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Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
    Il Patriota
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    Predefinito Il fondamentale ruolo degli ebrei nell'unità d'Italia


    Tratto da un volume (ormai esaurito) pubblicato nel 1961 dall'Histadruth Hamorìm (Associazione Insegnanti Ebrei d'Italia - Milano) a seguito di un seminario organizzato nel 1959 a Vigo di Cadore.

    http://www.morasha.it/ebrei_italia/index.html


    Si può facilmente comprendere come questi oppressi si gettassero con fervore nella lotta per l’indipendenza nazionale.

    Tutti gli Ebrei -d’Italia partecipano a questa lotta: fanno parte di società segrete;

    a Firenze i fratelli Paggi stampano opuscoli e manifesti clandestini per incitare alla lotta; a Vercelli,

    il Collegio Foà diventa una vera fucina di patriottismo.

    Tutti gli Ebrei che viaggiano abitualmente per i loro affari diventano i naturali intermediari fra le varie società segrete; essi offrono continuamente armi e denaro.

    Fra i primi combattenti ebrei del Risorgimento italiano dobbiamo ricordare: Abramo Fortis, che prende parte ai moti di Faenza nel 1820, Israel Latis, condannato dal duca di Modena alla Rubiera nel 1822, ed Angelo Levi, caduto in battaglia a Salerno nel 1828.
    A Modena Angelo Usiglio e suo fratello Enrico sono collaboratori di Ciro Menotti;

    si può dire che tutto il movimento dei patrioti modenesi è finanziato da banchieri ebrei.

    Ora la causa degli Ebrei è più che mai legata a quella dei patrioti italiani

    Intanto il movimento di liberazione va affermandosi nella coscienza degli Italiani;

    Giuseppe Mazzini fonda la "Giovane Italia" . Il Mazzini, da principio, non ha molta simpatia per gli Ebrei - forse per influenza di F. D. Guerrazzi - come apprendiamo, tra l’altro, da una sua lettera inviata da Londra a sua madre nel 1845 (7); ma poi si ricrede e conta tra i suoi migliori amici degli ebrei.

    Nell’esilio dì Londra egli ha come compagno Angelo Usiglio, il passaporto egli l’ha avuto dal rabbino di Livorno; a Londra egli stringe saldi vincoli di amicizia con la famiglia del banchiere Nathan, la cui casa era aperta a tutti gli esuli italiani.

    Sarina Nathan diventerà poi la sua fida consigliera, ed egli chiuderà la sua travagliata esistenza a Pisa in casa di Jeannette Nathan Rosselli, figlia di Sarina.

    A Torino il movimento mazziniano è finanziato dalla famiglia Todros. David Levi di Chieri, il banchiere poeta, scrive un’ode in memoria dei fratelli Bandiera, la cui nonna pare fosse un’ebrea di Ancona.

    A Livorno gli Ebrei continuano ad avere una sia pur parziale libertà. Si fonda colà una società capeggiata da due ebrei (Ottolenghi e Montefiore): "I veri italiani"; ma gli animatori vengono arrestati.

    Ma se tutti gli, Ebrei lottavano per l’unità e l’indipendenza d’Italia, anche tutti i patrioti, dal canto loro, erano favorevoli agli Ebrei: l’emancipazione ebraica è considerata un atto di giustizia che fa parte del programma delle rivendicazioni italiane

    l mantovano Ciro Finzi, che con ardimento si mette a capo dei rivoltosi, mentre Giuseppe Finzi di Rivarolo ha un comando militare, e giornalisti ebrei, tra cui il triestino Giuseppe Revere, scrivono articoli infiammati per esortare i giovani alla lotta

    A Torino i giovani, ebrei partono per il fronte, esortati dal rabbino stesso; e insieme ad ebrei provenienti da altre città, formano la VII Compagnia bersaglieri, che prende parte alla battaglia della Bicocca nella prima guerra d’Indipendenza.

    A Venezia, il 23 marzo 1848 è proclamata la Repubblica con a capo Daniele Manin (figlio o, secondo altri, nipote di un ebreo che, tenuto a battesimo dal fratello dell’ultimo doge, Manin, ne aveva preso il nome, essendo consuetudine prima dell’emancipazione che quando un ebreo prendeva il battesimo, assumesse il nome del padrino)

    l 9 febbraio 1849 viene proclamata la Repubblica Romana con a capo Mazzini e difesa da Garibaldi; il papa Pio IX fugge a Gaeta. Nell’Assemblea nazionale ci sono tre ebrei: lo scrittore triestino Giuseppe Revere, che da Milano era passato a Venezia e da lì a Roma, Abramo Pesaro, cugino di Isacco Pesaro Maurogònato, e Salvatore Hanau da Ferrara. Si trova a Roma in quei momenti decisivi anche l’economista Leone Carpi.

    A difendere la Repubblica Romana accorrono anche ebrei stranieri: ricorderemo fra questi Carlo Alessandro Blumenthal di Londra, che militava col nome di Scott. Aveva già combattuto a Venezia; e dopo la caduta della Repubblica Romana, seguirà Garibaldi nella sua ritirata verso l’Italia settentrionale, combatterà con lui nella guerra del ‘59 nel Corpo dei Cacciatori delle Alpi, e nel ‘60 preparerà un piano, poi non attuato, di rapire il bambino Mortara.

