La "lotta contro il terrorismo" in realta' e' fatta di molte cose -
politica, geopolitica, propaganda, difesa d'interessi, perfino
ambizioni personali - di cui alcune c'entrano e altre no. Non c'entrano
le carriere di Blair o della famiglia Bush. Non c'entra l'Iraq, non
c'entra la religione. Non c'entra l'immediocrimento dell'Europa
(Caldiroli o Dell'Utri non li ha inventati Bin Laden) e nemmeno
l'imbarbarimento americano (torturare i prigionieri era immorale gia'
nel Settecento). No. Ci sono alcuni problemi nostri, che dobbiamo
risolverci noi per nostro conto, e c'e' una minaccia esterna - il
terrorismo - che i "grandi della terra" (il termine e' neo-medievale:
ma ora si usa questo) non riescono ormai da quattro anni a prendere
seriamente in considerazione.

"Scontri di civilta'", guerre di religione, bombardamenti, Saddam,
Falluja, bandiere al vento e imprese coloniali: di tutto questo
sanguinoso bla-bla la, non piu' del dieci per cento ha a che fare
veramente con la lotta al terrorismo. Che fine hanno fatto le indagini
sulle operazioni finanziarie condotte da Bin Laden contemporaneamente
all'11 settembre? Chi finanzia le bombe? L'Arabia Saudita e' sempre un
fedele alleato, non e' vero? E la dittatura pakistana, non e'
"occidentale" anche lei? E perche' in quattro anni, fra tanti "Patriot
Act" per favorire le major musicali, non si e' riusciti a fare una
legge sui controlli bancari, sulla trasparenza obbligatoria dei
capitali?

La verita' e' che al terrorismo, di cui noi coglionazzi qualunque crepi
amo a centinaia, i "Grandi" non ci credono fino in fondo. Pensano che
sia un fenomeno passeggero, che alla fine si sgonfiera' da se' per via
ordinaria. Utile in un certo senso, se serve a "serrare le file" in
Occidente. Invece non finira' facilmente, cosi' come non e' finito in
fretta il nazismo degli Anni Venti. Dalla crisi mondiale (che allora
ebbe un Keynes e Roosevelt per affrontarle) la violenza e il terrore
sgorgano come da una fontana.

Finora, in Occidente, l'unico che e' riuscito a combattere
concretamente il terrorismo, o almeno a catturare gli stragisti, e'
stato Zapatero. Dopo la strage di Madrid, il governo di destra ha
"fatto politica" coprendo oggettivamente gli stragisti. Zapatero,
chiamato dall'indignazione popolare, non ha "fatto politica", ma ha
freddamente ordinato repressione e indagini contro gli stragisti. E
mentre dell'11 settembre, chiacchiere a parte, gli assassini sono
ancora in liberta', per l'attentato di Madrid molti sono gia' in
galera. Ecco: il modello da seguire e' questo e non quello delle varie
propagande ufficiali. Ricordiamoci di Calipari, quando diciamo "ah
perche' non fare come gli americani".

Bisogna ritirare subito le truppe dall'Iraq, dove non c'e' Italia da
difendere, e processare coloro che - in violazione della Costituzione -
ce le hanno mandate. Ma non bisogna dire "ritiriamone trecento" il
giorno dopo un attentato, perche' nessuno, e specialmente non i
terroristi, deve poter credere che togliere o mantenere le nostre
truppe possa dipendere da un attentato.
L'irresponsabilita' del governo, nel dichiarare e nel negare, nel
marciare e nel ritirarsi, non si vedeva in Italia dai tempi di
Franceschiello. "Facite 'a faccia feroce! Cchiu' feroce! Cchiu' feroce
assaie! Ecco, accussi' va bbene! - pausa - E nun scappate!!".

Quante alle baggianate sulle "leggi straordinarie" e sullo "stato di
guerra", e' bene che Ciampi ricordi - a ogni buon conto - che questo
governo in Italia non ha la maggioranza fra i cittadini.
Non avrebbe dunque alcun titolo ad essere obbedito da essi
(credibilita' a parte) in caso d'emergenza. Che purtroppo e' possibile.
Percio', prima si vota, e si fa un governo, e meglio e'.
Perche' ora come ora di governo non ne abbiamo.

