User Tag List

Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    Dal 2004 con amore
    Data Registrazione
    15 Jun 2004
    Località
    Attorno a Milano
    Messaggi
    19,247
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Anglicani e cattolici hanno firmato un documento comune su Maria.

    Cattolici e anglicani hanno presentato oggi a Seattle, negli Stati Uniti, alle 10 di mattina, (ore 20 in Italia), un documento dal titolo “Maria: grazia e speranza in Cristo”. Il testo è frutto di 5 anni di lavoro (dal 1999 al 2004) ed è stato realizzato dalla Commissione internazionale “Arcic” che fu costituito nel 1970 da papa Paolo VI e dall’allora arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey, ed è oggi lo strumento ufficiale del dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese della Comunione anglicana.
    Il testo (disponibile per il momento solo in lingua inglese) è stato presentato dai due co-presidenti dell’Arcic, mons. Alexander J. Brunett, arcivescovo cattolico di Seattle e da Peter F. Carnley, arcivescovo di Perth e primate della Chiesa anglicana di Australia. Elaborato da una commissione composta di 18 membri, il documento di Seattle è il primo dialogo internazionale bilaterale che ha preso come soggetto il ruolo di Maria nella Chiesa. “Abbiamo cercato – scrivono Brunett e Carnley nella prefazione del documento - di utilizzare un linguaggio che riflettesse ciò che abbiamo in comune e trascendesse le controversie del passato. Nello stesso tempo, nel testo, abbiamo dovuto affrontare con coraggio definizioni dogmatiche che se sono integrate nella fede dei cattolici romani, sono anche ampiamente estranee alla fede degli anglicani”. I membri dell’Arcic hanno quindi dovuto comprendere modi diversi di fare teologia, ma “così facendo abbiamo imparato a ricevere rinnovate le nostre tradizioni che sono state illuminate ed approfondite dalla comprensione della tradizione dell’altro”. Il documento si suddivide in 80 paragrafi: la sezione più ampia (quella che va dal paragrafo 6 al 30) delinea il ruolo di Maria nelle Scritture. Costituendo quasi un terzo dell’intero documento, questa sezione potrebbe essere usata indipendentemente, come uno studio del posto di Maria nella Scrittura.

    La seconda sezione del testo (paragrafi 31-40) delinea la figura di Maria così come è stata vista nei primi Concili della Chiesa, nei Padri della Chiesa e nei teologi dei primi secoli della cristianità. Il testo procede poi a valutare “la crescita della devozione a Maria nei secoli medievali e le controversie teologiche” che ne sono scaturite, soprattutto nei riformati. La convergenza trovata nelle prime due sezioni del testo aiuta ad affrontare nella terza parte del documento le questioni più scottanti, quelle cioè relative ai due dogmi mariani dell’Immacolata Concezione (definito da papa Pio IX nel 1854) e dell’Assunzione di Maria in Cielo (definito da papa Pio XII nel 1950). La Commissione di studio non risolve interamente le differenze tra anglicani e cattolici. Si sofferma però alle due frasi con cui i due dogmi sono presentati e che costituiscono un problema per gli anglicani: è l’affermazione “rivelato da Dio” (relativo al dogma del 1854) e “divinamente rivelato” (del 1950) in quanto per gli anglicani “la Sacra Scrittura contiene tutto ciò che è necessario alla salvezza: così che tutto ciò che non vi si legge né può essere verificato, non è richiesto a nessuno né come articolo di fede né come requisito necessario per la salvezza”. Il documento chiarisce a questo proposito che le due frasi “devono essere comprese oggi alla luce dell’insegnamento del Concilio vaticano II” e cioè del “ruolo centrale della Scrittura nella ricezione e trasmissione della rivelazione”. “Quando la Chiesa romana cattolica afferma che una verità è rivelata da Dio, non significa che essa propone una nuova rivelazione. Queste definizioni sono piuttosto comprese per dare testimonianza di ciò che è stato rivelato fin dall’inizio”. Nelle conclusioni, anglicani e cattolici fanno una serie di affermazioni comuni nella quali si afferma che “ogni interpretazione del ruolo di Maria non deve oscurare l’unica mediazione di Cristo” e si ribadisce che “è impossibile essere fedeli alla Scrittura senza dare degna attenzione alla persona di Maria”.