    Nella Legione lombarda, accorsa in difesa della Repubblica Romana, composta da 172 volontari, si trovano 5 ebrei, tra i quali il giovinetto Ciro Finzi, che aveva combattuto a Milano dalle barricate, e il giovane medico triestino Giacomo Veneziana

    Tanto Ciro Finzi che Giacomo Venezian cadono nella difesa della Repubblica Romana

    il primo triestino morto per la libertà e l’Italia è un ebreo.

    Ebrei e Italiani hanno combattuto uniti per l’indipendenza d’Italia, e nell’amore per la libertà si sono fusi.

    il conte di Cavour, provato amico degli ebrei (e dagli elettori ebrei sempre appoggiato); suo segretario è Isacco Artom; direttore del giornale "L’Opinione" , organo della politica cavouriana, è l’avvocato Giacomo Dina.

    el 1859 scoppia la seconda guerra d’Indipendenza; Cavour era riuscito a fare stringere un’alleanza militare tra il Piemonte e la Francia; alleanza sostenuta dagli Ebrei francesi, che contribuiscono con offerte volontarie alle spese militari.

    Garibaldi intanto avanzava alla testa del Corpo dei Cacciatori delle Alpi, di cui faceva parte anche Scott (Carlo Alessandro Blumenthal di Londra).

    Alla Spedizione dei Mille (1860) prendono parte otto ebrei fra i quali il capitano veneziano Davide Uziel, il colonnello Enrico Guastalla (da noi già ricordato) e uno studente tedesco, Adolph Moses, che poi andrà in America, dove farà il rabbino.

    L’anno seguente Garibaldi tenta di liberare Roma coi suoi legionari, fra i quali combattono alcuni ebrei

    rante il Risorgimento essi hanno lottato per ottenere parità di diritti, e nelle lotte risorgimentali Ebrei e Italiani, come abbiamo già detto, si sono fusi nelle comuni aspirazioni di libertà: gli Ebrei italiani si sono gettati nella mischia come Ebrei, e ne sono usciti come Italiani. Entrambi popoli mediterranei, non hanno differenze somatiche tali da far distinguere l’italiano dall’ebreo.

    Gli ebrei tutti prendono parte alla vita politica, militando in tutti i partiti; negli altri paesi invece (tranne l’Olanda, dove tradizionalmente gli askenazhiti sono socialisti e i sefarditi liberali), gli ebrei appartengono di solito ai soli partiti di sinistra. Questa particolare posizione degli ebrei italiani nel panorama politico nazionale è dovuta soprattutto alla tradizione risorgimentale: il Risorgimento italiano e movimento sociale e nazionale insieme. In Italia ci sono in quest’epoca (specialmente in Piemonte) anche ebrei monarchici, e la cosa si spiega: Casa Savoia è sempre stata relativamente ai tempi, si capisce, benevola con gli Ebrei, e per prima ha concesso l’emancipazione. Ci sono degli ebrei che abbracciano la carriera militare e raggiungono alti gradi; il generale Ottolenghi, che fu Ministro della Guerra negli anni 1902-1903 e riformò l’esercito, era un ebreo osservante. Costante è la partecipazione degli ebrei al Governo: dal patriota e cospiratore Giuseppe Finzi (1815-1886), che fu nel 1861 deputato al primo Parlamento italiano, a Isacco Artom (1829-1890) astigiano segretario di Cavour, nel 1862 ministro plenipotenziario a Copenhaghen, primo ebreo d’Europa a ricoprire una carica di diplomatico all’estero, dal 1876 senatore insieme allo scrittore Tullo Massarani; dal veneziano Luigi Luzzatti (18411927), professore di diritto costituzionale, che fu presidente del Consiglio dopo essere stato Ministro delle Finanze, al triestino Salvatore Barzilai (1860-1939) detto "il deputato di Trieste al Parlamento italiano" . Nel 1861 al Parlamento italiano c’erano 6 deputati ebrei; dieci anni dopo erano 11 nel 1874 se ne contavano 15.

  2. #2
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    Predefinito Re: Il fondamentale ruolo degli ebrei nell'unità d'Italia

    Originally posted by Il Patriota
    Tratto da un volume (ormai esaurito) pubblicato nel 1961 dall'Histadruth Hamorìm (Associazione Insegnanti Ebrei d'Italia - Milano) a seguito di un seminario organizzato nel 1959 a Vigo di Cadore.

    http://www.morasha.it/ebrei_italia/index.html


    Si può facilmente comprendere come questi oppressi si gettassero con fervore nella lotta per l’indipendenza nazionale.

    Tutti gli Ebrei -d’Italia partecipano a questa lotta: fanno parte di società segrete;

    a Firenze i fratelli Paggi stampano opuscoli e manifesti clandestini per incitare alla lotta; a Vercelli,

    il Collegio Foà diventa una vera fucina di patriottismo.

    Tutti gli Ebrei che viaggiano abitualmente per i loro affari diventano i naturali intermediari fra le varie società segrete; essi offrono continuamente armi e denaro.

    Fra i primi combattenti ebrei del Risorgimento italiano dobbiamo ricordare: Abramo Fortis, che prende parte ai moti di Faenza nel 1820, Israel Latis, condannato dal duca di Modena alla Rubiera nel 1822, ed Angelo Levi, caduto in battaglia a Salerno nel 1828.
    A Modena Angelo Usiglio e suo fratello Enrico sono collaboratori di Ciro Menotti;

    si può dire che tutto il movimento dei patrioti modenesi è finanziato da banchieri ebrei.

