted by Napoléon I
    Consiglio anche "La bella, la bestia e il cavaliere", del card. Biffi.

    Anche lui critica ferocemente la triste prassi del " il concilio non lo ha detto, però lo pensava"......
    Grazie per la segnalazione. Lo leggerò.

 

 

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