    Agenzia Sir

  2. #2
    memoria storica
    Data Registrazione
    17 Feb 2005
    Messaggi
    2,680
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)
    2005-05-20

    Dialogo cattolico-anglicano: Maria non è un ostacolo alla comunione ecclesiale

    Presentata la “Dichiarazione di Seattle”, della Commissione Internazionale Cattolico-Anglicana (ARCIC)

    SEATTLE/LONDRA, venerdì, 20 maggio 2005 (ZENIT.org).- “Maria: Grazia e Speranza in Cristo”, la storica dichiarazione congiunta anglicano-cattolica sul ruolo della Vergine nella dottrina e nella vita della Chiesa, presentata lunedì a Seattle (Stati Uniti), rappresenta uno strumento per fare in modo che Maria non sia più considerata un ostacolo all’unità tra le due Chiese.

    Chiamato anche “Dichiarazione di Seattle” – dal nome della città in cui nel febbraio scorso si è conclusa la sua redazione –, il documento congiunto è il frutto di sei anni di dialogo teologico tra cattolici e anglicani promosso nell’ambito dell’ARCIC (Commissione Internazionale Anglicano-Cattolica) dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dal Consiglio Consultivo Anglicano.

    Il testo non è una dichiarazione d’autorità della Chiesa Cattolica o della Comunione Anglicana, ma un documento la cui pubblicazione (di cui si è incaricata la Continuum/Morehouse Publishing USA/UK) viene offerta per lo studio e la valutazione delle Chiese.

    L’Arcivescovo cattolico di Seattle, monsignor Alexander J. Brunett – Copresidente dell’ARCIC – è stato l’anfitrione della presentazione durante una solenne liturgia dei Vespri tenutasi nella cattedrale cattolica di Saint James. Era presente anche il suo omologo anglicano nella Commissione, l’Arcivescovo Peter Carnley, Primate della Chiesa Anglicana in Australia.

    “Questo documento rappresenta una prolungata riflessione su un aspetto della fede cristiana in cui molti cristiani hanno trovato forza spirituale. Speriamo che questa dichiarazione aiuti tutti i cristiani a capire perché Maria è stata una figura così importante”, ha affermato a Seattle il Cosegretario dell’ARCIC, il reverendo Gregory Cameron, secondo quanto citato dalla “Comunione Anglicana”.

    Negli ultimi anni, la Commissione ha pubblicato altre quattro dichiarazioni: “La Salvezza e la Chiesa” (1987), “La Chiesa come comunione” (1991), “Vita in Cristo” (1994) e “Il dono dell’autorità” (1999). La Commissione ha iniziato a considerare il ruolo della Vergine Maria nella vita e nella dottrina della Chiesa nel 1999.

    “Maria: Grazia e Speranza in Cristo” è “dottrinalmente uno dei documenti più importanti frutto del dialogo dell’ARCIC”, ha riconosciuto lunedì uno dei 18 teologi che compongono la Commissione congiunta – redattrice del nuovo documento –, il Vescovo cattolico di Nottingham (Inghilterra) Malcom MacMahon OP, secondo quanto diffuso dal “Catholic Communications Network” – l’ufficio per i rapporti con i media della “Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles” .

    In una “Introduzione” (pubblicata sia dall’episcopato cattolico di Inghilterra e Galles che dalla Comunione Anglicana) alla “Dichiarazione di Seattle”, padre Donald Bolen – Cosegretario dell’ARCIC, anch’egli presente alla presentazione – ha spiegato che, anche se la Vergine Maria ha avuto un ruolo importante nella vita e nella liturgia di anglicani e cattolici, i dogmi mariani dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, così come la devozione mariana all’interno della Chiesa cattolica, sono stati considerati elementi che hanno separato le Chiese cattolica e anglicana.