    Ora la causa degli Ebrei è più che mai legata a quella dei patrioti italiani

    Intanto il movimento di liberazione va affermandosi nella coscienza degli Italiani;

    Giuseppe Mazzini fonda la "Giovane Italia" . Il Mazzini, da principio, non ha molta simpatia per gli Ebrei - forse per influenza di F. D. Guerrazzi - come apprendiamo, tra l’altro, da una sua lettera inviata da Londra a sua madre nel 1845 (7); ma poi si ricrede e conta tra i suoi migliori amici degli ebrei.

    Nell’esilio dì Londra egli ha come compagno Angelo Usiglio, il passaporto egli l’ha avuto dal rabbino di Livorno; a Londra egli stringe saldi vincoli di amicizia con la famiglia del banchiere Nathan, la cui casa era aperta a tutti gli esuli italiani.

    Sarina Nathan diventerà poi la sua fida consigliera, ed egli chiuderà la sua travagliata esistenza a Pisa in casa di Jeannette Nathan Rosselli, figlia di Sarina.

    A Torino il movimento mazziniano è finanziato dalla famiglia Todros. David Levi di Chieri, il banchiere poeta, scrive un’ode in memoria dei fratelli Bandiera, la cui nonna pare fosse un’ebrea di Ancona.

    A Livorno gli Ebrei continuano ad avere una sia pur parziale libertà. Si fonda colà una società capeggiata da due ebrei (Ottolenghi e Montefiore): "I veri italiani"; ma gli animatori vengono arrestati.

    Ma se tutti gli, Ebrei lottavano per l’unità e l’indipendenza d’Italia, anche tutti i patrioti, dal canto loro, erano favorevoli agli Ebrei: l’emancipazione ebraica è considerata un atto di giustizia che fa parte del programma delle rivendicazioni italiane

    l mantovano Ciro Finzi, che con ardimento si mette a capo dei rivoltosi, mentre Giuseppe Finzi di Rivarolo ha un comando militare, e giornalisti ebrei, tra cui il triestino Giuseppe Revere, scrivono articoli infiammati per esortare i giovani alla lotta

    A Torino i giovani, ebrei partono per il fronte, esortati dal rabbino stesso; e insieme ad ebrei provenienti da altre città, formano la VII Compagnia bersaglieri, che prende parte alla battaglia della Bicocca nella prima guerra d’Indipendenza.

    A Venezia, il 23 marzo 1848 è proclamata la Repubblica con a capo Daniele Manin (figlio o, secondo altri, nipote di un ebreo che, tenuto a battesimo dal fratello dell’ultimo doge, Manin, ne aveva preso il nome, essendo consuetudine prima dell’emancipazione che quando un ebreo prendeva il battesimo, assumesse il nome del padrino)

    l 9 febbraio 1849 viene proclamata la Repubblica Romana con a capo Mazzini e difesa da Garibaldi; il papa Pio IX fugge a Gaeta. Nell’Assemblea nazionale ci sono tre ebrei: lo scrittore triestino Giuseppe Revere, che da Milano era passato a Venezia e da lì a Roma, Abramo Pesaro, cugino di Isacco Pesaro Maurogònato, e Salvatore Hanau da Ferrara. Si trova a Roma in quei momenti decisivi anche l’economista Leone Carpi.

    A difendere la Repubblica Romana accorrono anche ebrei stranieri: ricorderemo fra questi Carlo Alessandro Blumenthal di Londra, che militava col nome di Scott. Aveva già combattuto a Venezia; e dopo la caduta della Repubblica Romana, seguirà Garibaldi nella sua ritirata verso l’Italia settentrionale, combatterà con lui nella guerra del ‘59 nel Corpo dei Cacciatori delle Alpi, e nel ‘60 preparerà un piano, poi non attuato, di rapire il bambino Mortara.

    Nella Legione lombarda, accorsa in difesa della Repubblica Romana, composta da 172 volontari, si trovano 5 ebrei, tra i quali il giovinetto Ciro Finzi, che aveva combattuto a Milano dalle barricate, e il giovane medico triestino Giacomo Veneziana

    Tanto Ciro Finzi che Giacomo Venezian cadono nella difesa della Repubblica Romana

    il primo triestino morto per la libertà e l’Italia è un ebreo.

    Ebrei e Italiani hanno combattuto uniti per l’indipendenza d’Italia, e nell’amore per la libertà si sono fusi.

    il conte di Cavour, provato amico degli ebrei (e dagli elettori ebrei sempre appoggiato); suo segretario è Isacco Artom; direttore del giornale "L’Opinione" , organo della politica cavouriana, è l’avvocato Giacomo Dina.

    el 1859 scoppia la seconda guerra d’Indipendenza; Cavour era riuscito a fare stringere un’alleanza militare tra il Piemonte e la Francia; alleanza sostenuta dagli Ebrei francesi, che contribuiscono con offerte volontarie alle spese militari.

    Garibaldi intanto avanzava alla testa del Corpo dei Cacciatori delle Alpi, di cui faceva parte anche Scott (Carlo Alessandro Blumenthal di Londra).

