Voi che ne pensate a riguardo? Forse è davvero l'ora di mettere da parte la retorica e pensare di ritornare alle centrali nucleari per produrre energia a costi accettabili.
dal settimanale online http://www.dilloadalice.it segnalo questa intervista piuttosto argomentata.
“Il vento sta cambiando. Il nucleare è buonsenso”
http://www.dilloadalice.it/articolo....a3nucleare.xml
Alice intervista Tommaso Quinti, studente di ingegneria nucleare: “I vantaggi del ritorno alle centrali atomiche. Costi e rischi. Ambiguità a sinistra. Quando nel 1986 il PCI si espresse per la continuazione del programma nucleare italiano…
(Alice n.62 del 06/07/2005
Il gran caldo, l'utilizzo di massa dei condizionatori, i rischi di black out hanno riaperto in queste settimane il dibattito sul deficit energetico dell'Italia, e quindi anche sul nucleare. Alice ne parla con Tommaso Quinti, studente di ingegneria nucleare.
Lei è uno studente in ingegneria nucleare. Subito una curiosità: una volta laureato, cosa andrà a fare, considerato che in Italia il nucleare è stato bocciato?
La scelta di studiare il nucleare la si fa per passione, fuori dalle ambizioni di carriera: alla base c'è l'amore per l'infinitesimale, per l'atomo. E' vero, in Italia abbiamo poche possibilità di lavoro, ma se teniamo conto che l'energia nucleare costituisce un terzo della produzione elettrica europea e poco meno del venti per cento di quella mondiale... beh, per fortuna all'estero qualche opportunità in più ce l'abbiamo.
Il nucleare ha subito uno stop... ma ora pare stia riacquistando interesse e il dibattito riaprirsi. Cosa è cambiato?
Dopo i tragici incidenti di Chernobyl è indubbio che lo sviluppo di questa tecnologia si sia arenato, anche se in realtà in questi anni il nucleare ha continuato a giocare un ruolo importante nella produzione energetica mondiale, garantendo erogazione di energia con continuità ed affidabilità.
Qualche numero?
Oggi nel mondo sono funzionanti 439 centrali nucleari in 30 Paesi corrispondenti ad una produzione di circa 2.500 miliardi di kWh/anno, pari a oltre il 16% di tutta l'elettricità del pianeta. In Europa questa percentuale sale al 35% in Europa; nel Vecchio Continente il nucleare è da tempo la prima fonte di produzione elettrica, con percentuali di copertura che nel 2003 hanno raggiunto il 79,9% in Lituania, il 77,7% in Francia, il 57,4% in Slovacchia, il 55,5% in Belgio e il 49,6% in Svezia. Oggi, come diceva giustamente lei, il vento sta cambiando e comincia a respirarsi un'aria diversa quando si approccia questo tema.
Perché?
Perché si sta diffondendo la consapevolezza che l'incremento del costo del petrolio, la previsione di esaurimento in tempi brevi delle riserve di combustibili fossili, gli effetti dell'inquinamento atmosferico prodotti dalle combustioni dei derivati del petrolio e carbone (con le note conseguenze sull'effetto serra) rende ineludibile il ritorno al nucleare... pena una spaventosa crisi ambientale ed economica di dimensioni planetarie.
Quindi una “riabilitazione”.
Sì. Le basti pensare che uno dei fondatori del movimento ambientalista internazionale, il professor James Lovelock, ha dichiarato che il ritorno al nucleare è necessario, chiedendo ai verdi di fare un passo indietro e di abbandonare certi loro preconcetti in materia.
Ritiene pertanto che il nucleare sia destinato di fatto a ripartire. Con quali tempi?
Sì ripartirà, ma questo non lo dico io. Durante la Conferenza internazionale sull'energia nucleare per il XXI secolo, organizzata lo scorso marzo a Parigi dall'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA) e dall'Agenzia per l'Energia Nucleare (AEN) dell'OCSE, sono state pronunciate parole molto chiare. L'AIEA prevede che a livello mondiale la potenza elettronucleare nel 2020 sarà di 427.000 MW, equivalente a quella di 127 centrali da 1.000 MW in più rispetto alle precedenti stime.
Chi investirà di più in questo settore?
La Cina nei prossimi 15 anni ha deciso di accrescere la propria potenzialità dagli attuali 6.000 a 36.000 MW; la Russia ha in programma di raddoppiarla (da 20.800 a 40-45.000 MW); l'India vuole aumentarla di 10 volte entro il 2022 (dagli attuali 2.550 MW a 25.000 MW) e di ben 100 volte entro la metà del secolo.
Lei sta parlando di paesi dell'Est del mondo...
