Aiuti all'Africa, l'entusiasmo di Blair e lo scontento delle Ong

di Mattia Bianchi/ 09/07/2005

Il G8 decide di aumentare i fondi per gli aiuti ai paesi poveri. Sconosciute però le modalità di sostegno e i tempi. Il mondo della cooperazione: accordo solo apparentemente innovativo sugli aiuti all'Africa.



GLENEAGLES (Scozia) - Con il fallimento delle trattative sul clima sullo sfondo, il G8 annuncia l'accordo sull'Africa e l'impegno ad portare gli aiuti a 50 miliardi di dollari (il doppio di quelli attualmente disponibili). Toni entusiastici dal primo ministro inglese Tony Blair, commenti positivi dall'Unione Africana, bocciatura netta dal mondo delle Ong e del volontariato. “Contro la barbarie del terrorismo che cerca di oscurare la politica convenzionale, di sopraffare la dignità della democrazia con il sangue e il terrore, - ha detto Blair - noi siamo qui oggi per annunciare un piano di azione in partenariato con l'Africa". Obiettivi: dimezzamento della povertà entro il 2015, nuovo accordo sul commercio, annullamento del debito dei paesi più poveri, accesso per tutti alle cure contro l'Aids. In cambio, i leader africani si sono impegnati a rafforzare "la democrazia, il buon governo e lo stato di diritto". L'aumento degli aiuti "non è la fine della povertà in Africa, - ha precisato Blair – ma offre la speranza che un giorno possa scomparire; non è quello che tutti volevano, ma è un progresso, vero e fattibile, è l'espressione della nostra volontà collettiva di agire contro la morte, la malattia e i conflitti che sono prevenibili".

Parole ad effetto che non nascondono alcune incognite. Il G8, infatti, ha assunto sì un impegno di principio, ma senza definire tempi e modalità degli aiuti. Il testo del comunicato finale, per esempio, promette l'impegno verso la cancellazione dei sussidi sulle esportazioni ai prodotti agricoli dei paesi del nord del mondo, ovvero l'apertura dei mercati ricchi ai prodotti dei paesi in via di sviluppo; ma quando si tratta di arrivare alla resa dei conti, non si impegna sui tempi, parlando solo di una "data credibile". Blair ha espresso disappunto in conferenza stampa ma ha affermato che a suo parere che una "data credibile" potrebbe essere il 2010.

Le decisioni del vertice sono state comunque lette come un'inversione di tendenza dall'Unione africana, per voce del presidente nigeriano Olusegun Obasanjo. "L'Africa ha bisogno dell'attenzione e dell'impegno del G8 – ha detto Obasanjo - siamo felici che i nostri interlocutori abbiano espresso la loro risoluzione a non farsi distrarre da questi atti terroristici. Il vertice a Gleneagles tra i leader del G8 e i leaders africani è un grande successo e noi ringraziamo e ci congratuliamo con il primo ministro Tony Blair per il successo raggiunto". Di diverso parere, il mondo della cooperazione e delle Ong, impegnate su più fronti nelle zone calde del pianeta. Il giudizio è unanime: l'accordo è troppo parziale, non ancora definitivo sul debito, solo apparentemente innovativo sugli aiuti all'Africa. Una presa di posizione firmata da Mani Tese e da Crbm, cui si aggiunge un comunicato piuttosto eloquente di altre 120 ong di tutto il mondo e in cui si sollecita il G8 “a non ignorare le preoccupazioni sulle cause del cambiamento climatico e del debito”. “Il G8 – si legge in una nota - ha firmato un testo che non farà altro che esacerbare i problemi del riscaldamento climatico e del debito e che darà aiuti solamente a più progetti sui carboni fossili”. I leader del G8, sostengono Mani tese e Crbm, “concedono un'eventuale congelamento del debito e riciclano vecchi impegni già presi e mai rispettati chiedendo in cambio più libertà del commercio a vantaggio dei Paesi ricchi e non dicendo chiaramente quando finiranno i loro odiosi sussidi all'export agricolo. Così non si metterà al bando la povertà dalla storia”.

Al di là di tutto, emerge l'assenza di un sistema vincolante di finanziamento ai paesi poveri sulla base di una percentuale precisa del Pil, come richiesto da più parti alla vigilia del vertice. Una posizione in linea con le dichiarazioni delle ultime ore del Governo italiano che ha confermato di non essere in grado di assicurare le risorse per la lotta alla povertà più volte promesse per tenere fede agli impegni internazionali.



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