    Alla Spedizione dei Mille (1860) prendono parte otto ebrei fra i quali il capitano veneziano Davide Uziel, il colonnello Enrico Guastalla (da noi già ricordato) e uno studente tedesco, Adolph Moses, che poi andrà in America, dove farà il rabbino.

    L’anno seguente Garibaldi tenta di liberare Roma coi suoi legionari, fra i quali combattono alcuni ebrei

    rante il Risorgimento essi hanno lottato per ottenere parità di diritti, e nelle lotte risorgimentali Ebrei e Italiani, come abbiamo già detto, si sono fusi nelle comuni aspirazioni di libertà: gli Ebrei italiani si sono gettati nella mischia come Ebrei, e ne sono usciti come Italiani. Entrambi popoli mediterranei, non hanno differenze somatiche tali da far distinguere l’italiano dall’ebreo.

    Gli ebrei tutti prendono parte alla vita politica, militando in tutti i partiti; negli altri paesi invece (tranne l’Olanda, dove tradizionalmente gli askenazhiti sono socialisti e i sefarditi liberali), gli ebrei appartengono di solito ai soli partiti di sinistra. Questa particolare posizione degli ebrei italiani nel panorama politico nazionale è dovuta soprattutto alla tradizione risorgimentale: il Risorgimento italiano e movimento sociale e nazionale insieme. In Italia ci sono in quest’epoca (specialmente in Piemonte) anche ebrei monarchici, e la cosa si spiega: Casa Savoia è sempre stata relativamente ai tempi, si capisce, benevola con gli Ebrei, e per prima ha concesso l’emancipazione. Ci sono degli ebrei che abbracciano la carriera militare e raggiungono alti gradi; il generale Ottolenghi, che fu Ministro della Guerra negli anni 1902-1903 e riformò l’esercito, era un ebreo osservante. Costante è la partecipazione degli ebrei al Governo: dal patriota e cospiratore Giuseppe Finzi (1815-1886), che fu nel 1861 deputato al primo Parlamento italiano, a Isacco Artom (1829-1890) astigiano segretario di Cavour, nel 1862 ministro plenipotenziario a Copenhaghen, primo ebreo d’Europa a ricoprire una carica di diplomatico all’estero, dal 1876 senatore insieme allo scrittore Tullo Massarani; dal veneziano Luigi Luzzatti (18411927), professore di diritto costituzionale, che fu presidente del Consiglio dopo essere stato Ministro delle Finanze, al triestino Salvatore Barzilai (1860-1939) detto "il deputato di Trieste al Parlamento italiano" . Nel 1861 al Parlamento italiano c’erano 6 deputati ebrei; dieci anni dopo erano 11 nel 1874 se ne contavano 15.

    PAZZO!
    NAZICOMPLOTTISTA!!
    Ma non lo sai che l'itaglia la hanno fatta quei figli di put..ehm quei grandi illuminati di Mazzini , Garbaldi e Cavour ( con l'aiuto degli inglesi e dell'oro ebraico?)
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #3
    Il Patriota
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    Predefinito Re: Re: Il fondamentale ruolo degli ebrei nell'unità d'Italia

    Originally posted by Der Wehrwolf
    PAZZO!
    NAZICOMPLOTTISTA!!
    Ma non lo sai che l'itaglia la hanno fatta quei figli di put..ehm quei grandi illuminati di Mazzini , Garbaldi e Cavour ( con l'aiuto degli inglesi e dell'oro ebraico?)

    complottista? ma il tutto è tratto da un libro scritto da ebrei....



    http://www.morasha.it/ebrei_italia/index.html
    Tratto da un volume (ormai esaurito) pubblicato nel 1961 dall'Histadruth Hamorìm (Associazione Insegnanti Ebrei d'Italia - Milano) a seguito di un seminario organizzato nel 1959 a Vigo di Cadore.

  4. #4
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    Predefinito Re: Re: Re: Il fondamentale ruolo degli ebrei nell'unità d'Italia

    Originally posted by Il Patriota
    [B]complottista? ma il tutto è tratto da un libro scritto da ebrei....





    Sono semiti antisemiti
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  5. #5
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    Predefinito

    Sono semiti antisemiti
    No sono ebrei.

  6. #6
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    Predefinito UNA RADIOGRAFIA DEL GIUDAISMO

    Introduzione

    È uscito recentemente un interessante libro del professor Israel Shahak, destinato a restare un punto fermo nella storia degli studi sul Giudaismo, come il libro di Bernard Lazare sull’Antisemitismo. Esso, oltre a fare piena luce sugli aspetti meno conosciuti del Giudaismo talmudico, è rigorosamente documentato (cita con cognizione di causa il Talmùd ed anche i migliori commenti talmudici), è di un autore ebreo e perciò non imputabile di antisemitismo, ed è recente. Opere analoghe risalgono al secolo scorso e non sono aggiornate all’esperienza sionista, che è di capitale importanza per la comprensione dell’Ebraismo. La breve presentazione vuole essere un invito al lettore all’approfondimento del tema mediante la lettura del testo stesso.