    Già in una dichiarazione del 1981 – “L’Autorità nella Chiesa II” – l’ARCIC osservò che i due dogmi “suscitano un problema particolare per quegli anglicani che non ritengono che le definizioni precise fornite da questi dogmi siano sufficientemente sostenute dalle Scritture”.

    Il nuovo documento non risolve completamente queste controversie , ma spiega la distinzione tra il contenuto dei dogmi e l’autorità dalla quale sono stati definiti. La dichiarazione congiunta parte dalle conclusioni de “Il dono dell’autorità”. E’ a questo che si riferiscono i redattori del nuovo documento quando affermano che se le loro conclusioni fossero accettate da entrambe le Chiese questo “porrebbe le questioni sull’autorità sorte dalle due definizioni del 1854 e del 1950 (dei dogmi da parte della Chiesa cattolica, ndr) in un nuovo contesto ecumenico.

    Durante i lavori dell’ARCIC, il vescovo McMahon ha sottolineato che il contenuto dei dogmi può essere esaminato nel contesto della Scrittura e della Tradizione, più che dal punto di vista dell’autorità dalla quale sono stati definiti.

    La dichiarazione è un “traguardo considerevole per aumentare la profondità dell’intesa di ogni atteggiamento ecclesiale”, ha affermato. Significa, ha aggiunto, che “le varie visioni di Maria non hanno motivo di essere un ostacolo alla comunione ecclesiale”.

    Secondo il prelato inglese, uno dei progressi è stato contemplare Maria attraverso la Lettera di San Paolo ai Romani (8,28-30). Il testo paolino è stato quindi una chiave interpretativa per la comprensione di Maria nella “Dichiarazione di Seattle”.

    “I membri anglicani della Commissione sono stati aiutati nella loro comprensione del ruolo di Maria nella nostra salvezza dalla contemplazione delle dottrine moderne attraverso gli occhi di San Paolo, utilizzando il suo linguaggio di Chiamata, Conversione, Giustificazione e Glorificazione”, ha spiegato il vescovo McMahon.

    Il presule ha aggiunto che uno dei benefici del documento sarà l’aiuto dato ad ogni Chiesa per capire l’ecclesiologia dell’altra.

    “La nostra comprensione cattolica di Maria è fortemente legata alla comunione dei santi”, ha osservato. “Crediamo che Maria, come Regina del Cielo, abbia una funzione salvifica continua nella Chiesa. Pensiamo che la Chiesa abbia una dimensione – la comunione dei santi – che si estende oltre questa terra, e questo influisce sulla nostra comprensione della Chiesa. L’ecclesiologia è al centro di gran parte del dialogo cattolico-anglicano”.

    Il Vescovo ha anche spiegato che la sezione della devozione a Maria nella tradizione anglicana – ad esempio nella liturgia – aiuterà a mostrare sia ai cattolici che ad alcuni anglicani l’importanza della tradizione mariana anglicana.

    “La comprensione anglicano-cattolica è stata enormemente rafforzata da questo dialogo”, ha riconosciuto il Vescovo McMahon. “Ciò che abbiamo fatto è stato lastricare la via che conduce all’unità cristiana”.

    “Maria: Grazia e Speranza in Cristo”
    La “Dichiarazione di Seattle” rappresenta il primo dialogo internazionale bilaterale che si occupa del ruolo di Maria nella Chiesa, spiega l’“Introduzione” al documento preparata da padre Donald Bolen.

    Fin dall’inizio, l’ARCIC ha cercato di portare a termine un dialogo fondato sui Vangeli e sulle antiche tradizioni comuni, tentando di scoprire e sviluppare la nostra eredità comune di fede, ha aggiunto il co-segretario della Commissione.

    E’ stata proprio questa attenzione alle “nostre basi comuni” a dar forma alle prime due sezioni del documento: la prima delinea il luogo di Maria nelle Scritture. Secondo la Dichiarazione, “è impossibile essere fedeli alle Scritture senza prestare la dovuta attenzione a Maria”.

