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Risultati da 21 a 30 di 281

Discussione: Libri di Storia

  1. #21
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    VICTOR ZASLAVSKY

    Lo Stalinismo e la Sinistra Italiana
    dal mito dell'URSS alla fin del comunismo 1945-1991

    MONDADORI





    Nel 1948 c'era o no la possibilità di un'insurrezione comunista nel nostro Paese? E quella di diventare una Repubblica popolare e di entrare nell'orbita politica dell'Urss? Con questo libro Victor Zaslavsky, storico contemporaneo docente alla Luiss di Roma, fa il punto della questione e sostiene che il ricorso alle armi era ritenuto una scelta del tutto praticabile e che se ciò non avvenne fu solo perché mancò l'appoggio militare da parte della Jugoslavia di Tito, che a sua volta aveva perduto l'appoggio politico e militare di Stalin.

  2. #22
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    AGA ROSSI E., ZASLAVSKY V.

    Togliatti e Stalin. Il Pci e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca



    Collana "Biblioteca storica"
    IL MULINO


    Victor Zaslavksy


    Tema fra i più discussi e spinosi della storia dell'Italia Repubblicana, il rapporto fra il PCI e l'Unione Sovietica staliniana negli anni della guerra e del dopoguerra è affrontato in questo volume a partire dalla documentazione inedita conservata nell'Archivio del Ministero degli Esteri Sovietico e all'Archivio del PCUS.

  3. #23
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    Richard Pipes

    Il regime bolscevico. Dal terrore rosso alla morte di Lenin
    MONDADORI



    Nella Rivoluzione russa, Richard Pipes aveva analizzato questo evento, oltre che come serie di fatti militari e politici, come grandioso e disastroso tentativo di realizzare un'utopia. Il regime bolscevico, che è il seguito, copre gli anni tra lo scoppio della guerra civile (1918) e la morte di Lenin (1924) e descrive l'emergere, dal caos dei contrasti interni e della guerra, del piano prometeico di Lenin e del bolscevismo: assoggettare tutta la vita di un immenso paese - e in prospettiva del mondo intero - a un piano generale, riplasmando la società e gli esseri umani per "costringerli a essere felici" e liquidando come inutile e superato il patrimonio di idee, di fede, di saggezza accumulato nei millenni della storia dell'uomo.
    Come sempre, lo storico americano edifica la sua visione globale di ampio respiro su una ricostruzione minuziosa degli eventi, appoggiata dalla ricerca documentale. Pipes è stato fra i primi studiosi occidentali ad avere accesso all'Archivio centrale del PCUS a Mosca, il che gli ha permesso di dare un'interpretazione assolutamente innovativa di una storia finora resa opaca dalla propaganda, dalla reticenza diplomatica e dal mito. Dimostra, fra l'altro, che la guerra civile, lungi dall'essere un conflitto in cui i bolscevichi furono loro malgrado coinvolti, fece parte sin dall'inizio dei loro programmi; che "fra il 1920 e il 1921, il regime bolscevico aveva contro tutto il paese, a parte i propri quadri, e persino questi ultimi si stavano ribellando"; che la carestia del 1921, su cui nemmeno i maggiori specialisti del periodo si sono soffermati, fu "il più grave disastro avvenuto fino ad allora nella Russia europea (salvo quelli causati dalla guerra) dai tempi della Morte nera".

  4. #24
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    PCI: la storia dimenticata
    Bertelli Sergio, Bigazzi Francesco







    Crimini e misfatti del comunismo italiano, dal caso Gramsci all'espulsione di Silone, dai prigionieri di guerra in Urss alla tragedia delle foibe, dal triangolo della morte ai finanziamenti di Mosca al Pci, dal tesoro di Dongo all'affaire Moro. In venti saggi di storici ed esperti coordinati da Sergio Bertelli, il ritratto delle pagine più nere e degli anni più bui del partito comunista italiano.

  5. #25
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    Il secolo delle idee assassine
    Conquest Robert




    L'autore processa gli ideali in nome dei quali è stata soppressa la libertà (e a volte la vita) di milioni di uomini: dalla rivoluzione francese agli Khmer rossi, dal comunismo, al nazismo, al fascismo. "Il secolo delle idee assassine" è un libro di interpretazione della storia (e principalmente di storia del Novecento) di stampo liberal-conservatore. Un libro della storia delle idee, ma ricco di fatti, eventi ed aneddoti storici.