    Razzismo ebraico
    L’autore scrive: «Avevo visto coi miei occhi, a Gerusalemme, un ebreo ultra-ortodosso rifiutare che si utilizzasse il suo telefono, di sabato, per chiamare un’autoambulanza, per soccorrere il suo vicino di casa nonebreo, colpito da un grave malore (...). Ho domandato udienza al tribunale rabbinico di Gerusalemme, che è composto di rabbini nominati dallo Stato d’Israele. Ho chiesto loro se questo modo di fare s’accordasse con la loro interpretazione della religione ebraica. Mi hanno risposto che l’ebreo in questione si era comportato correttamente, ed anche piamente, e mi hanno rinviato ad un certo versetto di un compendio delle leggi talmudiche compilato nel nostro secolo: (...) Un ebreo non deve violare il sabato, per salvare la vita ad un non-ebreo».

    Irredentismo israeliano
    Israele crede nella “redenzione”della terra, intesa come riduzione progressiva del numero dei non-ebrei abitanti in Israele. «Il vecchio proprietario non-ebreo può essere il più virtuoso degli uomini, l’acquirente il peggiore dei criminali: se è ebreo, la transazione opererà la “redenzione”o la “salvezza”della terra. Al contrario se il peggiore degli ebrei cede la sua proprietà al migliore dei non-ebrei, la terra fino allora “redenta e salvata”, ricadrà nella “dannazione”... La conclusione logica di tali teorie è l’espulsione... di tutti i non-ebrei dalla terra “redenta”».

    Pregiudizi
    Fino al 1780, il termine “ebreo” coincideva con ciò che tutti gli ebrei consideravano come l’essenza della loro identità cioè con la religione; anzi i precetti della religione giudaico-talmudica dirigevano, fin nei minimi dettagli, tutti gli aspetti della vita sociale e privata degli ebrei, sia tra loro che nei rapporti coi gojim. «Era impensabile, fino allora, che un ebreo potesse bere un bicchiere d’acqua presso un non-ebreo». Gli ebrei occidentali acquistarono a partire dal 1780 la libertà e l’uguaglianza civile e cominciarono ad assimilarsi ai non-ebrei, col rischio di perdere la loro identità. Fu così che il Gran Kahal conobbe un periodo di crisi (in Occidente e non in Oriente, ove il fenomeno dell’emancipazione e dell’assimilazione non fu diffuso). Tuttavia il movimento anti-assimilazionista, difeso dal rabbinato ortodosso e dal Gran Kahal, riprese il sopravvento con la nascita del movimento sionista e con la fondazione (1843) del B’nai B’rith. «Secondo la Càbala i gentili sono considerati alla lettera “membri fisici” di Satana, ad eccezione di coloro che si convertono al Giudaismo»: non è quindi lecito assimilarsi ad essi.

    Il Talmùd anticristiano
    Nel corso del XIII secolo vi furono i famosi attacchi dei Cristiani contro il Talmùd, ma ciò avvenne, come spiega Shahak, poiché degli Ebrei convertiti avevano rivelato le nefandezze contenute in tale opera. Infatti «prima, le autorità cristiane attaccavano il Giudaismo con argomenti generali o tratti dalla Bibbia, ma sembravano ignorare tutto del Talmùd. (...) Essi l’hanno attaccato grazie alla conversione di alcuni ebrei, versati nella scienza talmudica... Innanzitutto riconosciamo che il Talmùd ...contiene delle espressioni... assai ingiuriose soprattutto nei confronti del Cristianesimo. Per esempio il Talmùd, oltre una litania di accuse oscene contro Gesù, dice che il suo castigo in inferno è di essere immerso in uno stagno di escrementi bollenti... Citiamo anche il precetto di bruciare, pubblicamente se possibile, ogni esemplare del Nuovo Testamento. Precetto non abolito e applicato recentemente: il 23 marzo 1980, centinaia di esemplari del N. Testamento sono stati bruciati pubblicamente e ritualmente a Gerusalemme». Ma non vi è soltanto il Talmùd, vi è anche tutta una letteratura talmudica più recente, per esempio il Mishneh Torah di Maimonide «opera piena di precetti i più ingiuriosi riguardo ai pagani, ma anche di violenti attacchi chiarissimi contro Gesù e il Cristianesimo, che l’autore menziona sempre con l’aggiunta: “Perisca il nome dell’infame!”». Occorre sapere che il nome di Gesù equivale, per l’Ebraismo ortodosso, ad un’ingiuria, come la parola “porco” ed ogni volta che si vuol insultare qualcuno gli si dice: “Gesù”!

    Sottomissione apparente
    Siccome la reazione al Talmudismo era diventata troppo forte, gli Ebrei escogitarono di «sopprimere o modificare i passaggi talmudici ostili al Cristianesimo o ai non-ebrei... Inutile dire che tutto ciò fu una menzogna deliberata... infatti a partire dalla fondazione dello Stato d’Israele, i rabbini sentendosi al sicuro, hanno ristabilito tutti i passaggi ingiuriosi in tutte le nuove edizioni». Per esempio, il Talmùd (Trattato Berakhot, 58 b) ingiunge ad ogni ebreo che passa davanti ad un cimitero di benedirlo se è un cimitero ebraico, e di maledire le madri dei defunti se è un cimitero non-ebraico. Il professor Shahak commenta: «Questi usi non possono essere spiegati come semplici reazioni all’Antisemitismo; essi derivano da un’ostilità selvaggia nei riguardi di tutti i non-ebrei». Nel 1962, una parte del

    Codice di Maimonide
    Il Libro della conoscenza, che contiene le regole elementari della fede e della morale giudaica post-templare, è apparso a Gerusalemme in edizione bilingue (ebraico-inglese). Il testo ebraico è stato restaurato nella sua “purezza” originale e l’ordine di sterminare tutti gli ebrei infedeli vi appare esplicitamente: «è un dovere sterminarli con le proprie mani». Ma chi sarebbero questi infedeli? «Gesù di Nazareth e i suoi discepoli».

