Ciampi sull'economia: «Non mando giù i conti con il meno»

«Una informazione trasparente come la sede del vostro giornale». Ma per dire cosa? Il presidiente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in visita alla sede milanese del quotidiano economico Sole 24 Ore, trasparente come era nelle intenzioni dell’architetto Renzo Piano, sembra ribattere a distanza alle affermazioni del premier Berlusconi sulle ottime condizioni della nostra economia. «Continuo a non mandar giù che si continuino a fare i conti con il segno meno e non con il segno più». È un Ciampi sinceramente preoccupato quello che fa visita alla testata diretta da Ferruccio De Bortoli, dopo che giovedì aveva iniziato il suo giro milanese andando a vedere la nuova Fiera di Milano. Il capoluogo lombardo è «la spina dorsale» dell’economia italiana che ha bisogno di una scossa molto forte per riprendersi. Il presidente della Repubblica parla di un rilancio che potrebbe partire dai distretti industriali che sono stati «a lungo trascurati», citando un articolo di Paolo Sylos Labini. Ne riconosce la fondamentale importanza, una convinzione antica: «non c'è di meglio per l'economia italiana. Già quando ero ministro del Tesoro proposi il distretto per la provincia di Chieti».

A stretto giro risponde Romano Prodi dalla sede della Fabbrica del programma. «Sono preoccupatissimo non preoccupato» dice ai cronisti che gli chiedevano di commentare valutazioni del capo dello Stato sull'andamento dei conti pubblici e dell'economia. «Purtroppo, anche secondo il mio parere, non ci sono segnali di ripresa neppure deboli. Dobbiamo fare in modo di costruire, invece, questa ripresa perchè non è interesse del governo ne dell'opposizione che le cose vadano male».

La ripresa economica. Epurata dal fervore pre-elettorale del Cavaliere, la valutazione del timido accenno di ripresa del nostro comparto produttivo in realtà si mostra in tutta la sua precarietà: «Sarà anche iniziata, ma la ripresa è troppo scarsa. Sicuramente non sufficientemente forte per giustificare la sensazione che il peggio è ormai alle spalle». Sono sempre le parole di Ciampi, che giovedì parla dalla Fiera di Milano. Il presidente punta il dito contro la costante perdita di competitività, la contrazione nell'esportazione e un misero 0,5% di crescita del Pil all'anno, che poi non si sa nemmeno se sia così tanto. «Da qui deve nascere una spinta per Milano e per tutta l'Italia per quel rilancio dell'economia di cui c'è bisogno», ha spiegato parlando a braccio, dopo aver visitato i padiglioni del nuovo polo fieristico disegnato dall’architetto Fuksas. «Una ripresa che è nelle nostre possibilità, anche se non riusciamo a realizzarla per mancanza di fiducia, passione ed entusiasmo». «Quando leggo che, purtroppo, c'è qualche segno solo modestissimo di ripresa, quando leggo che le esportazioni sono calate del 5%, quando leggo della perdita di competitività, è una cosa che non riesco a mandare giù». Poi dice a chiare lettere: «dobbiamo reagire».

Certo sono lontani i tempi della grande espansione industriale del nostro paese. Li ha ricordati fugacemente, salendo sulla Torpedo blu prima in dotazione ai capi di Stato italiani: «Erano gli anni in cui l'Italia aveva entusiasmo, voglia di fare, fiducia. Erano gli anni del boom economico».

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