Dopo la missione del Parlamento europeo al Centro di Permanenza Temporanea
(Cpt) di Lampedusa, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha
chiesto al governo italiano chiarimenti sulle procedure di espulsione degli
immigrati, da far pervenire entro il 5 agosto.
Le autorità italiane «sono invitate ad indicare le procedure
d’identificazione personale attualmente in vigore» e a render noto «se sono
state presentate domande per ottenere lo status di rifugiato e in caso
affermativo, gli sviluppi delle procedure», scrive la Corte nel documento
della terza sezione, datato 8 luglio.
Al Governo italiano è inoltre chiesto di «indicare le possibilità concrete
di introdurre un ricorso al fine di constatare la regolarità della procedura
d’espulsione e la collocazione (dei clandestini, ndr.) nel centro di
permanenza, e di introdurre una richiesta dinanzi alla Corte».
Lo scorso 28 giugno una delegazione di 12 eurodeputati del Gue, la sinistra
unitaria del Parlamento di Bruxelles, si era recata al Ctp di Lampedusa per
una ispezione. «In quell’occasione abbiamo raccolto le procure di tutte le
persone trattenute nel centro ed abbiamo inoltrato tramite avvocato, un
ricorso urgente che è stato accolto dalla terza sezione della Corte di
Strasburgo», racconta Giusto Catania, eurodeputato di Rifondazioen
Comunista. Il prossimo 15 settembre sarà una delegazione parlamentare della
Libe, la Commissione Libertà Pubbliche dell’Europarlamento, a visitare il
centro di Lampedusa, che alcuni deputati hanno definito «un lager per
immigrati».
«Ora l’Italia deve offrire spiegazione convincenti sul trattamento riservato
ai migranti - incalza Catania- e questo è il primo passo per bloccare le
espulsioni di massa dal nostro territorio».