    Ortodossia giudaica: Fratelli maggiori o fratelli peggiori?
    L’Autore ci fornisce una spiegazione assai dettagliata del sistema teologico-giuridico del Giudaismo classico (ossia il Giudaismo rabbinico che va dall’800 sino alla fine del XIX secolo; esso è chiamato anche medioevo giudaico). Egli inizia col dissipare alcune idee false, assai abusate oggi; soprattutto quella dei valori comuni della cultura giudaico-cristiana, come ad esempio, l’idea che gli Ebrei siano nostri “fratelli maggiori nella Fede di Abramo”. L’Ebraismo talmudico non ha la Fede di Abramo, ma ne discende solo carnalmente, ed inoltre i fratelli maggiori della Bibbia (Caino, Ismaele, Esaù) sono il tipo del rèprobo, proprio come la Sinagoga talmudica fu riprovata da Dio per il Deicidio e fu soppiantata dal fratello minore: la Chiesa di Cristo. Occorre infatti distinguere il Giudaismo post-biblico o talmudico (che odia Cristo e i Cristiani) dall’Antica Alleanza che prefigurativamente era cristiana (annunciava in Gesù Cristo il Messia venturo). Innanzitutto il Giudaismo cabalistico non è per nulla monoteista. Secondo la Càbala spuria il mondo non è retto da un solo Dio, ma da una miriade di eoni o intermediari divini, che emanano dalla Divinità (Panteismo emanazionista). Inoltre alcune «preghiere o atti rituali, secondo i cabalisti, hanno per scopo di ingannare gli Angeli (sorta di divinità minori o semi-dèi) oppure di rendere Satana propizio... [egli] apprezza molto le preghiere e i rituali ebraici... Sempre secondo i cabalisti, alcune delle vittime offerte in sacrificio erano destinate a Satana». Il Giudaismo post-biblico è anti-biblico. Shahak ci informa che tutte queste nozioni non possono essere cercate nei libri in lingua vernacolare, ma solo in ebraico, in testi scritti per un pubblico specializzato. «Un’idea falsa assai diffusa tra i Cristiani oggi... è che il Giudaismo sarebbe una religione biblica; che l’A. Testamento avrebbe la stessa importanza che ha tra i Cristiani... Mentre tutto è decretato dal Talmùd e non dalla Bibbia». La maggior parte dei versetti biblici che prescrivono dei precetti religiosi sono spiegati dal Giudaismo ortodosso con un significato completamente diverso da quello della Bibbia. Per esempio: «1°) “Non rubare”... è interpretato come la proibizione del “furto”, cioè del rapimento di un ebreo... Mentre il rapimento dei pagani da parte degli Ebrei è lecito secondo la legge talmudica... 2°) Alcuni termini come: “il tuo simile”, “uomo”, sono presi in senso esclusivistico e sciovinista. Per esempio: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”, è inteso dal Giudaismo classico ed ortodosso attuale come l’ordine di amare il prossimo ebreo, e non l’uomo in genere». Così, commenta il professor Shahak, più uno legge la Bibbia, meno ne sa sul Giudaismo ortodosso: la Bibbia che leggono gli ebrei ortodossi è un’altra (quanto al significato) rispetto a quella che leggono i non-ebrei o anche gli ebrei non-ortodossi.

    Il Talmùd e le dispense che concede
    Riporto alcuni esempi di dispense farisaico-talmudiche:
    1°) Mungere le mucche il sabato. De jure è proibito dal Talmùd, ma de facto si è trovata una scappatoia: è lecito mungere una mucca il sabato, a condizione che il latte vada sparso per terra. Tuttavia «il sabato mattina un contadino va alla stalla e depone dei secchi sotto la vacca. E ciò è lecito. Poi... uno dei suoi colleghi arriva, con la “pia” intenzione di impedire che la mucca soffra, mungendola e facendo colare il latte a terra. Ma se il caso vuole che proprio sotto alla mucca vi siano dei secchi, deve forse toglierli? No!... Infine un altro collega passa dalla stalla ove scorge, con stupore, che i secchi sono pieni di latte. Allora li mette al fresco... e raggiunge i suoi colleghi in... sinagoga. Tutto è bene quel che finisce bene».
    2°) Mischiare i semi. È proibito seminare due specie diverse di grano nello stesso campo. Tuttavia è lecito che uno semini, in lunghezza il campo con una specie di seme, e poco dopo un altro “ignorando” ciò che ha fatto il primo, semini un’altra specie, in larghezza. Oppure «qualcuno raccoglie, in un luogo pubblico, una specie di seme e ne fa un mucchio, poi lo ricopre con un telo o una tavola, e vi versa sopra un’altra specie di semi. Quindi arriva un altro che deve esclamare davanti a dei testimonii: ho bisogno di questo sacco (o tavola). La prende e “naturalmente” i semi si mischiano. Finalmente arriva un terzo, con il compito di “raccogliere il tutto” e di andare a seminarlo nel campo».

