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Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    Guido Keller
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    Predefinito Se è Israele a proteggere un criminale

    Per la seconda volta, il 6 luglio scorso, Israele ha rifiutato di estradare in Polonia un suo cittadino residente all’estero, accusato di crimini di guerra su vasta scala a Varsavia.

    Dopo l’arrivo dell’Armata Rossa e la caduta del Terzo Reich, Salomon Morel ha in effetti sulla coscienza la morte di almeno 1.500 prigionieri Tedeschi detenuti nel campo di Swietochlowice, appena aperto dai Russi.

    E’ questa la ragione per cui, caduti ormai i regimi comunisti,nel 1994 Morel scappò precipitosamente dalla Polonia, per rifugiarsi in Israele e beneficiare, all’età attuale di 86 anni, dello statuto di “Superstite dell’olocausto".

    Per il Ministro israeliano della Giustizia non ci sono elementi che giustifichino la sua estradizione, che la Polonia reclama riferendosi non solo a crimini di guerra che Morel ha commesso ma accusandolo anche di tortura e genocidio - crimine divenuto imprescrittibile nella Polonia democratica.

  2. #2
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    Predefinito Re: Se è Israele a proteggere un criminale

    Originally posted by Guido Keller
    Per la seconda volta, il 6 luglio scorso, Israele ha rifiutato di estradare in Polonia un suo cittadino residente all’estero, accusato di crimini di guerra su vasta scala a Varsavia.

    Dopo l’arrivo dell’Armata Rossa e la caduta del Terzo Reich, Salomon Morel ha in effetti sulla coscienza la morte di almeno 1.500 prigionieri Tedeschi detenuti nel campo di Swietochlowice, appena aperto dai Russi.

    E’ questa la ragione per cui, caduti ormai i regimi comunisti,nel 1994 Morel scappò precipitosamente dalla Polonia, per rifugiarsi in Israele e beneficiare, all’età attuale di 86 anni, dello statuto di “Superstite dell’olocausto".

    Per il Ministro israeliano della Giustizia non ci sono elementi che giustifichino la sua estradizione, che la Polonia reclama riferendosi non solo a crimini di guerra che Morel ha commesso ma accusandolo anche di tortura e genocidio - crimine divenuto imprescrittibile nella Polonia democratica.

    non dirmi che sei sorpreso dell'atteggiamento dell'entità sionista...
    Ibrahim

  3. #3
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    Predefinito cosa ci si può aspettare dai sionisti?

    L'UCCISIONE DEI BAMBINI NON DESTA PIU' SCALPORE

    Traduzione di Giulia Franchi


    Più di 30 bambini palestinesi sono stati uccisi nelle prime due settimane dell'operazione militare "i giorni della Penitenza" nella striscia di Gaza. Non stupisce il fatto che molta gente definisce una tale entità di uccisioni di bambini " terrore".
    Se nel conteggio generale delle vittime dell' intifada il rapporto è tre Palestinesi uccisi per ogni israeliano, quando si parla di bambini il rapporto è 5 a 1.
    Secondo B'Tselem, un'organizzazione per i diritti umani, anche prima dell'attuale operazione a Gaza erano stati uccisi 557 minori palestinesi (sotto i 18 anni di età), in confronto a 110 minori israeliani. Le organizzazioni palestinesi per i diritti umani parlano di cifre ancora più elevate: 598 bambini palestinesi uccisi (fino a 17 anni) secondo il Palestinian Human Rights Monitoring Group, e 828 uccisi (fino a 18 anni) secondo la Mezzaluna Rossa.
    Da notare anche l'età. Secondo B'Tselem, di cui i dati sono aggiornati fino circa ad un mese fa, 42 dei bambini uccisi avevano 10 anni; 20 avevano 7 anni; ed 8 avevano 2 anni quando sono morti. Le vittime più giovani sono 13 neonati morti ai check point durante il parto.