    Il paragrafo 30 del documento sintetizza il modo in cui Maria viene trattata nelle Scritture: “La testimonianza nelle Scritture invita tutti i credenti di ogni generazione a chiamare ‘benedetta’ Maria, questa donna ebrea di umili condizioni, questa figlia di Israele che viveva nella speranza della giustizia per il povero, che Dio ha riempito di grazia e ha scelto per essere la madre vergine di suo Figlio per l’azione dello Spirito Santo”.

    “Dobbiamo benedirla come la ‘serva del Signore’ che ha dato il suo consenso incondizionato al compimento del piano salvifico di Dio, come la madre che meditava tutte le cose nel suo cuore, come la rifugiata in cerca di asilo in terra straniera, come la madre trafitta dalla sofferenza innocente del proprio figlio e come la donna alla quale Gesù ha affidato i suoi amici – si legge di seguito –”.

    “Siamo una cosa sola con lei e con gli apostoli quando pregano per l’effusione dello Spirito sulla Chiesa nascente, la famiglia escatologica di Cristo. E possiamo anche intravedere in lei il destino finale del popolo di Dio di condividere la vittoria di suo figlio sul potere del male e della morte”.

    La seconda sezione del documento si occupa in primo luogo di Maria nelle “antiche tradizioni comuni”, vale a dire nei primi Concili della Chiesa, che sono fonti di autorità sia per gli anglicani che per i cattolici, e negli scritti dei “Padri della Chiesa”, teologi dei primi secoli del cristianesimo. Il testo – continua padre Bolen – sottolinea l’importanza fondamentale della comprensione da parte della Chiesa di Maria come “Theotókos” (la Madre di Dio, la Parola incarnata).

    Di seguito ripercorre “la crescita della devozione a Maria nei secoli medievali e le controversie teologiche associate ad essi”, mostrando “come alcuni eccessi nella devozione alla fine del Medioevo e le reazioni contro questi da parte dei riformatori abbiano contribuito ad una rottura della comunione tra di noi”.

    La sezione traccia infine ulteriori sviluppi sia nell’anglicanesimo che nella Chiesa cattolica e sottolinea l’importanza di contemplare Maria inseparabilmente unita a Cristo e alla Chiesa.

    I dogmi mariani
    Secondo padre Bolen, la convergenza stabilita nelle prime due sezioni del documento fornisce delle basi per avvicinarsi ai due dogmi mariani.

    La terza sezione del documento inizia contemplando Maria e il suo ruolo nella storia della salvezza nel contesto di “una teologia di grazia e di speranza”. Il testo ripercorre la Lettera di San Paolo ai Romani, in cui l’apostolo fornisce un modello di grazia e di speranza operative nel rapporto tra Dio e l’umanità: “(Dio) quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rm 8,30).

    Questo modello emerge chiaramente nella vita di Maria, sottolinea la spiegazione del Cosegretario dell’ARCIC. Ella è stata “indicata fin dall’inizio come l’eletta, chiamata e colmata di grazia da Dio attraverso lo Spirito Santo per il compito che le spettava” (paragrafo 54 del documento). Nel “fiat” liberamente pronunciato da Maria – “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38) – vediamo “il frutto della sua preparazione precedente, espressa nell’affermazione di Gabriele su di lei come ‘piena di grazia’” (paragrafo 55).

    Il documento (paragrafo 59) – constata padre Bolen – vincola questa affermazione a ciò che si professa nel dogma dell’Immacolata Concezione di Maria: “In vista della sua vocazione ad essere la madre del Santo (Lc 1,35), possiamo affermare insieme che l’opera redentrice di Dio ha raggiunto Maria nella profondità del suo essere e fin dall’inizio. Ciò non è contrario agli insegnamenti della Scrittura e può essere compreso solo alla luce di essa. I cattolici riconoscono in questo ciò che si afferma nel dogma – nella fattispecie ‘preservata da ogni macchia del peccato originale’ e ‘fin dal primo istante del suo concepimento’”.

    Successivamente – spiega l’“Introduzione” preparata da padre Bolen – il documento propone che come la grazia è stata operativa all’inizio della vita di Maria, così la Scrittura dà le basi per confidare nel fatto che quanti seguono fedelmente i piani di Dio saranno portati alla Sua presenza.