    Shahak conclude che il “dio” del Talmùd lungi da rassomigliare al Dio biblico somiglia al dio Giove dei Romani. Giudaismo classico e élites tradizionali «La società ebraica classica dipendeva strettamente dai Re o dai nobili... Le diverse leggi ebraiche... comandano ai Giudei d’ingiuriare i pagani... Tranne quando un pagano sia Re o un magnate... in questo caso va riverito... La società ebraica classica è in totale opposizione con la Società che l’accoglie tranne che nei riguardi del Re o dei nobili». Lo Shahak spiega che il Giudaismo prediligeva quei regimi forti e un po’ tirannici che opprimevano i loro sudditi, in particolare i contadini. In questo modo gli Ebrei potevano ingraziarsi i Re o i nobili (essendo per lo più medici o finanzieri dei Re stessi...) ed opprimere così il popolo pagano tramite il Re.

    Sciovinismo ebraico-sionista
    «Vi sono sempre state relazioni strette tra i sionisti e gli antisemiti. I sionisti pensavano di avvantaggiarsi dall’aspetto demoniaco dell’antisemitismo e di utilizzare gli antisemiti per i proprii scopi». Ed è proprio ciò che son riusciti a fare negli anni trentaquaranta. «L’esempio più scioccante, secondo l’Autore, è la gioia con la quale alcuni dirigenti sionisti accolsero l’ascesa di Hitler al potere, poiché avevano in comune la fede nel primato della razza e l’ostilità all’assimilazione degli Ebrei». Erano in disaccordo sul fatto che per i sionisti la razza pura era quella ebraica, mentre per i nazionalsocialisti era quella germanica.

    Le leggi contro i non-ebrei
    La Halakhah ovvero il sistema di leggi del Giudaismo ortodosso, si fonda sul Talmùd babilonese. Il primo codice o commento della legge talmudica, d’importanza fondamentale, è la Mishneh Torah, scritta da Mosè Maimonide alla fine del XII secolo. Il più autorevole di questi commenti al Talmùd è lo Shulhan ‘Arukh (La tavola imbandita) di Joseph Caro, della fine del XVI secolo. Esso è un compendio, ad uso del popolo, di un’altra sua opera, Beit Josef (La casa di Giuseppe), un commento assai voluminoso, destinato agli eruditi. Numerosi commenti sono stati scritti sullo Shulhan ‘Arukh, soprattutto nel XVII secolo, e ne esiste anche uno contemporaneo di una certa importanza e si chiama Mishnah Berura. Nel 1950 infine è stata pubblicata in Israele, in ebraico, L’Enciclopedia talmudica, che è un buon compendio di tutta la letteratura talmudica. «Secondo la legge giudaica, l’uccisione di un ebreo è un crimine capitale... Il caso è del tutto differente se la vittima è un non-ebreo. L’ebreo che uccide deliberatamente un non-ebreo è colpevole soltanto di un peccato contro le leggi del cielo, punibile solo da Dio e non dall’uomo. Se si è causa indiretta della morte di un non-ebreo, non vi è alcun peccato. Così... se si tratta di un gentile... gli si può far del male indirettamente, per esempio togliendo una scala quando è caduto in un fosso... Tuttavia se ciò comporta il rischio di suscitare l’ostilità contro gli ebrei, non bisogna farlo». Inoltre: «In tempo di guerra, tutti i pagani appartenendo ad una popolazione nemica possono, o anche debbono essere uccisi. A partire dal 1973, questa dottrina è propagata pubblicamente tra i soldati israeliani religiosi». Il rabbino A. Avidan (Zemel) ha scritto: «I civili di cui non si è sicuri che non ci nuocciano, secondo la Halakhah, possono e anche debbono essere uccisi... In guerra, quando le nostre truppe sferrano l’attacco finale, è loro permesso e ordinato dall’Alakhah di uccidere anche i civili buoni, vale a dire che si presentano come tali». Anche donne e bambini, prosegue il professor Shahak. Inoltre un medico ebreo (ortodosso) non deve curare un malato non-ebreo, tuttavia se ciò rischia di suscitare l’ostilità contro gli ebrei, lo si può curare. Infine si può violare il sabato per salvare la vita ad un ebreo, ma se si tratta di un gentile? Il Talmùd risponde che è proibito anche durante la settimana; tuttavia si pongono dei “casi di coscienza”. Supponiamo che uno stabile sia abitato da nove gentili e da un solo ebreo. Supponiamo che di sabato lo stabile crolli. Si sa che uno dei dieci, non si sa se ebreo o gentile, al momento del crollo non era in casa. «Bisogna iniziare le ricerche e violare il sabato, pur dubitando che colui che è assente sia proprio l’ebreo?... Sì, poiché vi sono forti probabilità (nove contro una) che l’ebreo si trovi sotto le macerie. Ma supponiamo che nove erano usciti e che uno solo, s’ignora quale, sia restato in casa. In tal caso non occorre fare le ricerche, poiché vi sono forti probabilità (nove contro una) che l’ebreo non sia la persona sotto le macerie».