    Con statistiche terrificanti come queste, la domanda "chi è un terrorista" sarebbe dovuta diventare da tempo molto pressante per ogni israeliano. Tuttavia, non è una questione all'ordine del giorno.
    Gli assassini di bambini sono sempre i Palestinesi, mentre i soldati difendono sempre soltanto noi e loro stessi, e al diavolo le statistiche.
    Il semplice fatto, che deve essere chiaramente evidenziato, è che le nostre mani sono macchiate del sangue delle centinaia di bambini palestinesi.
    Nessuna spiegazione contorta dall'ufficio del portavoce dell'IDF o dai corrispondenti militari riguardo i pericoli a cui i soldati sono sottoposti per colpa dei bambini, e nessuna dubbia giustificazione dei portavoce del Ministero degli Affari Esteri su come i Palestinesi si servono dei bambini cambieranno questo fatto. Un esercito che uccide tanti bambini è un esercito che non ha limiti, un esercito che ha perso il suo codice morale.
    Come Mk Ahmed Tibi (Hadash) ha detto, in un suo discorso particolarmente toccante al Parlamento, non è più possibile sostenere che tutti questi bambini sono stati uccisi per errore. Un esercito non commette, giorno per giorno, più di 500 errori di identità.
    No, questo non è un errore ma il risultato disastroso di una politica guidata pricipalmente da ufficiali dal grilletto facile e dalla deumanizzazione dei Palestinesi. Sparare a tutto quel che si muove, inclusi i bambini, è diventato il comportamento normale. Neppure il mini-scandalo momentaneo scoppiato per "la conferma dell'uccisione" di una ragazzina di 13 anni, Iman Alhamas, non si è concentrato sulle domande fondamentali. Scandalosa sarebbe dovuta essere considerata l'uccisione in sè, non soltanto ciò che è accaduto dopo. E Iman non era l'unico caso. Mohammed Aaraj stava mangiando un panino davanti casa sua, l'ultima casa prima del cimitero nel Campo profughi di Balata, a Nablus, quando un soldato gli ha sparato, uccidendolo, da una brevissima distanza.
    Aveva sei anni. Kristen Saada era sulla macchina dei suoi genitori, tornando a casa da una visita di famiglia, quando i soldati hanno trivellato l'automobile con le pallottole. Aveva 12 anni. I fratelli Jamil ed Ahmed Abu Aziz stavano andando in bicicletta in pieno giorno a comprare dei dolci, quando hanno ricevuto un colpo sparato da un carro armato. Jamil aveva 13 anni, Ahmed sei. Muatez Amudi e Subah Subah sono stati uccisi da un soldato che stava nel centro della piazza del villaggio di Burkin e sparava in ogni direzione da cui provenivano le pietre. Radir Mohammed del campo profughi di Khan Yunis era nella sua classe quando i soldati le hanno sparato a morte. Aveva 12 anni. Tutti loro erano innocenti vittime di errori e sono stati uccisi dai soldati che agiscono in nostro nome.
    In almeno alcuni di questi casi era chiaro ai soldati che si trattava di bambini, ma questo non li ha fermati. I bambini palestinesi non hanno rifugio: sono in pericolo di morte nelle loro case, nelle loro scuole e sulle loro strade. Nemmeno uno solo delle centinaia di bambini uccisi si è meritato di morire, e la responsabilità della loro uccisione non puòò rimanere sconosciuta.
    Così il messaggio arriva chiaramente ai soldati: non è una tragedia se si uccide un bambino, e nessuno di voi è colpevole.
    La morte è, naturalmente, il pericolo più grave che corre un bambino palestinese, ma non è l' unico. Secondo i dati del Ministero Palestinese dell'Educazione, 3409 giovani alunni sono stati feriti nell'intifada, ed alcuni di loro sono rimasti paralizzati a vita. L'infanzia di decine di migliaia di giovani palestinesi trascorre passando da un trauma al seguente, da un orrore all'altro. Le loro case sono demolite, i loro genitori sono umiliati davanti ai loro occhi, i soldati irrompono brutalmente nelle loro case nel mezzo della notte, carri armati aprono il fuoco sulle loro aule. E non hanno un sostegno psicologico. Avete mai sentito parlare un bambino palestinese che è "vittima di ansia"?
    L'indifferenza pubblica che accompagna questo spettacolo di sofferenza infinita rende tutti gli israeliani complici di un crimine. Anche chi è genitore, e pertanto capisce cosa significhi temere per il destino del proprio bambino, volta le spalle e non vuole sentir parlare dell'ansia provata dai genitori dall'altro lato del muro. Chi avrebbe mai creduto che i soldati israeliani uccidessero centinaia dei bambini e che la maggior parte degli israeliani sarebbe rimasta silenziosa?
    Anche i bambini palestinesi sono diventati parte della campagna di deumanizzazione: l'uccisione di centinaia di loro non desta più scalpore.
    Ibrahim

 

 

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