No, anche da noi si intravedono elementi di novità. Negli Stati Uniti, paese in cui non si realizzano centrali nucleari da venti anni, tre diverse aziende hanno da poco avviato il processo autorizzativo per la costruzione di nuovi impianti. In Finlandia, che è la prima nazione europea a costruire un reattore nucleare dal 1991, da alcuni mesi è cominciata la costruzione di un nuovo impianto da 1.600 MW, il quinto del Paese. In Francia sono funzionanti 59 centrali e sono cominciate importanti ricerche per sviluppare ulteriormente la tecnologia. In Svezia nel 1980 un referendum popolare si è pronunciato per la chiusura di tutte le 12 centrali nucleari entro il 2010, ma da allora è stato chiuso solo un reattore per motivi di obsolescenza dello stesso: gli altri 11 reattori sono ancora operativi ed un sondaggio di opinione condotto nel 2004 rivela che la maggioranza dei cittadini è favorevole al mantenimento degli impianti esistenti.
E in Italia?
In Italia il nucleare si è bloccato. Ma anche da noi si intravedono le prime prese di posizione a favore, sia da parte di alcuni politici che dell'opinione pubblica. Un recente sondaggio della Ue (Eurobarometer 56) indica che la percentuale dei favorevoli al nucleare è pari al 55% in Italia e al 59% in Francia. Dato confermato da un recente sondaggio Ispo di Renato Mannheimer, secondo il quale il 54% degli italiani si dichiara favorevole al ritorno delle centrali. Per non parlare della Svizzera dove un referendum popolare dello scorso anno ha detto esplicitamente “sì” al nucleare.
E' vero, in Italia non produciamo più energia elettrica da “fonte atomica”, ma la acquistiamo dall'estero con quote variabili dal 14 al 18%. Ci sono ben 13 le centrali nucleari si trovano a meno di 200 km dai nostri confini: 6 in Francia, 4 in Svizzera, 2 in Germania e 1 in Slovenia. Mah!
Perché in Italia è tutto fermo?
Perché, al di là delle convinzioni dei singoli, a livello politico c'è sempre il timore di perdere consensi, considerato, tra l'altro, che i benefici sarebbero ritardati e potrebbero costituire un regalo ad un eventuale successivo Governo. Occorrerebbe promuovere una campagna informativa per spiegare alla gente la indifferibile necessità di ritornare al nucleare... vedremo...
Secondo lei basta il nucleare per risolvere i problemi energetici italiani?
Assolutamente no. E' fuor di dubbio che da solo non è sufficiente: serve un mix energetico che preveda tutte le fonti, dalle rinnovabili alle centrali a ciclo combinato.
Quali i costi del nucleare? Conviene?
Sotto il profilo economico il nucleare è nettamente vincente (2.37 Euroc/kWh per il nucleare contro 2.81 Euroc/kWh per il carbone e 3.23 Euroc/kWh per il gas, senza contare i costi esterni che porterebbero rispettivamente a 4.43 and 3.92 Euroc/kWh il costo di carbone e gas).
Qual è il suo parere sulla sicurezza delle centrali atomiche?
Attualmente si ritiene, da parte di molti esperti, che la sicurezza sia ottima. Ma si cerca di migliorarla ancora.
Veniamo al capitolo inquinamento, alle scorie...
Il processo di trasformazione del nucleare crea un inquinamento che è più concentrato e controllabile, rispetto a quello diffuso e non gestibile come quello determinato dai combustibili fossili. Detto questo, la preoccupazione sulla collocazione definitiva delle scorie mi pare eccessiva, più conseguenza di timori psicologici che reali. Per il loro lo smaltimento si potrebbe pensare a costruire grandi depositi internazionali in opportune zone isolate del mondo.
Quindi?
Occorre interrompere immediatamente lo smantellamento accelerato delle centrali nucleari di Caorso e Trino Vercellese, decisa nella procedente legislatura, dall'allora ministro all'Industria, On. Pierluigi Bersani. Al contrario, si dovrebbe procedere al loro riavvio. Si tratta di impianti dimessi ma ancora agibili.
Quanto costerebbe riavviarle?
Meno di uno smantellamento accelerato. Leggo che con 350 miliardi di vecchie lire le due centrali in circa due anni potrebbero essere messe nelle condizioni di ripartire.
Il nucleare è di destra o di sinistra?
Né l'uno né l'altro: è buonsenso. Il buonsenso non è né di destra né di sinistra. Purtroppo chi lavora in questo settore è sempre dipinto come uno che vuole saccheggiare l'ambiente e sterminare popoli. Anche noi facciamo parte degli ambientalisti, ma di quelli seri e costruttivi, non dei visionari e demagogi.
La sinistra però sembra più i prima fila conto il nucleare...
La sinistra a volte è un po' ambigua. Non dimentichiamoci che il XVII congresso del Pci, nel 1986, si espresse per la continuazione del programma nucleare italiano...
Non vede proprio nessun rischio?
Vedo quella della proliferazione, cioè quello connesso con la possibilità che un reattore nucleare e la sua tecnologia possano essere utilizzati per produrre armi atomiche. Ma qui non si tratta di decisioni tecniche, ma politiche.
Alex Castelli