Parigi, Marzo 2004


LETTERA DALLA EUROPA

Da quando é nata la Unione Europea, ci sono state tante evoluzioni. Anche in Italia. E tante speranze sono state nutrite, anche da noi.

Le evoluzioni in molti paesi della U.E. hanno spesso mirato all’aumento della competitività economica. Esempio: la Francia, all’apertura del mercato europeo, era chiusa, impreparata, arretrata in qualche settore. Ma i Francesi si sono sforzati molto. Con buoni obiettivi, testardaggine e impegno, hanno migliorato molto la loro competitività, anche se hanno conservato alcune grosse tare.

In Italia, secondo il nuovo costume che prende putroppo piede, invece di fare sforzi per migliorare, abbiamo fatto un’evoluzione in modo piuttosto negativo. Le nostre evoluzioni più importanti:

- priorità sempre maggiore alle vicende private(o di clan):
- interesse e impegno sempre minore per obiettivi a carattere civico e nazionale;
- diminuzione accelerata delle qualità e dei valori primarii nella vita pubblica di molte regioni;
- peggioramento accelerato della soglia dei comportamenti accettabili nella vita pubblica;
- arrivo al potere di persone sempre meno qualificate e capaci (sempre più concentrate sulle lotte di potere), talvolta selezionate col peggiore dei criterii: la cooptazione per comparazione.

Tutto cio’ è successo in maniera accelerata, anche a causa di due attributi specifici degli Italiani: la flessibilità e la tolleranza. Il livello di lotta accesa e frequente che ha assunto la vita pubblica é una dimostrazione che la stessa non é proprio a livello europeo.

In un contesto di degradazione della vita pubblica, l’economia non poteva non risentirne. Se la struttura del Paese si é tarlata, l’economia poggia ormai su basi malsicure. L’opposto della competitività.

Riflettiamo sulla degradazione avvenuta ? Ci rassegnamo, o cambiamo ? E cosa occorrerebbe cambiare ?

Gli Italiani sorpresi dall’échec FIAT, ma anche dalla classifica del World Economic Forum. Il quale, in un anno, ci ha spostati dalla 26/a alla 39/a posizione mondiale. La classifica della competitività ci mette poi penultimi nella U.E. Non fa piacere agli imprenditori, ma purtroppo non meraviglia molti emigrati: dall’Europa si vede da anni l’accelerazione negativa del Paese. Eppure sembrerebbe quasi un’assurdità, se osserviamo che Finlandesi e Tedeschi (in ottima posizione nella classifica del WEF) non hanno la creatività italiana!

Il Paese é molto cambiato negli ultimi lustri. Per trent’anni ci si illuse, colla Cassa del Mezzogiorno, di far decollare l’economia del Sud. Non ci si riuscí, in quanto non ci si occupo’ della cultura e dei comportamenti meridionali. Oggi direi che il Sud (ritorno del boomerang) sta tentando di colonizzare il Nord, con maggiore successo (se interessa l’argomento, chiedetemi una mia lettera in merito).

Il rischio reale é di divenire il fanalino di coda della U.E. Cioé non esser capaci di creare sviluppo. A meno che non facciamo cio’ che si fa nei Paesi avanzati in presenza di un problema sociale simile a quello dell’Italia grippata: un’analisi seria, fatta da esperti nelle molteplici materie in gioco. Paragoni con l’Europa. Ma se tali paragoni toccano solo i fattori economici, tralasciando in altri termini le efficienze operative e i comportamenti sociali, non credo si farà molta strada. Bisognerebbe andare al di là, accettare di paragonare metodi e comportamenti con l’Europa. E poi ripristinare vecchi livelli di guardia dei comportamenti accettabili, recentemente schizzati in basso (pur se difficile, un’evoluzione positiva é possibile ed é l’unica soluzione efficace per avvicinarsi al resto della U.E.).

Antonio Greco
(disponibile per una presentazione delle cause dei grippaggi italiani)
ANGREMA@wanadoo.fr