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  1. #1
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    Predefinito Il nemico è in casa nostra, non è straniero, non è necessariamente islamico

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    Saluti anticomunisti

  2. #2
    SENATORE di POL
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    Predefinito

    " Corriere della Sera del 21/07/2005


    --------------------------------------------------------------------------------
    Ignorate le stragi di civili in Iraq

    Indifferenti
    Ernesto Dalli Della Loggia
    --------------------------------------------------------------------------------

    Prosegue senza sosta in Iraq la mattanza terroristica: negli ultimi diciotto mesi, in soli attacchi suicidi con autobombe, sono state uccise più di duemila persone tra le quali non si contano i bambini. L'obiettivo politico del terrorismo è stato reso ancora una volta esplicito dall'attentato dell'altro ieri, quando ad essere eliminati sono stati due rappresentanti sunniti nella commissione incaricata di redigere il progetto della nuova Costituzione da sottoporre entro ottobre al referendum. L'obiettivo è per l'appunto quello di impedire il processo di stabilizzazione democratica del Paese, e dunque, coerentemente con questo obiettivo, di impedire a qualunque costo che la minoranza sunnita partecipi al suddetto processo in tal modo legittimandolo. Nei progetti dei terroristi, insomma, i sunniti, che con Saddam si erano abituati a una indebita egemonia a spese della maggioranza sciita, dovrebbero oggi, privati di quel potere, macerarsi nel rancore e nel desiderio di rivalsa esercitando una costante pressione destabilizzatrice nei confronti del nuovo regime. Da qui gli attentati in una duplice direzione, contro gli sciiti nel loro insieme, e in modo mirato, viceversa, contro quei sunniti che come le due vittime recenti accettano di stabilire un dialogo tra minoranza e maggioranza.
    Mi domando: ce n'è abbastanza o no per affermare senza mezzi termini che in Iraq il vero nemico del terrorismo, il suo vero bersaglio politico è né più né meno che la democrazia? Cos'altro sono infatti le elezioni cui ha partecipato la maggioranza degli aventi diritto, e adesso una Costituzione, e poi domani il referendum confermativo, e poi ancora le elezioni politiche, e insieme il tentativo di far partecipare anche la minoranza alla nascita del nuovo regime? Cos'altro se non la democrazia?
    Eppure la gran parte dell'opinione pubblica europea, e italiana in specie, segue distrattamente l'ecatombe irachena, non riserva nessuna emozione e tantomeno solidarietà alle sue vittime. È indifferente. La ragione di questa indifferenza la conosciamo bene: è la guerra americana, l'invasione voluta da Bush. Tutto è contaminato e compromesso da quella sorta di peccato storico originale. Ma non ci rendiamo conto che così non facciamo altro che far pagare agli iracheni il prezzo delle nostre dispute o, se si vuole, delle nostre scelte ideologiche. Dispute e scelte sacrosante magari, ma che forse dovrebbero essere messe da parte di fronte al dramma sanguinoso di un popolo. Gli iracheni, infatti, cercano oggi nella loro grande maggioranza di trarre da un evento discutibile e di sicuro ambiguo, come è stato l'intervento militare degli Usa, il beneficio che sarebbe per loro possibile trarre se non ci fosse l'azione implacabilmente omicida del terrorismo. Questo semina strage perché vuole impedire a tutti i costi che un intero popolo si getti alle spalle il passato e i suoi drammi - da quello terribile della dittatura saddamita a quello della guerra di due anni fa - e approfitti delle circostanze per costruirsi un presente non più abitato dalla paura. È stupefacente, di fronte a ciò, quanta gente in Europa e in Italia sembri invece condividere, sia pure inconsapevolmente, gli scopi degli uomini della morte, e anziché alla speranza ragionevole nel domani preferisca dare ascolto alle presunte ragioni di ieri.
    "

    Shalom

 

 

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