    Se “non c’è testimonianza diretta nella Scrittura relativa alla fine della vita di Maria” (paragrafo 56), “quando i cristiani d’Oriente e d’Occidente che per generazioni hanno meditato l’opera di Dio in Maria hanno concordato nella fede… che è appropriato che il Signore l’abbia portata completamente a Lui: in Cristo, ella è già una nuova creazione…” (paragrafo 58).

    Facendo nuovamente un collegamento tra questa comprensione della grazia e della speranza nella vita di Maria e il dogma dell’Assunzione della Vergine – osserva padre Bolen –, il documento afferma: “Possiamo affermare insieme la dottrina per cui Dio ha portato la Santissima Vergine Maria nella totalità della sua persona alla Sua gloria come conforme alla Scrittura, e il fatto che questa può essere compresa solo alla luce della Scrittura. I cattolici riconoscono che questo insegnamento su Maria è contenuto nel dogma” (paragrafo 58).

    La Commissione non risolve completamente le controversie tra anglicani e cattolici relativamente ai due dogmi, visto che le conclusioni annunciate si riferiscono al contenuto mariano dei dogmi e non all’autorità dalla quale sono statai definiti, ha puntualizzato padre Bolen.

    Nonostante questo, ha aggiunto, i redattori dell’ARCIC confidano nel fatto che, se gli argomenti contenuti nel documento venissero accettati sia dalla Comunione Anglicana che dalla Chiesa Cattolica, questo “collocherebbe le questioni relative all’autorità sorte dalle due definizioni (dei dogmi, ndr) del 1854 e del 1950 in un nuovo contesto ecumenico” (paragrafi 78, 61-63).

    Il tema della devozione mariana viene affrontato nella sezione finale del documento, che inizia con l’affermazione: “Siamo d’accordo sul fatto che, concependo Maria come l’esempio umano più completo della vita di grazia, siamo chiamati a riflettere sulle lezioni della sua vita raccolte nella Scrittura e a unirci a lei come una cosa sola non morta, ma veramente viva in Cristo” (paragrafo 65).

    La devozione mariana e l’invocazione a Maria non presuppongono il fatto di offuscare o sminuire la mediazione unica di Cristo, secondo il documento, che conclude: “Affermando insieme senza ambiguità la mediazione unica di Cristo, che porta frutto nella vita della Chiesa, non consideriamo la pratica di chiedere a Maria e ai santi di pregare per noi come divisione della comunione... crediamo che non ci sia una ragione teologica per la divisione ecclesiale in queste materie”.

    L’ARCIC (Commissione Internazionale Anglicano-Cattolica) – istituita nel 1970 – e l’IARCCUM (Commissione Internazionale Anglicano-Cattolica per l’Unità e la Missione) – del 2000 – sono le due strutture attraverso le quali viene portato avanti il dialogo teologico tra cattolici e anglicani.

    L’ARCIC si concentra sui temi che suscitano controversie teologiche tra cattolici e anglicani. Il fine dell’IARCCUM è rafforzare gli obiettivi dell’ARCIC e trovare metodi per tradurre in fatti concreti il grado di comunione spirituale raggiunto.

    Il dialogo, proposto da Paolo VI e dall’Arcivescovo di Canterbury –Michael Ramsey – nel 1966, è stato stabilito nel 1970: la prima fase del lavoro dell’ARCIC (1970-1981) si è tradotta nelle dichiarazioni sull’Eucaristia, sul ministero e in due dichiarazioni sull’autorità nella Chiesa; la seconda fase (dal 1983 ad oggi) include le dichiarazioni sulla salvezza e sulla giustificazione, sulla natura della Chiesa, ulteriori studi sull’autorità della Chiesa ed ora sul ruolo della Vergine Maria nella dottrina e nella vita della Chiesa.

    Questo giovedì il documento “Maria: Grazia e Speranza in Cristo” verrà presentato congiuntamente anche nell’Abbazia di Westminster (Londra, Inghilterra).