* * *

Il "terrrorista" - non necessariamente povero, ne' obbligatoriamente
straniero - e', fra le altre cose, un atteggiamento dello spirito, un
percepirsi ostile e estraneo in mezzo alla comunita' in cui si vive e
sentirsi dunque in qualche oscura maniera autorizzato a violarne le
leggi e a sostituirle con la propria "giusta" e quasi mistica violenza.
Nenche in Italia questo tipo umano, nel corso dei secoli, e' mai stato
raro. Il fanatismo non s'incarna in questa o quella religione
particolare; ciascuna puo' fare al caso suo, e meglio di tutte quelle
in cui in realta' non si crede.

Questo tipo di pericoloso fanatico, nell'Italia del 2005, qui e ora,
non e' incarnato dal musulmano (che di solito e' un poveraccio che ha
gia' i problemi suoi a cui pensare) ma dal leghista, ed e' un lusso che
non possiamo concederci piu' a lungo. Anche in Jugoslavia nessuno
pensava che i Milosevic e i Tudjman potessero arrivare a far danno
davvero. Ma gli manca va solo l'occasione.
Noi non sappiamo se e come l'occasione arrivera'; ma per prudenza e'
meglio tagliargli le unghie gia' da ora.

Di recente e' stata riformata la legge che punisce "gli attentati
contro l'integrita', l'indipendenza e l'unita' della nazione". Essa
prevedeva l'eccessiva (ma mai applicata) pena dell'ergastolo che e'
stata giustamente ridotta a un massimo di dieci anni di reclusione.
Bene: ma adesso si applichi. Si rispetti l'immunita' parlamentare di
coloro che ne sono protetti, ma si condannino a termini di legge coloro
che non lo sono. Non dev'essere piu' possibile che un tizio si alzi la
mattina e proclami stati padani, indipendenze e secessioni, con annesse
crociate antislam o antieuropa.
Peccato: Borghezio e Calderoli erano divertenti, a modo loro. Ma con
l'aria che tira non possiamo permetterceli piu'.

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Europa. Mercoledi' scorso, nella mattinata, e' finita anche formalmente
la civilta' industriale-capitalistica cosi' come l'abbiamo intesa negli
ultimi tre secoli. All'inizio i nuovi americani si accorsero che se chi
inventa qualcosa di nuovo mette le conoscenze per realizzarlo a
disposizione di tutti - ricevendo in cambio un diritto di uso esclusivo
per diciassette anni -, l'intera economia ne avrebbe beneficiato:
chiamarono questa formula "brevetto". La cosa funziono' a lungo, ma a
un certo punto la produzione - circa tre decenni fa - comincio' a
diventare sempre piu' immateriale e quando le grosse industrie
arrivarono ad occuparsi di software, pensarono di usare i vecchi
strumenti anche nella nuova situazione e in poco tempo sono state
brevettate milioni di formule matematiche, alcune molto semplici.

Un petroliere alla guida della nazione non aiuta certo a comprendere
che e' arrivata la fine per l'epopea delle macchine a combustibile
fossile e dei brevetti. Anzi, questa vecchia economia - per non essere
sepolta troppo rapidamente - e' andata a prendersi direttamente nuove
risorse in Iraq e ha provato a imporre il brevetto sul software nel
mercato piu' prospero del mondo, nella "vecchia" Europa.

Sul primo teatro le cose non le stanno andando molto bene; dal secondo,
mercoledi' mattina appunto, e' arrivato un secco rifiuto del parlamento
con 648 voti contro 14. come a dire: "No! In Europa il software e' una
cosa seria e moderna". Non si e' trattato di un voto dall'esito
scontato ed e' arrivato alla fine di una lunga battaglia civile
sostenuta in prima linea dalle tante associazioni per il Free Software
e l'Open Source.

Considerando che due settimane fa, in questo continente, un prototipo
ha percorso piu' di cinquemila chilometri con meno di un grammo e mezzo
di combustibile pulito, e' certamente piu' proficua nella definizione
di un'identita' europea la liberta' tecnologica sul software e la
sperimentazione sull'idrogeno di quanto lo sia una Costituzione redatta
da Giuliano Amato e consimili.
[Shining]