  6. #26
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    Michele Sarfatti

    Gli Ebrei nell'Italia Fascista

    Einaudi





    Gli ebrei che negli anni del Risorgimento si erano "fatti italiani" più rapidamente dei loro concittadini, e che negli anni dell'Italia liberale avevano partecipato con ardore alla costruzione e allo sviluppo di uno Stato moderno, negli anni del fascismo videro le loro identità e le loro vite progressivamente limitate, sopraffatte, annientate. Alla vigilia del Ventennio essi costituivano una minoranza pienamente integrata nella vita nazionale, con proprie caratterizzazioni relativamente alle professioni, al livello di istruzione, al grado di urbanizzazione e, ovviamente, alle loro relazioni con gli altri ebraismi d'Europa e del Mediterraneo. Il Paese riconosceva tali specificità, tanto che essi erano particolarmente presenti proprio nel comparto dell'insegnamento universitario, mentre in varie occasioni (anche dopo l'ascesa del fascismo al governo) furono considerati un elemento utile alla politica mediterranea.

    La svolta politica nazionale del 1922 segnò una profonda cesura col periodo precedente, portando al potere un'Italia gretta, ultranazionalista e sempre più "cattolicista", e aperta agli antiebraismi connessi. Il fascismo, pur non osteggiando le adesioni di ebrei, e pur mantenendosi a lungo neutro di fronte all'antisemitismo, tornò subito a far esistere il problema delle relazioni tra Stato ed ebrei, giungendo poi alla svolta legislativa persecutoria del 1938 e, sul finire della guerra continentale, alla nuova e più tragica svolta criminale del 1943, che vide Mussolini e una parte degli italiani corresponsabili del dilagare della Shoah nella penisola.

    Questo libro narra la storia della vita e della persecuzione degli ebrei negli anni che vanno dalla "marcia su Roma" alla definitiva vittoria degli eserciti alleati e dell'insurrezione partigiana. L'autore, tenendo conto degli studi già disponibili, e sulla base di nuove approfondite ricerche archivistiche e bibliografiche, restituisce dopo cinquant'anni gli aspetti collettivi e individuali di quella vicenda, illustrati anche tramite dati statistici, documenti e testimonianze dell'epoca

  7. #27
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    ORO DA MOSCA I finanziamenti sovietici al PCI dalla Rivoluzione d'ottobre al crollo dell'Urss. Con 240 documenti inediti dagli archivi moscoviti

    Valerio Riva


    Mondadori




    Il libro indaga sul denaro speso per quasi un secolo dall'Urss per finanziare i partiti comunisti di cinque continenti, in particolare quello italiano. I documenti consultati, appartenenti a uno speciale "Fondo di assistenza internazionale ai partiti e alle organizzazioni operaie di sinistra", risalgono al periodo tra il 1950 e il 1991 e sono rimasti totalmente ignoti fino allo scioglimento del PCUS. In "Oro da Mosca" si ricostruiscono le trame che costituiscono lo sfondo di questi documenti, risalendo fino al finanziamento della rivoluzione del 1917 e la fondazione, nel 1921, del Partito Comunista d'Italia.

  8. #28
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    Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell'Italia fascista (1940-1943)

    di Davide Rodogno (Bollati Boringhieri, Collana «Nuova Cultura» Anno 2003 - Prezzo €35,00)




    Il "progetto imperiale" fascista di conquista e di dominazionedel Mediterraneo in un'analisi fortemente innovativa che colma una lacuna nella storiografia relativa al regime e al ruolo dell'Italia nella seconda guerra mondiale. La prima parte, più generale, dopo aver illustrato il rapporto italo-tedesco – essenziale per comprendere quanto accadde nei territori occupati – mette in luce l’ideale fascista dell’«ordine nuovo» in un dopoguerra vittorioso. Viene delineato il profilo degli italiani «conquistatori» e si esplorano l’influenza dell’ideologia fascista, la percezione delle popolazioni civili, i processi d’interiorizzazione e di pratica della violenza. La seconda parte approfondisce sia l’aspetto delle relazioni tra autorità occupanti e governi dei territori occupati, sia lo sfruttamento economico, tema sul quale la storiografia italiana è in notevole ritardo rispetto a studi analoghi riguardo al nazismo. Analizza l’italianizzazione forzata delle province annesse e – fatto generalmente ignorato – l’albanizzazione del Kosovo e della Macedonia occidentale. Affronta poi lo studio della collaborazione e della repressione, operando una inedita ricognizione sui campi di concentramento per civili nei territori occupati. Infine offre nuovi elementi e considerazioni sul controverso tema della politica nei confronti degli ebrei e dei rifugiati: gli italiani spesso non furono «brava gente».