    Questo documento su Maria – frutto del lavoro dei 18 membri della Commissione (quelli anglicani vengono nominati dall’Arcivescovo di Canterbury dopo aver consultato l’Ufficio della Comunione Anglicana, quelli cattolici sono designati dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani) – completa la seconda fase del lavoro dell’ARCIC. Padre Bolen ha affermato che a tempo debito inizierà una terza fase del lavoro.

    tratto da agenzia Zenit

  3. #3
    memoria storica
    Data Registrazione
    17 Feb 2005
    Messaggi
    2,680
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    un ulteriore approfondimento su questa dichiarazione:


    La Madonna e il cammino dell’unità

    C’è un nuovo episodio nel dialogo con la Comunione anglicana. Il testo congiunto sulla madre di Gesù, Maria: grazia e speranza in Cristo, frutto del lavoro della Commissione internazionale cattolico-anglicana, può aiutare non solo il dibattito teologico ed ecclesiologico, ma anche una pratica condivisa di pietà popolare di Giovanni Cubeddu


    L’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams con papa Benedetto XVI, il 25 aprile 2005 in Vaticano

    È stato presentato in maggio l’ultimo documento dell’Arcic (Anglican-Roman Catholic International Commission, Commissione internazionale cattolico-anglicana) dal titolo Maria: grazia e speranza in Cristo. Il documento è un passo importante nel dialogo ecumenico tra anglicani e cattolici. Ne abbiamo parlato con il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster.

    Eminenza, perché un testo su Maria ora? Qual è la sua importanza nel dialogo tra anglicani e cattolici?
    CORMAC MURPHY-O’CONNOR: Maria ha avuto un posto di rilievo nella vita e nella liturgia sia degli anglicani che dei cattolici. Ma i due dogmi mariani dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, come pure alcune modalità di devozione mariana nella Chiesa cattolica nel passato, sono stati motivi di forte disaccordo tra anglicani e cattolici. Così, tra le nostre due Chiese, qualunque dialogo sincero – che l’Arcic ha sempre promosso – avrebbe prima o poi dovuto guardare alla questione. L’altra ragione per scegliere di parlare di Maria consiste nel fatto che, oltre ai disaccordi su di Lei, emerge il disaccordo sull’autorità nella Chiesa. Credo che dovevamo anzitutto chiarire la nostra diversa concezione dell’autorità nella Chiesa – come abbiamo fatto nel 1999 con la dichiarazione “Il dono dell’autorità”,The gift of Authority – prima di poterci muovere a considerare espressamente i dogmi. Dunque, questo documento desidera proprio andare al cuore del problema: in che modo la comprensione cattolica di Maria si è sviluppata secondo la Scrittura e la Tradizione?

    Quale risposta fornisce il testo ?
    MURPHY-O’CONNOR: La parte che il documento dedica a Maria nella Scrittura è davvero ben fatta e potrebbe essere utilizzata per l’insegnamento. Ciò che emerge è una sorta di ri-accoglimento di Maria sia da parte dei cattolici che degli anglicani, una comprensione, rinnovata, dei diversi aspetti della tradizione che forse erano stati persi di vista. Il documento aiuterà tanti anglicani a recuperare aspetti della comune tradizione che essi avevano smarrito e a vedere come la devozione cattolica per Maria, intesa propriamente, combaci genuinamente con la tradizione biblica ed ecclesiastica. E credo che esso aiuterà i cattolici a riscoprire alcuni di quei fondamenti biblici che riguardano Maria e l’orizzonte teologico all’interno del quale Lei deve essere guardata, orizzonte perso di vista in alcune forme di devozione.
    È un documento che ridona freschezza ad ambedue le nostre tradizioni e fa sì che noi siamo più vicini nella reciproca comprensione.

