LONDRA
Le colpe della guerra
di Tariq Ali
L'8 luglio ho scritto che gli attentati di Londra sono stati il risultato della partecipazione di Blair alla guerra in Iraq. Il giorno successivo tutti i media erano uniti nel rifiutare l'idea che un collegamento esista: hanno fedelmente riportato la posizione del Governo. Blair ha detto che il collegamento non c'era, e ha cercato di dimostrarlo obiettando che «il presidente Putin si è opposto alla guerra in Iraq, ma il suo paese è stato colpito dal terrorismo». Deve aver pensato che i cittadini britannici non avessero mai sentito parlare della Cecenia (Blair ha sostenuto l'offensiva di Putin contro i ceceni e plaudito alla Russia).
Ma perché questi attacchi sono avvenuti? Questa è la domanda chiave che tutti i media, e l'intera classe politica di questo paese, hanno cercato di ignorare. Lo hanno fatto perché il governo e il principale partito di opposizione sanno perfettamente il motivo per cui si è verificato l'attacco. Hanno la coscienza sporca. Ammettere il collegamento avrebbe significato che i politici e i direttori di giornale favorevoli alla guerra, quantomeno, ne sono parzialmente responsabili.
Viaggiando in diverse zone di Londra e in altre zone della Gran Bretagna, sono stato stupito da quante persone mi hanno detto, senza esitazione, che stavamo pagando il prezzo della guerra in Iraq. Alcune sono andate oltre, sostenendo che i politici britannici pensavano di poter fare la guerra nel mondo arabo premendo un pulsante e restando al sicuro. Ora hanno avuto una risposta. Il 18 luglio, un think-tank del Foreign Office, il Royal Institute of International Affairs, ha pubblicato un rapporto in cui si sostiene che le guerre in Afghanistan e Iraq hanno prodotto un aumento del terrorismo, e che Blair ha reso vulnerabile il Regno Unito. In altre parole (le mie) è successo senza alcun dubbio perché Tony Blair ha deciso di rinchiudersi in un abbraccio mortale con il presidente degli Stati uniti, dal quale non potesse facilmente essere sloggiato. Tony Blair e i suoi burocrati hanno censurato il rapporto.
Il 19 luglio, un sondaggio commissionato da The Guardian/ICM ha reso pubblica quest'opinione. Il 66% del pubblico britannico ritiene che il legame con l'Iraq ci sia stato. Il Guardian, imbarazzato dalle sue stesse scoperte, non le ha pubblicate in copertina. Il messaggio è chiaro: nonostante il peso della propaganda ufficiale, la gente si rifiuta di credere a Blair. L'élite politica e mediatica britannica è isolata dall'opinione pubblica tanto quanto i suoi omologhi francesi e olandesi. Senza dubbio i giornalisti addomesticati di Blair accuseranno il pubblico di essere spaventato e ignorante. La realtà è diversa.
A meno che non si offra alla popolazione una spiegazione politica di ciò che è successo, l'unica altra spiegazione è quella che chiama in causa la «civiltà», cioè quella fornita dal primo ministro: i barbari versus la civiltà. Blair dice questo, i suoi disgraziati membri del governo lo hanno ripetuto, e persino Bush ha fatto proprie alcune frasi.
Dobbiamo essere chiari. Se l'uccisione di civili innocenti a Londra è una barbarie - e lo è - come dobbiamo definire l'uccisione di oltre 100.000 civili iracheni? Una barbarie ancora peggiore.
Nella cultura dominante dell'Occidente c'è la convinzione radicata che la vita dei civili occidentali abbia, in qualche modo, più valore della vita di chi vive in altre zone del mondo - specialmente le zone bombardate e occupate dall'Occidente. Se questi atteggiamenti si consolideranno, altrettanto farà il terrorismo.
Nel frattempo, in Gran Bretagna, anche i più servili parlamentari del New Labour (una larga maggioranza) dovrebbero capire che è tempo per Blair di prendersi una lunga vacanza (Berlusconi potrebbe rendersi utile da questo punto di vista) e poi dare le dimissioni. (tariq ali)