  9. #29
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    Il sogno del «grande spazio». Le politiche d'occupazione nell'Europa nazista

    Corni Gustavo

    Editore Laterza



    Docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento, Gustavo Corni esamina in questo libro le diverse forme di occupazione nazista. Ne analizza le specifiche motivazioni, che talvolta cambiavano nel corso del tempo, i modi in cui le invasioni si espressero, gli effetti che ebbero sulla popolazione. L'Europa del tempo si presenta quindi come un caleidoscopio di comportamenti, di intrecci non privi di ambiguità fra occupati e occupanti.

  10. #30
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    Requiem tedesco. Storia degli ebrei in Germania 1743-1933

    Elon Amos

    Mondadori



    Mentre la storia degli ebrei tedeschi viene di solito raccontata a partire dalla sua fine, con la loro tragica persecuzione durante il Terzo Reich, Amos Elon, in questo studio di nuovissima impostazione e limpida obiettività, ci riporta indietro di quasi due secoli e ricostruisce la vicenda degli ebrei in Germania dal 1743 al 1933. Un arco di tempo che li ha visti raggiungere traguardi culturali talmente alti da far parlare di un 'secondo Rinascimento'. La storia dell'assimilazione ebraica in questo paese, infatti, assai più che una vicenda tragica è stata quella di un bellissimo sogno di civiltà e di tolleranza che in buona parte si è realizzato. Se è vero che ai periodi di apertura illuminata se ne alternarono altri di discriminazione e persecuzione antisemita, è anche vero (e tanto più straziante) che gli ebrei tedeschi ebbero un fortissimo attaccamento alle tradizioni del paese e persino una straordinaria affinità con certi aspetti della mentalità germanica, come l'industriosità, la frugalità e la propensione alla speculazione astratta.

    E alle vicende dell'impero essi parteciparono attivamente, sacrificando la vita nelle sue guerre, lavorando alla sua crescita economica e culturale. Affollata è la galleria di personaggi che hanno dato un'impronta ai due secoli: da Moses Mendelssohn, che entrò a Berlino a metà Settecento dalla porta riservata "agli ebrei e al bestiame" e divenne il "Socrate tedesco", al nipote Felix Mendelsshon-Bartholdy, grande musicista; dall'amatissimo poeta Heinrich Heine a Rahel Varnhagen, musa dei salotti intellettuali ottocenteschi, a romanzieri di successo come Arnold Zweig, Lion Feuchtwanger, Emil Ludwig, o grandi rivoluzionari come Karl Marx e, alla fine del secolo, Rosa Luxemburg. Per arrivare, con il Novecento, alla clamorosa presenza ebraica in ogni campo: il pensiero scientifico con, in primo luogo, Albert Einstein, la musica con Arnold Schonberg e Kurt Weill, il teatro con Bertolt Brecht, la pittura espressionista con Max Liebermann. Senza contare i grandissimi 'cugini' austriaci: Sigmund Freud, Arthur Schnitzler, Stefan Zweig, Karl Kraus, l'austro-boemo Franz Kafka. Sono questi gli anni in cui, con Theodor Herzl, nasce anche il sionismo, che raccoglierà, assai prima dell'avvento del nazismo, i nascenti movimenti di dissenso dall'assimilazione e di adesione all'identità ebraica.

    Il libro si conclude con l'avvento al potere di Adolf Hitler e i primi terribili segni del crollo di un mondo. E, con tragica ironia, Amos Elon cita un'annotazione del 1942 del perseguitato studioso Victor Klemperer: "Io sono tedesco, sono gli altri che non lo sono... è lo spirito che decide, non il sangue".

 

 
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