    L’Arcic ha esaminato da vicino la tradizione mariana dell’Oriente (Maria la “Tutta Santa” e la “dormizione” di Maria) per affrontare i problemi che hanno diviso l’Occidente. Inoltre nel testo si riprende ampiamente san Paolo.
    MURPHY-O’CONNOR: È una sorpresa quello che può accadere quando degli uomini di fede si incontrano di fronte alle Scritture! La Commissione ha finito per lavorare in maniera molto estesa sul brano della Lettera ai Romani 8, 28-30, che non è nello specifico un testo mariano. Ma per i membri della Commissione è divenuto una sorta di strumento interpretativo, che ha consentito loro di vedere in Maria un modello di grazia e di speranza, rivelatrice per noi della maniera con cui Dio stesso agisce con gli uomini. Sia l’Immacolata Concezione che l’Assunzione rivelano qualcosa di come Dio opera su di noi in anticipo, per chiamarci durante la nostra vita, e del fine a cui Dio ci esorta. Così Maria è esemplare nella chiamata e nella risposta, e la devozione a Lei ci può portare più vicini a Dio attraverso Gesù Cristo.

    Questo documento congiunto è un passo in avanti verso la condivisione dell’eucaristia con gli anglicani?
    MURPHY-O’CONNOR: È stato enormemente d’aiuto nel rimuovere l’ennesimo ostacolo alla comprensione tra cattolici e anglicani. Ci porta più vicini alla condivisione dell’eucarestia? Direi allo stesso modo sì e no. No, perché il modo in cui l’Arcic ha proceduto mira a chiarire le differenze e non necessariamente a risolverle. Si occupa di ripulire la strada per far sì che le due Chiese possano camminare ancor più vicine. E ciò perché – e qui risponderei di sì alla sua domanda – più sapremo camminare insieme, più potremo costruire quell’unità dalla quale sgorga la condivisione dell’eucarestia.

    A proposito di cammino da condividere, qual è la realtà odierna della Chiesa cattolica in un Paese a maggioranza anglicana come la Gran Bretagna?
    MURPHY-O’CONNOR: A essere sincero considero assai affascinante la vita quotidiana, oggi, in Gran Bretagna, di un vescovo o di un cardinale cattolico. Da un lato c’è un veloce processo di scristianizzazione del Paese che davvero mi preoccupa: la crisi della famiglia, la mancanza di rispetto per la vita umana – l’aborto, l’eutanasia, la sperimentazione sugli embrioni umani – come pure la poca o inesistente generosità verso gli immigrati, e un egoismo generalizzato. Dall’altro lato, però, vedo per la Chiesa cattolica e per il suo cardinale una possibilità sconosciuta sino a poco tempo fa di far ascoltare la loro voce.

    In che modo?
    MURPHY-O’CONNOR: Oggi, per tante ragioni, io e gli altri vescovi cattolici possiamo esprimerci su temi legati alla vita, all’aborto, all’eutanasia, alla famiglia, alla riforma delle carceri, alla cura dei poveri, in una maniera che solo pochi anni fa era inimmaginabile. Ai tempi della mia gioventù la Chiesa cattolica era ai margini della società britannica, la gente ci guardava con sospetto. Ora siamo al centro delle questioni, e si ode distintamente quello che diciamo. In parte una ragione di ciò sta nel fatto che i cattolici non sono più solo degli immigrati appena arrivati dall’Irlanda, ma bensì cittadini inglesi che desiderano e hanno bisogno di farsi sentire. E dunque, in molti ambiti sociali e nella vita quotidiana in genere, puoi oggi trovare dei cattolici, anche al governo.

    Un nuovo pontificato è appena iniziato.Quale sostegno la Chiesa in Inghilterra può offrire a papa Benedetto XVI ?
    MURPHY-O’CONNOR: Il grande dono che è stato fatto alla Chiesa inglese è quello della sua salda fedeltà nei tempi della prova. Sono stato per anni rettore del Venerabile Collegio Inglese, e ricordo ad esempio che durante la Riforma, quarantaquattro studenti del Collegio furono martirizzati. Per secoli la Chiesa cattolica e i cattolici furono penalizzati e perseguitati. Da quell’esperienza la Chiesa nel diciannovesimo secolo è rinata e da allora va avanti. Così, ciò che la Chiesa inglese possiede è un’eredità di fedeltà, di grande fedeltà al Papa e alla Chiesa universale. E l’esperienza della Chiesa britannica può offrire molto alla Chiesa universale nel suo modo di essere presente nell’Europa moderna. Concretamente, noi aiutiamo il Papa con il consiglio che possiamo dargli, con l’unità della nostra Chiesa, dei nostri vescovi, insieme nella collegialità. In tal modo, dunque, diamo al Papa l’esempio di una gerarchia che è unita, che s’impegna in tutti i modi per far sì che la Chiesa sia più forte e più evangelizzatrice all’interno della cultura odierna.