    Comportamenti ingiuriosi
    Le leggi della Halakha inculcano odio e disprezzo nei confronti dei non-ebrei. Cominciamo coi testi di alcune preghiere «Le diciotto benedizioni contengono una maledizione diretta originariamente contro i Cristiani, gli ebrei convertiti al Cristianesimo e gli altri ebrei eretici [questa preghiera non è diretta contro gli ebrei convertiti all’Islàm]: “Che gli Apostati non abbiano alcuna speranza, e che tutti i Cristiani periscano all’istante”. Questa formula risale alla fine del I secolo... Poco prima del 1300 divenne: “Che gli Apostati non abbiano alcuna speranza, e che tutti gli eretici periscano all’istante”. (...) Dopo il 1967, molte comunità... hanno ristabilita la versione originaria: “Che i Cristiani periscano all’istante”. Questo cambiamento è avvenuto nel momento in cui... Giovanni XXIII, sopprimeva dalla Liturgia del Venerdì Santo la preghiera Pro perfidis Judeis giudicata antisemita». Il Talmùd (Trattato Berakhot, 58 b) prescrive all’ebreo che passa davanti ad una casa abitata da non-ebrei di domandare a Dio di distruggerla, e se è già in rovina di ringraziarlo della sua vendetta. Lo stesso dicasi per le Chiese e i luoghi di culto delle altre religioni, tranne l’Islàm. Voglio citare un esempio che ho ascoltato io stesso, circa due anni orsono, durante una conferenza in Torino per la presentazione del libro di Elio Toaff: Essere ebreo. Gad Lerner ha raccontato che quando da bimbo tossiva, sua nonna gli dava dei buffetti sulle spalle dicendo alla tosse: “va da un goj, va da un goj”!

    Attitudini verso il Cristianesimo e l’Islàm
    «Il Giudaismo nutre un odio viscerale nei confronti del Cristianesimo... esso risale ai tempi in cui il Cristianesimo era ancora debole e perseguitato (tra gli altri proprio dagli Ebrei) ed è stato espresso dagli Ebrei che non subirono mai persecuzioni da parte di Cristiani... Questa attitudine ha due fonti principali:
    1°) L’odio di Gesù... i racconti fantasiosi e diffamatori del Talmùd e della letteratura talmudica... questi falsi racconti hanno determinato buona parte dell’attitudine ostile degli Ebrei contro il Cristianesimo. (...) Tutte le fonti ebraiche classiche, che parlano dell’esecuzione di Gesù ne rivendicano la responsabilità e ne gioiscono... i Romani non son neanche nominati. (...) Il nome di Gesù è per gli Ebrei un simbolo di tutte le abominazioni possibili...
    2°) (...) L’insegnamento rabbinico classifica il Cristianesimo tra le religioni idolatre, ...mal interpretando il dogma della Trinità e dell’Incarnazione... Al contrario l’Islàm, gode di una relativa clemenza... Il Corano, a differenza del N. Testamento non è da bruciare. Non è circondato dalla profonda venerazione che la Legge islamica ha per i rotoli sacri degli Ebrei, ma almeno, è un libro come gli altri».

    Conclusione
    Israel Shahak è un uomo molto lontano dalle posizioni che animano questo bollettino. Ebreo, razionalista, strenuo sostenitore dei diritti dell’uomo e nemico di ogni integralismo: non si potrebbe veramente trovare qualcuno più lontano da noi di questo ammiratore di Spinoza e di Voltaire. Alcuni passi del suo libro sono pertanto censurabili, specialmente per quel che riguarda l’esegesi dell’antico e del nuovo Testamento. Tuttavia vi sono in Shahak una onestà e una sincerità disarmanti e lo spirito di questo ebreo non religioso è certamente più vicino al Vangelo di quanto non lo sia quello, diametralmente opposto, dei rabbini ortodossi. Piace pensare che Shahak avrebbe probabilmente riconosciuto Gesù; certamente non sarebbe stato del numero dei farisei a Lui ostili. Queste pagine, scritte da un ebreo, neppure convertito al Cristianesimo, sono pertanto al disopra di ogni sospetto e fanno piena luce sull’essenza del Giudaismo talmudico: una scuola di orgoglio, di odio dell’altro, di menzogne sistematiche. Il Farisaismo che Gesù stigmatizzava tanto non è per nulla cambiato, lo ritroviamo tale e quale ai giorni nostri, con l’unica differenza che se ieri era condannato, oggi viene osannato! E soprattutto esso ha raggiunto una tale potenza, anche materiale, da imporsi, con la forza delle varie leggi “Mancino”, come la Super-religione del mondo attuale, in cui al posto della Redenzione operata da Gesù, vero Dio e vero uomo, mediante il Sacrificio reale e cruento del Calvario (vero e proprio Olocausto), si vuol mettere l’ “olocausto” del popolo ebraico.


    Israel Shahak "Storia ebraica e giudaismo - Il peso di tre millenni" €15

    reperibile presso:


    Libreria Europa - Roma
    www.libreriaeuropa.it

    Centro Librario Sodalitium - Verrua Savoia (Torino)
    www.sodalitium.it
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

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  7. #7
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    Solo chi odiando la zappa, non sopportava l'odore della terra e dei valori difesi da ROMA (tutta maiuscola) poteva pensare all'unificazione...

  8. #8
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    ROMA (tutta maiuscola)
    ....i primi 10 anni di ROMA maiuscola poi col tempo i Romani sono diventati .........romani

  9. #9
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