dall'Arena:
Hanno manifestato per condannare l’aggressione avvenuta la settimana scorsa in Volto San Luca (due simpatizzanti della sinistra radicale feriti da un gruppo di giovani di estrema destra) e sono riusciti a mobilitare un migliaio di persone di aree diverse che hanno sfilato ieri pacificamente. Ma gli organizzatori del centro sociale La Chimica hanno dovuto fare i conti anche con un plotone di partecipanti al corteo, composto da circa un centinaio di ragazzi e ragazze a volto coperto, che ha provocato danni e creato tensione. La maggior parte è arrivata da fuori città. Alla fine, però, gravi episodi di violenza e scontri non sono avvenuti per la mediazione degli esponenti della sinistra radicale veronese e soprattutto per l’imponente schieramento di forze dell’ordine. Ma alcuni commercianti oggi si leccano le ferite inferte alle vetrine dei loro esercizi.
L’inizio della manifestazione. All’appuntamento delle 16 in piazza San Zeno sono arrivate alla spicciolata alcune centinaia di partecipanti. Dai primi volantini distribuiti dai simpatizzanti della Chimica si è capito che il senso della manifestazione era quello di denunciare il clima che, secondo il centro sociale, si è creato in città: «Per la prima volta un branco di neonazisti ha aggredito per uccidere. È un salto di qualità che fa temere il peggio se la società civile non si mobilita. Se le molte persone, anche e soprattutto di sinistra, sorde alle differenze altrui perché percepite ormai lontane e estranee, non ritornano a denunciare individualmente e collettivamente le varie forme di ingiustizia sociale e politica e non si uniscono a coloro che in questi anni hanno cercato di opporre una strenue resistenza a nazisti, fascisti e razzisti di turno».
In piazza c’erano anche vari esponenti di partiti e associazioni. Tiziana Valpiana, deputato di Rifondazione comunista, ha detto che l’aggressione della scorsa settimana è un problema di tutta la città. «Per questo», ha aggiunto, «avrei voluto che questa manifestazione fosse stata organizzata dall’amministrazione. Bisogna far capire che chiunque può girare liberamente a Verona senza temere di essere vittima di simili episodi. A partiti e sindacati che non sono qui, dico solo che l’indifferenza è il pericolo peggiore perché è su questo che fece leva il fascismo».
Il corteo. Davanti c’erano le donne della sinistra radicale, simbolicamente schierate per rappresentare solidarietà alla ragazza picchiata in Volto San Luca e alle altre due che erano in auto con i simpatizzanti della Chimica poi feriti con calci, pugni, cinghiate e coltellate. Poi manifestanti vari, come alcuni consiglieri comunali, Nadir Welponer, Carlo Melegari, il presidente dell’Amia Corrado Brigo e l’assessore Giancarlo Montagnoli. Due i partiti che hanno aderito: Comunisti italiani e Rifondazione. Oltre a vari movimenti e associazioni, c’è stata l’adesione delle Rappresentanze sindacali di base (RdB).
I primi danneggiamenti. Dietro il camioncino della Chimica che diffondeva musica, c’erano almeno un centinaio di persone mascherate con i fazzoletti sui visi. Erano disposti in file da dieci, ciascuno con bastone in mano. In piazza Corrubbio si sono sganciati dal corteo in cinque o sei, sono andati verso il negozio di articoli militari al numero civico 19 e hanno infranto le vetrine lanciando pesanti bulloni. La proprietaria che l’aveva chiuso proprio per evitare problemi, è arrivata un attimo dopo, disperata. «Lo sapevo, lo sapevo», ha ripetuto ai poliziotti. Ma intanto i responsabili erano già tornati nel corteo. Di fronte a queste azioni di teppismo, Ivan Zerbato, assessore dei Ds, ha abbandonato la manifestazione.
La fase critica. Alle 18, alle Regaste, i manifestanti sono stati bloccati per oltre mezz’ora. C’è stata una lunga trattativa prima di imboccare corso Cavour. Nel frattempo, è salita la tensione. Il consigliere comunale dei Verdi Giorgio Bertani ha coraggiosamente invitato il gruppo che aveva i visi coperti a togliere i fazzoletti e a manifestare «con la propria faccia». Stava per prenderle, ma s’è fatto rispettare senza alzare un dito, ma usando le parole. Anche gli organizzatori della Chimica, non solo con gli altoparlanti, hanno più volte invitato alla calma e ricordato che eventuali incidenti sarebbero stati inutili e dannosi rispetto ai contenuti dell’iniziativa che si volevano diffondere. Il muro delle Regaste, e altri del percorso, sono stati imbrattate di scritte con la vernice spray. Poi il corteo ha imboccato via Roma, invece che via Oberdan come previsto in un primo momento.
La bomba carta. E proprio in via Roma, davanti a un bar, s’è rischiato grosso. Prima ha sfilato la maggior parte dei manifestanti senza creare problemi, poi è arrivata la «centuria» di mascherati, tutti vestiti di nero, in perfetto stile black bloc. Hanno acceso un fumogeno rosso, poi, dal centro del gruppo che già scalpitava circondato dalla polizia in assetto antisossomossa, è stata lanciata la bomba carta che è caduta con la miccia accesa vicino ai tavolini, abbandonati solo pochi secondi prima dai clienti. Il boato ha provocato il panico, lo spostamento d’aria ha infranto la vetrina del negozio di abbigliamento «Territori» e fatto volare un coperchio di un macchinario per bibite del bar e una grata di plastica. Nessun ferito, ma solo per una casualità.
La conclusione della manifestazione. Dopo aver minacciato i turisti che scattavano fotografie, i teppisti si sono calmati. Il corteo ha sfilato in Bra e poi è arrivato in piazza Pradaval, luogo dell’aggressione. Qui la Chimica ha lanciato un nuovo appello: «È venuto il momento di costruire una risposta articolata che deve andare oltre l’emotività e creare e organizzare i legami sociali fra diverse forze sociali e culturali che devono saper valorizzare la condivisione dell’antifascismo e saper costruire coesione sociale con nuove lotte portate avanti con gioia, creatività, intelligenza». Mentre si alternavano discorsi di condanna all’aggresione, ragazzi e ragazze protagonisti dei danneggiamenti si sono svestiti, coperti alla vista dai loro compagni e da alcuni striscioni. Uno alla volta, poi, sono tornati «facce pulite» con magliette e pantaloni diversi da quelli indossati nel corteo. La Digos ha filmato tutti i partecipanti ed è molto probabile che arriveranno denunce. Come quella rimediata da un manifestante che, dopo aver raggiunto la stazione, con una chiave ha rigato due auto della polizia sotto gli occhi degli agenti. È stato identificato e, ovviamente, denunciato. Sui provocatori del corteo, un portavoce della Chimica ha detto che si tratta di frange radicali individualiste. I veronesi hanno avuto i primi problemi già in piazza san Zeno, quando hanno apertamente dissentito sulla scelta di quel gruppo di sfilare con mazze e volti coperti. I bastoni sono stati poi ritrovati dalle forze dell’ordine nei giardinetti di piazza Pradaval.