    Negli ultimi tempi il primate anglicano ha dovuto affrontare forti crisi interne alla Comunione anglicana. Ha potuto in qualche maniera aiutarlo?
    MURPHY-O’CONNOR: L’arcivescovo Williams sa che può contare non solo sulla mia amicizia ma pure su quella del cardinale Kasper e del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani a Roma. Sa che avrà sempre da parte nostra un ascolto comprensivo e un consiglio fidato, che è poi ciò di cui un’amicizia è fatta. Parliamo regolarmente dei temi per i quali lui affronta battaglie all’interno della Comunione anglicana, anche perché questi scontri riguardano l’unità dei cristiani. Noi proviamo ad aiutarlo in ogni maniera possibile.

    In che modo giudica possibile l’unità dei cristiani in terra anglicana?
    MURPHY-O’CONNOR: San___t’Agostino chiedeva l’unità nelle cose essenziali, la libertà in quelle non essenziali e la carità in tutte. È davvero una buona massima. Siamo ancora in cerca del modo con cui si possa giungere a un accordo sulle cose essenziali della fede. La Trinità, l’Incarnazione, la Redenzione sono tre grandi misteri che condividiamo nel Credo. Poi abbiamo le fondamentali dottrine della Chiesa sulle quali la maggioranza degli anglicani potrebbero convenire. Mettiamola così: ciò che noi abbiamo da offrire alla Comunione anglicana è il dono che abbiamo ricevuto, la nostra comprensione e l’esperienza di quello che significa essere Chiesa. I mesi appena trascorsi ci hanno mostrato in una maniera unica l’ecclesiologia del cattolicesimo: il papa, i vescovi, il popolo di Dio e l’incredibile unità che sostiene tutto ciò. Credo che anche altre Chiese ne abbiano bisogno, come pure hanno bisogno di approfondire la collegialità, di vedere come l’unità opera, in carità, libertà e nella condivisione della fede.

    E cosa può insegnarci la Comunione anglicana?
    MURPHY-O’CONNOR: Ad esempio il maggiore ascolto dei laici nelle diocesi. Il vescovo è uno che ha cura della sua diocesi, deve dare ascolto ai suoi preti, ai religiosi e ai laici, il che significa che egli dipende da un tipo di governo della Chiesa che è maggiormente sinodale. Qui c’è qualcosa che probabilmente possiamo imparare dagli anglicani, riportandolo però all’interno dell’intera ecclesiologia della Chiesa. Ed ecco allora il papato, nel suo ruolo che consiste nel servire in tutto il mondo la comunione dei cristiani. Giovanni Paolo II nella Ut unum sint ha chiesto ai capi cristiani delle risposte su come la sede di Pietro possa servire nel migliore dei modi la causa della comunione, e credo che dobbiamo portare ancora avanti questo dialogo.


    Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor davanti alla Cattedrale di Westminster, Londra


    tratto da 30Giorni

 

 

Discussioni Simili

  1. Da ex vescovi anglicani a preti cattolici
    Di UgoDePayens nel forum Cattolici
    Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 17-01-11, 04:47
  2. Pdl: In 55 Hanno Firmato Il Documento a Favore Di Fini
    Di brunik nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 73
    Ultimo Messaggio: 21-04-10, 07:50
  3. Gli anglicani? A cavallo fra cattolici e protestanti. Ma non solo
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 06-05-06, 14:47
  4. Iraq: Autobomba in luoghi culto cattolici, ortodossi e anglicani
    Di goodlooking nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 30-01-06, 00:33
  5. Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 05-05-05, 20:52

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito